Fisiologia 14/03/2013 Prof.ssa Metro Riprendiamo il discorso della volta scorsa, dobbiamo solamente completare la parte che riguarda i neuroni e poi parleremo della glia e degli astrociti in modo particolare. Avevamo fatto riferimento al discorso della sclerosi multipla, avevamo fatto la differenza tra una guaina che può essere riprodotta, risintetizzata, e una guaina che una volta distrutta non può essere riformata, e mi riferisco agli oligodendrociti. Quando la guaina è lesionata, (l’altra volta accennavo alle placche di demielinizzazione), la malattia si chiama sclerosi a placche. Ciò può avvenire in numerosi casi, tra le varie cause della sclerosi multipla si parla di malattie autoimmuni, infatti, può essere che il sistema immunitario reagisca contro un componente del nostro organismo come se fosse estraneo e quindi potrebbe aggredire e distruggere la mielina. La conseguenza sappiamo qual è: una volta che la guaina è danneggiata, è come se fosse erosa, il manicotto si disgrega a causa delle placche che aumentano con il tempo e la trasmissione dell’impulso è interrotta, prima è rallentata e poi interrotta. Fintanto che è rallentata i pazienti, hanno periodi di remissione e di recupero, quando si arriva a un tale livello di demielinizzazione in cui la trasmissione è interrotta, non c’è nulla da fare, questo è il caso della sedia a rotelle. L’ultima cosa che volevo aggiungere è il discorso della rigenerazione, nel senso che, abbiamo detto tante volte che i neuroni perdono la capacità di replicarsi, infatti, vengono sempre considerate le famose cellule perenni che non possono dare nell’arco della vita nuove cellule, spesso abbiamo detto che la mitosi nel neurone non può avvenire. Il tessuto nervoso, quindi non è più in grado di generare in seguito a lesioni nuovi neuroni, però il soma si può rigenerare, nel senso che, in seguito a lesione di un assone, il soma è in grado di rigenerare il moncone periferico e questo può avvenire grazie al flusso delle varie sostanze e metaboliti lungo l’assone. Si parla di degenerazione Walleriana ogni qual volta si ha degenerazione dell’assone, di un segmento distale di un nervo, quando c’è lesione, una parte dell’assone degenera e sparisce. Una volta avvenuta la degenerazione, c’è una possibilità che il nervo si riformi. Ma se il nervo si può riformare, perché quando ci sono delle serie lesioni del nervo, il deficit rimane? Quante volte capita che un soggetto ha un problema, una ostruzione di nervo, e poi via via questo si rigenera? Il problema è che il decorso che seguirà il nervo non sarà più lo stesso: ecco il motivo per cui anche se si ripristinano parzialmente le funzioni, esse non saranno identiche. Immaginiamo un paziente con lesione da Herpes zoster che si verifica molto frequentemente quando viene compromesso il facciale, la sindrome di Ramsay Hunt che si manifesta con una emiparesi del facciale e magari col tempo si recupera, certo il paziente inizialmente ha occhio spalancato, deformazione della bocca, ma piano piano con cure, manipolazioni e stimolazioni, riesce a recuperare, anche se il decorso del nervo non è più lo stesso, e quindi probabilmente rimarrà con dei deficit. Quando c’è il taglio, si ha la completa degenerazione del moncone distale e di tutta la guaina mielinica. Nel moncone distale si osserva la frammentazione di questa guaina, sia dell’assone che della guaina mielinica. Questa degenerazione, è anche trans-sinaptica, perché anche la porzione prossimale del neurone danneggiato rivela segni di frammentazione, lesione, poi succede che le cellule di Schwann iniziano a formare una sorta di “tubo” per iniziare la rigenerazione. Tutti i detriti vengono fagocitati grazie ai macrofagi che eliminano tutta la parte distrutta, i detriti sono eliminati e l’assone comincia a emettere delle “gemme” come se facesse dei nuovi rami. L’accrescimento dei prolungamenti è guidato da questo tubo e si comincia a rigenerare. I prolungamenti si allungano e crescono 3-4 mm al giorno, la crescita è molto lenta e dopo mesi si può avere il ristabilimento, però si possono verificare errori di connessioni. Anche la ricrescita di questo assone, nel tempo può dare problemi perché anche se rigenerato non segue più il decorso di prima. Questo fenomeno si chiama rigenerazione e quello precedente degenerazione Walleriana cui fa seguito la rigenerazione. D’altra parte la plasticità col tempo comporterà una serie di modificazioni, anche la glia ha una funzione importantissima nei fenomeni di formazione di cicatrici astrocitiche nei punti dove sono avvenute lesioni, nel rilascio di fattori di crescita, il famoso fattore di crescita nervoso, però con tutti i punti interrogativi che possono esserci. La volta scorsa abbiamo