Riunione Commissione REGI

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TITOLO
Riunione della Commissione REGI
LUOGO E DATA
8 Settembre 2016
Parlamento Europeo, 1040 Bruxelles
ORGANIZZATORE
Commissione REGI
RELAZIONE
Sarà qui analizzato il seguente punti all’ordine del giorno della riunione della
Commissione parlamentare per lo sviluppo regionale tenutasi in data 8
Settembre 2016:
•
Attuazione del Fondo europeo per gli investimenti strategici
(FEIS)– Punto 9.
L’ On. BRESSO (S&D) ha presentato il progetto di parere della Commissione
REGI in merito alla relazione della Commissione Europea sul primo anno di
attività del Fondo Europeo per gli Investimenti. Nonostante la competenza sul
tema appartenga alle commissioni BUDG ed ECON, è stata ribadita l’importanza
che la commissione REGI esprima il proprio parere circa il funzionamento del
FEIS. L’On. ha poi elencato le seguenti questioni da affrontare nel prossimo
futuro:
•
Maggiore complementarietà tra il FEIS e altri programmi: al fine di
garantire la sinergia tra le varie iniziative volte a garantire la coesione
territoriale,
sarebbe
opportuno
assicurare
una
maggiore
complementarietà tra il FEIS e altri programmi. L’On. ha poi sottolineato
come i dati al momento disponibili indichino complessivamente un buon
funzionamento del piano: il numero di programmi finanziati risulta
soddisfacente, anche se risulta altrettanto chiaro che le sinergia tra fondi
strutturali e FEIS siano ancora di debole entità. Di conseguenza, è stato
mosso un invito alla Commissione, alla BEI e, in particolare, alle banche
nazionali di promozione responsabili del supporto agli investitori sul
territorio a meglio definire le modalità che consentano l’attivazione di tali
sinergie. In merito, l’On. ha suggerito che sarebbe opportuno poter
usufruire del connubio tra finanziamenti pubblici (sotto forma di grants) e
finanziamenti bancarii: ciò, infatti, permetterebbe di perseguire progetti
più complessi e ambizioni in termini di coesione sociale.
•
Maggiore equilibrio geografico: oltre alla necessità di una maggiore
collaborazione tra le istituzioni preposte – come la BEI e l’Advisory
Commitee – l’On. ha poi sottolineato come sussista la necessità di
garantire un maggiore equilibrio geografico dei progetti, al fine di
garantire una maggiore complementarietà con i fondi strutturali. L’On. ha
fatto notare, inoltre, che al momento il piano Junker tende a concentrarsi
su Paesi che forse non avrebbero un pressante bisogno di un piano
aggiuntivo per gli investimenti. La reale addizionalità di questi progetti
rimarrebbe quindi da dimostrare, dal momento che essi si concentrano
su Paesi che in partenza già posseggono un discreto potenziale per gli
investimenti. Si è poi ribadito che il numero di progetti transfrontalieri
risulta ad oggi altrettanto scarso, e sarebbe importante che questo tema
venga affrontato.
•
Sviluppo della concentrazione tematica dei progetti del FEIS: uno
sforzo in tale direzione sarebbe importante al fine di garantire una
convergenza con gli obiettivi della politica di coesione che sono stati a
lungo meditati.
•
Selezione delle operazioni di finanziamento dei FEIS: l’On. ha
rivolto un appello affinché tali procedure risultino più trasparenti e
affidabili, dal momento che non risulta ad oggi del tutto chiaro come la
selezione dei progetti venga effettuata. È stato fatto notare che nella
selezione dei progetti sussiste un rapporto privilegiato con gli Stati che di
fatto marginalizza le autorità locali e ragionali; ciò è stato giustificato con
l’assenza di progetti integrati. Un rafforzamento delle piattaforme
regionali e nazionali potrebbe favorire le sinergie, in quanto le
piattaforme nazionali potrebbero determinante nel sollecitare progetti
integrati tra fondi strutturali e il FEIS.
•
Esclusione dei progetti integrati tra piano Junker e fondi
strutturali dal calcolo del Patto di Stabilità, e quindi una loro
esclusione dai bilanci degli Stati e degli enti locali.
•
Maggiore coinvolgimento del Parlamento Europeo nelle attività di
monitoraggio: il piano Junker verrà probabilmente rilanciato. Dal punto
di vista delle disponibilità finanziarie si pensa ad un rilancio, nell’ambito
del quale è importante tener conto delle osservazioni delle commissioni,
al fine di evitare politiche di coesione divergenti. L’adeguatezza delle
linee strategiche di investimento di EU2020 non è cosi evidente al
momento, ed è quindi importante che questo aspetto venga meglio
definito in futuro sulla base delle raccomandazioni e dei suggerimenti
mossi al riguardo.
