Posologia omeopatica:
il problema della dose, della potenza e della ripetizione del medicinale
Secondo Hahnemann IV-V edizione Organon
e successori
Secondo Vannier, Nebel, Scuola Francese e Italiana
Secondo Farrington, Von Lippe, Nash.
Secondo Kent, Paschero, Schmidt e altri
Secondo Hahnemann VI edizione Organon
Secondo Ortega, Patel, Flores Toledo, Voisin e altri
Secondo Scuola Belga Olandese delle alte K e CH ripetute in plus
Posologia omeopatica secondo Hahnemann
“Tutto ciò che agisce sulla vita, qualsiasi potenza farmacodinamica, sconvolge più o meno la forza
vitale e provoca sullo stato di salute degli esseri umani certe modificazioni di durata più o meno
lunga: tale effetto viene chiamato primario. Sebbene venga provocato dalla reazione congiunta
della potenza del medicamento e della forza vitale, questo effetto primario dipende soprattutto dal
potere farmacodinamico
Contro questo stimolo la nostra forza vitale cerca di opporre la propria energia. Questa azione di
opposizione, che appartiene al nostro principio di conservazione e ne rappresenta un’attività
riflessa, viene chiamato effetto secondario o reazione…
All’uso del caffè forte (effetto primario) fa seguito un eccessivo nervosismo, che fa poi posto ad uno
stato di inerzia e di sonnolenza (effetto secondario), reazione) di lunga durata a meno che non si
annulli di nuovo questo stato riprendendo il caffè (azione puramente palliativa o passeggera)”…
Posologia omeopatica secondo Hahnemann
…” è così che all’effetto primario causato da forti dosi di agenti terapeutici che modificano
profondamente lo stato di un corpo sano, la nostra energia vitale oppone ovunque e sempre, con la
sua reazione, un effetto opposto”
“ è facile capire che un organismo sano non manifesterà alcuna vivace reazione contraria
all’azione di dosi molto deboli di agenti omeopatici in grado di modificare il suo equilibrio
biologico”.
“in questi casi la reazione (effetto secondario), successivamente espressa dall’organismo vivente
non supera mai il livello necessario al ristabilimento dello stato di salute”
La convenienza di un medicamento in un caso stabilito di malattia, non deriva solamente dalla sua
azione perfettamente omeopatica ma anche dalla tenuità della dose somministrata. Se la dose è
troppo forte, anche se il rimedio sia assolutamente omeopatico, nuocerà senza dubbio all’infermo,
benchè la sostanza fosse di sua natura salutare…
Un medicamento omeopatico nuoce costantemente quando si prescriva a potenza troppo alta e
tanto maggiormente quando la dose è più copiosa.
Ma l’eccessiva quantità del farmaco porta tanto maggiore danno all’infermo quanto il rimedio è più
omeopatico ed un’alta dose-potenza d’un rimedio di tal fatta sarà più nocevole d’una quantità
eguale di sostanza farmaceutica allopatica, cioè che non ha relazione alcuna coll’infermità, giacchè
allora l’esasperazione omiopatica, vale a dire l’alterazione artificiale, rassomigliantissima al
perturbamento naturale che il medicamento eccitò nelle parti più addolorate dell’organismo arriva
sino a pregiudicare, mentre se restato fosse nei giusti limiti avrebbe effettuato una guarigione mite,
rapida e sicura.
L’infermo non soffre più il malore primario che fu distrutto omeopaticamente, ma patisce la
perturbazione artificiale che fu eccessiva, e lo stato secondario o la condizione opposta che
l’organismo in seguito induce e la debolezza che ne è la conseguenza necessaria.
Posologia omeopatica secondo Hahnemann §275 –276 IV ed.
Per la stessa ragione e perché un rimedio amministrato a dose sufficientemente lieve si appalesa
tanto più meravigliosamente efficace, quanto si ebbe l’attenzione di sceglierlo meglio omeopatico,
un farmaco i cui sintomi proprii si assomigliano perfettamente a quelli dell’ammorbamento, dovrà
essere salutare tanto più quanto la dose si avvicina maggiormente alla tenuità cui fa d’uopo ridurla
per effettuare mitemente la guarigione.