detto che in un neurone arrivano una miriade di contatti perché è chiaro che non c’è un rapporto 1:1 ma è un rapporto in cui più contatti sinaptici ci sono, meglio è, quindi di conseguenza noi vediamo un soma e poi tutti i contatti sinaptici. Il numero dei contatti sinaptici influisce molto sul funzionamento del nostro sistema nervoso, quindi non è tanto il numero dei neuroni ma il numero dei contatti, per cui è importantissima la struttura che prende il nome di sinapsi che è il punto di giunzione tra due neuroni o tra un neurone e la cellula o le fibre muscolari. Questa sinapsi ha una struttura che da un punto di vista funzionale può essere di vari tipi, infatti abbiamo sinapsi elettriche, chimiche , ma quelle più descritte sono quelle chimiche. La parte dell’elemento presinaptico, cioè del primo neurone che entra in rapporto con il secondo neurone è proprio il bottone terminale, quindi è l’ultima parte dell’assone che prende contatto indiretto, con un rapporto di contiguità e non continuità perché, anche se esiste lo spazio tra un neurone e l’altro, definito spazio sinaptico, questo è molto piccolo. È molto importante la presenza di queste strutture che non vanno confuse con le false sinapsi che sono dei punti di un neurone che prende contatto con un altro neurone in cui non c’è una giunzione vera e propria. Di norma è il bottone terminale dell’assone che prende rapporto con la parte di un altro neurone. Quindi distingueremo il terminale presinaptico e quello post sinaptico ma avremo comunque delle ultra struttura particolari. Queste palline rosse che vedete sono delle vescicole che nel caso specifico sono di natura chimica deputate a contenere una sostanza chimica che prende il nome di neuroregolatore, poi vedremo nel caso specifico che si tratta di un neuro trasmettitore che viene rilasciato e si va a legare a questi recettori. Alla fine distingueremo, dove c’è il bottone terminale, una piccola membrana che si chiama membrana presinaptica e poi dall’altra parte invece una membrana post sinaptica, lo spazio varia a seconda del tipo di sinapsi perché lo spazio o il vallo sinaptico può essere più piccolo o più grande in base al tipo di sinapsi e poi avremo molte differenze a livello di ultrastruttura tra i vari tipi di sinapsi. Facendo il confronto, nella parte presinaptica avremo mitocondri, numerose vescicole che conterranno il regolatore; nella parte post sinaptica non ci sono le vescicole ma troveremo molti microtubuli e neurotubuli. Il neurone può prendere contatti diversi e quindi il bottone terminale può connettersi con dendriti e dare sinapsi asso-dendritiche. Dal punto di vista della terminologia si usa dire neurone pre e post sinaptico, membrana pre e post sinaptica e vallo sinaptico o spazio in cui viene lasciato tra il primo e secondo neurone. GLIA Secondo le statistiche il nostro cervello ha circa 100 miliardi di neuroni, il peso dell’encefalo è circa 1,300 kg per i maschi, per le donne 1,170 kg, tuttavia il peso del cervello non è in rapporto all’intelligenza, tant’è vero che il cervello di Dante Alighieri pesa circa 1,200 kg e il cervello più grande ed era 2,850 kg fu trovato in un idiota! I neuroni sono pochissimi a confronto di tutte le altre cellule non eccitabili di tutto il sistema nervoso perché occupano solo il 10% dello spazio. Solomon diceva che noi, del nostro cervello sfruttiamo meno del 10%, è come avere un grandissimo panfilo e girare nel porto! Noi effettivamente non lo utilizziamo del tutto, le capacità in questo sistema nervoso sono talmente tante che se venisse usato tutto sarebbe impossibile. L’intelligenza come anche la memoria si deve allenare, si consiglia infatti, alle persone anziane di fare le parole crociate proprio per questo motivo, per stimolare la memoria con test, enigmistica per mantenere una certa elasticità che aiuterà certamente. Quindi ci sono molte cose, ma la genetica influisce? Sicuramente la dote di natura c’è, però non si parla a livello geniale, il genio è un altro discorso, noi stiamo parlando di gente comune, della massa. Bisogna utilizzare il cervello e trovare il sistema: ci sono spesso studi sulla memoria in cui si fa riferimento a qualcosa, ci sono test per valutare il livello dell’intelligenza, ma è una cosa soggettiva e soprattutto è difficile poter dire che uno è intelligente e uno no, perché uno può essere intelligente sotto certi aspetti e sotto altri no, magari nei calcoli e nelle altre cose no! Uno può avere più sviluppata solo una forma di intelligenza. Domanda: ma una componente genetica può influire? Certamente, c’è familiarità, eredità genetica, tante cose possono influire, anche l’ambiente in cui si cresce e poi anche il livello culturale, magari si trovano una persone