Indice 1 Introduzione 1 2 Gruppi affini e gruppi formali 2.1 Definizioni . . . . . . . . . . 2.2 Dualità di Cartier . . . . . . 2.2.1 Caratteristica p . . . 2.2.2 Caratteristica 0 . . . 2.3 Frobenius e Vershiebung . . 2.4 Gruppi étale e connessi . . . 2.4.1 Caratteristica p . . . 2.4.2 Caratteristica 0 . . . 2.5 Spazi tangente e cotangente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 Vettori e covettori di Witt 3.1 Vettori di Witt . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.2 Covettori di Witt . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.3 Topologia naturale dei covettori di Witt . . . . . . . . . . . 3.4 Gruppo formale dei covettori di Witt . . . . . . . . . . . . . 3.5 Relazione tra componente étale e unipotente nel gruppo formale dei covettori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.6 Anello di Dieudonné . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.7 Struttura del gruppo formale dei covettori come modulo sull’anello di Dieudonné . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 Classificazione dei p-gruppi formali 1 3 . 3 . 8 . 8 . 8 . 9 . 9 . 10 . 11 . 11 . . . . 11 11 14 15 15 . 16 . 17 . 17 18 Introduzione Sia R un anello di valutazione discreta, completo, di ideale massimale m, campo residuo k di caratteristica p > 0 e campo delle frazioni K di caratteristica 0. Sia A/R uno schema abeliano di dimensione d, di cui indico con A[pn ] il nucleo (schematico) della moltiplicazione per pn . Definisco il gruppo p-divisibile associato ad A come il limite diretto rispetto alle mappe canoniche di inclusione in : A[pn ] ,→ A[pn+1 ]: A(p) := lim A[pn ]. −→ n Lo schema in gruppi A(p) è un gruppo p-divisibile di altezza h = 2d, isomorfo al gruppo costante (Qp /Zp )h . Definisco il modulo di Tate associato ad A/R 1 come: T (p) := lim A[pn ], ←− n dove il limite inverso è calcolato rispetto alle mappe [p] : A[pn+1 ] → A[pn ] di moltiplicazione per p. Si denoti con D(A(p)) il duale di Cartier di A(p) definito in §2.2 oppure in [2, §2.3], e con tD(A(P )) (rispettivamente, t∗A(p) ) lo spazio tangente di D(A(p)) (rispettivamente, spazio cotangente di A(p)) definiti in §2.5 oppure in [2, §2.4]. Indico con Cp il completamento di una chiusura algebrica di K e pongo ACp := A⊗R Cp . Definisco G := Gal(K/K) come il gruppo di Galois assoluto di K. Per ogni G-modulo M , denoto con HomZp (M, Cp ) lo Zp -modulo degli omomorfismi di Zp -moduli. Lo Zp -modulo HomZp (M, Cp ) è dotato di una struttura canonica di G-modulo: se ϕ ∈ HomZp (M, Cp ) e g ∈ G, (gϕ)(x) := g(ϕ(g −1 x)). Sia Gm is gruppo moltiplicativo di cui indico con µpn := Ker([pn ] : Gm → Gm ) is sottoschema in gruppi delle radici pn -esime dell’unità, dove [pn ] è la moltiplicazione per pn in Gm . Definisco H := lim µpn ←− n dove il limite inverso è calcolato rispetto alle mappe [p] : µn+1 → µn di moltiplicazione per p. Theorem 1.1 (Decomposizione di Hodge-Tate). Vale il seguente isomorfismo di G-moduli: 1 Hét (ACp , Qp ) ⊗Qp Cp ' H 1 (ACp , Ω0ACp ) ⊕ H 0 (ACp , Ω1ACp ) ⊗Cp HomZp (H, Cp ), 1 dove Hét indica la coomologia ètale di ACp mentre Ω0ACp → Ω1ACp → . . . è il complesso di De Rham. Il teorema precedente può essere riformulato nel seguente modo: vale il seguente isomorfismo di G-moduli: HomZp (T (p), Cp ) ' tD(A(p)) (Cp ) ⊕ t∗A(p) (Cp ) ⊗Cp HomZp (H, Cp ). (1) La dimostrazione di questi risultati si trova in [2, §4.1, Corollario 2 e successivo Remark]. 