LA VOCE DEL POPOLO IL TEMA DEL MESE Il formaggio d’asina 100 grammi di formaggio per assicurare circa il 50 p.c. della quantità giornaliera consigliata di apporto vitaminico. Benché poco noto e quasi introvabile, il re dei formaggi è considerato quello realizzato con il latte d’asina. I produttori di formaggio d’asina si contano sulle dita della mano. Uno dei centri di produzioni si trova in Serbia, nei pressi di Sremska Mitrovica. Il formaggio d’asina è prodotto con il latte ottenuto dalla mungitura degli esemplari femmina di asino balcanico (Equus asinus asinus) presenti nella riserva naturale di Zastavica ed è denominato Pule. Il prezzo del Pule supera i 1.000 euro al chilo, il che ne fa uno degli alimenti più costosi al mondo (il formaggio d’alce, giusto per fare un paragone, costa “solo” 500 euro al chilo). Il prezzo del prodotto è giustificato dalla rarità della materia prima con la quale viene fatto. Per produrre un chilogrammo di Pule servono circa 25 litri di latte d’asina (dai 14 ai 40 euro al litro). Il prezzo di questa pregiatissima varietà di latte è giustificata dalla sua rarità. La femmina dell’asino, infatti, produce mediamente 25 litri di latte all’anno. Già ai tempi dell’antica Roma, il latte d’asina è stato utilizzato dall’uomo contro le malattie e l’invecchiamento della pelle. Leggenda vuole che Cleopatra vi si immergesse per mantenersi bella. In tempi più recenti, è stato utilizzato anche contro la pertosse dei bambini non a caso chiamata tosse asinina. Recenti studi hanno dimostrato che il latte d’asina è l’alimento naturale dalla composizione chimica più simile a quella del latte umano. Sono stati condotti studi su bambini allergici al latte vaccino, che hanno dimostrato che il latte di asina è tollerato dalla maggior parte di loro. La ricchezza di lattosio, poi, ha un effetto positivo sull’assorbimento intestinale del calcio e può aiutare nella cura della osteoporosi degli adulti e favorire la mineralizzazione delle ossa nei bambini. La presenza nel latte d’asina, di sostanze ad attività probiotica, di fattori di rilascio ormonale, di anticorpi e di composti azotati ad azione antibatterica, rendono questo alimento primordiale molto utile anche nell’alimentazione delle persone anziane e debilitate. Recentemente il Pule è stato presentato alla Fiera del turismo di Belgrado, ma ne è stato ordinato solo mezzo chilo. Troppo caro anche per gli sceicchi. (kb) animali ce vo /la .hr dit w.e ww I l formaggio, o cacio, è il prodotto che si ricava dal latte intero, parzialmente o totalmente scremato, o dalla crema di latte di qualsiasi animale in seguito a coagulazione acida, presamica, enzimatica. Il formaggio è costituito dalla caseina, proteina presente nel latte, che precipita in presenza del caglio trascinando con sé gran parte dei lipidi e dei sali minerali. Nel mondo sono stati censiti circa 2.000 tipi di formaggio. Tutte queste varietà sono ottenute con lo stesso procedimento di caseificazione, che ha come base la coagulazione del latte. La parola formaggio deriva secondo alcuni dal greco formos, il canestro di giunco dove veniva messa a colare la cagliata, e secondo altri dal latino formaticum, cioè messo in forma. Le origini del formaggio vengono fatte risalire tra i 10mila e i 18mila anni fa. Si narra che la preparazione del formaggio avvenne per la prima volta quando un mercante arabo, durante la traversata del deserto del Sahara, vide rapprendersi il latte che stava trasportando in contenitori ricavati utilizzando lo stomaco di animali. Il documento più antico che ne illustra la tecnica di produzione è il Fregio della latteria, un bassorilievo Sumero conservato a Baghdad e risalente al III millennio a.C. Il formaggio vanta un valore nutritivo elevatissimo, tanto che può essere definito un vero e proprio concentrato delle qualità nutritive del latte. Non sono il formaggio è ricco di energia, ma è anche un condensato di proteine di alta qualità: 150 grammi di formaggio bastano a coprire il fabbisogno proteico di un adulto. Nel formaggio l’energia è fornita soprattutto dai grassi, presenti in quantità diverse a seconda della varietà. La qualità dei grassi contenuti nel formaggio è comunque tale da renderli facilmente digeribili e utilizzabili da parte dell’organismo. Ottimo è anche l’apporto in minerali e vitamine. Il formaggio contiene soprattutto calcio, sostanza essenziale per la formazione e il mantenimento delle ossa e dei denti. Il formaggio, insieme con il latte e lo yogurt, è la fonte più importante di calcio per l’essere umano: bastano 70-120 grammi di un qualsiasi formaggio per coprire il fabbisogno quotidiano medio di un adulto. Per quanto riguarda le vitamine, il formaggio contiene buone quantità di vitamina B2 e B12, ma vanta soprattutto la presenza di quantità significative di vitamina A. Bastano An no V 2 201 • n. 5 e r b 4 • Mercoledì, 17 otto IL RUGGITO di Krsto Babić No alla carità selettiva “Italiani, non spendete soldi per salvare cani e gatti”. Questo l’appello lanciato tempo fa da Antonio Mazzi suscitando discussioni e animate proteste. Don Mazzi, il fondatore della comunità Exodus e volto noto della televisione italiana, si è sfogato sulle pagine del settimanale Chi per la mancanza di sostegno da parte delle istituzioni alle sue opere caritatevoli. Nell’esprimere il proprio sfogo il prete ha espresso un invito che ha scatenato la polemica: “Ne approfitto per lanciare un appello. Italiani, non spendete soldi per salvare cani e gatti, ma destinate denaro alle nostre strutture. Noi salviamo vite umane. Noi recuperiamo quei ragazzi che la società bolla come irrecuperabili. Aiutateci! Si incazzeranno gli animalisti, ma io dico quello che penso”. La consapevolezza di suscitare proteste c’era dunque tutta in Don Mazzi, che sicuramente è riuscito a portare alla luce le