con doti che magari non sono sfruttate e infatti vengono mandati in istituti particolari. Secondo una ricerca, pare abbiano attribuito l’autismo a una conseguenza del fallimento dei processi di sfoltimento dell’eccesso del numero dei neuroni tra le 10 e le 20 settimane di gestazione, quindi troppi neuroni non vanno bene, perché questi vanno via via “morendo” e la parte rimanente deve supplire. La corteccia prefrontale dei bambini autistici presenta il 60% di neuroni in più rispetto ai soggetti normali, ecco perché hanno fatto indagini e hanno visto che anche a livello corticale, di circonvoluzioni, ci sono delle differenze; una volta si diceva che dal punto di vista organico non c’è differenza, invece non è così, infatti il bambino autistico ha un problema a livello di neuroni. Oltre i neuroni ci sono le famose cellule non eccitabili del sistema nervoso che hanno il nome di glia che deriva dal greco “colla” che si pensava non servissero a nulla, era come una sorta di connettivo tra gli spazi liberi dei neuroni, tra l’altro un numero elevatissimo perché supera di 9-10 volte quello dei neuroni e per molto tempo si attribuì solo la funzione di sostegno e supporto. In realtà le cose non stanno così, all’inizio del XX secolo, era nato un falso mito che noi usiamo il 10% del cervello per pensare, quello che serve veramente è ridotto al 10%. Le cose stanno diversamente e quindi vale la pena studiare gli elementi non neuronali del Sistema Nervoso. Gli astrociti quindi che funzione possono avere? Il neurone è l’unità fondamentale del tessuto nervoso, è un’unità funzionale, anatomica, genetica, ma noi tendiamo a dire unità fondamentale perché il termine unità funzionale lo riserviamo al neurone -capillare- cellula gliale o astrocita, quindi vuol dire che il neurone senza astrocita non fa un percorso molto lungo. Gli elementi non neuronali sono così classificati: noi parliamo di glia o nevroglia, o macroglia (si preferisce usare i termini macroglia e microglia), è il 40% circa del volume della corteccia cerebrale e comprende astrociti e oligodendrociti. Poi abbiamo la microglia e sono questi macrofagi che sono tutte cellule con funzione fagocitaria, li abbiamo visti anche nella degenerazione Walleriana che entrano in gioco per fagocitare e poi ci sono le cellule ependimali che sono delle cellule che rivestono i ventricoli, il canale centrale del midollo spinale, l’epitelio che riveste questi plessi corioidei che sono in pratica plessi corioidei o coroidei, sono presenti nel ventricolo. Sono cellule che nominiamo perché esistono, ma cercheremo di focalizzare l’attenzione sugli astrociti. ASTROCITI Mentre la macroglia ha la stessa origine embriologica del neurone, la microglia deriva dal mesoderma, in particolare dai macrofagi, ha il compito di riparare i tessuti danneggiati. Perché entrano nel processo? Perché eliminano i detriti, i rifiuti. Gli astrociti li dividiamo in 2 grossi gruppi, famiglie: astrociti fibrosi e astrociti protoplasmatici. Quelli che si trovano nella sostanza bianca sono i fibrosi, quelli che troviamo nella sostanza grigia sono i protoplasmatici, quindi li dividiamo in queste due famiglie. Le funzioni degli astrociti sono parecchie e si suole dividerle in questa maniera, cioè si parla di funzioni di supporto meccanico, supporto chimico e supporto trofico. Gli astrociti hanno questo nome perché lo dimostra la forma a stella, più che un astro, sembra più una stella marina perché ha tutta una serie di braccia, che avvinghiano tutte le cellule adiacenti, è una struttura particolare. Gli oligodendrociti presentano dei precursori che evolvono in oligodendrociti ma alcune volte questi precursori, evolvono in polidendrociti o sinantrociti e queste costituiscono il 5-8% delle cellule che compongono il sistema nervoso. Rimangono come tali anche nel cervello sviluppato, quindi, dopo l’evoluzione, alcune si trasformano in oligodendrociti altre restano tali e quali e sono cellule particolari perché costituiscono il numero maggiore di cellule che hanno capacità mitotica, sono cellule soggette a mitosi anche nel cervello adulto e i neuroni creano sinapsi con queste cellule, non si sa il perché. La loro funzione è in parte sconosciuta e per questo sono oggetto di studio, e forse tra pochi mesi ne sentiremo parlare e si scoprirà qualcosa di nuovo a proposito. Questo è un astrocita fibroso e questo un astrocita protoplasmatico: apparentemente non vi sono grosse differenze, perché la forma è pressoché la stessa, ma è completamente diversa rispetto ad altre cellule della glia, vedete la microglia, gli oligodendrociti, quindi la differenza è abbastanza notevole, queste sembrano veramente delle stelle. L’astrocita avvinghia tutte le strutture adiacenti