Hanno poi preso la parola gli onorevoli presenti in sala, che sono intervenuti
con i loro commenti e domande.
L’On. POLČÁK (PPE) ha riportano che i dati disponibili indicano che i fondi FEIS
hanno mobilizzato più di 100 miliardi di euro in investimenti nell’ultimo anno.
Tuttavia, stando ad una comunicazione della Commissione, sembra sussistere
una scarsa propensione da parte degli Stati a chiedere una ulteriore erogazione
di fondi; l’assenza di intraprendenza da parte degli Stati, secondo l’On.,
sarebbe almeno in parte imputabile alla complessità degli oneri amministrativi.
Ponendo poi l’ attenzione sulla tipologia di progetti finanziati tramite l’EFSI,
l’On. ha notato come non risulti chiaro se si tratti di progetti effettivamente ad
altro rischio, il che dovrebbe - almeno in teoria - presentarsi come uno degli
elementi determinanti nello stabilire l’eleggibilità del progetto. Quella relativa al
tasso di rischio risulta essere una questione di grande importanza, in quanto
l’offrire sostegno a progetti ad altro rischio si presenta come una delle
caratteristiche distintive dei progetti finanziati dal fondo EFSI. Ad oggi, sembra
piuttosto che questo fondo sostenga per lo più progetti standard; in merito, è
quindi stato chiesto quanto la sussistenza di un elevato tasso di rischio venga
di fatto considerato un elemento determinante dell’accedere ai finanziamenti
dell‘EFSI. L’On. ha concluso ribadendo come i fondi strutturali di investimento
Europei non debbano essere considerati concorrenziali rispetto all’EFSI.
Il Presidente MIHAYLOVA (ALDE), dopo aver espresso il proprio generale
sostegno alla relazione, ha mosso le seguenti osservazioni: innanzi tutto, l’On.
ha voluto sottolineare i risultati raggiunti tramite l’EFSI, in considerazione delle
limitazioni di bilancio cui gli Stati membri sono stati sottoposti; è stata poi
ribadita la necessità di innescare sinergie tra l’EFSI e i fondi strutturali, in
quanto queste potrebbero generare un effetto moltiplicatore degli investimenti
tale da mobilitare fondi privati anche nel settore pubblico. L’On. ha fatto notare
come tale tipo di dinamica porterebbe a una crescita dell’economia europea. È
quindi importante che il FEIS possa sostenere progetti transfrontalieri cosi da
creare valore aggiunto nel rafforzamento dell’Advisory hub a livello locale. A
tale proposito, la consulenza fornita dalla BEI spesso non va a raggiungere
progetti con dimensione regionale, quando invece sarebbe opportuno che il
livello di consulenza raggiunga i potenziali beneficiari dei progetti. In merito, è
stata riscontrata l’utilità della esistente piattaforma on line nel mettere in
contatto gli investitori; questa dovrebbe quindi essere ulteriormente
sponsorizzata e potenziata. Infine, è stata sottolineata l’importanza di lavorare
sul fronte dell’informazione per il pubblico: è necessario dare maggiore visibilità
alle storie di successo collegate all’attuazione del fondo per gli investimenti
strategici, e migliorare la qualità delle attività di monitoraggio sul FEIS.
L’ On. REINTKE (V-ALE) ha ribadito la necessità di creare sinergie con i fondi
strutturali, per poi esprimere la propria preoccupazione – condivisa da altri
parlamentari – circa la coerenza degli investimenti. Persistono numerose sfide
al riguardo, e per farvi fronte è necessario avere un approccio critico nei
confronti dell’applicazione corrente. Ciò, ha specificato l’On., non significa
opporsi all’utilizzo congiunto dei diversi fondi, ma incentivare un miglioramento
di potenziali sinergie. All’interno della proposta presentata, l’On. ha invitato a
una migliore definizione del principio di addizionalità. Inoltre, è stata affrontata
la tematica delle perdite: se inizialmente era sembrato che il FEIS avrebbe
garantito il rischio per gli investimenti, ad oggi sembra che siano state
modificate le condizioni in maniera tale che siano i fondi strutturali a doversi
fare carico del rischio, questione riguardo alla quale l’On. ha espresso il proprio
scetticismo. Infine, in merito alla questione del leverage (effetto moltiplicatore)
, l’On. ha sottolineato come sia importante stimolare l’affetto leva associato ai
fondi, dal momento che attualmente la situazione si presenta abbastanza al di
sotto delle aspettative. In merito alla trasparenza, essa è stata riconosciuta
come un elemento essenziale della gestione dei fondi, e ci si è chiesto come la
si potrebbe migliorare, accrescendo cosi la fiducia necessaria a stimolare il
coinvolgimento di investitori privati, oltre quelli del settore pubblico.
