Intercultura nell’arte Corsista Antonella De Pietro Cod.PLAM0213 Parlare di Intercultura nel campo delle arti e di ciò che esse esprimono vuol dire affrontare questioni profonde di “senso” e “relazione”. Martine Abdallah Pretceille definisce l’Intercultura: “interazione tra due identità che si danno mutualmente un senso, in un contesto da definire ogni volta: l’interculturale è dunque innanzitutto, una relazione tra due individui che hanno interiorizzato nella loro soggettività una cultura, ogni volta unica, in funzione della loro età, sesso, statuto sociale e traiettorie personali” 1. Che l’arte possa promuovere la conoscenza interculturale e che lo possa fare in maniera adeguata sembra essere qualcosa che non ha bisogno di dimostrazione: è uno degli assiomi alla base delle retoriche di funzionamento dell’odierno mondo dell’arte così come delle politiche di cooperazione culturale. Per ciò che riguarda la riflessione sull’arte nella relazione interculturale siamo però agli inizi ed è quindi utile chiarire alcuni temi di fondo: innanzitutto è davvero una necessità oggi iniziare a pensare ad una “Intercultura delle arti”? <<Interculturalità non significa solo riconoscere il valore della differenza, ma anche che lo scambio costante e la contaminazione reciproca non sono una scelta ideologica, un’opzione fra le tante, ma la normale caratteristica antropologica e storica delle società umane(…) L’intercultura si fonda sull’accettazione delle differenze e non sulla loro “omogeneizzazione” o reciproca assimilazione>> 2. Ci sono situazioni storiche e sociali che spingono realmente verso la necessità di cambiare paradigma riguardo le attività artistiche e le loro relazioni, che ci inducono a rivederle nelle relazioni reciproche? E attraverso cosa è possibile eventualmente trovare una spinta per iniziare questo cambiamento di paradigma, una volta che lo si scopra come necessario? Vediamo meglio il significato che assume il termine “intercultura” nel nostro Paese analizzando un documento del Ministero della Pubblica Istruzione “La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri” prodotto dall’ Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’educazione interculturale dell’ottobre 2007, all’epoca del Ministro Fioroni. Il documento afferma la necessità dell’approccio interculturale in tutti i livelli ed in tutti gli ambiti della scuola pubblica, specifica che non può risolversi in mere pratiche di integrazione ma nell’assumere la diversità come paradigma stesso dell’identità stessa della scuola del pluralismo, 1 Cfr. M. A. Pretceille, Chocs de cultures, L'Harmattan, Paris, 1989. R. Toscano, “Intercultura incontri cha cambiano il mondo”, Intervento al Convegno dell’Università degli studi di Padova, 21 aprile 2008. 2 definisce un’idea dinamica della cultura e dell’identità di ognuno sottolineando i rischi connessi con approcci superficiali di decontestualizzazione o folklorizzazione delle culture. Inoltre il documento del Ministero promuove il superamento di proposte marcatamente identitarie ed eurocentriche nell’insegnamento della storia ed, in ambito religioso, l’opportunità di allargare lo sguardo degli studenti in chiave multireligiosa, consapevoli del pluralismo religioso che caratterizza la nostra società. L’arte è sempre stata, più o meno, un fattore di socializzazione e un principio fondante del dialogo, ma si deve a Nicolas Bourriaud, uno dei più significativi contributori allo sviluppo dell’arte contemporanea nella direzione del “realismo operazionale”, la razionalizzazione del concetto di arte relazionale, un’arte che prende come relativo orizzonte teorico il regno delle interazioni umane e del relativo contesto sociale. Per Nicolas Bourriaud ci troviamo oggi di fronte ad una nuova generazione di artisti animati da un forte interesse per le relazioni e i rapporti umani che fanno emergere una nuova cultura di interazioni 3. Il “dialogo tra culture artistiche”, o tra le stesse discipline creative all’interno di una singola “cultura”, è forse quanto di più complesso e arduo si possa immaginare: una concezione estetica, una idea e un rapporto con l’arte, sono elementi che qualificano profondamente una cultura e una esperienza artistica, pertanto quando ci incontriamo con esse, è proprio l’approccio con l’arte che spesso fornisce dei chiari elementi identificativi che distinguono le culture rispetto ad altre. 4 “La cultura è sempre soggettiva, dinamica, permeabile, inseparabile dalla persona che la esprime. Nella sua poliedricità essa rappresenta una rete di significati, che i gruppi umani attribuiscono alla realtà e ai fenomeni nel corso del tempo e che trasmettono ai discendenti. In questo senso la ricerca dell’unità attraverso la diversità si nutre di un dialogo interculturale che considera le culture disponibili ad entrare in contatto, scambiarsi significati e soprattutto modificarsi reciprocamente. La prospettiva interculturale è ineliminabile per la pedagogia, essa permette di cogliere quanto sia storicizzabile e mutevole ciò che si rischia di ritenere universale ed assoluto, quanto sia possibile la ricerca dell’unità nella diversità. In sintesi, il pensiero moderno non considera l’uomo secondo un’ottica naturalistica, né dissolto nello storicismo, ma come un essere culturale, e in quanto tale aperto al dialogo con l’altro. L’universale va ricercato abbracciando il particolare; l’intercultura cerca una terza via tra l’universalismo oppressivo, che schiaccia ed assimila, e il relativismo radicale, che separa senza permettere il dialogo” 5. 