difficoltà finanziarie in cui versano la sua meritevole associazione. Tutto ciò, però, rischia di finire in secondo piano, perché l’invito a non aiutare gli animali domestici ha urtato profondamente gli animi delle persone. I cani e i gatti sono più che semplici animali, sono compagni della nostra vita. Chi ne possiede uno sa perfettamente quanto sia profondo il legame che si crea tra animale e padrone. Senza dimenticare la pet teraphy, la cui importanza è ormai universalmente conosciuta. Per queste e altre infinite ragioni le parole di Don Mazzi non possono venir condivise. L’Ente nazionale protezione animali (ENPA) ha risposto al sacerdote con un comunicato ufficiale: “Se Don Mazzi fosse meglio informato e sapesse quanti programmi di recupero di ragazzi in difficoltà vengono fatti tramite gli animali, forse modificherebbe il suo giudizio non troppo meditato. Per fortuna le persone sono in grado di valutare con la propria testa e in genere diffidano da appelli così perentori e violenti, come quello di Don Mazzi, che mostra di avere smarrito del tutto il messaggio di San Francesco”. Le parole pronunciate da Don Mazzi hanno riempito il nostro cuore di tristezza. Ognuno ha diritto alla propria opinione, ma la sua è una logica che non comprendiamo. Anzi cogliamo l’occasione per farvi presente che in questo periodo l’associazione Lunjo i Maza ( Lilli e il vagabondo) di Abbazia (GSM 091/763-88-92) ha promosso una campagna di raccolta di cibo a favore degli animali dei quali si prende cura. 2 animali Mercoledì, 17 ottobre 2012 ORNITOLOGIA Un uccello sedentario e dall’«ugola d’oro» L’usignolo del Giappone L’ a cura di Valentino Pizzulin usignolo del Giappone (nome scientifico Leiothrix lutea), è un uccellino di piccole dimensioni diffuso in India settentrionale, Cina meridionale e penisola indocinese. L’usignolo del Giappone non è un vero usignolo, cioè non appartiene alla famiglia dei turdidi, ma un rappresentante asiatico della famiglia dei timalidi. Il suo nome comune deriva dal fatto che i primi importatori furono i giapponesi. Il suo habitat è nel sottobosco delle foreste di caducifoglie, di bambù o di conifere, si spinge anche da 1.500 a 3.000 metri di altitudine. È un uccello con abitudini del tutto sedentarie. Nidifica su cespugli a poca altezza dal suolo e il nido è fatto di fuscelli e muschio. Le uova deposte sono 3-4, di colore verde pallido con macchiette porpora e brune. Sebbene sia essenzialmente insettivoro, non disdegna i frutti selvatici e mangia anche sementi varie. La sua popolarità come uccello da gabbia risale al secolo scorso, quando appunto veniva importato dal Giappone, oggi si riproduce naturalmente anche Europa. In cattività è molto simpatico e si lascia addomesticare facilmente dall’uomo, il suo canto è piacevole. DESCRIZIONE L’usignolo del Giappone raggiunge una lunghezza di circa 12 centimetri di lunghezza, di cui 5-6 spettano alla coda. Il becco è breve con l’estremità ricurva all’ingiù, le ali sono corte, slanciate e con le estremità arrotondate. Gli arti sono esili e corti. Il folto piumaggio presenta una livrea assai attraente: le parti superiori sono verde-oliva, il petto, il ventre e le redini sono giallo pallido. La coda è color ruggine mentre la gola è di un bel gialloarancio. Le zampe sono giallognole mentre il becco è rosso corallo con la base nera da cui si dipartono due strisce di piume giallo-arancio che raggiungono e circondano gli occhi, dando l’impressione all’osservatore che l’usignolo indossi una sorta di maschera. Le ali sono marrone-nerastro con il margine giallo-arancio. DIMORFISMO SESSUALE La differenza d’aspetto tra gli esemplari maschi e le femmine è particolarmente evidente. La colorazione appena descritta riguarda il maschio, mentre la femmina ha tutti i colori più attenuati, in particolare le parti superiori (soprattutto la testa), anziché essere verde-oliva, sono grigie. Inoltre, nella femmina, come avviene del resto per tutti gli uccelli canori, è assente il canto sostituito da un breve fischio di richiamo oppure da una specie di gracchio che emette quando viene spaventata. Il canto del maschio è molto interessante e ricorda vagamente quello dell’usignolo europeo, da cui si differenzia per la brevità, il minor numero di note e per il tono decisamente più alto. ENTOMOLOGIA La farfalla con la coda di rondine Il Podalirio, uno splendido Lepidottero a cura di Giorgio Adria I l Podalirio (Iphiclides podalirius) è uno splendido Lepidottero diffuso in Europa e in Asia Centrale. È una farfalla legata ai climi miti, raramente si ha modo di osservarla a Nord della Germania. Può raggiungere un’apertura alare di sette centimetri. Ama gli spiazzi assolati, i prati, gli incolti, specie se fiancheggiati da siepi. Gli esemplari adulti, infatti, sono legati ad alcune essenze arbustive per quanto concerne la deposizione delle uova. I grandi bruchi verdi striati di chiaro del Podalirio si sviluppano su vari arbusti del genere Prunus e Crataegus, specialmente prugnolo (P. spinosa) e biancospino (C. monogyna). Possono, inoltre, attaccare piante da frutto come meli e peri. Questa farfalla bellissima, dalle inconfondibili ali chiare terminanti a coda di rondine e ornate di strie nere, presenta due generazioni annue: gli adulti sfarfallano in maggio, e i loro figli si involano in agosto. Il bruco del Podalirio È possibile, infatti, vederle nutrirsi sulle ultime fioriture della buddleia, in settembre inoltrato. Le pupe, attaccate alle foglie delle piante nutrici con sottili fili di seta, possono essere verdi o marroni. A causa della scomparsa dell’habitat d’elezione per la deposizione delle uova, e cioè la siepe spontanea mista, questa farfalla è sempre più rara e soffre notevolmente l’influsso antropico, soprattutto l’attacco degli agenti inquinanti. In al- cune nazioni europee è