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salute e benessere
Filippo Medina
Combattere il diabete
con la prevenzione
In Italia ci sono un milione di diabetici. Due le forme di questa
malattia. Ecco come scoprirla in tempo per curarsi efficacemente e, soprattutto, come prevenirla
l diabete è una malattia molto
frequente. Attualmente in Italia i
diabetici sono più di un milione,
tra cui molti bambini e adolescenti.
Questa malattia, figlia del benessere e di una vita troppo sedentaria, è destinata ad aumentare: perciò è importante sapere come prevenirla e, soprattutto, come evitare
le conseguenze che possono rivelarsi ben più preoccupanti della
malattia stessa.
I
Filippo Medina ha
una lunga esperienza professionale di
medico internista
(già clinico universitario e primario medico). Attualmente
esercita come specialista di medicina
interna presso il
Centro diagnostico
italiano di Milano.
Svolge un’intensa
attività di giornalista
medico come responsabile di riviste
specialistiche ed è
collaboratore di numerosi giornali e riviste tra cui Il Giornale, Le Scienze,
Nel Blu, ViverSani&Belli, In Forma
Perfetta.
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COS’È IL DIABETE
Il diabete mellito è una malattia caratterizzata da una carenza dell’ormone insulina, prodotto dalle cosiddette cellule beta, situate in alcune zone del pancreas, dette “isole di Langerhans”. Il pancreas è una
ghiandola di grosse dimensioni (20
centimetri di lunghezza per 60-100
grammi di peso), di forma allungata e sottile posta di traverso dietro
lo stomaco.
Questa ghiandola svolge principalmente due funzioni: la prima è quella di produrre enzimi che favoriscono il processo della digestione, mentre la seconda di produrre due ormoni, l’insulina e il glucagone, che
svolgono un ruolo fondamentale nel
regolare la glicemia, ossia il livello di
glucosio nel sangue. Poiché il lavo-
ro svolto dall’insulina è opposto a
quello del glucagone, questi due ormoni si compensano a vicenda.
L’insulina stimola infatti sia le cellule ad assorbire lo zucchero (glucosio) che si trova nel sangue sia il
fegato a catturare quello in eccedenza, ossia quello “avanzato” dalle cellule. L’insulina serve, quindi,
per abbassare il livello della glicemia nel sangue.
Il glucagone, al contrario, con il
concorso di altri ormoni, stimola il
fegato a liberare glucosio, cioè fa
aumentare la glicemia.
La secrezione dell’ormone insulina
è regolata da un meccanismo noto
con il termine inglese di feedback,
ossia varia in rapporto ai bisogni
dell’organismo. Ciò significa che è
maggiore quando nel sangue c’è
più glucosio da metabolizzare ed è
inferiore se il glucosio è poco.
Quando, per qualche ragione, questo meccanismo di feedback va in
tilt, ecco che compare la malattia,
cioè il diabete mellito.
DUE FORME DIVERSE
Il diabete è una malattia complessa,
che può manifestarsi in due forme
differenti: tipo 1 o insulino-dipendente e tipo 2 o insulino-resistente.
Nel diabete di tipo 1, molto più raro, il pancreas cessa di svolgere
correttamente il suo compito, ossia
non produce più la preziosa insulina; compare in genere sin dall’infanzia, raramente dopo i 35 anni, e
può essere corretto solo dalla somministrazione continua di insulina
(per questo viene definito insulinodipendente).
Nel diabete di tipo 2, l’insulina, pur
essendo prodotta, non è più in grado di veicolare in modo adeguato il
glucosio nelle cellule per una forma
di “resistenza” dell’organismo a
utilizzare questo ormone (per questo viene definito anche insulinoresistente): è sicuramente la forma
di diabete più diffusa e inizia quasi
sempre dopo i 40 anni.
In entrambi i casi l’organismo, in
assenza di cure per riequilibrare la
situazione, è destinato ad andare
incontro a una serie di alterazioni
dovute sia all’impossibilità delle
cellule di ricevere una sufficiente
quantità di glucosio (ossia di nutrimento) sia al fatto che lo zucchero,
non potendo entrare nelle cellule,
continua a circolare nel sangue finendo per depositarsi sulle pareti
dei vasi sanguigni.
Tali depositi creano talvolta nelle
arterie vere e proprie incrostazioni,
che possono ostacolare sensibilmente la corretta circolazione del
sangue determinando non pochi
problemi (arteriosclerosi, infarto
cardiaco e ictus cerebrale).
PREVENZIONE
Le dimensioni di questa patologia
hanno assunto proporzioni così
preoccupanti da imporre un’inderogabile politica di profilassi.
Infatti l’elevata diffusione della malattia, in costante progressione, la
cronicità e le conseguenze invalidanti cointeressano non soltanto il
malato, ma anche la società che deve provvedere alla sua assistenza.