in un modo molto caratteristico perché entra a far parte della barriera emato-encefalica, contribuisce alla formazione delle giunzioni strette, quindi svolge tante funzioni con i prolungamenti. Se noi osserviamo attentamente, noteremo questo filamento astrocitico che ingloba un capillare, così avremo la triade neurone-astrocita-capillare, la famosa unità morfo-funzionale del Sistema Nervoso. Qui si attacca al neurone, qui fa sinapsi con questo assone, qui si avvinghia ad una membrana basale: è una cellula che chiude tutti gli spazi vuoti. La funzione di supporto quindi c’è. La prima funzione è stata così descritta, ma sono molte di più. Le funzioni più importanti sono quella trofica, di nutrimento, perché contribuiscono a formare la barriera, regolano la presenza di ioni potassio nel liquido extracellulare, sono importanti ai fini di catturare i neurotrasmettitori che fuoriescono dalla fessura sinaptica, metabolizzarli, producono i fattori di crescita, hanno anche funzioni analoghe a quelle della microglia. Questo è importante perché se l’ambiente extracellulare o intracellulare non è adeguato, il neurone non può funzionare, e viene a diventare una cellula o troppo o poco eccitabile; se la barriera emato-encefalica non funziona ci sarebbero grossi problemi, o anche il discorso dei fattori di crescita, se necessario, quindi è una cellula studiata meno perché non è una cellula eccitabile, però ha delle funzioni altrettanto importanti. Cominciamo dalla funzione prettamente chimica: è una cellula in grado di regolare scambi soprattutto tra neuroni e vasi nei due sensi, perché può avvenire il passaggio dal capillare all’astrocita di varie sostanze e viceversa. Fungono anche da riserva energetica di nutrienti a lungo termine per il neurone, rimuovono i materiali di rifiuto: in molte reazioni del sistema nervoso, sono prodotte sostanze che sarebbero tossiche e l’astrocita fa da spazzino, rimuove tali sostanze che potrebbero danneggiare il cervello. È molto importante il mantenimento dell’omeostasi ionica extracellulare perché l’astrocita regola i livelli di potassio. Voi sapete che il potassio è a livello di membrana e il sodio e il cloro sono fuori, nel momento in cui sono regolati i livelli di potassio extracellulare, è regolato tutto il fenomeno dell’eccitabilità neuronale; il potassio quando si accumula, quando è in eccesso nello spazio extracellulare, viene rimosso dagli astrociti e si evita anche il fenomeno o dell’iperpolarizzazione o di una depolarizzazione precoce. Questa immagine mette in evidenza due cose: prima il discorso della regolazione del potassio extracellulare da parte degli astrociti per fare si che la cellula possa funzionare nel migliore dei modi e possa mantenere l’eccitabilità regolare, quindi vediamo qui la capacità dell’astrocita di captare il potassio. La seconda parte della figura mostra come il potassio che viene captato può essere trasferito per esempio in zone dove è richiesto, attraverso gap junction, quindi da una cellula all’altra, quindi hanno anche capacità non solo di rimuovere quello in eccesso che potrebbe non garantire un’ ottimale eccitabilità, ma anche quello di trasferire, di modificare le quantità di potassio. Se un astrocita evidenzia una zona di potassio altamente concentrato, se lo porta e lo trasferisce agli astrociti vicini e lo libera, se lo portano dietro e lo liberano in una zona dove la concentrazione è molto bassa. Un’altra funzione importante è nel ciclo del GABA e dell’acido glutammico, quindi sia rimozione del GABA che del glutammato e metabolizzazione in glutammina che è convogliata verso i neuroni. Gli astrociti hanno capacità di formare glutammina, però il problema è diverso, non è tanto la formazione di glutammina, ma la cosa più importante è rimuovere tutto ciò che si forma in questa reazione e che è tossico, nel caso specifico l’ammoniaca. L’ammoniaca è tossica per il sistema nervoso e l’astrocita la elimina, poi la glutammina ritorna nei neuroni dove viene usata per risintetizzare nuovo neurotrasmettitore. Queste reazioni producono ammoniaca che deve essere mantenuta bassa e a questo compito è deputato l’astrocita. Il glutammato è un neurotrasmettitore usato dal neurone ed è immagazzinato nelle vescicole e poi deve degradato. Grazie a questo meccanismo e a questa collaborazione neurone-astrocita, tale fenomeno è reso possibile. Presentano dei recettori, altra funzione importante: proprio nella membrana, per la maggior parte dei neurotrasmettitori e dei secondi messaggeri, anche l’astrocita ha dei recettori, non è solo prerogativa del neurone. Sono cellule che mediano le reazioni immunitarie e producono anche interleuchine, quindi intervengono anche nelle reazioni immunitarie, solo dal