considerata specie protetta. L’ASPETTO Il colore di fondo è bianco o giallo molto pallido (soprattutto la prima generazione), con caratteristiche barrature scure. Le ali posteriori presentano un margine sinuoso giallo e blu, una vistosa macchia ocellata e manifestano la presenza di code molto più lunghe di quello che si può riscontrare nel genere Papilio. Inconfondibile anche il volo fluttuante. animali 3 Mercoledì, 17 ottobre 2012 ARTIODATTILI Il bovino imparentato con la capra domestica Il bue muschiato che odora di muschio I a cura di Igor Kramarsich l bue muschiato (Ovibos moschatus) è un mammifero artico appartenente alla famiglia Bovidae, noto per il suo folto manto che arriva quasi a terra e il caratteristico odore di muschio. Si tratta di un animale di dimensioni notevoli. Di solito il maschio è più grande della femmina e raggiunge un’altezza alla spalla di 137 centimetri contro i 123 della femmina e una lunghezza di 245 centimetri (199 la femmina). Il peso di questi animali varia in media tra i 260 e i 340 chilogrammi, la femmina pesa circa la metà del maschio. L’aspetto massiccio è dovuto anche alla forma del corpo, quindi alla gibbosità all’altezza delle spalle che va poi diminuendo posteriormente. La testa, relativamente corta, e impiantata su un collo tozzo, mentre le zampe sono piuttosto corte. La pelliccia è fitta sul collo, sulla testa e sulle spalle. Il colore marrone scuro del manto tende a schiarire avvicinandosi alle zampe. Le corna del piccolo bue muschiato iniziano a crescere dall’età di 4-5 settimane sino a circa 6 anni, divenendo via via più scure con l’età. Le corna, nel maschio più grandi che nella femmina, sono ricurve verso il basso e poi verso l’alto. VITA E ABITUDINI Il bue muschiato è un animale sociale e vive in gruppi che possono essere guidati sia da esemplari maschio sia da esemplari femmina: il “condottiero”, che in presenza di un ostacolo (ad esempio un fiume o una strada), individua la via migliore ed è seguito dagli altri animali in fila. Si possono formare gruppi di soli maschi, di femmine e maschi e di femmine con i piccoli. La dimensione della mandria dipende dalla stagione, dalle condizioni ambientali e dal numero dei maschi presenti. In autunno, terminato il periodo riproduttivo, si formano aggregazioni numerose per svariati motivi: perché i maschi sono meno competitivi, per difendersi dai lupi e per proteggersi dal freddo. In primavera i maschi si allontanano e trascorrono l’estate in solitudine. Il bue muschiato vive in ambienti estremamente freddi, e diverse sono le strategie evolute per sopravvivere in tali condizioni, riducendo al massimo il consumo di energia (ad esempio il folto manto lanoso). Quando la temperatura diventa critica (- 40°C) il bue muschiato improvvisamente aumenta l’attività corporea, in modo tale da non morire assiderato. Il bue mu- che non ama spostarsi molto duschiato è un animale sedentario, rante il giorno, e anche gli spostamenti stagionali sono limitati a una cinquantina di chilometri. I movimenti sono lenti e quando il vento gelido soffia questi animali rimangono seduti in avvallamenti esponendo un fianco e il dorso. Anche il loro corpo è evoluto per sopravvivere in ambienti ostili: forma massiccia e compatta, pelo lanoso. La riproduzione cade tra agosto e l’inizio di settembre. Il maschio difende attivamente un gruppo di femmine. Durante la competizione tra maschi si ripetono dei comportamenti ritualizzati (detti dispaly comportamentali), ossia delle competizioni non violente. Il maschio dominante (di 6-10 anni) si accoppia con tutte le femmine fertili del gruppo. Talvolta, alla fine del periodo riproduttivo, i maschi sono talmente debilitati da non riuscire a sopravvivere all’inverno successivo. Avvenuto l’accoppiamento, dopo 9 mesi di gestazione nasce un piccolo al peso di 14-16 chili. Alla nascita il pelo non è particolarmente folto e richiede 3 anni per completare la crescita. Il piccolo si sviluppa velocemente e segue la madre ovunque. A circa 3 settimane inizia a mangiare l’erba, an- che se è allattato sino all’inverno successivo. I piccoli giocano molto tra loro e con le piante circostanti. Le femmine iniziano a riprodursi dai 4 anni, generando un piccolo ad anni alterni. Il bue muschiato è un ottimo nuotatore e nell’acqua trova protezione dai predatori. Il principale predatore è il lupo, che riesce a predare giovani animali (subadulti) ai limiti del gruppo o isolati, i piccoli sfuggiti all’attenzione materna, oppure individui di oltre 10 anni. HABITAT Questo grande Bovide è presente in numero limitato nel nord del continente Americano (Canada e Alascka). Piccole popolazioni sono presenti pure nell’ex Unione Sovietica e in Norvegia. CURIOSITÀ Talvolta il gruppo di femmine è talmente numeroso, che il maschio, esausto, interrompe gli accoppiamenti prima della fine del periodo riproduttivo, continuando però ad allontanare i maschi competitori. Il bue muschiato appartiene alla sottofamiglia Caprinae e pertanto è più imparentato con la capra domestica (Capra hircus) che non con il bue (Bos taurus). ERPESTIDI I segreti di un predatore che tiene la testa alta Il suricato, l’animale che fissa l’orizzonte I l suricato (Suricata suricatta) è un piccolo mammifero carnivoro della famiglia degli Erpestidi. Il suricato è famoso per la sua postura eretta, spesso, durante il loro “turno di guardia”, restano in piedi sulle zampe posteriori fissando attentamente le pianure dell’Africa meridionale, dove vivono. Le madri possono addirittura allattare i piccoli in questa posizione. Le dimensione della specie sono piuttosto ridotte e simili a quelle di uno scoiattolo. La lunghezza massima, comprensiva della lunga coda, non supera i 60 centimetri, mentre il peso oscilla tra i 600 e i 1.200 grammi. Il corpo, ricoperto da un pelo dalla colorazione molto