salute e benessere Filippo Medina Combattere il diabete con la prevenzione In Italia ci sono un milione di diabetici. Due le forme di questa malattia. Ecco come scoprirla in tempo per curarsi efficacemente e, soprattutto, come prevenirla l diabete è una malattia molto frequente. Attualmente in Italia i diabetici sono più di un milione, tra cui molti bambini e adolescenti. Questa malattia, figlia del benessere e di una vita troppo sedentaria, è destinata ad aumentare: perciò è importante sapere come prevenirla e, soprattutto, come evitare le conseguenze che possono rivelarsi ben più preoccupanti della malattia stessa. I Filippo Medina ha una lunga esperienza professionale di medico internista (già clinico universitario e primario medico). Attualmente esercita come specialista di medicina interna presso il Centro diagnostico italiano di Milano. Svolge un’intensa attività di giornalista medico come responsabile di riviste specialistiche ed è collaboratore di numerosi giornali e riviste tra cui Il Giornale, Le Scienze, Nel Blu, ViverSani&Belli, In Forma Perfetta. 56 䡵 DIRIGENTE 11|2007 COS’È IL DIABETE Il diabete mellito è una malattia caratterizzata da una carenza dell’ormone insulina, prodotto dalle cosiddette cellule beta, situate in alcune zone del pancreas, dette “isole di Langerhans”. Il pancreas è una ghiandola di grosse dimensioni (20 centimetri di lunghezza per 60-100 grammi di peso), di forma allungata e sottile posta di traverso dietro lo stomaco. Questa ghiandola svolge principalmente due funzioni: la prima è quella di produrre enzimi che favoriscono il processo della digestione, mentre la seconda di produrre due ormoni, l’insulina e il glucagone, che svolgono un ruolo fondamentale nel regolare la glicemia, ossia il livello di glucosio nel sangue. Poiché il lavo- ro svolto dall’insulina è opposto a quello del glucagone, questi due ormoni si compensano a vicenda. L’insulina stimola infatti sia le cellule ad assorbire lo zucchero (glucosio) che si trova nel sangue sia il fegato a catturare quello in eccedenza, ossia quello “avanzato” dalle cellule. L’insulina serve, quindi, per abbassare il livello della glicemia nel sangue. Il glucagone, al contrario, con il concorso di altri ormoni, stimola il fegato a liberare glucosio, cioè fa aumentare la glicemia. La secrezione dell’ormone insulina è regolata da un meccanismo noto con il termine inglese di feedback, ossia varia in rapporto ai bisogni dell’organismo. Ciò significa che è maggiore quando nel sangue c’è più glucosio da metabolizzare ed è inferiore se il glucosio è poco. Quando, per qualche ragione, questo meccanismo di feedback va in tilt, ecco che compare la malattia, cioè il diabete mellito. DUE FORME DIVERSE Il diabete è una malattia complessa, che può manifestarsi in due forme differenti: tipo 1 o insulino-dipendente e tipo 2 o insulino-resistente. Nel diabete di tipo 1, molto più raro, il pancreas cessa di svolgere correttamente il suo compito, ossia non produce più la preziosa insulina; compare in genere sin dall’infanzia, raramente dopo i 35 anni, e può essere corretto solo dalla somministrazione continua di insulina (per questo viene definito insulinodipendente). Nel diabete di tipo 2, l’insulina, pur essendo prodotta, non è più in grado di veicolare in modo adeguato il glucosio nelle cellule per una forma di “resistenza” dell’organismo a utilizzare questo ormone (per questo viene definito anche insulinoresistente): è sicuramente la forma di diabete più diffusa e inizia quasi sempre dopo i 40 anni. In entrambi i casi l’organismo, in assenza di cure per riequilibrare la situazione, è destinato ad andare incontro a una serie di alterazioni dovute sia all’impossibilità delle cellule di ricevere una sufficiente quantità di glucosio (ossia di nutrimento) sia al fatto che lo zucchero, non potendo entrare nelle cellule, continua a circolare nel sangue finendo per depositarsi sulle pareti dei vasi sanguigni. Tali depositi creano talvolta nelle arterie vere e proprie incrostazioni, che possono ostacolare sensibilmente la corretta circolazione del sangue determinando non pochi problemi (arteriosclerosi, infarto cardiaco e ictus cerebrale). PREVENZIONE Le dimensioni di questa patologia hanno assunto proporzioni così preoccupanti da imporre un’inderogabile politica di profilassi. Infatti l’elevata diffusione della malattia, in costante progressione, la cronicità e le conseguenze invalidanti cointeressano non soltanto il malato, ma anche la società che deve