Anassimene
Anassimene, con annessa biografia e autobiografia, approfondimenti sul suo
pensiero filosofico, frammenti dei vari brani, aforismi e filosofi correlati (Talete
e Anassimandro)
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5. Aforismi
l Aria
l Anima
1. La vita
2. Il pensiero
2.1 L'aria come archè
2.2 Cosmogonia
6. Citazioni su
Anassimene
7. Talete,
Anassimandro e
Anassimene a
3. Approfondimenti
confronto
3.1 Il ritorno al sensibile
7.1 Ciò che
3.2 Scuola di Mileto
resta dei
3.3 La filosofia dei milesi
pensatori di
3.4 Il problema dell'archè
Mileto
3.5 I presocratici
7.1.1 Su
Talete
4. I brani
7.1.2 Su
4.1 Sulla Natura
Anassimene
4.2 Il principio primo: l'aria
7.1.3 Su
4.3 Dall'aria nascono tutte le cose Anassimandro
4.4 La nascita del cosmo
7.2
4.5 Il processo generativo
Anassimandro e
Anassimene: Gli
astri sono anelli
o dischi di
fuoco? 1. La vita
Su Anassimene abbiamo pochissime notizie.
Il testo tràdito di Diogene Laerzio (II, 3) lo farebbe nascere nella Olimpiade 63 (528-525) e lo farebbe morire
al momento della cattura di Sardi, che dovrebbe essere quella del 498.
Questa cronologia farebbe vivere Anassimene solo una trentina di anni, ma soprattutto renderebbe
impossibile la sua connessione con Anassimandro, cara alla tradizione.
Suda lo colloca nell'Olimpiade 55 (560-557), all'epoca della presa di Sardi da parte di Ciro (546/545). Del resto Ippolito (Confutazione di tutte le eresie
I, 7, 9) pone la sua acme nell'Olimpiade 58,1
(548/547).
La tradizione (DL II, 3; Simplicio, Commento alla
Fisica 24, 26; Ippolito, Confutazione I, 7, 1) ne fa
il figlio di Euristrato di Mileto e lo scolaro di
Anassimandro.
Diogene Laerzio e Suda dicono anche che
secondo alcuni era scolaro di Parmenide.
Il suo stile è, molto probabilmente, assai più
filosofico di quello di altri, dunque, poiché la
filosofia presenta soprattutto analisi concreta e
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non tanto voli sentimentali.
L'Olimpiade 55 è citata anche da Eusebio.
Diels, supponendo che fosse inverosimile il
riferimento alla caduta di Sardi del 498, visto che
le indicazioni biografiche fanno sempre
riferimento alla presa di Sardi, ha invertito nel
testo di Diogene Laerzio le indicazioni
cronologiche. Bisognerebbe allora intendere la
prima presa di Sardi (546/545) come l'acme di
Anassimene, mentre l'Olimpiade 63 (528-525)
segnerebbe il periodo della morte.
Generalmente Anassimene viene collocato, insieme a Talete e ad Anassimandro, nel contesto dei
"milesi", vale a dire i filosofi della città di Mileto, nella Ionia Minore: egli visse poco dopo il VI secolo a.C.
Con Anassimene, la filosofia in terra di Ionia compie un passo indietro: anch’egli autore di un’opera in prosa
intitolata Sulla natura, abbandona l’indagine "astratta" intrapresa da Anassimandro e torna alla ricerca di un
unico principio materiale, che egli individua non già nell’acqua, bensì nell’aria.
Quanto anche la sua sia una filosofia del senso comune lo si può facilmente arguire dall’importanza rivestita
dall’aria per la nostra vita, in particolare per la respirazione: secondo Anassimene, l’aria opera a livello
cosmico come a livello umano, cosicché essa dà origine e tiene in vita tanto gli uomini quanto l’universo nel
suo insieme.
Per spiegare il processo di derivazione degli elementi (terra, acqua, fuoco) dall’aria, egli fa riferimento a due
processi contrari: la rarefazione e la condensazione.
L’acqua riscaldata, infatti, si trasforma in aria, e così via.
In questa maniera, le trasformazioni del mondo vengono spiegate come trasformazioni dell’aria, giacché
tutte le cose costituenti l’universo non sono che aria in un diverso grado di densità.
Come i suoi due colleghi , anche Anassimene individua un unico principio dal quale sarebbe derivato tutto il
resto.
Mentre Talete scelse l'acqua e Anassimandro l’apeiron, Anassimene afferma che tutto deriva
dall'aria.