punto di vista chimico vedete quante funzioni essi svolgono?Dell’astrocita, ci sono tante cose da dire così come della glia. Per quanto riguarda il discorso del supporto trofico, entrano a far parte della barriera ematoencefalica perché inducono le cellule endoteliali dei capillari cerebrali a formare le giunzioni strette. A cosa serve la barriera emato-encefalica, la famosa barriera sangue- cervello? Impedisce che qualunque farmaco o sostanza possa passare nel cervello (non è il termine corretto ma voi capite a cosa mi riferisco), quindi molti farmaci o neurotrasmettitori come la dopamina, non superano la barriera emato-encefalica, e questo è un grosso problema perché nel morbo di Parkinson in cui c’è distruzione di neuroni dopaminergici, i neuroni della base della substantia nigra sono distrutti, se ci fosse la possibilità di somministrare dopamina, in parte si risolverebbe il problema, ma la dopamina non supera la barriera e allora si somministra la L-DOPA che poi una volta superata la barriera è convertita in dopamina. La funzione di questa barriera emato-encefalica è molto importante e vediamo come avviene. Ecco, questi sono i rapporti, la cellula gliale, i neuroni. Vediamo sangue e sistema nervoso, abbiamo la giunzione stretta, l’endotelio del capillare, la membrana basale e grazie alle strette giunzioni non può passare nulla e ciò avviene perché, guardando tra capillari normali e capillari del cervello, le cellule che rivestono i capillari normali non aderiscono tra di loro, qua invece è come se fossero saldate perché fanno in modo che non possa passare nulla tra una cellula e l’altra. Stavamo parlando della barriera e vediamo quali sono le eccezioni principali, soprattutto evitare virus e batteri che mirano il sistema nervoso, mantenere la concentrazione ionica nel liquido extracellulare, evitare il contatto dei neuroni con molte sostanze che hanno un’azione sul sistema nervoso ad esempio il glutammato che è presente in alte concentrazioni anche nel sangue ed è anche un neurotrasmettitore eccitatorio, che determina un processo di eccitabilità neuronale: bisogna evitarne l’azione e diminuirne il quantitativo, bisogna evitare che molte di questa sostanze vadano a diretto contatto con il neurone. Qui vediamo in che misura la barriera impedisce l’ingresso di molecole e agenti patogeni che possono determinare varie infezioni. È chiaro che così come possono passare fattori tossici, virus ecc, non possono passare nemmeno i farmaci, purtroppo. Tornando indietro, parliamo del supporto trofico, e dello sviluppo embrionale del sistema nervoso e poi funzione riparatrice e rigeneratrice. Per quanto riguarda il fattore di crescita, funzione riparatrice e generatrice formano la cicatrice astrocitica nel momento in cui c’è una lesione perché secernono i fattori di crescita: uno di questi è il Nerve Growth Factor che è stato scoperto da Rita Levi-Montalcini che ha dedicato la vita allo studio di tale fattore di crescita, e comunque sono tutti fattori di crescita che possono promuovere o accelerare in modo specifico la crescita dei processi neuronali. Tre questi fattori di crescita merita un discorso a parte il Nerve Growth Factor perché è una proteina coinvolta nello sviluppo del sistema nervoso di tutti i vertebrati e questo fattore regola la crescita degli assoni tramite meccanismi di segnalazione cellulare, quindi vengono informate queste cellule che possono proliferare. Il problema del Nerve Growth Factor prodotto dagli astrociti è che non può essere somministrato dall’esterno, per il discorso della barriera perché non riesce a superarla. Il meccanismo di azione di questo Nerve Growth Factor è complessissimo perché da una parte abbiamo detto che contribuisce alla crescita assonale. Ma come agisce? Ha un’alta affinità per il recettore della tirosina chinasi e agisce secondo varie linee: da un lato contribuisce alla sopravvivenza cellulare, dall’altra parte invece promuove l’accrescimento dell’assone e il differenziamento delle cellule: a seconda del meccanismo d’azione, quindi ha questa affinità e poi viene indotta la fosforilazione da due diversi residui di tirosina. A seconda del meccanismo noi vediamo da un lato sopravvivenza cellulare, dall’altra parte differenziamento cellulare o accrescimento assonale. Tra tutti i fattori neurotrofici, ce n’è uno che si chiama fattore neurotrofico delle cellule gliali che ora è stato studiato tanto perché si chiama GDNF. Questo fattore è stato studiato nei topi e si scoprì che iniettandolo nei topi, che precedentemente avevano reso alcoolisti, dipendenti dall’alcol, dopo aver inoculato tale fattore neurotrofico delle cellule gliali, praticamente nei topi si spegneva il desiderio di bere. Infatti questo fattore