2 Lo scopo dei lavori di Fontaine è quello di raffinare la decomposizione (1) in modo da riuscire ad ottenere una classificazione più fine che tenga conto della struttura di G-modulo di A(p) e non solo di quella di HomZp (T (p), Cp ). Notiamo che tale struttura è in effetti povera, in quanto, come G-modulo, lo spazio tangente e quello cotangente sono banali, essendo entrambi copie di Cp . Lo scopo del lavoro di Fontaine sui gruppi p-divisibili su anelli di valutazione discreta completi R come sopra è dunque quello di raffinare la decomposizione (1) in modo da ottenere un oggetto che generalizzi il lato destro di (1) e permetta di classificare i gruppi p-divisibili, recuperando in particolare la loro struttura di G-modulo. 2 2.1 Gruppi affini e gruppi formali Definizioni Indico con il simbolo k un corpo perfetto di caratteristica p > 0, dotato della topologia discreta, oppure un anello di valutazione completo con campo residuo perfetto di caratteristica p > 0 e campo delle frazioni di caratteristica 0, dotato della topologia indotta dalla valutazione. Remark 2.1. Si potrebbe lavorare più in generale come in [1] con un anello pseudocompatto k, ovvero un anello commutativo linearmente topologizzato (cioè dotato di una topologia che rende continue le operazioni di anello e tale che un sistema fondamentale Ωk di intorni di 0 sia formato da ideali) separato e completo e tale che, per ogni ideale aperto a ∈ Ωk , il quoziente R/q sia artiniano. Definition 2.2. Un k-gruppo affine G è un funtore contravariante dalla categoria delle k-algebre alla categoria dei gruppi abeliani che sia rappresentato da una k-algebra B. Questo vuol dire che esiste una k-algebra B tale che per ogni k-algebra R si ha: G(R) = Homk (B, R) dove Homk indica l’insieme degli omomorfismi di k-algebre. Indicheremo un tale funtore come G = Spk B. Un k-gruppo affine è detto finito (oppure algebrico) se la sua algebra affine B è un k-modulo piatto finitamente generato. In questo caso, si definisce l’ordine di G come il rango di B come k-modulo: ord(G) := rankk (B). Sia G = Spk B un k-gruppo affine. Il fatto che, per ogni k-algebra R, l’insieme G(R) abbia una struttura di gruppo abeliano equivale a richiedere 3 che B sia una k-bialgebra, cioè esistano morfismi di k-algebre µB : B → B ⊗k B (comoltiplicazione) ²B : B → k (augmentazione) σB : B → B (antipodismo) che soddisfino ai seguenti diagrammi, ciascuno dei quali esprime una propietà dei gruppi abeliani: B1 (associatività): Il seguente diagramma è commutativo, dove idB è l’identità di B: µB / B ⊗k B B µB µB ² B ⊗k B µB ⊗idB ² /B⊗ B⊗ B k k B2 (esistenza dell’elemento neutro): Il diagramma seguente è commutativo: vv vv v vv vv B HH HH HH µB HHH # µB idB ⊗²B B; ⊗k B /B⊗ k k ' ² /B O idB ' ²B ⊗idB B ⊗k B /B⊗ k k B3 (esistenza di un inverso): Il seguente diagramma è commutativo: B; ⊗k B v µB vv v v vv vv ²B B HH HH HH µB HHH # B ⊗k B idB ⊗σB /k σB ⊗idB / B ⊗k B HH HH π HH HH H# idB / v; B v π vvv vv v v / B ⊗k B dove π : B ⊗k B → B è la mappa di multiplicazione definita da a ⊗ b 7→ ab. I morfismi di k-algebre µB , ²B e σB definiscono altrettanti morfismi di funtori µG : G × G → G, ²G : Spk k → G e σG : G → G. I diagrammi scritti in precedenza inducono diagrammi analoghi che coinvolgono G e Spk k. La categoria di k-gruppi affini ha per oggetti i k-gruppi affini e per morfismi i 4 morfismi di funtori che rispettano la struttura di gruppo: se G ed H sono due k-gruppi affini, Homkgr−aff (G, H) è l’insieme dei morfismi di funtori F : G → H tali che il seguente diagramma sia commutativo: G×G F ×F ² µG /G F H ×H µG ² / H. Proposizione 2.3. La categoria dei k-gruppi affini è abeliana. In particolare, essa ha nuclei e conuclei. Dimostrazione. Si veda [1, Proposition 6.5]. Una k-algebra R è detta profinita (rispettivamente, proartiniana se lo è come k-modulo, cioè se R e un k-modulo linearmente topologizzato (cioè dotato di una topologia che rende continue le operazioni che rendono R un k-modulo e tale che un sistema fondamentale ΩR di intorni di 0 sia formato