Si possono avanzare ipotesi sul motivo di questa scelta: in fondo l'aria si identifica un po’ con quel cielo che
era la sede degli dei e quindi non pare una scelta insensata.
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Di per certo sappiamo che Anassimene affermò che l'aria è il principio di tutto in quanto è principio della
vita: bisogna tenere in considerazione che il termine greco che indica la vita (l'anima), che in origine
significava proprio "soffio vitale".
Comunque Anassimene viene solitamente trattato a piccoli cenni ed è sempre stato considerato inferiore
rispetto agli altri due milesi: Talete fu l'iniziatore della ricerca del principio, Anassimandro fece un grande
passo avanti introducendo il concetto di astrazione e Anassimene, se ponderiamo accuratamente la
situazione, ha fatto un passo indietro e non ha introdotto nulla di nuovo: è rimasto legato ad un elemento
concreto quale è l'aria. Tuttavia ultimamente è stato rivalutato per
diverse ragioni: tra le tante, una merita di
essere ricordata: in epoche successive a
quelle dei Milesi, Diogene di Apollonia
penserà di riprendere la filosofia milesia e tra i
tre autori scelse proprio di esaminare
Anassimene, da cui mutuò l’aria come
principio cosmico.
Ci deve dunque essere un motivo se un uomo
colto come Diogene scelse proprio
Anassimene.
La risposta è che evidentemente
Anassimene dei tre era il più coerente e
classico per i successori. Anassimene non
si limitò a dire che l'aria era il principio di tutto,
ma si sforzò e cercò di spiegare il processo (a
differenza di Talete): per lui il processo
tramite il quale l'aria si trasforma in tutte le
altre cose è quello della rarefazione e della
condensazione.
Come Talete aveva dimostrato la presenza della vita negli esseri non viventi mediante l'esempio del magnete
che attira il ferro e che quindi è vivo, così Anassimene partì da un esempio particolare per poi estendere le
sue tesi all'intera realtà.
Egli si servì dell'esempio della respirazione.
Notò che a seconda dell'apertura della bocca l'aria usciva diversamente: a bocca larga usciva calda, mentre
a bocca stretta usciva fredda.
Così estese il processo all'intera realtà sostenendo che freddo e caldo fossero il risultato di un fatto
quantitativo.
L'aria a seconda che sia più condensata o rarefatta implica il freddo e il caldo.
Il caldo e il freddo sono quindi il risultato di processi quantitativi: sono quindi qualità derivanti da una quantità
diversa d'aria.
Al di là di un certo livello di condensazione si ha l'acqua, e al di là di un certo livello di rarefazione si ha il
fuoco.
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L'aria attraverso passaggi quantitativi può quindi trasformarsi in tutto.
Era il più coerente dei Milesi perché Talete non spiegava chiaramente come l'acqua potesse trasformarsi in
tutto, mentre Anassimandro nell'ambito delle ricerche naturali dei milesi era uscito un po’ fuori tema
introducendo il concetto di apeiron; Anassimene sarà anche stato un po’ monotono (non solo nelle
tematiche, ma pure nello stile), ma è comunque stato coerente e ha sempre motivato coerentemente le sue
affermazioni.
Va poi detto che fu il primo ad ipotizzare che la qualità derivasse dalla quantità, tematica poi ripresa dai
Pitagorici.
2. Il pensiero
Il filosofo di Mileto ci dona una filosofia estremamente simile ed estremamente condizionata da quella
elaborata dai suoi predecessori, poiché se Talete e Anassimandro erano uniti dalla ricerca dell’archè di
tutte le cose allo stesso modo erano divisi dalla individuazione delle caratteristiche dell’archè, infatti abbiamo
visto che se il primo sostiene che l’acqua (ossia una sostanza finita e facente parte degli elementi della
natura) è origine di tutte le cose il secondo afferma a origine del tutto l’àpeiron, infinito e indefinito, al di fuori
della realtà sensibile. Anassimene giunge a una sintesi delle due
filosofie, e conclude che l’archè è un
elemento naturale come l’acqua (ma non
l’acqua) e che è, allo stesso tempo, esteso
all’infinito come l’àpeiron (ma non è l’àpeiron).
Egli individua l’origine di tutte le cose
nell’aria, la quale è un elemento naturale ma,
alla stessa maniera, è infinita.
Abbiamo modo quindi di osservare come, alla
fin fine, sia pur riuscendo a formulare una
sintesi del pensiero dei due pensatori a lui
precedenti Anassimene si possa ritenere a
loro simile solo e soltanto perché, come loro,
ricerca l’archè di tutte le cose (anche se non è
un elemento da poco), ma dissimile per il
resto.