non è Nerve Growth Factor, ed è stata una scoperta sensazionale perché si aspettava di poterlo usare nell’uomo, e quindi una piaga sociale come quella dell’alcolismo sarebbe stata eliminata. In realtà era stato studiato come farmaco in via di sperimentazione per il Parkinson, ed è un farmaco che andrebbe ad agire sulla stimolazione di questo fattore, aumenterebbe i livelli di questo fattore. A questo punto, dopo aver studiato il farmaco, nella maggior parte dei casi non si può somministrare però avendo trovato il farmaco che agisce stimolando la produzione di quel fattore di crescita, si potrebbe risolvere il problema, ma gli esperti, visto che nella zona in cui c’è la dipendenza (chiamata area ventrale tegmentale) ci sono altre dipendenze: se questo farmaco che agisce sul Parkinson, provoca veramente l’aumento del fattore di crescita che va a spegnere il desiderio di bere e forse va a spegnere altri desideri, il tutto si rivelerebbe una grandiosa scoperta. Il discorso dello sviluppo embrionale del sistema nervoso è complesso: i neuroni vanno a migrare dalle loro sedi di origine fino alla destinazione finale. In periodo embrionale, come fa un neurone a sapere dove deve andare? Queste cellule fungono da impalcatura. Vediamo come questo avviene, parliamo in modo particolare di astrociti. Gli astrociti guidano la migrazione del neurone alla destinazione finale, rilascia neurotrasmettitori e rilascio di fattori trofici che aumentano la stabilità della sinapsi, e quindi anche questo è coinvolto nel meccanismo di memorizzazione. Contribuisce al mantenimento e all’efficienza della sinapsi. Giocano anche un ruolo chiave nel determinare lo stato di salute o non del sistema nervoso, perché quando si ha una patologia, uno stroke, un’ischemia, una lesione traumatica o un’emorragia o la stessa crescita di tumori, questo apre la gliosi reattiva e ciò è dovuto al fatto che si genera una proteina, detta proteina fibrillare acida gliale che aumenta dove c’è la necessità, dove si hanno questi processi, spesso gravi e quindi evidenziare tale proteina implica che ci sia un danno importante a livello del sistema nervoso. Le patologie a carico del sistema nervoso sono particolari, soprattutto quelle neoplastiche perché i tumori cerebrali vanno studiati in maniera completamente specifica, perché noi di norma pensiamo che quando è benigno sicuramente non dà problemi, quando è maligno invece sì. A livello cerebrale il discorso cambia, perché dipende dalla sede di sviluppo perché il tumore occupa spazio nella scatola cranica, quindi è chiaro che quando si espande, benigno o maligno che sia, va a comprimere importanti strutture vitali. È necessario fare diagnosi precoce: un tumore maligno si può eliminare e non lascia traccia, quello benigno resta e può portare il soggetto a morte, e quindi vanno ad occupare una zona e tutti i segni sono legati all’ipertensione endocranica. È necessario allora valutare lo stato di salute o malattia del nostro sistema nervoso! In questa immagine vediamo una sorta di “paletto” al quale si attacca una cellula, un neurone in questo caso ed è come se questo paletto indirizzasse il neurone : i neuroni si avvolgono con i loro prolungamenti attorno a questa cellula gliale che può essere astrocita o cellula della glia radiale, i neuroni sono condotti verso la destinazione finale. L’astrocita e la glia in generale indirizzano il neurone verso la destinazione. Qui vediamo un’altra immagine che ci dà un’idea sull’importanza di queste cellule per quanto riguarda il flusso di glucosio ematico: abbiamo 2 percorsi seganti, in rosso e in blu. I neuroni usano glucosio ematico, però possono usare anche l’acido lattico liberato dagli astrociti, e questo è il percorso blu. Noi sentiamo dire sempre che lo zucchero fa bene al cervello, e noi abbiamo dei veri e propri trasportatori di glucosio attraverso un meccanismo importante. Quest’altra immagine evidenzia un po’ tutta la sintesi, tutto ciò che abbiamo detto, vi serve per riepilogo e quindi abbiamo la distinzione tra sistema nervoso centrale e periferico con le varie funzioni. SINAPSI Sono le formazioni più importanti di tutto il sistema nervoso perché sono importanti dal punto di vista funzionale, perché se viene a cadere il concetto, o se non ci fosse questa sinapsi, non potremmo avere la trasmissione di un segnale da una cellula all’altra. Le sinapsi, permettono alle cellule nervose si comunicare tra loro e quando la comunicazione avviene tra neuroni noi, parliamo di sinapsi centrali, e le definiamo anche interneuroniche oppure parliamo di sinapsi periferiche quando ci riferiamo alla comunicazione tra neurone e muscolo, quindi sono connessioni tra neuroni ed effettori e le chiamiamo sinapsi neuromuscolari