L’On. D’AMATO (ENF) si è mostrata scettica rispetto ad alcuni punti del piano.
L’On. ha riferito che sul sito della BEI sono apparsi progetti che sollevano
domande circa i criteri ai quali si è fatto ricorso nella loro selezione: è risaputo
che uno dei requisiti dei programmi finanziati riguarda il loro allineamento con
le priorità della Commissione, ma non è chiaro quali fattori determinino in
ultima istanza la selezione dei programmi considerati. Riguardo l’effetto
moltiplicatore sugli investimenti privati sono state riportate svariate cifre, ma si
tratta di dati riguardanti le cifre attese e non di risultati concreti in grado di
dare una misura sulla concreta portata dell’impatto dell’EFSI. L’On. ha poi
puntualizzato come si siano visti progetti e finanziamenti legati a fonti fossili di
energia (petrolio, gas, centrali a biomassa e trasporto su gomma), ma non ce
ne sia stato nessuno sull’autoproduzione e l’autosufficienza energetica. Con il
FEIS si è assistito ad un proliferare di strumenti finanziari e di azioni destinate
alla banche che, a loro volta dovrebbero sostenere le piccole e medie imprese:
l’On. ha messo in guardia circa la possibile creazione di nuove bolle speculative
tramite operazioni di ingegneria finanziaria. Un'altra prerogativa del FEIS sulla
quale l’On. ha voluto soffermarsi riguarda la proliferazione di progetti le cui
cifre non sono state rese pubbliche: dal momento che per sostenere il FEIS si
sta facendo ricorso a denaro pubblico, sarebbe opportuno che il principio della
trasparenza venga applicato in maniera più omogenea. L’accesso a questo tipo
di informazioni è alla base della capacità del Parlamento Europea di svolgere il
proprio compito di vigilanza e monitoraggio. Secondo l’On. il Piano Junker non
è la risposta adeguata a far fronte alle necessita delle micro, piccole e medie
imprese che tentano di innovare o anche di resistere alla crisi e mantenere
invariato il proprio numero di impiegati.
L’On. ZELLER (PPE) ha ribadito che per avere informazioni circa i progetti
finanziati tramite il FEIS è possibile consultare la homepage della BEI, dove
sono illustrati i dettagli relativi ai progetti finanziati; dal sito è possibile
riscontrare che una varia gamma di progetti viene finanziata, inclusi progetti
riguardanti centrali offshore, il risanamento di edifici da parte di grandi
compagnie, e progetti agricoli; alcuni di questi progetti – ha fatto notare l’On.non hanno molto a che vedere con al politica di coesione. Rispetto alla
proposta dell’On. Bresso di un maggiore coordinamento tra il FEIS, il Piano
Junker e la politica di coesione, l’On. ZELLER ha voluto puntualizzare come
siano in gioco diverse filosofie: la politica strutturale e il FEIS riguardano
progetti ad alto rischio che prevedono fondi privati legati alla ricerca e allo
sviluppo. L’On. ha poi fatto riferimento a vari programmi finanziati dall’Unione
Europea: il CEF (Connecting Europe Facility) ha già messo a disposizione una
serie di fondi; servono però dei criteri bancari più definiti e, in merito a ciò,
l’On. ha scongiurato una lotta tra la BEI e la Commissione. L’On. ha poi
considerato l’ importanza di capire cosa succederà al FEIS dal 2017 in poi:
rimane la necessità di finanziare ulteriori progetti, per i quali saranno necessari
ulteriori fondi, la cui provenienza ancora non risulta chiara. Qualora fosse
creato un collegamento tra FEIS, politica strutturale e politica di coesione, si
tratterebbe di capire quali fondi strutturali dovranno passare al FEIS. In tale
ottica, anche il futuro della politica di coesione fino al 2020 rimane da definire.
L’On. VALCÁRCEL SIS (PPE), dopo aver sottolineato l’importanza delle
questioni relative alla complementarietà e all’addizionalità dei vari fondi, si è
poi soffermato sull’addizionalità del FEIS: questo fondo, ha continuato, viene
utilizzato per progetti che altrimenti non verrebbero finanziati dai fondi
strutturali europei, rispetto ai quali il FEIS risulta integrativo e non sostitutivo.
Il FEIS dovrebbe finanziare quei progetti che non potrebbero essere finanziati
tramite investimenti privati, e che davvero necessitano di finanziamenti extra.
È inoltre necessario raggiungere un certo bilanciamento geografico tramite la
promozione di progetti transfrontalieri, capaci di apportare un valore aggiunti.