Viene a mancare anche il dualismo sostenuto da Anassimandro, poiché l’archè è un elemento naturale
e, quindi, è in simbiosi con la natura.
L’intero Universo è visto, dal filosofo, come un immenso essere vivente il cui soffio vitale è determinato
dall’aria, grazie alla quale tutte le cose vivono.
2.1 L'aria come archè
Anassimene individua nell'aria il principio di tutte le cose.
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Fra le tesi a sostegno di questa idea c'è anche sicuramente il riconoscimento dell’importanza rivestita
dall’aria per la vita degli esseri viventi.
Con Anassimene, però, sembra compiersi una sorta di passo indietro nella ricerca dell'archè.
Se infatti il suo maestro l'aveva individuata in una sostanza infinita e astratta (l'apeiron), Anassimene la
individua in una materia fisica concreta.
A dire il vero a tale materia Anassimene attribuisce le caratteristiche dell'apeiron di Anassimandro:
l'infinità e il movimento incessante.
Resta il fatto che Anassimene, come era già successo con Talete che aveva individuato l'archè nell'acqua,
attua su un piano fisico e concreto la ricerca del principio originario, che con Anassimandro aveva invece
assunto una dimensione astratta e indeterminata.
La vera novità della filosofia di Anassimene sta nella spiegazione precisa del meccanismo materiale che
consente all'aria di essere principio tutte le cose.
Per il filosofo di Mileto questo avviene secondo un processo di rarefazione e condensazione.
L'aria raffreddandosi si condensa, diventa vento, poi nuvola e, condensandosi ancora, acqua, terra e infine
pietra.
Rarefacendosi, invece, l'aria si dirada e diventa fuoco.
La condensazione produce quindi il freddo, la rarefazione il caldo; nascono così i due contrari fondamentali
da cui originano tutte le cose.
A questa idea, Anassimene era giunto osservando il fatto che la temperatura dell'aria che esce dalla bocca è
diversa a seconda dell'apertura di quest'ultima: a bocca socchiusa l'aria esce fredda, a bocca larga esce
calda.
In questo modo aveva dimostrato come la temperatura fosse determinata dal grado di condensazione e di
rarefazione.
Tutte le trasformazioni del mondo vengono perciò spiegate come trasformazioni dell’aria, in quanto tutte le
cose che formano l'universo sono aria in un diverso grado di densità.
Dal frammento della sua opera si deduce come Anassimene vedesse nell'aria anche la forza che anima il
mondo:
<<Come l'anima nostra, che è aria, ci sostiene, così il soffio e l'aria circondano il mondo intero>>.
(Anassimene, unico frammento delle sue opere rinvenuto)
L'universo viene concepito come un gigantesco organismo vivente che respira l'aria in cui è immerso, e il
respiro stesso è la sua vita e la sua anima.
Più tardi Diogene di Apollonia difenderà la teoria di Anassimene, dando all'aria le caratteristiche del nous di
Anassagora.
L'aria diviene perciò un soffio vitale (pneuma), principio vivificatore da cui originano tutte le cose, compresi
gli dei e le cose divine.
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2.2 Cosmogonia Anassimene, secondo Aristotele, considerava la terra come un corpo piatto, disposto al centro del cosmo
il quale, opponendo resistenza all'aria, veniva da questa sostenuto.
Secondo Teofrasto, invece, la Terra semplicemente galleggiava sull'aria. Sempre Teofrasto attribuiva ad Anassimene una
teoria cosmologica generale secondo la quale il
Sole e tutti i corpi celesti (anch'essi di forma
piatta) sarebbero nati dalla Terra.
"Il sole è terra, la quale per la rapidità del
movimento si è molto infuocata ed è diventata
incandescente".
Anche gli astri originano dalla Terra dall'"umidità
che da essa si leva e che, fattasi leggera,
diventa fuoco e dal fuoco sollevato in alto si
formano le stelle".
Le stelle non si muovono circolarmente sotto la terra durante il periodo del giorno in cui non compaiono ma,
giunte all'orizzonte, contornano il disco terrestre sino al luogo da dove poi risorgono.
In questo modo viene spiegato anche l'alternarsi del giorno e della notte, dovuto al fatto che il sole, nel suo
tragitto, viene ad essere celato dalle montagne presenti a settentrione.
Come il maestro, Anassimene ammette il divenire ciclico del cosmo: il cosmo si genera dal principio e in
esso alla fine si dissolve, secondo un ciclo senza fine.
