Fianco di sarcofago con Adorazione dei Magi, fine IV secolo, parrocchia dei santi Felice e Fortunato di Vicenza, in deposito presso il Museo Diocesano di Vicenza. Scolpito in marmo lunense, costituisce la prima attestazione di un'iconografia cristologica in Diocesi di Vicenza. I magi sono rappresentati secondo l'iconografia paleocristiana, vestiti all'orientale, con berretto frigio, clamide e veste manicata corta. Portano in dono al Bambino Gesù oro (simbolo della regalità di Cristo), incenso (simbolo della divinità di Cristo) e mirra (simbolo della umanità di Cristo). NATALE IN ARTE 2012 (Mt. 2, 1 – 12) I Magi, presentati dal Vangelo della solennità dell’Epifania, nella tradizione popolare sono diventati “re” su suggerimento di Isaia 60 e del Salmo 72. Il loro numero è diventato “tre” a causa dei doni che offrirono a Gesù. Rappresentano anche i tre figli di Noè, Sem, Cam e Jafhet, ossia tutta l’umanità. Chi erano, chi sono I Magi, questi personaggi che entrano all’improvviso nella scena natalizia, arrivano dall’Oriente a Gerusalemme, dietro il segno di una stella (una profezia?), e che la tradizione popolare ha conservato gelosamente tra i personaggi del presepe? Sono uomini in cammino, decisi a ricercare, desiderosi di un incontro con la speranza. I Magi hanno solo pochi segni a disposizione: gli astri, una stella, parole oscure di profeti che indicano Betlemme come il luogo, e un bambino che sarà Re. I Magi “sapevano e non sapevano”, come afferma il poeta Mario Luzi; procedono verso “l’avvenire o il già avvenuto?”. Questo è certo: non vanno incontro a un futuro nebuloso e carico di incognite, neppure ricercano un passato lontano e consolatorio. Hanno solo una domanda, vera e autentica, come quella che ogni uomo porta con sé: dov’è il Re che è nato? Dov’è la salvezza, dov’è la speranza? E la cercano, con fatica e perseveranza, portando ad essa in dono l’oro della regalità e della signoria, l’incenso della lode e dell’adorazione, la mirra della consolazione di fronte al dolore del mondo. E trovano il Re: un bambino e, accanto, la Madre. Trovare il vero Re, il Dio‐con‐noi, l’Emmanuele, è il desiderio di ogni uomo. E’ la domanda più profonda nel cuore di ognuno, perché è la ricerca del senso, della salvezza, della guarigione, della liberazione, del perdono, della risposta ad ontiche, ineludibili domane. Trovarlo è gioia e la gioia del cuore indica con precisione “dove” lui si trova. Trovarsi… La prima parola di Dio rivolta ad Adamo è: “Dove sei?”, perché anche l’uomo chiedesse a sua volta a Dio: dove sei? E i due si potessero incontrare. Se le parole non osano troppo, vorrei dire che non solo Dio è il dove dell’uomo, ma che anche l’uomo è il dove di Dio. 1 I Magi, partiti dall’Oriente lontano, sono giunti davanti al Bambino. Dopo il lungo viaggio, sotto la guida della stella, e l’infaticabile ricerca mai interrotta nonostante i depistaggi e le false tracce, sono finalmente alla vista del Salvatore, dinanzi al quale si prostrano in adorazione. Quello che hanno trovato, di per sé, non ha nulla di straordinario: una casa, un bambino, una madre. cultura e nella tradizione spirituale di cui sono ricchi tutti i Straordinario, casomai, è stato il cammino che li ha condotti fin lì, sotto un segno del cielo – la stella – interpretato anche grazie alla sapienza nascosta nella popoli della terra. Così il cammino dei Magi è figura delle tappe che tutti i popoli e gli individui di ogni tempo devono percorrere nel loro andare incontro al Salvatore del mondo. Prima di assaporare la gioia dell’incontro con Cristo, prima di adorarlo e di offrirgli il meglio di una vita – se non la vita stessa – occorre cercare, chiedere, seguire i segni di Dio che sono anche i segni dei tempi, di ogni tempo, anche del nostro. La mèta è certa, perché non è solo davanti, ma ci precede da sempre. “Non mi cerchereste se non mi avreste già trovato”, dice il Signore per bocca di sant’ Agostino, “ e non mi trovereste se non mi facessi già trovare”. L’Epifania è la manifestazione della gloria di Dio, della sua presenza, della sapienza nascosta nei secoli, che, per non abbacinarci, si rivela nella piccolezza di un bambino in braccio alla madre. Dio si è fatto piccolo, uomo nella carne, perché ogni uomo e ogni carne, anche la più “piccola” e “debole”, possa contenere il mistero della grazia, che è mistero luminoso e profondo, che è indicibile gioia, che è vita divina. Erode, personaggio inquietante, era già geograficamente “vicino”, ma non “prossimo” al Bambino. Aveva le Scritture già chiare al punto di indicare la giusta via ai Magi, ma non seppe trovarla a sua volta. Altri desideri gli inquinavano la coscienza: il potere, il successo, la ricchezza. E nessuna stella, nessuna luce potevano rischiarargli l’anima. Oggi, anche noi cristiani, siamo oltremodo vicini alla manifestazione di Dio. Due millenni di cristianesimo sono alle nostre spalle. Ma la fede è sempre cammino e responsabilità personale, oltre che dono di Dio. E anche per noi, a volte, è possibile che quelli “venuti da lontano” giungano prima di noi. Nel segno dei doni, i Magi ci rivelano chi è quel Bambino che hanno adorato: è un re, anzi, è il Re del cielo e della terra. È Dio. È il Signore per mezzo del quale il Padre celeste ha creato tutte le cose. Questo Dio, questo Re è avvolto, però, da tanta sofferenza. L’ombra della croce si affaccia già sopra di Lui e quasi lo copre. Infatti, appena i Magi partono, anche Lui deve rifugiarsi in terra straniera, in terra d’esilio, in Egitto. La solennità dell’Epifania è soprattutto il luogo della “Manifestazione” gloriosa della presenza di Dio nella storia personale e comunitaria, è festa della famiglia umana e di ogni singola famiglia. È festa dei piccoli, di chi con intelligenza libera e umile, ricerca senza stancarsi la verità; è festa dei bambini e di chi è come loro nel cuore e nei sentimenti. Che questo grande giorno, la solennità dell’Epifania, sia per tutti la rivelazione della Bellezza, della Bontà e dell’infinito Amore di Dio per l’intera umanità. 2