o in termini scolastici periferiche. Normalmente si parla di placca motrice per riferirsi a neurone e muscolo. Poi abbiamo un terzo tipo di sinapsi che vengono chiamate sinapsi cito-neurali che sono terminazioni periferiche dei neuroni di primo ordine e voi non avendo fatto la classificazione dei recettori non sapete che essi vengono classificati in 3 modi: in base alla natura dello stimolo, in base alla provenienza dello stimolo e poi in recettori di primo, secondo e terzo tipo. Natura dello stimolo: noi parliamo di meccanocettori, termocettori, dipende dallo stimolo che va a colpire questa struttura. Provenienza dello stimolo: se sono estero o enterocettori, a seconda se sono all’esterno o all’interno del corpo, se sono propiocettori che sono a livello dei muscoli, delle articolazioni, dei tendini. Recettori di I tipo: sono terminazioni libere come per esempio i nocicettori, i recettori del dolore. Recettori del III tipo sono i coni e i bastoncelli della retina. Recettori di II tipo sono proprio queste, dove c’è la sinapsi cito neurale perché è una terminazione nervosa che fa sinapsi con una cellula a funzione di recettore altamente specializzata, la possiamo avere anche a livello dell’orecchio, dell’apparato vestibolare. In questo caso la sinapsi si chiama cito-neurale, quindi non è la terminazione nervosa che funge da recettore, ma nel caso specifico è una cellula specializzata con funzioni recettoriali che fa sinapsi con la terminazione nervosa. La classificazione quindi sarà: sinapsi interneuroniche, periferiche o neuromuscolari, sinapsi citoneurale tra terminazione nervosa e cellula specializzata. Le sinapsi le possiamo classificare in tanti modi, dal punto di vista anatomico, funzionale e anche in eccitatorie, inibitorie, elettriche, chimiche. La prima cosa che salta alla mente sono gli elementi della sinapsi: elemento pre-sinaptico, elemento post-sinaptico, vallo sinaptico. Nella maggior parte dei casi l’elemento pre-sinaptico è un assone, infatti noi parliamo di sinapsi asso-somatiche, asso-dendritiche, asso-assoniche, ma ci sono eccezioni tra cui le dendro-dendritiche ma sono più rare. Le differenze tra questi elementi le possiamo trovare nella classificazione dal punto di vista funzionale tra sinapsi elettriche e chimiche. I meccanismi sono diversi: nella sinapsi elettrica, l’impulso viaggia sotto forma di corrente ionica, quindi noi abbiamo il passaggio dall’elemento pre al post-sinaptico sotto forma di corrente ionica e il potenziale d’azione non viene smorzato, quindi un potenziale d’azione a livello presinaptico noi lo ritroviamo tale e quale a livello post-sinaptico. Ciò significa che non sono sinapsi unidirezionali, quindi io parlo per comodità di elemento pre e post- sinaptico, ma l’impulso può viaggiare in entrambi i sensi e nella sinapsi elettrica, noi di solito non abbiamo un elemento pre sinaptico più piccolo, di solito l’elemento pre è il bottone terminale dell’assone e il post potrebbe essere un dendrite, il soma. Nella sinapsi elettrica abbiamo una perfetta corrispondenza tra il primo e il secondo elemento,e avranno la stessa grandezza. Un’altra differenza è che il vallo sinaptico è uno spazio molto stretto. Domanda: ci sono giunzioni? Non abbiamo continuità ma contiguità, l’impulso è diretto, non perché gli elementi sono attaccati, ma perché il vallo è molto esiguo e l’impulso non viene smorzato. La sinapsi elettrica viene definita appunto bidirezionale. Nella sinapsi chimica, questo non lo possiamo trovare perché l’impulso viene smorzato, ricordate che noi abbiamo le vescicole con i neurotrasmettitori, che devono essere rilasciati, si devono legare a recettori, quindi non ci può essere bi direzionalità, ci può essere sinapsi reciproca, ciò vuol dire che questa a sua volta può fare sinapsi però ci serve un altro elemento pre e un altro post [ai lati della sinapsi], sono reciproche ma sono due e l’impulso viaggia sempre in una direzione. Ci sono molte sinapsi elettriche a livello del nostro sistema nervoso centrale ma noi studiamo le chimiche perché la sinapsi per eccellenza è questa, anche la neuromuscolare è di tipo chimico. Quando parliamo di sinapsi chimiche, ci riferiamo a sinapsi interneuroniche e neuromuscolari, cambiano solo le dimensioni: quelle centrali sono più piccole, la placca motrice è più grande, infine quelle centrali avranno un certo neurotrasmettitore, quelle periferiche hanno l’acetilcolina, ma il meccanismo d’azione è uguale. Domanda: fisicamente come passa il potenziale nelle sinapsi elettriche? Il potenziale viaggia sotto forma di corrente ionica, viaggia direttamente, non si smorza. Ma potrebbe deviare? Non può deviare perché passa da un neurone all’altro come se fosse un passaggio continuo