3. Approfondimenti
Anassimene, l'ultimo rappresentante della 'scuola di Mileto', ha un posto nella storia aristotelica del sapere:
era lui che dava la preferenza all'aria anziché all'acqua «come principio dei corpi semplici».
In un certo senso poteva figurare quale ' successore' di Talete, perché come lui aveva identificato il principio
con un elemento, e non aveva scelto un'entità così ambigua come l'infinito di Anassimandro. Come Anassagora e Democrito, secondo Aristotele,
Anassimene considerava la terra un corpo piatto, una
specie di coperchio che sta sull'aria coprendola e,
come tutti i corpi piatti, oppone resistenza al vento:
l'aria tiene su la terra perché questa la comprime.
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Teofrasto invece spiegava la cosa semplicemente in
termini di galleggiamento, una variante
dell'affermazione di Talete che la terra galleggia
sull'acqua.
Teofrasto attribuiva inoltre ad Anassimene una teoria
cosmologica generale:
«Tutte le cose sono prodotte per condensazione e poi, di nuovo, per rarefazione dell'aria e il movimento
esiste dall'eternità.
Egli sostiene che, solidificatasi l'aria, per prima si forma la terra, la quale è molto piatta — e pertanto a
ragione si mantiene sull'aria: il sole, la luna le altre stelle hanno il principio della nascita dalla terra.
Afferma infatti che il sole è terra, la quale per la rapidità del movimento si è molto infuocata ed è diventata
incandescente».
I corpi celesti avrebbero origine dalla terra, cioè dall'«umidità che da essa si leva e che, fattasi leggera,
diventa fuoco e dal fuoco sollevato in alto si formano le stelle».
Tutte le trasformazioni cosmologiche vengono riportate a un unico procedimento fondamentale.
Anassimene avrebbe posto, come Anassimandro, una natura infinita,
«ma non indeterminata, come quel'-lo, bensì determinata — la chiama aria.
L'aria differisce nelle sostanze per rarefazione e condensazione.
Attenuandosi diventa fuoco, condensandosi vento, e poi nuvola, e, crescendo la condensazione, acqua e poi
terra e poi pietre e il resto, poi, da queste».
Aristotele attribuiva il meccanismo della rarefazione e condensazione ai naturalisti, i quali con quei processi
traggono le cose da una sostanza materiale unitaria, e proprio su questo punto, pur senza nominare
Anassimene, contrapponeva Anassimandro agli altri naturalisti.
Si potrebbe perciò pensare che per Anassimene sia accaduto qualcosa di simile a quel che è accaduto per
Anassimandro, cioè che la dossografia, a cominciare da Teofrasto, gli abbia applicato schemi ricavati da
Aristotele.
In realtà Plutarco cita la parola che Anassimene adoperava per indicare ciò che è rilassato e dice che usava
questo termine per mostrare che caldo e freddo non sono proprietà originarie, ma derivano rispettivamente
dalla condensazione e dalla rarefazione.
>>>...
Lo proverebbe il fatto che l'aria emessa dalla bocca con le labbra contratte è fredda, mentre è calda
quella emessa a labbra aperte.
L'attribuzione ad Anassimene della teoria della rarefazione è perciò generalmente accettata.
Potrebbe tuttavia essere frutto di interpretazione il collegamento rarefazione-caldo e condensazione-freddo.
Gli aspetti pneumatici già presenti in Anassimandro, ma forse messi in ombra dalla tradizione dossografica,
sono ben evidenti in Anassimene.
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Il sole, la luna e gli altri astri hanno forma piatta, per cui galleggiano sull'aria, e sono fatti di fuoco.
Può darsi che Anassimene distinguesse il sole, la luna e i pianeti, considerati come «foglie di fuoco», dalle
stelle fisse paragonate a chiodi conficcati in un cielo simile al ghiaccio. Secondo una notizia, che però compare una
sola volta, gli astri sarebbero mossi dalla
condensazione dell'aria.
Molti antichi naturalisti, dice Aristotele, non
credevano che il sole passasse la notte sotto la
terra, come narravano i miti diffusi nella cultura
greca e nella cultura orientale, ma ritenevano
che la notte fosse prodotta dal fatto che la terra
è sollevata a nord e che il sole, girando intorno
alla terra, si nasconde dietro quei rilievi.
Ippolito attribuisce ad Anassimene questa
versione e dice che per lui gli astri girano intorno
alla terra come un cappello intorno alla testa. Il
sole di notte sarebbe invisibile perché si
nasconde dietro le alture e per la sua distanza
da noi.