Trattasi ora di sapere quale sia il grado di tenuità che meglio convenga perché il farmaco abbia la
proprietà di certezza e dolcezza per gli effetti benefici che si vogliono produrre, cioè qual sia la
dose del rimedio omeopatico in un caso speziale di malattia, per ottenere la migliore guarigione…
La dose del rimedio omeopatico non è mai a sufficienza tenue per renderlo più debole
dell’ammorbamento naturale che può togliere e dissipare, sinchè conserva l’energia necessaria per
indurre subito dopo la sua somministrazione alcuni fenomeni un poco più gravi dell’infermità
naturale.
Posologia omeopatica secondo Hahnemann§ 277 e seg. IV ed.
Questa proposizione indubitatamente stabilita dalla esperienza serve di regola per ottenere la dose
di tutti i farmaci omeopatici senza eccezione, sino a quel grado che dopo averli introdotti nel corpo,
producono soltanto una esasperazione quasi insensibile. Poco importa quindi che l’attenuazione
arrivi a tal segno da sembrare impossibile ai medici volgari.
Il vero medico somministrerà il rimedio omeopatico alla dose esattamente necessaria per vincere ed
annientare la malattia che è destinato a debellare, in guisa che se per uno di quegli errori
perdonabili alla debolezza umana, si avesse scelto un farmaco non adatto, il danno risultante
sarebbe tanto lieve che basterebbe per rimediarvi la reazione della forza vitale e l’amministrazione
di un altro medicamento più omeopatico data alla minima dose possibile.
L’effetto di una dose omeopatica s’accresce quando aumentasi la quantità del fluido in cui la si
scioglie per amministrarla all’infermo.
Farmacopea contemporanea di Hahnemann di Cosmo
M.a de Horatiis ed altri
Belladonna 30CH
Calcarea carbonica 30CH
Bryonia 30CH
Carbo animalis 15CH
Camomilla 12CH
Coffea 3CH
Cuprum 30CH
Helleborus 12CH
Ignatia 12CH
Ipeca 3CH
Mercurius vivus 12 CH
Natrum mur. 12 CH
Phosphorus 30CH
Pulsatilla 12 CH
Silicea 30 CH
Stramonium 9 CH
Thuya 30 CH
Posologia omeopatica secondo Hahnemann V ed. Organon
Assumere il medicinale a secco oppure…
Sciogliere il medicinale in un liquido per…
Ridurre la quantità di soluzione se si vuole evitare di nuocere al paziente.
Non mescolare mai il medicinale con altro o altri medicinali.
Cambiare rimedio se cambiano i sintomi del malato e non della malattia.
Interrompere l’assunzione se c’è miglioramento e non dare altro rimedio.
Attendere per ogni rimedio la cessazione della azione medicamentosa (pochi giorni o settimane fino
a due mesi) e poi dare un altro rimedio se necessario.
Casi acuti:
Ripetere il rimedio anche ogni 5, 15,30 minuti o meglio ogni ora per 3-4 ore e poi diradare ma…
non interrompere la somministrazione del rimedio per troppo tempo (per es. 8-10 ore se no si corre
il rischio di un peggioramento).
Al sopraggiungere del miglioramento si sospende la somministrazione e si osservano i sintomi per
sapere se si deve cambiare rimedio.
Se il miglioramento continua non si deve dare altro.
Casi cronici:
Somministrare la dose a potenza alta (30CH) ripetendola ad intervalli più o meno ravvicinati
2,3,7,15 gg. a seconda del caso: gravità del quadro, integrità dei tessuti, integrità degli emuntori,
localizzazione della lesione, ecc.