simile all’ambiente nel quale vive, è lungo ed esile e questo gli permette di essere particolarmente abile nel muoversi e intrufolarsi anche in spazi molto angusti. Ottimi guardiani del proprio territorio, i suricati si servono dei loro par- ticolari occhi allungati per avere una visuale molto ampia e grazie alla loro coda, che funge da strumento di equilibrio, possono assumere e mantenere per lungo tempo, una posizione eretta. HABITAT La specie è presente esclusivamente nell’Africa Meridionale e in particolare in Angola, Namibia, Sudafrica e Botswana. Il suo habitat è costituito da ampie pianure aride e desertiche e tende ad evitare le zone troppo ricche di vegetazione. VITA SOCIALE E COMPORTAMENTO Il suricato vive in comunità che contano anche trenta esemplari e che includono mediamente due o tre famiglie. È la femmina ad avere il comando su di queste, decidendo il luogo nel quale stanziarsi e avvertendo gli altri membri del gruppo quando è giunto il momento di dedicarsi alla caccia. L’alimentazione è costituita in prevalenza da piccoli anima- li, quali roditori, insetti piccoli rettili, uccellini (e anche un po’ di frutta), che vengono bloccati prontamente in terra con i lunghi artigli di cui l’animale è dotato. Pur essendo una specie molto territoriale, dunque pronta a difendere con forza il possesso di un luogo, non è raro vedere alcuni gruppi di suricati condividere la propria tana e il proprio ambiente con manguste o citelli. CORTEGGIAMENTO E All’interRIPRODUZIONE no del gruppo accade solitamente che sia la coppia dominante a cominciare il ciclo riproduttivo, spesso però vengono fecondate più femmine dello stesso gruppo. La gestazione dura circa tre mesi e in questo periodo la futura mamma predispone la tana per il parto. Alla nascita i cuccioli, generalmente quattro per ogni parto, sono completamente ciechi e si nutrono del latte materno per due mesi. Le mamme suricato sono molto protettive ed è in- teressante osservare come, quando deve necessariamente allontanarsi dalla tana per procacciare del cibo, essa affidi la tutela e il controllo dei piccoli a un altro fidato membro del gruppo. STRATEGIE Per proteggersi dai propri predatori le colonie di suricati hanno adottato interessanti strategie difensive. Alcuni fanno da vedetta, sorvegliando il cielo alla ricerca di uccelli rapaci che, come i falchi e le aquile. Un richiamo acuto e stridente è il segnale per tutti di mettersi al riparo. E mentre alcuni sono a bada del gruppo, altri si occupano di andare alla ricerca degli alimenti che compongono la dieta diversificata. Quando cacciano la piccola selvaggina, lavorano insieme e comunicano tra loro emettendo suoni simili alle fusa dei felini. Sono buoni cacciatori e talvolta vengono addomesticati per essere utilizzati contro i roditori. I gruppi utilizzano diverse tane e si spostano dall’una all’altra. Ogni tana consiste in un esteso sistema di stanze e di cunicoli che rimangono freschi anche sotto l’intenso sole africano. 4 anim Mercoledì, 17 ottobre 2012 ITINERARI Visita all’Esposizione permanente della pesca e della caccia A Brod na Kupi, orsi e cinghiali in Cervi, mufloni, cerbiatti... Gli orsi del Gorski kotar di Silvano Silvani BROD NA KUPI – Se volessimo parafrasare il detto “in ogni centro commerciale che si rispetti, troveremo tutto – dall’ago alla locomotiva…”, per il Museo della caccia e della pesca, inaugurato ufficialmente nell’agosto scorso, potremmo dire, senza il minimo timore di venire smentiti, che vi ci troviamo… “dal moscerino (settore pesca- inteso quale esca per i pescatori), al… leone e al rinoceronte (settore Africa)”. Ma che cosa ci fanno belve feroci tipiche del “Continente nero” nel cuore del Gorski kotar, precisamente a Brod na Kupi, a una dozzina di chilometri da Delnice, il “capoluogo” dell’area montana della Regione litoraneomontana? Di questo, un po’ più avanti. Ma andiamo per ordine, precisando subito che, ovviamente, si tratta di trofei di caccia donati da numerosi cacciatori, più o meno noti. A Brod na Kupi, quindi, poco più di due mesi fa, è stata inaugurata quella che viene definita l’Esposizione permanente della caccia, dell’agronomia forestale e della pesca. È stata allestita nell’antico Castello Zrinski, situato a una decina di metri dal valico di frontiera con la Slovenia, e completamente rinnovato per lo scopo. Ha subito attratto l’interesse di innumerevoli visitatori, visto che ci sono effettivamente tantissime cose da vedere. Non solo da vedere, ma anche da imparare, poiché il Museo o Esposizione che chiamar si voglia, ha un carattere principalmente educativo, senza dimenticare il lato turistico. ATMOSFERA SUGGESTIVA Dopo avere passato “in fretta” (si fa per dire), il piano terra (storia del Castello e dei suoi costruttori, settore pesca) e il primo piano del Castello, dove si può apprendere tutto sui boschi del Gorski kotar, con tutti gli annessi e connessi, compresi il taglio della legna, la loro estrazione e via dicendo, arriviamo al secondo piano dove sembra di trovarci effettivamente nel bel mezzo di un bosco dove, da tutte le parti, si presentano i suoi… “abitanti”. Troviamo, così, splendidi trofei di selvaggina: da quella feroce, tipo orsi di varie dimensioni, lupi, linci, a cervi, cinghiali, volpi, lepri e tanti uccelli. Tutti i trofei, debitamente imbalsamati, non lasciano indifferenti i visitatori. Il tutto, viene completato da un’atmosfera molto parti- colare e suggestiva, grazie agli apparecchi audiovisivi che, lo ripetiamo, fanno sembrare che gli animali siano effettivamente “vivi”. I più grandi meriti per l’allestimento di questa parte dell’Esposizione, va indubbiamente ai cacciatori e alle società venatorie del Gorski kotar, ma anche dell’intera Regione Litoraneo-montana e alle summenzionate persone che hanno deciso di donare i loro trofei, frutto