Alzheimer, prevenirlo (un po`) forse si puo | Donna Moderna

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Alzheimer, prevenirlo (un po’) forse si può | Donna Moderna
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28.09.16, 22:12
SOCIETÀ
​L'Alzheimer coinvolge in Italia 700.000 pazienti e milioni di "caregivers”, familiari che
si prendono cura giorno e notte di chi so!re di questa malattia. Lo scrittore Flavio
Pagano ci racconta le storie di un'umanità che non conosciamo. Qui pubblichiamo la
del 15 settembre 2016
nona puntata.
Alzheimer, prevenirlo (un po’) forse si può
di Flavio Pagano
Si può fare qualcosa per migliorare il benessere del nostro cervello, e
cercare di preservarlo in buona salute? È una domanda importante,
soprattutto quando si parla di Alzheimer.
La risposta è sì, e a questo proposito abbiamo chiesto spiegazioni alla
psichiatra Maddalena Apuzzo, dirigente medico del Centro di salute
mentale di Fano.
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Di solito, infatti, ci occupiamo molto più del corpo che della mente, e
ci sentiamo più o meno tutti ferrati in materia di diete e di fitnes.
Ma, anche se il saggio proverbio “mens sana in corpore sano”
rimane un fondamentale punto di riferimento, non dobbiamo
dimenticare che malattie come l’Alzheimer rappresentano una delle
più grandi sfide che la nostra società si trova e si troverà ad
a!rontare, e che la nostra salute dipende innanzi tutto dal cervello.
È possibile in qualche modo prevenire o ritardare le malattie che
colpiscono il sistema nervoso? Esistono norme di “igiene”
quotidiana, esercizi, che possono aiutarci a mantenere il cervello in
buona salute?
Per tenere in cervello in buona salute sono importanti una regolare
attività fisica che migliora il flusso di sangue nelle aree cerebrali che
modulano la memoria e l'attenzione; una corretta igiene del
sonno; le tecniche di rilassamento che riducono la produzione di
cortisolo, ormone che causa morte neuronale; diete povere di
colesterolo e con modiche quantità di alcol. Fondamentale è
utilizzare la realtà circostante come una palestra per la mente.
Allenarsi quotidianamente con la lettura, i cruciverba, i quiz, i calcoli
a mente, tenersi aggiornati, imparare nuovi vocaboli, ascoltare la
musica sono tutte attività che migliorano la plasticità delle sinapsi.
A volte la nostra mente ci dà segnali di stanchezza, per esempio
attraverso piccole dimenticanze: quali sono i sintomi legati alla
memoria che possono suggerire di rivolgersi al medico?
Piccole dimenticanze possono verificarsi nella vita quotidiana,
soprattutto nei momenti di stress in cui alti livelli di ansia possono
indebolire momentaneamente le capacità di attenzione e
concentrazione. Ma quando si verificano frequentemente episodi di
perdita di memoria di eventi recenti, o di disorientamento, oppure di
di"coltà di esecuzione di gesti routinari, è bene rivolgersi al proprio
medico e sottoporsi a test neurocognitivi. Semplici test in grado di
individuare problematiche organiche ancor prima che siano evidenti
alle indagini strumentali.
L’Alzheimer è e sarà una grande emergenza. C’è un altro aspetto,
allora, e questa volta di “igiene sociale”, che va a!rontato. Spesso,
infatti, i malati di Alzheimer, come i pazienti psichiatrici, sono
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oggetto di discriminazione: perché il rapporto della società con la
malattia mentale è così di"cile?
Perché si parte dal presupposto, profondamente errato, che esista
una stretta correlazione tra malattia mentale e pericolosità.
Per esempio, quando i media riferiscono certi fatti di cronaca, la
tendenza è quella di rassicurare la “collettività sana” attribuendo
esclusivamente al malato mentale, “l'alieno”, la capacità di compiere
atti violenti. Inoltre, contrariamente a ogni evidenza scientifica, è
ancora oggi radicata l'idea che i disturbi mentali siano diversi dalle
altre patologie mediche e siano tutti incurabili, cronici e tendenti a
peggiorare nel tempo. I due concetti discriminanti di “pericolo” e
“incurabilità” purtroppo spostano il focus dalla cura del paziente alla
più tranquillizzante custodia.
***
Già, la custodia. Tema delicatissimo in materia di Alzheimer, dove
spesso la cura o!erta dai centri che accolgono i malati altro non è
che una brutale sedazione che li tiene a letto dalle sei del pomeriggio
fino al mattino dopo. Vigiliamo sempre sui nostri cari, se siamo stati
costretti ad a"darli a una struttura specializzata. E soprattutto,
finché è possibile, cerchiamo ti tenerli con noi.
Lo scrittore Flavio Pagano ha cominciato a occuparsi di Alzheimer
quando la malattia ha toccato la sua vita, colpendo la
madre, esperienza da cui è nato il romanzo-verità Perdutamente
(Giunti). Questa è la nona storia di una serie, "Mai soli", che vuol
raccontare e ascoltare l’universo parallelo che è l’Alzheimer.
L'universo di coloro che ne sono colpiti e di chi li assiste, perché
curare vuol dire prima di tutto prendersi cura dell’altro.
Le altre storie:
1. Il giorno che mia madre non mi ha riconosciuto
2. L'istituto dove i pazienti si sentono a casa
3. Accanto a chi è malato fino all'ultimo respiro
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4. La mia mamma malata mi ha accompagnato all'altare
5. La nonna che non ricorda mai che giorno è
6. Quando si arriva a dire: «Non ce la faccio più»
7. Alzheimer, com'è vivere accanto a chi c'è ma non c'è più
8. Alzheimer, perché la casa di riposo fa paura
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