da sotto-k-moduli) separato e completo e tale che, per ogni sotto-kmodulo aperto a ∈ ΩR , il quoziente R/q è un k-modulo di lunghezza finita (rispettivamente, artiniano). In questo caso, vista la completezza, R ' lim R/a. ←− a∈ΩR Una k-algebra profinita R che ha lunghezza finita come k-modulo sarà detta finita. I morfismi nelle categorie delle k-algebre profinite, finite o proartiniane sono morfismi di k-algebre continui. Vale un teorema di decomposizione del tutto analogo a quello degli anelli artiniani: si decompone canonicamente Proposizione 2.4. Una k-algebra profinito R Q nel prodotto finito di anelli profiniti locali R = m Rm , dove m varia nell’insieme finito degli ideali massimali di R e Rm indica il completamento di R lungo m, cioè Rm = lim(R/a)m/a dove il limite inverso è calcolato su tutti gli ←− a ideali aperti di R contenuti in m. Dimostrazione. Se veda [1, Chapitre I, 3.3 e 3.7]l Definition 2.5. Un k-gruppo formale G è un funtore contravariante dalla categoria delle k-algebre finite alla categoria dei gruppi abeliani che sia rappresentato da una k-algebra profinita B. Questo vuol dire che esiste una k-algebra profinita B tale che per ogni k-algebra finita R si ha: G(R) = Homcont k (B, R) 5 dove Homcont indica l’insieme degli omomorfismi continui di k-algebre. Ink dicheremo un tale funtore come G = Spf k B. Il fatto che G(R) sia un gruppo abeliano per ogni k-algebra finita R equivale a richiedere che B sia una k-bialgebra formale, cioè esistano morfismi di k-algebre profinite b k B (comoltiplicazione) µB : B → B ⊗ b k B il completamento della k-algebra B ⊗k B rispet(dove si è indicato con B ⊗ to alla topologia una cui base fondamentale di intorni di 0 è data dagli ideali I ⊗ B + B ⊗ J con I, J che variano nel filtro degli intorni di 0 in B) ²B : B → k (augmentazione) σB : B → B (antipodismo) che soddisfino ai seguenti diagrammi, ciascuno dei quali esprime una propietà dei gruppi abeliani: B1 (associatività): Il seguente diagramma è commutativo, dove idB è l’identità di B: µB / B⊗ b kB B µB µB ² b B µB ⊗id b kB B⊗ ² / B⊗ b kB⊗ b kB B2 (esistenza dell’elemento neutro): Il diagramma seguente è commutativo: b B idB ⊗² b kB B; ⊗ µB www ww ww w w B GG GG GG µB GGG # / B⊗ b kk ' ² /B O idB ' b B ²B ⊗id B ⊗k B / B⊗ b kk B3 (esistenza di un inverso): Il seguente diagramma è commutativo: b kB B< ⊗ µB xxx xx xx x x ²B B FF FF FF F µB FF " b kB B⊗ b B idB ⊗σ /k b B σB ⊗id 6 / B⊗ b kB FF FF π FF FF F" idB /B x< x π xxx xx x x / B⊗ b kB b k B → B è la mappa di multiplicazione definita da a ⊗ b 7→ dove π : B ⊗ ab. I morfismi di k-algebre formali µB , ²B e σB definiscono altrettanti morfismi di funtori µG : G × G → G, ²G : Spf k k → G e σG : G → G. I diagrammi scritti in precedenza inducono diagrammi analoghi che coinvolgono G e Spf k k. La categoria di k-gruppi formali ha per oggetti i k-gruppi formali e per morfismi i morfismi di funtori che rispettano la struttura di gruppo: se G ed H sono due k-gruppi formali, Homkgr−for (G, H) è l’insieme dei morfismi di funtori F : G → H tali che il seguente diagramma sia commutativo: G×G F ×F ² µG /G F H ×H µG ² / H. Proposizione 2.6. La categoria dei k-gruppi formali è abeliana. In particolare, essa ha nuclei e conuclei. Dimostrazione. Si veda [1, Proposition 6.5]. Sia G un k-gruppo formale. Allora G può essere prolungato in modo unico alla categoria delle k-algebre profinite ponendo, per ogni algebra profinita R, G(R) := lim G(R/a). ←− a∈ΩR La struttura di k-bialgebra formale di B mostra che G(R) cosı̀ definito è un gruppo anche per ogni algebra profinita R. Sia G = Spf k B un k-gruppo formale ed R una k-algebra finita. Poiché B ' lim B/a ed ogni morfismo continuo di B in R fattorizza attraverso un ←− a∈ΩB quoziente B/a, che ha topologia discreta, Homcont Homk (B/a, R). k (B, R) = lim −→ a∈ΩR Segue Spf k B ' lim Spk B/a. −→ a∈ΩB Definition 2.7. Un k-gruppo affine (rispettivamente, formale) G è detto liscio se per ogni k-algebra (rispettivamente, per ogni k-algebra finita) R e per ogni ideal I ⊆ R tale che I 2 = 0, la mappa canonical G(R) → G(R/I) è suriettiva. 