Colombia-Milano viaggio sulla rotta della cocaina

VENERDÌ 16 NOVEMBRE 2012
@
IL CASO
R2CRONACA
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PER SAPERNE DI PIÙ
bcdeditore.it
www.zappadu.com
Dai produttori di Putamayo ai consumatori
Un libro racconta il percorso della “bamba”
Colombia-Milano
viaggio sulla rotta
della cocaina
LA COPERTINA
Il libro di Paolo Berizzi
e Antonello Zappadu
A sinistra, narcos a Jamundi
e un maxisequestro in alcune
foto di Zappadu
che fanno parte del libro
Pubblichiamo parte del
primo capitolo del libro
“La bamba, dalla foglia al
naso del mondo. Viaggio
nella via della coca e nelle
vite dei suoi schiavi”, Dalai
editore, in libreria
PAOLO BERIZZI
ANTONELLO ZAPPADU
a prima cosa che ti
chiedi appena metti
piede in un campo di
coca è come sia possibile entrarci così facilmente. Nel senso: siccome è da
qui che parte tutta la filiera — ed
è qui che ogni volta, ogni giorno,
ogni ora, ogni minuto, smaltito
ogni carico, si torna e si riparte —
com’è che tutto è così tranquillo,
almeno in apparenza? Ti guardi
intorno, cerchi una risposta nello sguardo mobile della “guida”.
Vorresti interrogarla ma per ora
puoi solo indagarne i movimenti della faccia, e provare a tirarne
fuori qualcosa. (...) Ti fai largo
nella foresta, ti avvicini alla “coltivazione” e un pensiero ti affolla la mente: e se da quel muro di
L
frasche e foglie e alberi alti come
palazzi saltasse fuori un commando di soldati governativi o,
peggio, di ex AUC, i paramilitari
che detengono la golden share
sulle coltivazioni clandestine e
che per questo sono ossessionati dalla presenza di spie? Meglio
rischiare otto anni di galera nel
fetido carcere di Mocoa o una
pallottola in testa? La culla della
coca è una palafitta di legno.
Venticinque metri quadrati, legno umido, che trasuda fame e
fatica. È una specie di capanno
da caccia con delle grandi aperture sui lati dalle quali filtra aria
che stempera le zaffate di benzina e rende un po’ meno tossico il
parto di “biancaneve”. Qui la cocaina la chiamano così. (...)
Immaginate un puntino nascosto nella foresta amazzonica,
tra la Colombia e l’Ecuador nella foresta di Putumayo. L’Italia è
lontana dodicimila chilometri
da questa capanna. In mezzo ci
sono una dozzina di “tappe”, via
terra e via mare. Ognuna con le
sue leggi, i suoi codici, i suoi ri-
Acquistarne un
chilo costa minimo
3 mila euro ma
può rendere fino
a 75 volte tanto
schi, le sue follie, la sua fauna
umana, disperata e criminale. E
una miriade di sniffate.
(...) Nel cuore de La Hormiga si
accede percorrendo un sentiero
stretto e contorto. (...) Dietro
l’“anticamera” delle coltivazioni legali, ormai una specie di paravento, c’è sempre un campo
coltivato a coca. È il bancomat
dei contadini hormigani. Cammini in scia ai muli che trasportano sacchi carichi di foglie di
coca. L’hanno appena raccolta,
si chiama “boliviana negrita”.
(...) Prima di immergersi nell’umidità collosa del laboratorio
clandestino per “ascoltare” i vagiti della “bamba”, così la chiamano a Milano, bisogna tenere a
mente due dati. Primo: per pro-
durre un chilo di cocaina ci vogliono, a seconda del tipo e della
qualità della pianta, tra i 300 e i
500 chili di foglie. Secondo: una
volta trasformata, un chilo di cocaina acquistato in Colombia
costa minimo 3000 euro, ma
può arrivare anche agli 8000. In
Italia rende 225 mila euro. Settantacinque volte tanto. Più o
meno lo stesso numero di passi
separano la capanna di legno
dove inizia la lavorazione della
“bianca” dall’ultimo muro di
piante che la circoscrivono rispetto al resto della foresta. Lo
distingui anche perché tutto intorno è terra bruciata, sterpaglie
annerite, natura resettata.
(....) Abbiamo seguito il viaggio di un grammo di cocaina da
qui, la sua culla, fino al grande
naso di Milano, raccontando
tutte le tappe e tutto quello che
ruota attorno al valore — in questo caso simbolico — di una mini dose di “bamba” trasportata
dal produttore al consumatore.
È la “via della coca”, una delle
rotte di “biancaneve” nel mondo.
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Repubblica Nazionale