perché lo spazio è piccolo e i neuroni sono vicinissimi, anche se non si toccano, quindi l’impulso nella velocità attraversa e va nell’altra cellula sotto forma di corrente ionica. Domanda: ma ci sono le gap junction? È diverso, anche i desmosomi e quando faremo la classificazione dettagliata, noi vedremo tutti i vari tipi. In questo caso è una sinapsi elettrica formata da due elementi e l’impulso è costretto a passare da là, abbiamo l’elemento pre e post, i due elementi sono molto vicini tra loro, per cui l’impulso passa come se viaggiasse in un unico canale. Domanda: ma quindi la conduzione è saltatoria? No, perché passa velocemente attraverso la giunzione, è come se fosse uno snodo di un vagone, un punto in cui si passa da un elemento all’altro. La sinapsi si chiama elettrica perché appunto l’impulso viaggia sottoforma di potenziale elettrico, non c’è smorzamento. Nelle sinapsi chimiche lo spazio tra gli elementi è molto ampio, l’impulso è smorzato e il potenziale che abbiamo a livello dell’elemento pre- sinaptico non è uguale a quello che troveremo nell’elemento post-sinaptico in cui avremo un potenziale locale, che si chiama PPSE cioè potenziale post sinaptico eccitatorio oppure PPSI cioè potenziale post sinaptico inibitorio. La sinapsi elettrica non è inibitoria perché passa il potenziale d’azione; qua viene smorzato, l’evento locale che è il potenziale post sinaptico se è eccitatorio e se è efficace se raggiunge la soglia, darà origine al potenziale d’azione; se è inibitorio, non darà il potenziale d’azione ma iperpolarizzerà la cellula. Questi potenziali hanno tutte le caratteristiche dei potenziali locali cioè daranno fenomeni di sommazione spaziale, temporale, ma ne parleremo dopo perché sono potenziali sommabili nel tempo e nello spazio contrariamente al potenziale d’azione che c’è o non c’è, risponde alla legge del tutto o nulla, è solo propagabile ma non sommabile nel tempo e nello spazio. Ma voi potreste dire: ma il fatto che il potenziale post sinaptico sia eccitatorio o inibitorio, da cosa dipende? Noi siamo portati a dire che dipende dal neurotrasmettitore, ma non è così, dipende dall’elemento post sinaptico, perché noi abbiamo un neurotrasmettitore che in un distretto può essere eccitatorio, in un altro può essere inibitorio. E allora se non dipende dal neurotrasmettitore, da cosa dipende? Neanche dal solo recettore, ma dal complesso recettore- canale. Quindi è l’elemento post sinaptico che determina il fatto che una sinapsi possa essere eccitatoria o inibitoria, e questo è sempre un discorso che si fa agli esami: da cosa dipende se una sinapsi è eccitatoria o inibitoria? Molto spesso lo studente dice che è il neurotrasmettitore, ma questo dipende dai distretti. Ci sono studi enormi sull’elemento post sinaptico, sui recettori, quindi il complesso recettore- canale è importante in quanto il legame del neurotrasmettitore con il recettore specifico può determinare l’apertura o la chiusura di canale che possono essere selettivi o non selettivi (selettivi se consentono il passaggio di un solo tipo di ioni, non selettivi se permettono il passaggio di più ioni). La struttura del recettore è importante e noi lo troviamo non solo nell’elemento post- sinaptico, ma ci sono anche recettori pre-sinaptici il cui ruolo è totalmente diverso , ovvero modula il rilascio del neurotrasmettitore, mentre il post sinaptico lega il neurotrasmettitore in modo specifico. Le sostanze coinvolte nella trasmissione si chiamano regolatori ma se si hanno i recettori specifici e sono implicati nella trasmissione, si chiamano trasmettitori, se non hanno recettori specifici, si chiamano modulatori, neuro modulatori. Una volta si diceva: una sinapsi, un neurotrasmettitore, uno e uno solo, beh diciamo che il concetto è sempre valido, ma di neuro modulatori ce ne sono parecchi, tante volte vediamo sinapsi con diverse sostanze chimiche e modulano il rilascio del neurotrasmettitore. Le sinapsi non vanno confuse con le efapsi, le false sinapsi perché due neuroni possono venire a contatto, ma quella è una falsa sinapsi: la vera sinapsi è o quella elettrica o quella chimica, perché se no noi abbiamo punti di contatto, possiamo avere le gap junction, le tight junction, giunzioni di vario tipo, ma ci sono delle differenze. Lo studio del recettore è importante perché il recettore è un punto di alta vulnerabilità, cioè di minor resistenza e facilmente attaccabile da farmaci, veleni, sostanze tossiche. Queste sostanze possono agire bloccando il potenziale d’azione, o legandosi al recettore, inibendo l’entrata di ioni calcio, si lega al recettore al posto del neurotrasmettitore, vedremo gli avvelenamenti da tossine, da metalli pesanti, l’interazione con gli anestetici.