7 Se G è un k-gruppo affine o formale, indico con [pn ] per ogni n numero naturale la moltiplicazione per pn in G. Definition 2.8. Un k-gruppo affine (rispettivamente, formale) è un p-gruppo se G ' lim Gn , dove Gn := Ker[pn ] è il nucleo della moltiplicazione per pn . −→ n Definition 2.9. Un p-gruppo formale è detto di Barsotti-Tate (o p-divisibile) di altezza h se Ker[pn ] è un gruppo finito e piatto di ordine pnh . 2.2 2.2.1 Dualità di Cartier Caratteristica p Suppongo che la caratteristica di k sia p (dunque, k è un campo perfetto). Sia G = Spf k B un k-gruppo formale. Pongo B ∗ := Homcont k (B, k) e definisco il duale di Cartier di G come: D(G) := Spk B ∗ . Si dimostra che D induce una antiequivalenza tra la categoria dei k-gruppi b formali e quella dei k-gruppi affini. Un quasi inverso di D è il funtore D definito da: ∗ b D(Sp k B) := Spf k B dove B ∗ := Homk (B, k) è dotato della topologia della convergenza semplice. 2.2.2 Caratteristica 0 Se la caratteristica di k è 0 (dunque, k è un anello di valutazione discreta completo, con campo residuo k di caratteristica p e campo delle frazioni di caratteristica 0), e G = lim Gn è un gruppo p-divisibile, con Gn = Spk B, −→ n ∗ pongo D(Gn ) := Spk Bn con Bn∗ := Homk (Bn , k). La moltiplicazione per p induce mappe Gn → Gn−1 , dunque per dualità ottengo mappe jn : D(Gn−1 ) → D(Gn ). Definisco il duale di Cartier di G come D(G) := lim D(Gn ) −→ n dove il limite diretto è calcolato rispetto alle mappe jn . 8 2.3 Frobenius e Vershiebung Suppongo che k abbia caratteristica p e denoto con σ : k → k il Frobenius di k definito da x 7→ xp . Sia G = Spk B un k-gruppo affine oppure G = Spf k B n un k-gruppo formale. Definisco B σ := B ⊗σn k dove il prodotto tensoriale è calcolato rispetto alla mappa σ n : k → k. La mappa b 7→ bp induce dunque un morfismo k-lineare n FBn : B σ → B e dunque un morfismo di k-gruppi (affini o formali) FGn : G → Gσ n n n n dove Gσ denota il k-gruppo Spk B σ oppure Spf k B σ a seconda che G sia Spk B oppure Spf k B. Analogamente, se G = Spk B, ho una mappa n n b FD(G) : D(G) → D(G)σ . b Per dualità, ottengo una mappa, chiamata Vershiebung: n VGnσn : Gσ → G. Proposizione 2.10. VGσ FG = [p] in G e FG VG = [p] in Gσ . Dimostrazione. [1, pagina 50]. Definition 2.11. Definisco la componente unipotente Gu di un k-gruppo formale o affine G come: Gu := lim KerVGnσn . −→ 2.4 Gruppi étale e connessi Sia G = Spf k B un k-gruppo formale, che supporremo un gruppo p-divisibile se k ha caratterstica 0. Definition 2.12. G è connesso (rispettivamente, étale) se B è un anello locale (rispettivamente, una k-algebra étale). Per ogni k-algebra finita R, denoto con rR il suo radicale. Definisco dei funtori dalla categoria delle k-algebre finite a quella degli insiemi: Gét (R) := G(R/rR ) e Gc (R) := Ker(G(R) → Gét (R)). Definisco l’ideale di augmentazione di B come B + := Ker(²B : B → k). Sia B c la componente locale di B corrispondente all’unico ideale massimale di B contenente B + . 9 Proposizione 2.13. Gc = Spf k B c è un k-gruppo formale connesso. Dimostrazione. Per prima cosa noto che Gc è rappresentato da B c : un punto x ∈ Homcont k (B, rR ) se e solo se x rende commutativo il seguente diagramma: B DD x DD DD iR/rR ◦²B DD" /R z z z π z zz |zz R/rR dove π è la proiezione canonica e iR/rR è il morfismo strutturale della kalgebra R/rR . Dunque, x(B + ) ⊆ rR e questo per continuità corrisponde a richiedere che x sia un morfismo continuo di B c in rR . Si mostra che le mappe µB , ²B e σB definiscono altrettante mappe in B c . Dunque Spf k B c è un gruppo formale, evidentemente connesso. 