3 G. Spagnuolo, Il magico mosaico dell'intercultura. Teoria, mondi, esperienze, FrancoAngeli, 2007 GEERTZ, Clifford, Antropologia interpretativa, Il Mulino, Bologna, ed. 2004, pp.119 - 152 5 Milena Santerini, L’etica del genere umano, in CEM MONDIALITA’ aprile 2003, pag.21. 4 <<Uno dei topoi più diffusi dell’arte occidentale, inespugnabilmente eurocentrica ed etnocentrica, è stato per lungo tempo quello che ha comportato l’interpretazione dei linguaggi artistici diversi da quelli conosciuti e accettati (occidentali, dunque) come espressione di naiveté culturale, di uno spontaneismo semplice ed ingenuo frutto di una visione infantile del mondo>>6 . Nel proporre a scuola dei percorsi di educazione all’immagine o di approccio all’arte, non possiamo non fare i conti con quanto sopraccitato. Ci dovremmo chiedere se il modo in cui ci avviciniamo all’arte dei paesi africani o sudamericani, oppure alle opere cinesi o giapponesi, sia quello filtrato dalla percezione di un certo esotismo che porta a considerare l’arte degli altri come “strana” ma interessante solo perché venuta da lontano. Quando si chiede agli insegnanti di esprimere delle percezioni immediate nei confronti di paesi e culture ancora per molti aspetti sconosciuti, le parole più ricorrenti nelle loro risposte sono: fascino e mistero. Lungi dal voler giudicare un’espressione spontanea di sentimenti e sensazioni, ci preme, in un’ottica interculturale, rilevare il rischio di ritenere un’opera affascinante per il solo fatto che è “esotica”, di attribuirle valore “artistico” senza esercitare un consapevole ed informato esercizio critico. Nella scuola, a mio avviso, occorre affrontare lo studio delle opere provenienti da altre culture, primariamente, fornendo agli studenti le chiavi interpretative per metterli nelle condizioni di “leggere” l’arte delle altre culture e, secondariamente, lasciandoli liberi di giudicare, di esprimeregiudizi estetici, di manifestare emozioni che ricevono dalla visione consapevole dell’opera. Come proposta didattica preliminare, sarebbe interessante poter scoprire quanti stereotipi possono essere legati all’arte, sia tra gli insegnanti che fra gli studenti. Il piacere estetico è un bisogno dell’uomo e nessun uomo rimane indifferente all’arte, intesa qui nella sua accezione più ampia (che comprende, quindi, le produzioni di oggetti artigianali, qualsiasi forma di linguaggio visivo, dalla fotografia al cinema, dal graffito alle sculture di sabbia), come risposta alla tensione verso il piacere estetico. In questo rispondere comune ad una necessità umana identifichiamo la relazione fra arte e universale. All’interno di questa relazione, il concetto di originalità identifica la diversità tra le culture; ci chiediamo, però: quale cultura può rivendicare il primato di assoluta originalità? L’arte, più di ogni altro linguaggio, è il risultato di una contaminazione reciproca, pertanto non si può parlare di originalità, piuttosto si parla di un rapporto di complementarietà tra culture. Nel rapporto dialettico fra universale e particolare si può dire che <<ogni uomo, gruppo, attore dell’immaginario, è superiore alla propria cultura; è capace cioè di esplorazioni e rimescolamenti, e 6 D. Demetrio (a cura di), Nel tempo della pluralità, La Nuova Italia, Firenze, 1997, pp. 137-138. così facendo denuncia la relatività e la transitorietà di quegli habitat di significato che sono le culture locali, sia a livello di piccole comunità di aborigeni, sia a livello di più ampie collettività cosmopolite>>7 . Inoltre, ci sono temi che si ritrovano tra culture anche molto distanti geograficamente tra loro, come se vi fossero degli elementi insiti nella natura umana che necessitano di prendere forma attraverso espressioni artistiche: pare che bambini appartenenti a culture diverse rappresentino attraverso il disegno delle cosiddette figure primarie universali. Allora è necessario partire da queste consapevolezze per ricercare la comunanza, l’incontro fra culture nei percorsi di educazione all’immagine e all’arte; non per arrivare a definire un uomo “generico” che si appiattisce in una sorta di universale senza originalità, ma un uomo che, nel bisogno comune, si riconosce in quanto simile all’altro e supera barriere, separazioni, categorizzazioni, vince sospetti e si esprime in piena libertà potendo coniugare elementi di culture diverse con la propria soggettività, attraverso una produzione originale e unica, espressione non solo di cultura ma anche di una storia personale, di un mondo interiore e di un punto di vista sulla realtà. 7 G. Bevilacqua, Didattica interculturale dell’arte, EMI, Bologna, 2001, pp. 28-29. Bibliografia G. Bevilacqua, Didattica interculturale dell’arte, EMI, Bologna, 2001. D. Demetrio (a cura di), “Nel tempo della pluralità”, La Nuova Italia, Firenze, 1997. Geerz, Clifford, Antropologia interpretativa, Il Mulino, Bologna, ed. 2004. M. A. Pretceille, Chocs de cultures, L'Harmattan, Paris, 1989. M. Santerini, L’etica del genere umano, in CEM MONDIALITA’ aprile 2003. G. Spagnuolo, Il magico mosaico dell'intercultura. Teoria, mondi, esperienze, FrancoAngeli, 2007. R. Toscano, Intercultura incontri cha cambiano il mondo, Intervento al Convegno dell’Università degli studi di Padova, 21 aprile 2008. Sitografia http://old.dirittisociali.org/media/10189/intervento%20de%20acutis.pdf