La ripetizione va fatta anche diluendo il medicinale
Sospendere in caso di miglioramento
Cambiare rimedio o potenza in caso di peggioramento
Posologia omeopatica secondo Farrington, Von Lippe, Nash, KENT e SUCCESSORI
Con la scuola Kentista si parte dal presupposto che la malattia nasce dal centro mentale
dell’individuo e di conseguenza il rimedio va somministrato alla potenza adeguata all’alterazione
energetica del principio vitale espressa dall’alterazione o meglio dalla manifestazione dei sintomi
mentali.
Potenze 200 1000 10000 25000 50000 100000 1.000.000 10.000.000 e oltre, ottenute con
succussione e diluizione korsakoviana o a Flusso Continuo e rarissimamente con metodo
Hahnemanniano.
Nei casi acuti e cronici si possono utilizzare potenze alte o altissime.
Nei casi cronici potenze scalari (Tyler)
Wait and watch: attese di 15, 30,60 gg. ma anche di mesi.
Osservazioni di Kent.
Legge di Hering
Posologia omeopatica: scuola francese e/o italiana
Dosi in granuli e potenze 5Ch, 6CH, 9CH, 15CH, 30CH.
Ripetizione della dose con granuli o globuli in secco
Uso dei complementari e del drenaggio
Pluralismo e complessismo con potenze alla 5Ch e 6CH in secco o in liquido
Uso di dosi in globuli ad alte potenze senza plus
Ripetizione della dose alla stessa potenza. Rischio di patogenesi
Sospensione della somministrazione o cambio della potenza e rimedio in caso di mancato
miglioramento
Posologia omeopatica:caso di scuola francese
Caso clinico cefalea, insufficienza epatica e albuminuria
Uomo di 36 anni, soffre di enterite cronica da 12 anni, ha subìto vari traumi e interventi chirurgici.
Dolori violenti alla nuca e alla fronte, giorno e notte, con risveglio nella seconda parte della notte
con sudore alla testa, si sente stanco al mattino.
E’ gonfio, preferisce l’umidità al caldo. La cefalea si accompagna a vomiti biliari. Le feci sono del
colore del bronzo e verdastre. Fegato grosso e sensibile. Dolenzia alla loggia renale alla pressione.
Peso 95 Kg. Urine in parte alterate.
Terapia: Sulphur 7c in dose unica e Serum d’anguille 4c tutti i giorni per 15 gg. e Berberis 5c
quattro giorni su cinque. Dosi: 3 granuli a secco.
Dopo un mese: calo del peso e miglioramento della cefalea nucale e del sonno.
Terapia: Sulphur 7c ad intervallo di 15 gg. e Serum 4c tutti i giorni; Baryta carb. 5c a giorni alterni
con Berberis 5c. Dose di tre granuli.
Dopo un mese: miglioramento ulteriore ma permane dolenzia epatica.
Terapia: Lycopodium 5c due dosi ad intervallo di 15 gg. e Berberis 5c quattro giorni su cinque.
Dopo aver continuato così per vari mesi il P. sta bene.
Posologia omeopatica secondo Hahnemann VI edizione Organon
Nuovo Metodo:VI EDIZIONE ORGANON
Prescrivere secondo i dettami hahnemanniani della 6° edizione Organon costituisce un vero cambio
di criterio
Utilizzazione per la prima volta delle LM
Applicazione della teoria dei “miasmi”
Rispettare la regola di dinamizzare sempre la dose: metodo plus
Nei casi di malattie acute, non c’è quasi nessun rimedio omeopatico, per quanto accuratamente
scelto, che, soprattutto in seguito ad una dose troppo forte, non produca, almeno nel corso della sua
azione su malati nervosi e ipersensibili, certe perturbazioni insolite, cioè qualche lieve sintomo
nuovo. E’ quasi impossibile che i sintomi del medicamento coprano quelli della malattia con la
stessa precisione con cui un triangolo si sovrappone ad un altro che abbia lati ed angoli uguali ai
suoi.
Ciò che viene chiamato aggravamento omeopatico – o più esattamente l’azione primaria del
rimedio omeopatico – che sembra accrescere un poco la gravità dei sintomi dell’affezione
patologica, che si vuole curare per la prima o le prime ore, meglio si applica alle malattie acute.