2.4.1 Caratteristica p Suppongo che k abbia caratteristica p. In questo caso ogni k-algebra finita R si decompone nella somma diretta di due k-algebre R ' Rét ⊕ rR , dove Rét è la massima sottoalgebra étale di R. (Nel caso in cui C è un campo, una C-algebra è étale se e solo se è isomorfa ad un prodotto finito di estensioni finite e separabili di C.) Risulta dunque che Gét (R) ' G(Rét ) e dunque, per ogni k-algebra finita R, abbiamo una sequenza esatta spezzante: 0 → Gc (R) → G(R) → Gét (R) → 0, da cui si vede che G si spezza canonicamente nel prodotto della sua componente locale e di Gét : G ' Gc ⊕ Gét . Indico con rB il radicale di B. Proposizione 2.14. Gét = Spf k B/rB è un k-gruppo formale étale. cont Dimostrazione. x ∈ Homcont k (B, R/rR ) se e solo se x ∈ Homk (B, R) e x(rB ) ⊆ rR . Le mappe µB , ²B e σB definiscono altrettante mappe in B ét . Dunque Spf k B ét è un gruppo formale, evidentemente étale. Proposizione 2.15. Ogni k-gruppo formale connesso è il limite diretto dei propri nuclei delle potenze di Frobenius: G = lim KerFGn −→ se G è connesso. n Dunque, ogni k-gruppo formale connesso è un p-gruppo. 10 Dimostrazione. [1, pag. 49]. Proposizione 2.16. Un k-gruppo formale G è étale se e solo se FG è un monomorfismo. Questo è equivalente a richiedere che FG sia un isomorfismo. Dimostrazione. [1, pag. 49]. 2.4.2 Caratteristica 0 Nel caso di caratteristica 0, denotato con k il campo residuo di k, si può mostrare che il funtore G Ã Gk dalla categoria dei k-gruppi formali étale alla categoria dei k-gruppi formali étale induce un’antiequivalenza; ogni kgruppo formale è dunque a meno di isomorfismi il rialzamento di un k-gruppo formale étale. Segue da questo che esiste sempre una sequenza esatta di k-gruppi formali 0 → Gc → G → Gét → 0. 2.5 Spazi tangente e cotangente Sia G = Spf k B un k-gruppo formale. Sia B + l’ideale di augmentazione ed indichiamo con B2+ la chiusura di (B + )2 in B. Pongo per ogni k-anello finito R: + + tgG (R) := Homcont (spazio tangente a G in R) k (B /B2 , R) b kR ctgG (R) := B + /B2+ ⊗ 3 3.1 (spazio cotangente a G in R). Vettori e covettori di Witt Vettori di Witt Per ogni intero n ≥ 0, definisco n n−1 φn (X0 , . . . , Xn ) = X0p + pX1p + · · · + pn Xn . Abbrevierò nel seguito φ(X0 , . . . , Xn ) con φ(X). E’ noto che esistono due e due sole sequenza di polinomi Sn (X0 , . . . , Xn ; Y0 ; . . . , Yn ) e Pn (X0 , . . . , Xn ; Y0 ; . . . , Yn ), 11 che denoterò per convenienza con Sn (X; Y ) e Pn (X; Y ), tali che φn (X) + φn (Y ) = φn (S0 (X; Y ), . . . , Sn (X; Y )) φn (X) · φn (Y ) = φn (P0 (X; Y ), . . . , Pn (X; Y )). Le Sn , Pn definiscono su Z[X] := Z[X0 , X1 , . . . ] (anello in infinite determinate) una struttura di Z-schema in anelli (commutativi) detto lo Z-schema dei Vettori di Witt W ponendo per ogni anello R: W(R) := HomZ (Z[X], R) dove se x ∈ HomZ (Z[X], R), posto x(n) := x(φn (X)), allora la struttura di anello di W(R) è data da: (x + y)(n) = x(n) + y (n) ; (xy)(n) = x(n) y (n) . Le x(n) sono dette componenti fantasma di x. Indico x ∈ W(R) con la notazione x = (x0 , x1 , . . . ) dove xn := x(Xn ). Si definiscono anche i vettori di Witt di lunghezza finita Wn considerando solo un numero finito di variabili e con le stesse Sn e Pn . Ho tre operatori standard: Frobenius: F x(Xn ) := xpn per ogni x ∈ W(R); Verchiebung (slittamento): V x(Xn ) = xn−1 per ogni x ∈ W(R); Troncamento: ρn : Wn (R) → Wn−1 (R) definita per ogni n ≥ 1 da ρn ((x0 , . . . , xn )) := (x0 , . . . , xn−1 ). Notiamo che dalla definizione delle mappe di troncamento ρn segue immediatamente che W(R) ' lim Wn (R) (2) ←− n dove il limite inverso è calcolato rispetto alle mappe ρn . Sia R un dominio d’integrità di caratteristica 0. 