di innumerevoli battute di caccia nell’area. Complessivamente, possiamo parlare di oltre duecento trofei di vario genere. COLLEZIONE VRHOVNIK Veniamo alla parte “africana”, citata più sopra. Effettivamente, nessuno potrebbe attendersi di trovare assieme a orsi e lupi, a trote o lucci e altri pesci d’acqua dolce, anche esemplari di leone, leopardo e addirittura una pelle di coccodrillo! I meriti per un fatto del genere, vanno a Damir Vrhovnik, noto imprenditore e politico fiumano (è stato direttore del cantiere navale “Viktor Lenac”, già deputato al Sabor), ma anche un valido e noto cacciatore. Ha donato circa 140 trofei, il cui valore è stato stimato attorno ai 100mila euro, frutto delle sue numerose battuta di caccia in una ventina di Paesi del mondo in quattro Continenti. Questo segmento è situato al terzo piano del Castello. Guardando nel suo insieme, l’Esposizione è veramente d’alta qualità. I meriti vanno principalmente ai membri delle Commissioni regionali per la caccia, la pesca e l’agronomia forestale, ai quali è spettato il compito di scegliere i trofei, visto che l’interesse dei donatori ha superato le aspettative. In seguito, si sono messi all’opera gli esperti dell’azieda zagabrese “Baština” S.r.l., ai quali, dopo il Museo dedicato all’uomo di Krapina, è stato affidato il compito di allestire anche questa esposizione a Brod na Kupi. I responsabili dell’Esposizione, non nascondono la soddisfazione per i risultati ottenuti fino a questo momento e, in primo luogo, per il numero di visitatori. In futuro, affermano, si farà in modo di ampliare ulteriormente l’offerta, nel tentativo di attirare un numero sempre maggiore di persone. Tra le peculiarità del luogo, anche la vicinanza del confine, per cui non dovrebbe mancare nemmeno l’interesse dei turisti stranieri. mali Mercoledì, 17 ottobre 2012 5 n compagnia di leoni e coccodrilli! Il Castello Zrinski BROD NA KUPI – Dai documenti storici a disposizione, veniamo a sapere che il Castello di Brod na Kupi, è stato costruito dal conte Petar Zrinski (bano, condottiero militare e poeta croato, sposato con Ana Katarina Frankopan-Zrinski, sorellastra di Fran Krsto Frankopan) nel 1651 sul luogo dove, nel XV secolo, sorgeva un castello in legno. Quello “nuovo”, in sasso e cemento, era adibito non solamente a fortificazione per la lotta contro i Turchi, ma anche ad abitazione e luogo di riposo e ristoro per le varie carovane di passaggio. Quasi tre secoli e mezzo più tardi, l’impianto è stato trasformato in un luogo per la salvaguardia del passato e ciò grazie all’interesse della Regione Litoraneo-montana, della Città di Delnice e dell’Ente forestale croato (Hrvatske šume). Il valore complessivo del restauro è ammontato a 8,3 milioni di kune, dei quali la Regione ne ha stanziato 4 milioni. I lavori hanno avuto inizio nell’ottobre del 2008 e sono stati portati a termine nell’agosto scorso.Il castello ha una superficie complessiva di 786 metri quadrati suddivisi su quattro livelli. Il Museo, chiuso di lunedì, può essere visitato il martedì, il mercoledì e il giovedì dalle 10 alle 18, il venerdì il sabato e la domenica dalle 10 alle 20. Il prezzo del biglietto d’ingresso ammonta a 15 kune per gli adulti e a 10 kune per i bambini, gli alunni, gli studenti e i pensionati. In caso di visite di gruppo il prezzo del biglietto d’ingresso scende a 10 kune per gli adulti e a 5 kune per i bambini, gli alunni, gli studenti e i pensionati. La visita guidata delle collezioni dura mediamente tra i 35 e i 40 minuti. La pelle di coccodrillo è uno dei cimeli più ammirati della Collezione africana Il leone imbalsamato è uno dei trofei donati da Damir Vrhovnik al Museo Il Castello Zrinski a Brod na Kupi 6 animali Mercoledì, 17 ottobre 2012 FATTI La Tanzania mette in allerta gli animalisti Commercio internazionale di avorio DODOMA – La Tanzania ha presentato una formale richiesta alla Convenzione Internazionale per il commercio delle specie protette per poter vendere al Giappone e alla Cina 100 tonnellate d’avorio prese dalle sue scorte. Il Paese est africano ha anche chiesto di abbassare il livello di protezione di cui godono gli elefanti come specie tutelata, per consentire il commercio di trofei di caccia e di pellami; i proventi derivanti dalla vendita saranno utilizzati esclusivamente, sostiene il governo tanzano, per la tutela degli animali e per finanziare programmi di sviluppo della fauna selvatica del Paese. La richiesta governativa è stata subito condannata dalle organizzazioni ambientaliste che hanno etichettato la richiesta come “ridicola”, affermando che questa iniziativa viene presa proprio quando il bracconaggio di specie protette sta vivendo una nuove e più forte recrudescenza. Una vendita una tantum, so- RECENSIONE stengono le associazioni, sarebbe un incentivo per i cacciatori di frodo, fornendo una scappatoia per immettere nel circuito di vendita anche l’avorio derivante dal bracconaggio. In Africa però già quattro Paesi hanno ottenuto l’autorizzazione a vendere le riserve d’avorio e questo fa temere che il permesso possa essere concesso anche al governo di Dodoma. Un segnale diverso arriva, invece, dal Gabon che l’estate scorsa ha bruciato le sue riserve di avorio (derivate dai sequestri), per sottolineare il suo impegno contro il bracconaggio. “Il Gabon – ha affermato il presidente gabonese, Ali Bongo –, intende rafforzare le pene per combattere questo fenomeno. Uno sforzo, però, che richiederà una maggiore cooperazione giuridica internazionale”. Un riferimento non troppo velato alle pene non proprio severe previste, nei Paesi consumatori, per chi commerci in avorio illegale. (adnk) Il nuovo libro di Licia Colò «C’era una volta una gatta» RICERCA Una scoperta americana Anche i topi cantano Editore: Mondadori Collana: Oscar bestsellers Anno di pubblicazione: 