Avviene quasi sempre che il rimedio provochi una sorta di piccolo aggravamento reattivo. Esso si
produce rapidamente, cioè nel giro di una o più ore successive la somministrazione, soltanto se la
dose è troppo forte o se la dinamizzazione è troppo bassa o, ancora, se si combinano questa due
cause. In questi casi la durata dell’aggravamento potrà essere di alcune ore.
Si tratta in questi casi di un’affezione medicamentosa, molto analoga al male originario
momentaneamente un po’ superiore come intensità. Esso costituisce un’ottima prognosi che il più
delle volte annuncia che la malattia acuta soccomberà, dopo la prima somministrazione del
medicamento omeopatico.
Questo lieve aggravamento omeopatico durante le prime ore della cura non è un fenomeno raro:
esso costituisce un’ottima prognosi, che il più delle volte annuncia che la malattia acuta
soccomberà, dopo la prima somministrazione del medicamento omeopatico.
Nel trattamento delle malattie acute più la dose è ridotta, più la dinamizzazione è elevata, più anche
l’apparente aggravamento della malattia, nel corso delle prime ore, provocato dal rimedio
omeopatico, è leggero e di breve durata.
Ogni miglioramento che si delinei in modo netto e compia progressi evidenti è uno stato che
impedisce formalmente,per tutto il periodo in cui è presente, la nuova somministrazione di altri
medicamenti.
Ma quando i rimedi, con un’azione a lunga durata, devono combattere contro una diatesi cronica o
comunque inveterata, non si dovrebbero invece osservare tali inasprimenti durante il trattamento e
di fatto non li si osservano se si rispettano determinate condizioni:
A - se il rimedio è scelto perfettamente
B - è somministrato all’appropriata dose minima
C - se la dose non viene aumentata che lentamente e prudentemente
D - e se ad ogni nuova somministrazione, secondo una mia recente scoperta, viene un po’
modificata dal punto di vista della sua dinamizzazione (vedi nota)
Nota (a)
Secondo le mie ultime osservazioni pratiche persino i rimedi che hanno un’azione di lunga durata
potranno venire ripetuti, e questo anche nelle malattie croniche, ad intervalli ravvicinati, a
condizione che la dose del rimedio omeopatico, preparato secondo le indicazioni precise (LM) sia
sufficientemente ridotta e che ad ogni nuova somministrazione, la dinamizzazione sia stata
nuovamente modificata dalla succussione.
Nella quinta edizione tedesca dell’Organon, quello che io aggiunsi al § 246, in una lunga nota, per
prevenire le reazioni indesiderabili del principio vitale, era, in quel momento, tutto ciò che la mia
esperienza mi consentiva. Ma nel corso degli ultimi 4-5 anni, grazie al mio nuovo modo di
procedere, ulteriormente perfezionato, tutte questa difficoltà sono state completamente risolte. Lo
stesso rimedio,scelto accuratamente, può ora essere somministrato quotidianamente, se necessario
anche per mesi.
Si procede quindi, nel trattamento delle malattie croniche, dando al malato, per una o due settimane
consecutive, il rimedio a potenza ridotta(si comincia col somministrare il rimedio al grado più
basso di dinamizzazione) poi quando la diluizione è esaurita, si continua nello stesso modo
passando al grado di potenza più elevato.
Conviene assolutamente evitare di ripetere, anche una sola volta la somministrazione del rimedio ad
un grado identico di dinamizzazione, senza cioè averla modificata ed è ancora più sconsigliabile
farlo parecchie volte di seguito (a maggior ragione se ad intervalli ravvicinati, quando si vuole
affrettare la guarigione)
Guarigione dopo aggravamento
Il marcato inasprimento dei sintomi primari della malattia cronica non può che manifestarsi, alla
fine di tali cure (aggravamento tardivo), quando la guarigione è già quasi o definitivamente
conseguita.