1. In W(R) vale la relazione px = (0, xp0 , xp1 , . . . ). In particolare, se k è un campo perfetto di caratteristica p: F V = V F = p. Per la (3) si veda [1, (2) pag 79]. 12 (3) 2. Wn (R) ha caratteristica pn e W(R) è un anello integro di caratteristica 0. 3. I sottogruppi V n W(R) sono ideali e formano un sistema fondamentale di intorni dello 0 di una topologia rispetto alla quale W(R) è completo. 4. x = (x0 , x1 , . . . ) è invertibile in W(R) se e solo se x0 lo è in R. 5. Posto K := Frac(W(R)) (campo delle frazioni di W(R)), posso definire una valutazione v in K ponendo per ogni x ∈ W(R): ½ max{n ∈ N : x ∈ V n W(R)} se x 6= 0 v(x) := 0 altrimenti Allora W(R) è l’anello di valutazione di v se e solo se R è un campo perfetto. In questo caso, denotato con m l’ideale di valutazione di v, si ha che W(R)/mW(R) ' R. Sia ora K un corpo di caratteristica 0 completo rispetto ad una valutazione discreta v il cui corpo residuo k sia perfetto di caratteristica p. Sia A l’anello di valutazione di v e π : A → k la mappa di riduzione modulo l’ideale di valutazione. E’ noto che esiste un unico sistema moltiplicativo TK ⊆ A tale che π sia una biezione se ristretta a TK ; esplicitamente, TK può essere descritto come n TK := ∩n Ap . Gli element di TK sono detti rappresentanti moltiplicativi o di Teichmüller. Esiste allora un isomorfismo bicontinuo: Θ : W(k) → A definito da Θ((ξ0 , ξ1 , . . . )) := ∞ X −j pj xpj , j=0 dove xj ∈ TK sono tali che π(xj ) = ξj . Questo isomorfismo permette di introdurre un’ulteriore notazione: posto [x] := (x, 0, 0, . . . ), allora {[x] : x ∈ k} coincide con l’insieme TW(k) , quindi ogni elemento ξ = (ξ0 , ξ1 , . . . ) può essere scritto nella forma: ∞ X −j ξ= pj [ξj ]p . j=0 Noto infine che m = {x ∈ W(R) : v(x) > 0} = pW(R) dunque W(k) è un’estensione di Zp assolutamente non ramificata. 13 3.2 Covettori di Witt Definisco lo Z-funtore in insiemi dei covettori di Witt unipotenti CWu come il limiti diretto CWu := lim Wn −→ n rispetto alle mappe V : Wn → Wn+1 indotte da V . Gli elementi di CWu (R) per ogni anello R sono dunque successioni (. . . , 0, 0, x−n , . . . , x−1 , x0 ) di elementi in R in cui le code sono identicamente nulle. Definisco poi lo Z-funtore in insieme dei covettori di Witt ponendo, per ogni anello R: CW(R) := {(. . . , x−n , . . . , x0 ) ∈ RN |∃r ≥ 0 tale che (x−r , x−r−1 , . . . ) ∈ rR }. In altre parole, CW(R) è formato dalle sequenze (. . . , x−n , . . . , x0 ) ∈ RN in cui le code (. . . , x−r ) sono nilpotenti per un indice r ≥ 0. Per ogni intero r ≥ 0, definisco l’ideale Ir := (X−r , X−r−1 , . . . ). Pongo Z[[X]] := lim Z[X]/Irs ; ←− Zu [[X]] := lim Z[X]/Ir . ←− r,s r Proposizione 3.1. Gli Z-funtori in insiemi CW e CWu sono rappresentabili da Z[[X]] e Zu [[X]] rispettivamente. Più precisamente: CW(R) = Homcont Z (Z[[X]], R) u CWu (R) = Homcont Z (Z [[X]], R). Dimostrazione. [1, Chapitre I, §3]. Proposizione 3.2. Per ogni Z-algebra R, l’insieme CW(R) ha una struttura di gruppo abeliano che contiene CWu (R) come sottogruppo e che varia funtorialmente in R. In particolare, CW e CWu sono Z-gruppi affini. Dimostrazione. La somma in CW(R) si definisce nel modo seguente: dati x = (. . . , x0 ) e y = (, . . . , y0 ) elementi di CW(R), si pone x + y := z = (, . . . , z0 ) dove per ogni n, zn := lim Sm (x−m−n , . . . , x−n ; y−m−n , . . . , y−n ) m (si dimostra che la successione precedente converge). Per i dettagli, si veda [1, Proposition 1.4]. 