provvedere alla sua assistenza. Tale programma può essere realizzato con diverse modalità: 1) evitando l’insorgenza della malattia diabetica attraverso uno stretto controllo dei fattori di rischio (tabelle 1 e 2); 2) cercando di scoprire con la massima tempestività il diabete attraverso un sistematico controllo di tutti quegli individui che per eredo-familiarità possono esserne colpiti; 3) curando il diabete manifesto per evitare o quanto meno ritardare l’insorgenza delle complicanze. La somma di tali iniziative va sotto il nome di prevenzione “individuale”, espletata cioè a livello del singolo (tabella 3). Una profilassi più impegnativa è quella a carattere “sociale”: una prevenzione, cioè, che interessi organizzazioni che si preoccupino di un’adeguata educazione socio-sanitaria. Dovrà comprendere: a) un attento controllo preventivo delle nascite da genitori diabetici; b) un approfondimento delle ricerche nell’ambito di alcune malattie concomitanti (obesità e arteriosclerosi); c) lo studio di terapie sia farmacologiche che dietetiche più efficaci ma meno dannose; d) la realizzazione di indagini di massa (dépistage o screening) su tutta la popolazione in modo da scoprire precocemente l’insorgenza del diabete mellito. Se queste precauzioni verranno messe in atto, si potrà avere la certezza che il diabete non rappresenterà più una malattia in aumento con conseguenze spesso gravissime, ma potrà essere affrontato serenamente e, quello che più conta, con una maggiore coscienza e conoscenza. GRAVIDANZA E DIABETE Esiste anche una forma di diabete molto particolare che può colpire le donne in gravidanza e che perciò si chiama diabete gestazionale. Di solito, però, questo tipo di diabete, che è asintomatico (cioè non dà sintomi), scompare naturalmente dopo la nascita del bambino. Altre volte, invece, rimane, trasfor- Tabella 1 - Fattori di rischio per il diabete di tipo 2 Soggetti con eredo-familiarità diabetica. Soggetti di oltre 40 anni, in sovrappeso e obesi. Donne che hanno partorito figli di oltre kg 4,5 (macrosomia fetale). Pazienti ipertesi o con pregresso infarto miocardio. Pazienti con malattie di fegato e delle vie biliari o con disturbi del ricambio lipidico. Soggetti con affezioni cutanee croniche o recidivanti (foruncolosi, micosi, prurito). Pazienti con infezioni croniche o recidivanti delle vie urinarie (cistiti, pieliti, pielonefriti). Tabella 2 - Frequenza del diabete di tipo 2 in rapporto all’età Età 0-20 anni 21-40 anni 41-50 anni 51-60 anni 61-70 anni Più di 70 anni Frequenza 1 caso ogni 1.000 persone 1 caso ogni 150 persone 1 caso ogni 20 persone 1 caso ogni 15 persone 1 caso ogni 10 persone 1 caso ogni 6 persone Tabella 3 - Norme da seguire per la prevenzione individuale del diabete di tipo 2 䡵 䡵 䡵 䡵 Seguire un tipo di alimentazione che consenta di mantenere sempre il proprio peso ideale. Correggere il prima possibile, già dall’infanzia, un eventuale sovrappeso. Ridurre al minimo il consumo di grassi e di zuccheri semplici (zucchero da cucina e dolciumi). Svolgere quotidianamente un’attività fisica moderata: è sufficiente camminare o andare in bicicletta (anche da camera) per 45 minuti. mandosi in vero e proprio diabete mellito di tipo 2. Le donne più a rischio di contrarre il diabete gestazionale sono quelle in sovrappeso che restano incinte a più di trent’anni e quelle che hanno familiari diabetici. Poiché il diabete gestazionale può avere conseguenze sia sulla madre sia sul bambino è quindi fondamentale che tutte le donne in gravidanza, e soprattutto quelle a rischio, si sottopongano a un esame molto semplice: consiste nel valutare la curva glicemica, ossia i livelli degli zuccheri raggiunti nel sangue nel corso della giornata (a digiuno e dopo i pasti). Il diabete gestazionale non curato può provocare una serie di problemi sia a carico della madre sia del feto. Per la donna si possono verificare: 䡵 l’eclampsia gravidica, cioè una vera e propria tossicosi grave che causa lesioni renali, ipertensione arteriosa, convulsioni; 䡵 l’aumento esagerato del liquido amniotico dove alloggia il feto, con pericolo di rottura della sacca e quindi aborto o parto prematuro. Il bambino invece può nascere con una possibile intolleranza verso i carboidrati, una predisposizione all’obesità, all’ipertensione e al diabete stesso. Inoltre è sempre in notevole sovrappeso (macrosomia fetale) con conseguenti notevoli difficoltà al momento del parto (quasi sempre si è costretti a ricorrere al parto cesareo). DIRIGENTE 11|2007 䡵 57