2011 Pagine: 143 Codice EAN: 9788804607939 Il cane è il miglior amico dell’uomo. Ma anche gatti, civette, cavalli, rondoni, passerotti e persino cavallette sono capaci di gesti d’amore e di fedeltà; tutto sta nel dare loro la possibilità di esprimerli. Lo dimostrano le storie raccolte in “C’era una volta una gatta”, l’ultima fatica letteraria della popolare presentatrice televisiva Licia Colò, per i tipi della Mondadori. Storie vere, commoventi ed emblematiche della profonda e inspiegabile relazione fra gli esseri viventi dello stesso Creato. Storie di grande semplicità, come quella di Puccio che resta accoccolato per sette giorni sulle gambe del suo padrone morente, o come quella di Fulvo, cane randagio che allatta cuccioli di volpe rimasti orfani. Oppure storie più particolari, come quella della civetta Gigia che chiede asilo a una signora in carrozzella e che prende il volo, mesi dopo, quando la signora ritorna a camminare sulle sue gambe. O, ancora, quella del gatto Federico che in qualche modo fa capire al suo padrone che sta per sposare la donna sbagliata. Licia Colò Chi pensa che gli animali ci siano vicini solo per mere ragioni utilitaristiche è perché non ha mai avuto la fortuna di sperimentare l’affetto sincero di un animale. Licia Colò, invece, questa fortuna l’ha avuta eccome. La sua vita è stata radicalmente cambiata dall’incontro con Pupina. La protagonista dei due bestseller Cuore di gatta e L’ottava vita ha lasciato un’impronta molto profonda anche nell’animo di tante persone, che si sono commosse nel leggere una storia uguale a milioni di altre e proprio per questo perfettamente riconducibile alla diretta esperienza di tanti. Alcuni di questi hanno preso carta e penna e hanno inviato la loro storia d’amore animale alla Colò, con l’intenzione di condividerla con gli altri lettori. C’era una volta una gatta soddisfa il desiderio di ricordare tanti piccoli amici e la indimenticabile vibrazione che hanno saputo suscitare nel cuore degli esseri umani. Tutti i proventi del libro saranno devoluti al Fondo Pupina, nato all’interno della Onlus di animali e animali (www.animalieanimali.it) e investiti per curare e salvare i gatti più bisognosi. (kb) NEW ORLEANS – Anche i topi cantano. A dirlo è uno studio della Tulan University di New Orleans secondo cui le funzioni celebrali che negli esseri umani e in alcune specie di uccelli sono preposte alla modulazione dei suoni sono presenti, in una forma più rudimentale, anche in questi animali. Questi piccoli roditori sarebbero dotati della capacità di regolare le loro voci e di cambiare addirittura l’intonazione in maniera simile a quella degli esseri umani, dei pipistrelli e di un gruppo di uccelli e mammiferi di grandi dimensioni. Fino ad ora ai topi era riconosciuta solo la capacità di emettere ultrasioni per attrarre i compagni, ma i ricercatori hanno scoperto che quando due topolini di specie diversa vengono fatti stare insieme per un determinato periodo di tempo, lentamente iniziano a coordinare l’intonazione delle loro emissioni vocali come in presenza di una sorta di apprendimento sonoro. La conferma che la capacità di “cantare” sia parte del patrimonio genetico dei topolini è arrivata con alcuni esperimenti durante i quali gli scienziati hanno danneggiato le cellule che si pensava controllassero la funzione “canora” riscontrando che in quel caso i topi non riuscivano più a mantenere l’intonazione. Lo stesso accadeva nel caso dei topi sordi. Naturalmente questo studio non dimostra che sentiremo cantare i topi come fossero usignoli, ma semplicemente che la capacità di modulare i suoni non è completamente assente in questa specie di animali. “I topi – ha dichiarato il dottor Erich Jarvis, a capo del team di studiosi che ha fatto la scoperta –, hanno delle versioni limitate delle strutture preposte all’apprendimento vocale che sono presenti negli esseri umani e negli uccelli in grado di riprodurre suoni complessi”. (tgc) animali 7 Mercoledì, 17 ottobre 2012 ASSOCIAZIONI Dal 1950 al servizio dei nostri migliori amici La Lega nazionale per la difesa del cane D di Marco Grilli al 1950, anno della sua fondazione, la Lega nazionale per la difesa del cane (www.legadelcane.org) opera in tutta Italia per aiutare gli animali in difficoltà, abbandonati e maltrattati. Giuridicamente riconosciuta nel 1964, quest’associazione – con sede a Milano e 95 sezioni diffuse in 17 regioni – è privata, apartitica, senza fini di lucro e “persegue i suoi fini postulando e diffondendo la unitarietà dei fondamentali valori morali, naturalistici, ecologici, ambientali, nella consapevolezza che la salvaguardia di una specie deve rientrare in una cultura protezionistica globale”, come si legge nel suo Statuto. Alcuni tra i suoi principali scopi sono quelli di creare un movimento di opinione pubblica in favore degli animali in genere e del cane in particolare, di difendere i cani da ogni crudeltà e abuso, di costruire e gestire rifugi per gli esemplari abbandonati e dispersi, combattendo il randagismo, di addestrare cani guida per ciechi, di promuovere iniziative in ogni campo di difesa zoofila, ed infine di operare per giungere all’abolizione della vivisezione. Grazie al sostegno dei soci ed all’impegno dei volontari, ogni anno la Lega del Cane riesce a salvare migliaia di esemplari abbandonati o maltrattati, accudendoli nei propri rifugi e cercandogli una sistemazione adeguata e sicura in famiglia. Questo è infatti l’obiettivo principale dell’associazione, che pensa ai rifugi solamente come situazioni provvisorie. Prima dell’adozione, i cani abbandonati sono seguiti giornalmente dai volontari, che provvedono a curarli e assisterli (tutti gli ospiti sono microchippati, sverminati, vaccinati e sterilizzati). Da un lato, quindi, la Lega del Cane provvede a gestire i canili rifugio e