Verso la fine del trattamento quando compare un aggravamento ritardato bisognerà:
Diminuire ancora più la quantità delle dosi
Ripeterla ad intervalli più distanziati
Interrompere completamente qualsiasi cura per parecchi giorni, in modo da poter vedere se la
convalescenza può avvenire da sola, senza bisogno di assistenza medica.
Posologia omeopatica
CONCLUSIONI:
CON LE CENTESIMALI IL MEDICAMENTO DEVE SOSPENDERSI QUANDO INIZIA IL
MIGLIORAMENTO
CON LE CINQUANTAMILLESIMALI SI SOSPENDERA’ QUANDO INIZIA
L’AGGRAVAMENTO
Quando si troverà un quadro modificato bisognerà scegliere un rimedio differente, selezionato
secondo criteri più strettamente omeopatici, da sostituire al precedente e da somministrare
anch’esso in dosi ripetute.
Come operare in pratica?
Secondo la nota a pagina 170 dell’Organon
Secondo la prassi consolidata di utilizzare il flacone preconfezionato in commercio
Posologia omeopatica
Scuola belga e olandese
Dosi ripetute di medicinale ad alta e altissima potenza K o CH somministrate in plus per lunghi
periodi, rispettando più o meno le regole che valgono per le LM
La ripetizione può essere fatta anche giornalmente
Posologia omeopatica: conclusioni
Partire dalla dose più piccola utile per il caso e dalla potenza più bassa.
Se le condizioni del malato e la natura del medicinale lo indicano utilizzare da subito anche potenze
più alte in conformità con il piano di sofferenza del paziente: livello di coscienza del soggetto,
prevalenza di sintomi mentali e generali, integrità dei tessuti, funzionamento degli emuntori,
molteplicità della patologia, intreccio miasmatico,ecc.
Partire con una scala e poi, prima di cambiare medicinale, se si è convinti della scelta del rimedio,
usare altre scale: CH, K, LM, potenze basse, medie, alte.
Per la mia esperienza i risultati migliori si ottengono con le 30CH, le 200Ch e 1000CH e tutte le
LM.
Se si è all’inizio, con una mentalità ancora positivista, può giovare utilizzare le 4CH, 5CH e 6CH.
Usare sempre il metodo in plus
Metodo in plus
Consiste nella somministrazione del medicinale omeopatico in potenze crescenti ottenute diluendo
e dinamizzando il medicinale prima di ogni nuova assunzione.
Per esempio: 10 granuli in 100 ml di acqua (flaconi, piccole bottiglie,ecc.) scuotere per 10 volte e
poi assumere; per una nuova assunzione scuotere per 10 volte e poi assumere nuovamente. Tra uno
scuotimento e l’altro si può anche aggiungere altro liquido. Invece di scuotere si può travasare la
soluzione da un bicchiere all’altro per 3,5,10 volte.
Oppure scuotere per 10 volte il flacone medicinale e poi versare 1 goccia in 3-4 dita di acqua e
assumere. Si può aumentare prima di ogni scuotimento la quantità di medicinale versando 1 goccia
in più prima di ogni assunzione.(Metodo strettamente Hahnemanniano)
Nella pratica è frequente versare 5,7,10 gocce in 3-4 dita di acqua e procedere alla succussione
prima di ogni assunzione.
Se si parte dalla forma liquida, la prima volta non si deve scuotere. E’ meglio ripetere la
somministrazione un numero dispari di volte al fine di evitare che venga antidotata.
La dose omeopatica
La dose è espressa in quantità di:
globuli
granuli
gocce
La potenza è espressa in dinamizzazione:
CH
K
LM
FC
XoD
Comparazione della valenza clinica delle CH e delle LM
Potenze basse:
1CH-6CH = 1LM - 2LM - 3LM
Potenze medie/alte:
7K-30K-200K-200CH = 4LM-5LM-6LM
Potenze alte: 200CH -1000CH -1000K= 12LM
Potenze molto alte:
1000CH -10000K- 50000K = 18LM-24LM
Potenze altissime:
100000K e oltre = 30LM-360LM