Overbanking

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2016-09-22 Overbanking
Care amiche, cari amici,
non è per farvi venire il magone, ma l'attualità pone ancora al centro dell'attenzione
il tema dell' “eccesso” di banche in Europa.
Quindi riprendo il ragionamento su cui vi ho intrattenuto ieri, in quanto il concetto è
stato ripreso e ribadito dalla massima autorità bancaria continentale, il Presidente
della Bce Mario Draghi.
Prima di riferirvi il “SuperMario pensiero”, vi ringrazio per l'attenzione che avete
riservato alla mia nota di ieri “E tu come la pensi?”.
Ho già ricevuto alcune vostre considerazioni, che pubblicherò a partire da lunedì.
Ovviamente se qualcun altro vuole esternare il suo pensiero, e scrivermi, non ci
sono “scadenze”. Sono sempre qui!
Venendo a “SuperMario”, in una conferenza organizzata dallo European Systemic
Risk Board, che coordina il monitoraggio dei rischi sistemici, e di cui pure è
Presidente, Draghi ha respinto le accuse che vengono rivolte alla Bce dal settore
bancario, secondo cui i bassi tassi d’interesse, e soprattutto i tassi negativi applicati
ai depositi delle banche presso la Bce stessa, comprimono i margini d’interesse e
quindi la redditività degli istituti di credito.
Secondo Draghi il problema non sta nei tassi di interesse, che sono in calo da oltre
due decenni per diversi fattori, bensì nel cosiddetto “overbanking”, cioè
nell’eccesso di offerta nel sistema bancario europeo, che secondo lui sta
zavorrando la redditività del settore.
Per carità, Draghi ha ammesso che anche la sua decisione di tagliare i tassi di
interesse a livelli record ha pesato sulla redditività delle Banche, ma a suo avviso
non in maniera decisiva.
I cambiamenti tecnologici e demografici, la disuguaglianza di reddito, la scarsità di
asset sicuri, sono tutti fattori che esercitano una pressione al ribasso dei tassi di
interesse a lungo termine.
Determinanti invece, secondo il Presidente, l’eccesso di capacità produttiva in
alcuni settori nazionali bancari, e la conseguente competizione, che finiscono con
l’esacerbare la pressione sui margini. Tale eccesso di capacità significa inoltre che
il settore non opera sul fronte più efficiente, e questa è una delle ragioni per cui i
ratio tra costi e utili rimangono elevati in alcuni Paesi.
Mi sembra ci siano pochi margini di interpretazione. Il concetto è più che chiaro: in
Europa ci sono troppe Banche!
Draghi non lo ha detto apertamente, ma mi sembra che la conseguenza della sua
analisi sia inequivocabile, ed è una specie di “sigillo europeo” su quanto analisti, e
ora anche politici nostrani e non, cominciano a dire senza tema di smentite, cioè
che le banche devono fondersi per diminuire di numero.
Però si è espresso chiaramente sul fatto che alcune banche dovranno ripensare il
loro modello di business. Lo stesso vale per altre istituzioni finanziarie che
reclamano per i bassi tassi d’interesse, come le compagnie di assicurazione che
hanno venduto polizze vita a rendimento garantito, uno strumento molto diffuso
soprattutto in Germania e in Austria.
Altro tema toccato dal Presidente è quella secondo cui “l’Eurozona soffre anche di
una eccessiva dipendenza dalle banche”.
Più nello specifico: ”Le banche ricoprono un ruolo vitale nel finanziamento delle
piccole e medie imprese, ma i prestiti bancari hanno la tendenza a essere prociclici:
aumentano troppo rapidamente quando l’economia si espande, e si riducono
nettamente quando l’economia si contrae”. La conseguenza di tutto ciò è che i
paesi con sistemi bancocentrici nel corso dell’ultima crisi finiscono con l’essere in
ritardo rispetto a quei paesi che dispongono di “sistemi finanziari più equilibrati”.
Draghi ha quindi sottolineato l’importanza di “finanziare l’economia reale attraverso
canali diversi, piuttosto che con uno solo”, ovvero quello bancario.
Per concludere, Draghi ha osservato che «Il sistema finanziario europeo è
diventato più resiliente con una capacità di assorbimento delle perdite più grande, e
si è rivelato «più in grado di adattarsi alle sfide del contesto economico»,
cionondimeno «occorre restare vigili, la politica macroprudenziale è tuttora in una
fase di formazione e i responsabili sono comprensibilmente cauti nell’uso di nuovi
strumenti, ma quando vediamo crisi sistemiche dobbiamo agire, il rischio più
grande proviene dall’inazione».
Mi sembra ci sia poco da commentare.
Draghi come sempre dimostra di avere le idee chiare, e di saper resistere ai “siluri”
che spesso gli vengono sparati addosso.
Negli ultimi mesi in verità era stato un po' silente, a parte le conferenze stampa che
seguono di routine le riunioni del Direttivo della Bce.
Adesso potrà recuperare, perché lo attendono giorni di impegni intesi.
Lunedì prossimo interverrà al Parlamento europeo per la periodica audizione sulla
politica monetaria.
Ma l'impegno più “a rischio” sarà sicuramente quello di mercoledì, quando sarà
sentito in audizione al Bundestag a Berlino. Non proprio una “passeggiata” viste le
reiterate critiche tedesche alla politica della Bce a guida Draghi, considerata troppo
accomodante.
La settimana successiva sarà a Washington per partecipare alle assemblee
autunnali di Fondo monetario internazionale e della Banca Mondiale.
Un bel “carnet di ballo”, non c'è che dire.
Un abbraccio a tutti, e buon fine settimana.
Umberto Baldo
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