tutelare il benessere animale, dall’altro, organizza campagne di sensibilizzazione, educazione e informazione, volte a sollecitare un interesse crescente verso la zoofilia. Esistono vari modi per sostenere le attività dell’associazione, dalla semplice donazione al tesseramento, dal 5 per 1000 allo shopping sul sito internet, dagli attimi di solidarietà (l’acquisto di bomboniere solidali per i momenti felici) all’adozione a distanza, fino al lascito testamentario. VOLONTARIATO Questi primi 60 anni di attività, lotte e successi per la causa animalista sono stati possibili solamente grazie all’impegno dei soci e dei volontari. “Entrare a far parte della Lega nazionale per la difesa del cane significa schierarsi dalla parte degli animali e di chi li ama, significa offrire a ogni essere vivente la possibilità di vivere sotto lo stesso cielo. Crediamo che i diritti non siano qualcosa di astratto e che a dare loro concretezza siano i gesti d’impegno quotidiani, anche piccoli e alla portata di tutti”, scrive l’associazione nel suo manifesto per la campagna di tesseramento. Per diventare volontari basta, invece, contattare la sezione più vicina alla propria città. Unici requisiti richiesti: una forte carica umana, una buone dose di disponibilità e un pizzico di umiltà. Sacrifici ampiamente ripagati dalla riconoscenza, lo scodinzolio e lo sguardo affettuoso di chi torna a sentirsi importante per le cure altrui, riacquistando dignità e speranza. Negli ultimi anni la Lega del Cane ha avviato una proficua collaborazione con esperti di comportamento animale, che affiancano l’opera dei volontari per gestire le situazioni più complicate, ossia il recupero di quei randagi che giungono al rifugio in difficili condizioni psicologiche a causa dei maltrattamenti subiti, del trauma dell’abbandono o della precedente permanenza in canili-lager. In molti casi, quindi, le adozioni in famiglia sono rese difficili da alcuni fattori, quali l’età anziana del cane, le precarie condizioni di salute che richiedono cure speciali, il carattere reso difficile dalle dure esperienze passate. ADOZIONE A DISTANZA Per ovviare a tali inconvenienti la Lega del Cane propone l’adozione a distanza, un gesto semplice e di grande affetto che consente di continuare a seguire nel miglior dei modi i cani che vivono nei rifugi e al donatore di ricevere tutti gli aggiornamenti sul trovatello prescelto. C’è di più. L’adozione a distanza può anche esser regalata con varie formule, col destinatario del dono che riceve il certificato di adozione personalizzato. L’opera di assistenza nei rifugi procede di pari passo con le varie campagne promosse dall’associazione, che comprendono la lotta all’abbandono, al randagismo, ai combattimenti tra cani, agli avvelenamenti, alla vivisezione, per arrivare alle necessità delle sterilizzazioni e dell’adozione di tutte quelle misure in grado di prevenire il fenomeno dell’abbandono, quali la ricerca delle migliori condizioni per il trasporto degli animali e per la loro accoglienza nelle strutture ricettive durante la stagione estiva. Slogan efficaci (“Abbandonato. Evitate la vergogna di un marchio indelebile”; “Se cerchi il tuo migliore amico cercalo in un canile”) e testimonial d’eccezione (ad esempio il comico Giorgio Panariello) chiudono il cerchio di queste attività di educazione e informazione, arricchite dalle numerose iniziative promosse dalle varie sezioni. Quest’anno la campagna contro il randagismo e a favore dell’adozione responsabile, svolta in collaborazione con ENAP e LAV, è stata promossa dal Concorso “Miss Italia”. “Questa iniziativa, a cui va il nostro plauso, rappresenta un altro importante passo in avanti nella lotta al randagismo. L’ultimo Rapporto Italia di Eurispes rappresenta un’autorevole e indiscutibile conferma del sostegno espresso dagli italiani alle battaglie combattute dalle associazioni animaliste, per garantire agli animali il riconoscimento e la piena tutela dei loro diritti. (...) Ma il fenomeno dell’abbandono dei cani è purtroppo ancora molto presente nel nostro Paese, ed è una piaga che incrementa le svariate problematiche relative alla diffusione del randagismo. Per questo proseguiremo con tenacia in questa battaglia, puntando a incidere sia attraverso la promozione di una cultura e un’educazione alla cura e alla “relazione” con gli animali, sia attraverso un inasprimento delle pene già previste contro chi si macchia di questo reato», ha dichiarato Laura Rossi, presidente della Lega nazionale per la difesa del cane. ABBANDONI L’abbandono di animali, reato punito con il carcere fino a un anno o un’ammenda fino a 10mila euro, è un turpe fenomeno ancora presente in Italia, soprattutto nel Sud e nelle Isole. Ad oggi sono circa 200mila i cani detenuti nei rifugi, senza contare gli oltre 400mila che vivono in strada. Occorre quindi una forte vigilanza sull’applicazione delle leggi per la prevenzione del randagismo, che può esser combattuto anche con le sterilizzazioni. “La sterilizzazione. Un gesto d’amore” è infatti il nome di una delle più importanti campagne promossa dalla Lega del Cane, patrocinata dal ministero della Salute, ANMVI e Mediafriends. Tanto impegno e volontariato è stato coronato da successi importanti. Limitandoci ad alcuni di quelli più recenti, citiamo il provvedimento votato dal consiglio regionale dell’Abruzzo per la “diffusione di metodologie alternative alla sperimentazione animale”, l’accordo fra Trenitalia e la Federazione italiana associazioni diritti animali ambiente, che dal 25 luglio ha aperto le porte dei “Frecciarossa” anche per i nostri amici a quattro zampe, ed infine l’approvazione da parte della Camera dei Deputati dell’integrazione all’articolo 138 del Codice Civile secondo la quale “le norme del Regolamento condominiale non possono vietare di possedere o detenere animali domestici”. La Lega del Cane prosegue positivamente anche la sua opera di interlocuzione a livello istituzionale, essendo una protagonista del “Gruppo ristretto benessere animali d’affezione” costituito dal sottosegretario al Welfare, Francesca Martini. Chiudiamo con una notizia che più di ogni altra farà felice la Lega del Cane: il boom delle adozioni di cani abbandonati, quella rivincita del “bastardino” che segna un’importante svolta culturale, in linea coi propositi degli animalisti. 