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09/11/2006 |
Economia pianificata
Viene definito economia pianificata un sistema economico i cui processi non vengono dettati dal mercato, ma
diretti da un piano centralizzato elaborato dalla burocrazia statale. Durante la Guerra fredda, l'economia
pianificata ampiamente sviluppata degli Stati comunisti, ritenuta antitetica all'Economia di mercato
capitalistica dei Paesi occidentali, suscitò un forte interesse. Contrapponendo i due sistemi economici, spesso
veniva dimenticato che un'economia pianificata non è necessariamente legata al socialismo, e che anche
società fondate sull'iniziativa privata possono ricorrere in misura variabile alla pianificazione, spec. in tempo
di crisi e guerra.
1 - La pianificazione come strumento razionale di direzione dell'economia
Nel XIX sec., il crescente valore attribuito al concetto di pianificazione, inteso come organizzazione razionale
dei processi economici, in pratica non entrò ancora in conflitto con l'idea liberale di un mercato basato sulla
libera iniziativa. Con la crisi del liberalismo verificatasi prima e dopo la prima guerra mondiale e durante la
Crisi economica mondiale del 1929, l'economia liberista, apparentemente orientata solo alla redditività delle
singole aziende, fu sottoposta a critiche da parte dell'opinione pubblica. Durante gli anni 1930-40, negli Stati
Uniti e in Europa movimenti tecnocratici rivendicarono il passaggio della direzione dell'economia dagli
economisti a ingegneri con una formazione scientifica (Tecnocrazia). Dal 1935, con la campagna elettorale
sull'iniziativa di crisi e il movimento del piano per il lavoro, e più tardi anche con il Movimento delle linee
direttrici, in Svizzera cominciarono a essere elaborati concetti per una politica congiunturale con finalità
sociali, in grado di superare la crisi economica e la disoccupazione, che in seguito ebbero una vasta eco nel
quadro dell'Economia keynesiana. L'euforia pianificatoria del secondo dopoguerra, scoppiata per un certo
periodo anche in Svizzera, provocò un'ondata di consulenze scientifiche in ambito politico e nuovi metodi di
pianificazione nell'economia e nell'amministrazione, ma non - a parte la revisione degli Articoli sull'economia un' estensione permanente del dirigismo statale in campo economico (Statalismo).
Autrice/Autore: Pietro Morandi / vfe
2 - L'economia pianificata come economia dirigista o economia di guerra
La differenza sostanziale tra un'economia pianificata e un'economia di mercato non è la statalizzazione totale
dei mezzi di produzione, bensì la rinuncia al principio regolativo della libera formazione dei prezzi relativi,
sostituito dalla pianificazione statale. L'allocazione ottimale delle risorse nei processi tecnico-economici
costituisce, all'interno di un'economia pianificata gestita centralisticamente, un obiettivo importante ma
comunque subordinato, dato che la pianificazione risponde a finalità e visioni di tipo politico e militare,
ritenute prioritarie rispetto a considerazioni di natura meramente economica.
Nell'economia pianificata dei Paesi comunisti - in Unione Sovietica dalla fine degli anni 1920-30, nell'Europa
orientale dopo la seconda guerra mondiale - lo Stato controllava anche i mezzi di produzione socializzati e
collettivizzati; le attività economiche risultavano quindi dirette in fortissima misura dalla burocrazia statale.
Un'economia dirigista di questo tipo, che limitava le libertà civili, in Svizzera venne respinta da tutte le
principali forze politiche; durante la Guerra fredda, la messa in evidenza delle sue lacune fu parte integrante
dell'Anticomunismo dominante.
Nei Paesi europei dotati di una Costituzione di orientamento liberale, le restrizioni più marcate al libero
mercato originate da motivi politici avvennero nell'ambito dell'Economia di guerra. Durante la seconda guerra
mondiale, anche in Svizzera lo Stato regolò parzialmente la produzione e l'allocazione di beni alimentari,
l'approvvigionamento di materie prime, il mercato del lavoro, le indennità per perdita di guadagno ai militi, i
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prezzi e il commercio con l'estero; gli interventi statali furono tuttavia meno incisivi che nei Paesi belligeranti.
La pianificazione svolse un ruolo importante nella Politica agraria adottata in Svizzera nel secondo
dopoguerra, che in sostanza costituì una prosecuzione della politica di Approvvigionamento economico del
Paese in tempo di guerra. Con la fine della Guerra fredda, lo status speciale del settore agricolo in ambito
economico è stato limitato, ma non del tutto eliminato.
Autrice/Autore: Pietro Morandi / vfe
3 - La pianificazione come correttivo dell'economia di mercato
In Svizzera, la presenza di un movimento operaio organizzato sul piano politico e sindacale nel XIX-XX sec.
indusse i diversi schieramenti politici sviz. a elaborare proposte per la soluzione della questione sociale. La
concezione di politica sociale che finì con l'affermarsi, su cui si fondò lo Stato sociale formatosi dopo la
seconda guerra mondiale, non era tanto ispirata da motivazioni caritatevoli o di ridistribuzione solidale della
ricchezza, ma si basava soprattutto su una politica congiunturale e della piena occupazione pianificata nel
quadro della società industriale nazionale, oltre che sull'idea della responsabilità sociale della proprietà. In
quest'ottica, il diritto al lavoro esiste da un punto di vista morale, anche se non sul piano giur.
Fino agli anni 1990-2000, in ambito politico si è registrato un ampio consenso di principio sulla necessità di
ridurre a un livello accettabile le disparità di reddito e di patrimonio tramite politiche ridistributive, la cui
ampiezza è stata peraltro sempre controversa (Imposte, Politica sociale). Veniva riconosciuto che un
ordinamento sociale ed economico regolato doveva perseguire l'obiettivo della giustizia sociale, che andava
oltre un'equa ripartizione della ricchezza basata sulle prestazioni. Alla fine del XX sec., tale consenso è stato
messo in discussione, ma non scosso in misura fondamentale, dalle critiche crescenti allo Stato sociale e dalle
richieste di una minore imposizione fiscale avanzate dagli ambienti economici e da esponenti politici della
destra borghese.
Autrice/Autore: Pietro Morandi / vfe
Riferimenti bibliografici
Bibliografia
– M. Brélaz, Henri de Man, 1985
– O. Scheiben, Krise und Integration, 1987
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