14 3.3 Topologia naturale dei covettori di Witt Sia a ⊆ R in ideale nilpotente di un anello R. Per ogni intero r ≥ 0 poniamo: CW(R, a, r) := {a = (. . . , a0 ) ∈ CW(R) : a−r−n ∈ a, ∀n ∈ N}. Si noti che CW(R) = lim CW(R, a, r), dove il limite diretto è calcolato su −→ a,r tutti gli ideali nilpotenti a e tutti gli interi non negativi r. Doto tutti i CW(R, a, r) della topologia discreta e pongo su CW(R) la topologia del limite induttivo. Chiamo questa topologia la topologia naturale di CW(R). Proposizione 3.3. Per ogni anello R, lo spazio topologico CW(R) è separato e completo e contiene CWu (R) come sottogruppo denso. Dimostrazione. [1, Chapitre I, §1.6]. 3.4 Gruppo formale dei covettori di Witt Sia ora k un campo perfetto di caratteristica positiva p. Restringendo gli Z-funtori in insiemi CW e CWu alla categoria delle k-algebre finite, ottengo d k e CW d u rispettivamente. Noto che due k-gruppi formali che denoto con CW k d u = lim Ker(V n ) CW k −→ n d u è la componente unipotente di CW d secondo la Definizione 2.11. dunque CW d k è il gruppo formale dei covettori di Witt. Il gruppo CW d k (R) ha una Proposizione 3.4. Per ogni k-algebra finita R l’insieme CW struttura naturale di W(k)-modulo. Dimostrazione. La struttura di W(k)-modulo si definisce nel modo seguente: dati x = (. . . , x0 ) ∈ CW(R) e a = (a0 , a1 , . . . ) ∈ W(k), si pone ax := u = (, . . . , u0 ) dove per ogni n, −n−m u−n := lim Pm (a0p m −m−n , . . . , apm ; y−m−n , . . . , y−n ) (si dimostra che la successione precedente converge). Per i dettagli, si veda [1, Proposition 1.4] 15 3.5 Relazione tra componente étale e unipotente nel gruppo formale dei covettori Sia k 0 /k un’estensione finita di campi. Posto A0 := W(k 0 ) e K 0 := Frac(A0 ) (campo delle frazioni di A0 ) abbiamo un isomorfismo continuo: u d (k 0 ) Θ : K 0 /A0 → CW k P −i definito nel modo seguente: se a = 0i=−m pi [ai ]p ∈ K 0 /A0 con m intero positivo è un elemento di K 0 /A0 , si pone: Θ(a) := (. . . , 0, a.m , . . . , a0 ). d Fp (Fp ) ' Qp /Zp . Notare in particolare che CW Ricordo che ogni k-algebra finita R è isomorfa al prodotto della sua parte étale e della sua parte connessa: R ' Rét ⊕ rR dove Rét è la massima sottoalgebra étale di R (dunque, un prodotto finito di estensioni finite di k, essendo k perfetto). Segue: d k (R) ' CW(R d ét ) ⊕ CW(r d R) CW d k (Rét ) ⊕ CW d c (R). ' CW k (4) (5) Poiché Rét è ridotto, segue che d ét ) = CW d u (R). CW(R Q D’altra parte, Rét = nj=1 kj , dove kj è un’estensione finita di k. Segue che d u (Rét ) ' ⊕n Kj /Aj , dove si è posto Aj := W(kj ) e Kj := Frac(Aj ). CW k j=1 Quindi: d k (R) ' ⊕n Kj /Aj ⊕ CW d c (R). CW (6) j=1 k Proposizione 3.5. Il gruppo formale dei covettori di Witt è un p-gruppo. Dimostrazione. Segue dalla (6) ricordando che ogni gruppo connesso è un p-gruppo. 16 3.6 Anello di Dieudonné Sia come sopra k un corpo perfetto di caratteristica p. Definition 3.6. Definisco l’anello di Dieudonné Dk come l’anello A[F, V ] dove F e V sono indeterminate soggette alle seguenti relazioni: per ogni a ∈ A: F a = aσ F ; aV = V aσ ; V F = F V = p. Poniamo per ogni k-algebra finita R e per ogni x = (. . . , x−1 , x0 ) ∈ d k (R): CW F x := (. . . , xp−1 , xp0 ); V x := (, . . . , x−2 , x−1 ). d k (R) un Dk -modulo. Questo rende CW 3.7 Struttura del gruppo formale dei covettori come modulo sull’anello di Dieudonné Definition 3.7. Un Dk -modulo profinito (rispettivamente, proartiniano) è detto A[F ]-profinito (rispettivamente, A[F ]-proartiniano) se possiede un sistema fondamentale di intorni di 0 formato da sotto-A[F ]-moduli. Proposizione 3.8. Sia R una k-algebra finita o profinita. d ét (R) è un Dk -modulo A[F ]-proartiniano. Rispetto alla 1. Parte étale: CW k d ét (R) è topologia naturale del gruppo formale dei covettori di Witt, CW k d k (R) e può essere descritto nel seguente modo: chiuso in CW d ét (R) = ∩n pn CW d r (R) = ∩n F n CW d k (R) CW k d c (R) è un Dk -modulo A[F ]-profinito. Rispetto alla 2. Parte connessa: CW k d ét (R) è topologia naturale del gruppo formale dei covettori di Witt, CW k d k (R) e può essere descritto nel seguente modo: aperto in CW d ét (R) = {a ∈ CW d k (R) : lim F n a = 0}. CW k n d k (R) è un Dk -modulo A[F ]-proartiniano. 