8 animali LA FOTO DEL MESE Una ragazza «ricchissima» Mercoledì, 17 ottobre 2012 AGENDA Associazioni “Snoopy” - Pola: Gsm: 098/923-0461 Web: www.snoopy.hr Canile di Pola Tel: 052/541-100 Gsm: 098/855-066 Società per la protezione degli animali di Fiume Gsm: 098/649-939, 098/814-775 e 095/536-4548 Web: www.azil.org “Lunjo i Maza” - Laurana Gsm: 091/763-8892 Web: www.lunjoimaza.org Associazione per il benessere e la tutela dei gatti “Mijau” Gsm: 091/543-5819 Associazione amici degli animali “Capica” Fiume Gsm: 098/264-892 e 092/285-9622 Web: www.capica.hr Gruppi cinofili FIUME – Deve essere enormemente ricca la ragazza immortalata dal nostro fotoreporter in via Dolac a Fiume. Come facciamo a dirlo pur non conoscendo la morettina della foto? Semplice, lo intuiamo dalla foto nella quale la vediamo in compagnia di quattro cani. I cani sono i migliori amici dell’uomo e chi trova un amico, in questo caso ben quattro, trova un tesoro... in questo caso ben quattro “fortune”. (kb) ATTUALITÀ Il cane di Katarina CHARLOTTE – Un cane perso sette anni fa durante l’uragano Katrina è stato ritrovato mentre vagava da solo nella Carolina del Nord. Si chiama Shory e ha 15 anni. Il cagnolino era stato lasciato dalla famiglia che, dopo aver perso la casa a per via dell’uragano, era stata evacuata da New Orleans. Il ritrovamento è avvenuto quando un signore lo ha visto da solo per la strada, mentre vagava. Dopo averlo portato in una clinica veterinaria i veterinari hanno scoperto che l’animale aveva un chip che lo collegava con la famiglia della Louisiana. I legittimi proprietari hanno dichiarato di volere indietro il proprio animale, mentre chi se ne è preso cura negli ultimi anni, sostiene di essersi messo in cerca del cagnolino appena perso. Di sicuro, però, la clinica spera che il cane ritorni a casa, a New Orleans e sta cercando qualcuno che paghi per il trasporto. (tgc) Società cinofila “OPATIJA” Casella postale 12, 51410 Abbazia Tel: 051/250-555 Società cinofila “RIJEKA” Via dei combattenti di Valscurigne 2a, 51000 Fiume Tel: 051/216-030 Gsm: 091/563-4460 E-mail: [email protected] Club di cinofilia sportiva “RIJEKA” Via Kumičić 38, 51000 Fiume Tel: 051/421-457 Gsm: 091/120-8975 E-mail: [email protected] Associazione cinofila “BUZET” Piazza Fontana 7, 52420 Pinguente Tel: 052/773-654 Gsm: 098/207-689 E-mail: [email protected] Associazione cinofila “LABIN” Vines, Casa di cultura s.n., 52220 Albona Gsm: 098/610-801 E-mail: [email protected] Società cinofila “POREČ” Via Mauro Gioseffi s.n., 52440 Parenzo Tel: 052/431-530 Società cinofila “PULA” Via Marulić 4/I, 52100 Pola Tel: 052/535-041 Società cinofila “ROVINJ” Via della 43.esima divisione istriana 34, 52210 Rovigno Tel: 052/829-041 Gsm: 091/568-2781 E-mail: [email protected] Club “ISTARSKI GONIČ” Via Albona s.n., 52470 Umago Tel: 052/756-006, 052/742-101 e 052/742-019 Società cinofila “PAZIN” 52000 Pisino Tel: 052/624-361 Gsm: 091/624-7210 Società cinofila “ISTARSKI GONIČ” Via dell’Istria 36, 52460 Buie Tel: 052/742-884 Gsm: 091/252-8165 Il girasole Porpetto (Udine) tel/fax: +39 0431 60375 Società venatorie Federazione italiana della caccia Via Salaria 298/A, 00199 Roma Tel: +39/06/8440941 Fax: +39/06/844094217 Web: www.federcaccia.org Federazione croata della caccia Via Vladimir Nazor 63, 10000 Zagreb Tel: 01/48-34-560, 01/48-34-559 Fax: 01/48-34-557 Web: www.hls.com.hr Federazione slovena della caccia Via Župančič 9, 1000 Lubiana Tel: +386/01/24-10-910 Fax:+386/01/24-10-926 Web: www.lovska-zveza.si Associazione venatoria di Capodistria Via del distaccamento istriano 2, 6000 Capodistria Tel: +386/041/427-321 E-mail: [email protected] Associazione venatoria di Isola Baredi 20, 6310 Isola Tel: +386/041/327-650 E-mail: lovska.druzina.izola @siol.net “Platak” – Fiume Via Frane Rački, 51000 Fiume Gsm: 091/537-0818 “Lane” – Abbazia Via M.Lahinja 14, 51410 Abbazia Tel: 051/271-515 Fax: 051/718-913 Gsm: 091/272-6921 “Kobac 1960” – Laurana Via Maresciallo Tito 84, 51415 Laurana Tel: 051/292-461, Gsm: 091/912-2143 “Perun” – Draga di Moschiena Mošćenice 21, 51417 Draga di Moschiena Tel: 051/737-441 Fax: 051/739-030 Gsm: 091/794-2590 “Kamenjarka” – Lussinpiccolo Casella postale 96, 51550 Lussinpiccolo Gsm: 098/240-864 “Orebica” – Cherso Via 20 travanj 3, 51557 Cherso Gsm: 098/864-894 “Lisjak” – Castua Šporova jama 2, 51215 Castua Tel: 051/543-238 Gsm. 091/790-7148 SCIENZA Un passo avanti nella lotta all’infertilità KYOTO – Sono nati in ottime condizioni di salute e hanno dimostrato di essere fertili i primi cuccioli di topo generati in laboratorio grazie a ovuli fabbricati in provetta da cellule staminali. Il successo dell’esperimento, che dimostra come le staminali siano una promessa per rigenerare la perduta fertilità femminile, viene annunciato dai ricercatori giapponesi dell’Università di Kyoto, che sulla rivista Science hanno presentano le prime cucciolate ottenute con un metodo che potrebbe rivoluzionare la lotta all’infertilità. (a) Anno V/ n. 54 del 17 ottobre 2012 “LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat edizione: ANIMALI / e-mail: [email protected] Redattore esecutivo: Krsto Babić / Impaginazione: Denis Host-Silvani Collaboratori: Giorgio Adria, Marco Grilli, Igor Kramarsich, Claudia Lanciotti, Valentino Pizzulin e Silvano Silvani Foto: Zlatko Majnarić e d’archivio