Nella tradizione dossografica è rimasta traccia delle spiegazioni di diversi fenomeni naturali attribuite ad
Anassimene.
I terremoti sarebbero dovuti a pezzi di terra che precipitano nelle crepe prodotte dal sole, quando
questo asciuga il suolo imbevuto dell'acqua delle grandi piogge.
Le nubi sono aria che si condensa; la pioggia è generata dalla compressione delle nubi e, quando l'acqua
della pioggia gela, si ha la grandine, mentre la neve è dovuta alla commistione di aria e pioggia.
Il lampo è un gioco di luce prodotto dall'azione del vento sulle nuvole, come il balenio dell'acqua marina
tagliata da un remo.
Aristotele si limitava a fare di Anassimene un cosmologo, che aveva formulato un principio, ma non
aggiungeva le supposizioni biologiche che faceva per Talete.
Eppure testimonianze antiche ci dicono che Anassimene considerava divina l'aria e affermava che l'aria sta
al cosmo come l'anima al corpo.
La testimonianza non è del tutto sicura, anche perché usa un linguaggio che non è riferibile con sicurezza
all'età di Anassimene.
Ma è probabile che l'aria, da lui invocata come principio esplicativo, fosse concepita come una realtà
invisibile.
Era un significato nuovo del termine 'aria', parola che prima di allora aveva designato l'aria densa, come la
nebbia o l'oscurità.
Con le trasformazioni di quell'aria invisibile Anassimene spiegava tutti gli altri fenomeni meteorologici.
Essa era qualcosa di divino sempre in movimento, ricavato per analogia con il respiro e la funzione dell'aria
nei processi della vita.
E probabile che questo spostamento di significato non fosse avvertito nell'età di Aristotele, o almeno non
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fosse avvertito come l'elemento centrale dello scritto di Anassimene.
3.1 Il ritorno al sensibile
Dall’infinito di Anassimandro, nell’evoluzione del pensiero ionico, come unico principio del tutto si riaffaccia,
con Anassimene, “ un nuovo principio “, un principio materiale che apparentemente nulla a che vedere con
Anassimandro, percepibile ma non visibile: l’aria.
Ciò ci lascia stupiti, perplessi, forse un po’ increduli e sbigottiti.
E’ possibile un errore nel dossografo tramandatoci?
No, le fonti sono, importanti, Aristotele, Teofrasto,Simplicio e tanti altri filosofi quali Diogene Laerzio, Aetio,
Cicerone, Plutarco…, sono degni di fiducia. Nell’osservare il ritorno, da parte di Anassimene
all’elemento sensibile sorge spontanea una domanda: è
possibile che Anassimene abbia capito che il popolo
ionico non era ancora pronto a comprendere quel
principio illimitato qual’era quello concepito di
Anassimandro e che, ad esso abbia preferito sostituire
un principio aeriforme ugualmente illimitato?
E’ veramente un balzo all’indietro, come molti pensano
oppure, è una metafora come potrebbe esser stata l’acqua
per Talete? In che misura il soffio elemento citato più volte da
Anassimandro per spiegare i vari fenomeni fisici ha influito
su Anassimene?
Per le testimonianze doxografe di cui noi siamo a conoscenza è ben difficile pervenire al vero pensiero dei
tre pensatori ionici, poiché a causa del loro atteggiamento sapienziale gran parte del loro sapere lo
demandarono ad una tradizione orale dono del divino Apollo.
Certo è che sulla costa di Mileto si affaccia un nuovo sapiente, diverso dai sui predecessori e,
apparentemente, meno metafisico.
Come i suoi predecessori, è autore di un’opera, in prosa, intitolata Sulla natura (Peri fusewV), ma
nell’abbandonare l’indagine "astratta" intrapresa da Anassimandro, sembra essere più completo: esprime la
realtà in modo diverso e secondo principi basilari di equilibrio.
Anassimene, infatti, cosmicamente pensa che l’aria non soltanto sia principio di vita, ma anche generatrice di
uomini e universo nel loro insieme e sostegno dello stesso mondo che a forma di colonna si trova, in perfetto
equilibrio e posizionato al centro dell’universo stesso con sopra il cielo e le stelle e sotto l’aria che la sostiene
e la suggella , mentre la terra stessa la suggella senza lasciarla sfuggire da una parte o dall’altra a mo di
coperchio.
Per Anassimene elementi quali fuoco, acqua e terra derivano dall’aria e per spiegarne la loro derivazione,
come punti focali assume due processi contrari: la rarefazione e la condensazione.
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