L’On. BOŞTINARU (S&D), ha voluto fare alcune osservazioni: primo, parlando
di equilibrio geografico, l’On. ha fatto notare come i fondi della politica di
coesione siano dirottati dagli Stati membri della coesione a Paesi che ne sono
estranei. Inoltre, si è fatto notare che se la condizione per accettare un
trasferimento dai fondi strutturali all’EFSI era che ci fossero delle sinergie tra
questi, tale trasferimento potrebbe non apparire giustificato alla luce del fatto
che tali sinergie sembrano non essersi innescate. L’EFSI è un esercizio verso il
futuro della politica di coesione? L’On.ha invitato a riflettere su questo punto.
L’On. SPYRAKY, ha descritto il FEIS come uno strumento innovativo e non
come una panacea. L’ultimo bilancio della Commissione mostra che il livello di
leverage dell’EFSI è di circa 110 miliardi. Alcuni Stati membri come la Grecia
ricevono solo 535 milioni di euro, che dovrebbero generare 1,1 miliardi di
investimenti. L’On. ha individuato poi qualche lacuna nelle modalità di
funzionamento del FEIS e sulla diffusione dell’ informativa al riguardo. La
relazione della commissione Regi dovrebbe anche includere, ad avviso dell’On.,
maggiori informazioni su come il settore bancario interagisce con l’EFSI: si
potrebbe quindi insistere sul fatto che i fondi producano un effetto concreto e
misurabile.
La Commissione (DG ECFIN) ha osservato quanto segue:
-
In un anno il FEIS ha permesso di mobilitare 115,7 miliardi di euro di
investimenti in 26 stati membri; 200 mila sono state le PMI interessate e
coinvolte in questo processo.
L’85% degli investimenti totali previsti provengono da altre fonti private
e pubbliche, al di fuori del gruppo BEI. Il FEIS si propone di contribuire
alla coesione sociale economica e territoriale.
In merito alla diversificazione geografica e settoriale, la Commissione e la
BEI lavorano attivamente al fine di attirare più progetti dai Paesi di
coesione. A tale proposito, esiste la possibilità di combinazione dell’uso
dell’EFSI con altri fondi europei come quelli strutturali e di investimento.
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La pubblicazione degli orientamenti per tale combinazione - risalente al
Febbraio 2016 - è stata solo un primo passo in questo senso. La
comunicazione della Commissione dello scorso giungo ha poi sottolineato
che la Commissione e la BEI si impegneranno a individuare entro la fine
dei 2016 una serie di progetti cosiddetti “progetti faro” contenenti esempi
concreti di tale combinazione. Un altro strumento per aumentare la
copertura geografica e settoriale dell’EFSI è rappresentato dalle
piattaforme di investimento, istituite anche a livello regionale. Tale hub di
consulenza dovrebbe essere messo più in vista, assieme alle banche di
promozione regionali. Al momento, 80 banche di promozione regionale
hanno concordato un partenariato con tale hub al fine di garantire un
migliore scambio di best practices e garantire un più efficace contatto con
i promotori locali di progetto.
La Commissione supporta gli incentivi ai progetti transfrontalieri, per il
loro valore aggiunto.
L’addizionalità è uno strumento importante del FEIS. La BEI sta
lavorando alla definizione di nuovi prodotti capaci di potenziare
l’addizionalità a livello locale e regionale.
La Commissione è consapevole delle critiche che alcuni dei soggetti
interessati muovono all’addizionalità. La BEI potrebbe infatti fare di più.
Nella prossima proposta legislativa volta a prorogare il FEIS si rifletterà
su questo punto, e sulla trasparenza.
Il FEIS ha cominciato a funzionare effettivamente solo un anno fa e ha
tutto sommato una buona riuscita. Ci sono già risultati concreti, ma è
necessario assicurarsi che gli investimenti si mantengano ad un livello
sostenibile.
L’On. BRESSO (S&D) ha concluso sottolineando la vivacità del dibattito che ha
permesso di mettere in luce alcuni aspetti cruciali della discussione. La
Commissione ha poi confermato come le questioni affrontate nella relazione
siano quelle più controverse. È auspicabile un hearing col Comitato delle
Regioni su come meglio coinvolgere le autorità regionali, le piattaforme
nazionali e locali. La BEI e l’advisory Hub devono appoggiarsi sulle piattaforme
nazionali e attraverso di loro devono assicurare il coinvolgimento delle autorità
che poi gestiscono i fondi al fine di creare progetti sinergici.
Link dell’evento:
http://www.europarl.europa.eu/news/en/newsroom/20160902IPR41008/committee-on-regional-development-meeting08092016-(am)
Agenda:
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=//EP//NONSGML+COMPARL+REGI-OJ-20160908-1+01+DOC+PDF+V0//IT
Alessandra Dorato
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