IMMIGRATI E RIFUGIATI: DEMOGRAFIA, GUERRA E FAME Introduzione descrittiva Una volta chiariti i termini (migrante, rifugiato, profugo) sono state affrontate le ragioni demografiche, politiche ed economiche che stanno alla base di una migrazione di dimensioni epocali oggi in atto, ma di cui si coglie solo la superficie, la punta di un iceberg. Iniziamo dall'aspetto demografico. Il riferimento a T. Malthus diventa obbligatorio. Nel suo “Saggio sul principio di popolazione egli sosteneva che le risorse aumentano in progressione aritmetica, mentre la natalità aumenta in progressione geometrica, producendo una sproporzione tra risorse disponibili e incremento demografico, a sfavore della possibilità di sopravvivenza di una crescente parte della popolazione. W. Emerson obiettò che anche l'intelligenza dell'uomo e il progresso tecnico possono avere uno sviluppo con progressione geometrica, capace di colmare il gap produttivo di risorse. Rimane tuttavia teoricamente valido il principio che in uno spazio finito è impossibile pensare a una crescita infinita. Come si evince dallo schema del World fertility rate e contrariamente a quanto si aspettava Malthus, il tasso di natalità diminuisce nel tempo con l'aumentare del benessere, mentre le zone più povere e a rischio di fame o malnutrizione sono quelle con un birth rate più elevato. Aree di sottosviluppo e di massimo incremento demografico sono pressochè coincidenti. Ciò diventa comprensibile se si considera che nei paesi più ricchi lo sviluppo economico legato alla programmazione dei tempi e dei metodi di lavoro rende la vita di ciascuno un terreno di organizzazione spaziale e temporale. Essa coinvolge anche il comportamento sessuale e la riproduzione, che diventano oggetti di programmazione e di pianificazione. Diversamente, le popolazioni meno toccate dall'industrializzazione e che hanno un rapporto “naturalistico” con la produzione (caccia e raccolta, agricoltura o artigianato non organizzati capitalisticamente, ecc.) concepiscono la sessualità e la riproduzione come un evento inserito nella ciclicità della natura e quindi non soggetto a programmazione: come piove o splende il sole, così si nasce e si muore. Chiarito questo primo fattore della cosiddetta “bomba demografica”, consideriamo anche ciò che contribuisce a determinare un ulteriore aggravamento delle condizioni di vita delle popolazioni dei paesi sottosviluppati e specialmente di area africana, mediorientale e orientale. Il modello di sviluppo dei paesi più progrediti e più ricchi, come ha argomentato Papa Francesco nella Laudato si', produce gravi cambiamenti climatici (che tra l'altro spostano verso nord e verso l'alto le zone coltivabili e l'accesso all'acqua), distruzione ambientale, sfruttamento eccessivo delle risorse naturali e dell'uomo, con sottomissione dei popoli e dell'uso delle risorse a una pura logica di profitto. A tali fattori vanno aggiunti gli interessi geo-strategici che sono sottesi alle guerre, spesso camuffate con le appartenenze identitarie a qualche fondamentalismo religioso (Amartya Sen, Identità e violenza). A questo riguardo sempre Amartya Sen mette in guardia dal considerare la povertà, la fame e il sottosviluppo come l'unica causa delle guerre, in una sorta di riduzionismo economico. In realtà le guerre sono nella maggior parte dei casi scatenate proprio dai paesi più ricchi e potenti, desiderosi di rafforzare la propria egemonia sul piano locale e planetario. Si spiegano così situazioni paradossali, che vedono il terrorismo armato e finanziato proprio dagli stati che lo dovrebbero combattere e che ne sono vittime, in un complicato e non dichiarabile gioco di alleanze e di interessi contrapposti tra grandi potenze. Africa e Medioriente sono il teatro di un conflitto sulle zone di influenza che vede i popoli vittime di fondamentalismi, guerre e bombardamenti, a vario titolo motivati. Non meraviglia che la fuga e la migrazione diventino una scelta perseguita appena possibile. Di fronte a tali trasformazioni che non abbiamo esitato a definire epocali, che coinvolgono cambiamento climatico, modello di sviluppo, problema demografico, interessi politici e strategici, l'Europa non deve farsi trovare impreparata. Possiamo rapportarci alle ondate migratorie che verranno difendendo le frontiere come un limes invalicabile a difesa dagli invasori, tirando in ballo le “guerre di civiltà”, oppure possiamo considerare i confini come limen e ianua, termini designanti una soglia che ammette entrate ed uscite e amministra i rapporti tra il dentro e il fuori, tra identità e diversità. Migrante chi decide di lasciare volontariamente il proprio Paese d’origine per cercare un lavoro e condizioni di vita migliori. Rifugiato Per la Convenzione di Ginevra del 1951, è chi ha giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche. Profugo è colui che per diverse ragioni (guerra, povertà, fame, calamità naturali, ecc.) ha lasciato il proprio Paese ma non è nelle condizioni di chiedere la protezione internazionale. Quindi solo lo status di rifugiato è sancito dal diritto internazionale. PROBLEMI DA AFFRONTARE: Sviluppo demografico Immigrazione Sviluppo economico Guerre SVILUPPO, SOTTOSVILUPPO E CAUSE DI FAME NEL MONDO -catastrofi naturali come siccità, cavallette, parassiti, terremoti, inondazioni, ecc. -eccessivo sfruttamento dell'ambiente -sottrazione di terreni per la produzione di cibo per la popolazione locale, per destinarli alla produzione di caffè, tè, cacao, ananas, ecc. -debiti per l'acquisto di attrezzi e sementi -sementi sottoposte a brevetto(Monsanto) -produzione di biomasse -costumi alimentari occidentali(carne) -corruzione e ingiusta distribuzione delle risorse -guerre e conflitti anche per finalità geo-strategiche