Tale programma può essere realizzato con diverse modalità:
1) evitando l’insorgenza della malattia diabetica attraverso uno
stretto controllo dei fattori di rischio (tabelle 1 e 2);
2) cercando di scoprire con la
massima tempestività il diabete
attraverso un sistematico controllo di tutti quegli individui che
per eredo-familiarità possono
esserne colpiti;
3) curando il diabete manifesto per
evitare o quanto meno ritardare
l’insorgenza delle complicanze.
La somma di tali iniziative va sotto
il nome di prevenzione “individuale”, espletata cioè a livello del singolo (tabella 3).
Una profilassi più impegnativa è
quella a carattere “sociale”: una
prevenzione, cioè, che interessi organizzazioni che si preoccupino di
un’adeguata educazione socio-sanitaria. Dovrà comprendere:
a) un attento controllo preventivo
delle nascite da genitori diabetici;
b) un approfondimento delle ricerche nell’ambito di alcune malattie concomitanti (obesità e arteriosclerosi);
c) lo studio di terapie sia farmacologiche che dietetiche più efficaci ma meno dannose;
d) la realizzazione di indagini di
massa (dépistage o screening)
su tutta la popolazione in modo
da scoprire precocemente l’insorgenza del diabete mellito.
Se queste precauzioni verranno
messe in atto, si potrà avere la certezza che il diabete non rappresenterà più una malattia in aumento con
conseguenze spesso gravissime, ma
potrà essere affrontato serenamente
e, quello che più conta, con una
maggiore coscienza e conoscenza.
GRAVIDANZA E DIABETE
Esiste anche una forma di diabete
molto particolare che può colpire le
donne in gravidanza e che perciò si
chiama diabete gestazionale.
Di solito, però, questo tipo di diabete, che è asintomatico (cioè non
dà sintomi), scompare naturalmente dopo la nascita del bambino. Altre volte, invece, rimane, trasfor-
Tabella 1 - Fattori di rischio per il diabete di tipo 2
Soggetti con eredo-familiarità diabetica.
Soggetti di oltre 40 anni, in sovrappeso e obesi.
Donne che hanno partorito figli di oltre kg 4,5 (macrosomia fetale).
Pazienti ipertesi o con pregresso infarto miocardio.
Pazienti con malattie di fegato e delle vie biliari o con disturbi del ricambio lipidico.
Soggetti con affezioni cutanee croniche o recidivanti (foruncolosi, micosi, prurito).
Pazienti con infezioni croniche o recidivanti delle vie urinarie (cistiti, pieliti, pielonefriti).
Tabella 2 - Frequenza del diabete di tipo 2 in rapporto all’età
Età
0-20 anni
21-40 anni
41-50 anni
51-60 anni
61-70 anni
Più di 70 anni
Frequenza
1 caso ogni 1.000 persone
1 caso ogni 150 persone
1 caso ogni 20 persone
1 caso ogni 15 persone
1 caso ogni 10 persone
1 caso ogni 6 persone
Tabella 3 - Norme da seguire per la prevenzione individuale del diabete di tipo 2
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Seguire un tipo di alimentazione che consenta di mantenere sempre il proprio peso ideale.
Correggere il prima possibile, già dall’infanzia, un eventuale sovrappeso.
Ridurre al minimo il consumo di grassi e di zuccheri semplici (zucchero da cucina e dolciumi).
Svolgere quotidianamente un’attività fisica moderata: è sufficiente camminare o andare in
bicicletta (anche da camera) per 45 minuti.
mandosi in vero e proprio diabete
mellito di tipo 2.
Le donne più a rischio di contrarre
il diabete gestazionale sono quelle
in sovrappeso che restano incinte a
più di trent’anni e quelle che hanno
familiari diabetici.
Poiché il diabete gestazionale può
avere conseguenze sia sulla madre
sia sul bambino è quindi fondamentale che tutte le donne in gravidanza, e soprattutto quelle a rischio, si sottopongano a un esame
molto semplice: consiste nel valutare la curva glicemica, ossia i livelli
degli zuccheri raggiunti nel sangue
nel corso della giornata (a digiuno e
dopo i pasti).
Il diabete gestazionale non curato
può provocare una serie di problemi
sia a carico della madre sia del feto.
Per la donna si possono verificare:
䡵 l’eclampsia gravidica, cioè una
vera e propria tossicosi grave
che causa lesioni renali, ipertensione arteriosa, convulsioni;
䡵 l’aumento esagerato del liquido
amniotico dove alloggia il feto,
con pericolo di rottura della sacca e quindi aborto o parto prematuro.
Il bambino invece può nascere con
una possibile intolleranza verso i
carboidrati, una predisposizione
all’obesità, all’ipertensione e al diabete stesso. Inoltre è sempre in notevole sovrappeso (macrosomia fetale) con conseguenti notevoli difficoltà al momento del parto (quasi
sempre si è costretti a ricorrere al
parto cesareo).
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