3. CW Dimostrazione. [1, Chapitre II, Proposition 4.1]. 17 4 Classificazione dei p-gruppi formali Definisco un funtore M dalla categoria dei p-gruppi formali alla categoria dei Dk -moduli A[F ]-profiniti ponendo, per ogni p-gruppo formale G = Spf k B, d k) M(G) := Homk−gr−for (G, CW dove Homk−gr−for sono gli omomorfismi nella categoria dei k-gruppi formali. Sui morfismi di p-gruppi formali il funtore M si definisce nel modo ovvio per composizione. La verifica del fatto che M(G) sia un Dk -modulo A[F ]-profinito si può trovare in [1, Chapitre III, §1]. Noto in particolare che d k) M(G) ⊆ Homk−fun (G, CW dove Homk−fun indica l’insieme dei morfismi nella categoria dei funtori dalla categoria dei k-anelli a quella degli insiemi. Dunque, applicando il Lemma di Joneda, ottengo l’inclusione: d k (B). M(G) ⊆ CW Definisco poi un funtore G dalla categoria dei Dk -moduli A[F ]-profiniti a quella dei p-gruppi formali ponendo, per ogni Dk -modulo A[F ]-profinito M e per ogni k-algebra finita R: d G(M )(R) := Homcont Dk (M, CWk (R)) dove ho indicato con Homcont Dk gli omomorfismi continui di Dk -moduli. Theorem 4.1. I funtori M e G sono l’uno il quasi inverso dell’altro ed inducono un’antiequivalenza tra la categoria dei p-gruppi formali e la categoria dei Dk -moduli A[F ]-profiniti. Inoltre, fissato un p-gruppo G e posto M := M(G), valgono le seguenti relazioni: 1. G è un k-gruppo finito di ordine pr se e solo se M è un A-modulo di lunghezza r. 2. G è liscio se e solo se F è iniettivo su M . 3. G è p-divisibile di altezza h se e solo se M è un A-modulo libero di rango h. 4. G è étale se e solo se M è étale, cioé F M = M . 5. G è connesso se e solo se M è connesso, cioé limn F n a = 0 per ogni a ∈ M. 18 6. G è unipotente se e solo se M è unipotente, cioé limn V n a = 0 per ogni a ∈ M. Dimostrazione. [1, §2,§3, §4]. I passi fondamentali sono i seguenti: d k è un oggetto iniettivo nella categoria dei kPasso 1. Mostrare che CW d k sia gruppi formali (notare che il teorema precedente implica che CW un oggetto iniettivo della categoria dei p-gruppi formali). Per quanto d k , questo discende immediatamente dai riguarda la parte étale di CW seguenti due fatti: 1. Posto G := Gal(k/k), la categoria dei k-gruppi formali étale è antiequivalente a quella dei G-moduli discreti. L’antiequivalenza è realizzata tramite il funtore dei punti G Ã G(k). 2. Sia K un la massima estensione non ramificata di K, di cui indichiamo con Aun l’anello degli interi. Allora K un /Aun è un oggetto iniettivo nella categoria dei G-moduli discreti. Passo 2. Nel caso di un p-gruppo étale, si mostra che Ker(V ) ' tgD(G) (k). La struttura di M(G) si deduce allora da questo isomorfismo. Passo 3. Nel caso di un gruppo formale connesso, di mostra che + M(G)/F M(G) ' ctgD(G) (k) ' B + /B 2 (7) tramite la seguente mappa: noto che d k (B)/F CW d k (B). M(G)/F M(G) ⊆ CW d k (B) → B + che manda un elemento (, . . . , x0 ) La mappa naturale CW in x0 ∈ B + induce allora l’isomorfismo (7). La struttura di M(G) si deduce allora da questo isomorfismo. Riferimenti bibliografici [1] Fontaine, Jean-Marc. Groupes p-divisibles sur les corps locaux. (French) Astérisque, No. 47-48. Société Mathématique de France, Paris, 1977. [2] Tate, J. T. p-divisible groups. 1967 Proc. Conf. Local Fields (Driebergen, 1966) pp. 158–183 19