meglio gioventù - Storia In Rete

RISORGIMENTO
ANNIVERSARI DIMENTICATI
La Meglio
Gioventù
Dopo la Seconda guerra d’Indipendenza, un altro
anniversario fondamentale del nostro Risorgimento
è stato saltato a piè pari da politica e mass media:
la fondazione dei Cacciatori delle Alpi di Garibaldi.
Esempio della più bella Italia, quella del volontarismo
senza macchia e senza paura, furono davvero
«la meglio gioventù», ma oggi non conviene
ricordarsene: troppo stridente il contrasto con
le gioventù più recenti (in nulla «meglio» dei garibaldini)
e troppo vicini i ricordi dell’uso che di «garibaldino»
si è fatto durante la Guerra Civile…
L’
Uno schizzo del pittore Quinto Cenni (1845-1917) che riproduce
i Cacciatori delle Alpi col loro generale, Giuseppe Garibaldi
di Aldo A. Mola
istituzione del Corpo dei Cacciatori delle Alpi agli ordini di
Giuseppe Garibaldi suggellò
l’unione della nazione italiana
con la monarchia costituzionale di Vittorio Emanuele II di
Savoia. Anche ex mazziniani,
radicali, federalisti, cattolici,
protosocialisti si schierarono con il re di Sardegna per
«fare l’Italia». La loro insegna fu «Italia e
Vittorio Emanuele», insegna della Società
Nazionale presieduta dal siciliano Giuseppe La Farina, affiancato dal patrizio milanese Giorgio Pallavicino Trivulzio, carbonaro, massone, condannato al carcere
duro allo Spielberg come Silvio Pellico, Federico Confalonieri e tanti altri patrioti. Il
150° della fondazione dei Cacciatori delle
Alpi è passata del tutto sotto silenzio. Non
un rigo su nessuno dei quotidiani, non un
cenno nei programmi radiotelevisivi. Non è
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stato ricordato né a Torino né in alcuna tra le molte città
che accolsero i volontari organizzati nei Cacciatori delle
Alpi e, più tardi, nei Cacciatori degli Appennini. Persino
Cuneo ha ignorato uno dei pochi grandi eventi della propria storia. La Lega Nord e Forza Italia hanno presentato un’interpellanza al sindaco (centro-sinistra vecchia
maniera) per chiedere come intende ricordarsene e farlo
ricordare. Quando andava di moda associare le Camicie
Rosse di Garibaldi alle Brigate Garibaldi partigiane del
partito comunista italiano le rievocazioni
si sprecavano. Ora che le Brigate Garibaldi
sono memoria sbiadita, si vorrebbe cancellare anche il Garibaldi vero, generale del re
di Sardegna, e i suoi volontari. I Cacciatori
delle Alpi unirono, il garibaldinismo partigiano ha diviso. E oggi concorre a obliare il
Garibaldi genuino.
Giuseppe Garibaldi in
uniforme di generale
dell’Armata Sarda
Mentre il Piemonte sta divenendo famoso per sconcertanti sperperi spacciati come
«cultura», alla inerzia delle «accademie» e
Aprile 2009
alla pochezza dell’informazione radiotelevisiva occorre
rispondere con nuovi studi e con maggior impegno per
far conoscere le radici della Nuova Italia almeno a quanti
vi abitano, quale ne sia la provenienza. Una domanda
però s’impone: a che cosa serve il pletorico comitato nazionale per la rievocazione del 150° del Regno d’Italia,
spacciato come «unità nazionale» contro la verità elementare dei fatti? E’ una domanda che poniamo direttamente al suo presidente onorario, il senatore a vita dottor Carlo Azeglio Ciampi, già presidente della Repubblica,
del Consiglio, ministro del Tesoro, governatore della Banca
d’Italia, ecc. Identico silenzio perdura sul 150° dell’aprile
1859, cioè della Seconda guerra d’Indipendenza. (A.A.M.)
più vicini alle Alpi che al confine tra regno di Sardegna
e Impero d’Austria, sul quale erano destinati a operare.
Da quasi due anni Cavour aveva stipulato un accordo
ferreo con Napoleone III, imperatore dei Francesi: se il
«Piemonte» fosse stato aggredito dall’Impero asburgico,
la Francia sarebbe intervenuta al suo fianco per assicurargli il Lombardo-Veneto, i ducati Padani e altro in
cambio della Savoia e della contea di Nizza. Come pegno, la sedicenne Clotilde, figlia di Vittorio Emanuele,
andò in sposa al cugino di Napoleone III, il principe
Girolamo. La più antica dinastia regnante d’Europa si
unì alla famiglia giunta al potere e alla gloria sull’onda
della Rivoluzione Francese a conferma che la storia ha
più fantasia degli storici.
l 17 marzo 1859 è una data fondamentale nella storia d’Italia. Quel giorno Vittorio
Emanuele II istituì i Cacciatori delle Alpi e
nominò generale dell’Armata Sarda il loro
comandante,Giuseppe Garibaldi. La «volontà della nazione» si congiunse alla Corona
del re di Sardegna, che si metteva a capo
del programma nazionale e riprendeva la
spada per l’unità e l’indipendenza degli italiani. Il governo di Torino, presieduto da Camillo Cavour, inquadrò
i volontari in due «depositi», a Cuneo e a Savigliano:
Però doveva risultare chiaro che era l’Austria ad assalire il Piemonte. Bisognava «provocarla». Dal gennaio
1859 alla chetichella affluirono in Piemonte volontari
da varie regioni italiane e persino da altri Paesi ove vivevano in esilio e ristrettezze dopo la Prima guerra d’Indipendenza, cospirazioni fallite e condanne pendenti:
arrivarono a drappelli, poche decine alla volta, poi qualche centinaio. Il governo sapeva, anzi organizzava, ma
faceva finta di non vedere. Parecchi volontari avevano
alle spalle le repubbliche di Roma e di Venezia (1849) e
il fallimento dei liberali in Toscana e nel regno delle Due
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