LOU DALFIN Fondato da Sergio Berardo, il gruppo dei LOU DALFIN nasce nel 1982 con l’obiettivo di rivisitare la musica tradizionale occitana. Una “line-up” acustica (ghironda, fisarmoniche, violino, plettri, clarinetto, flauti) e un repertorio di brani storici e popolari – sia strumentali sia vocali – caratterizzano il percorso artistico della formazione originaria. Nel 1985 il gruppo si scioglie e “resuscita” nell’autunno del 1990 riunendo musicisti delle più diverse estrazioni musicali – folk, jazz e rock. Accanto agli strumenti più tipici della tradizione – vioulo, pivo, armoni a semitoun, pinfre, arebebo, viouloun, ecc. – sono introdotti basso, batteria, chitarra e tastiere. E’ il nuovo suono dei Lou Dalfin. Un’ideale e un fine esplicito ne indicano la direzione: rendere la tradizione occitana fruibile dal maggior numero di persone possibili. Con innumerevoli collaborazioni e più di mille concerti alle spalle il gruppo vive oggi la sua piena maturità artistica: la raggiunta alchimia tra gli strumenti più arcaici della tradizione d’OC e i suoni moderni si esprime attraverso un linguaggio musicale travolgente, personale e rispettoso del proprio nobile passato, in cui convivono melodie millenarie, riff di chitarre, echi di canzone d’autore, rap e ragga… SERGIO BERARDO-voce solista,ghironda,organetto,flauti,boha RICKY SERRAbatteria,percussioni DINO TRON- fisarmonica, organetto, cornamusa ENRICO GOSMARchitarre GIANLUCA DHO-basso LUCA BIGGIO-sassofoni MARIO POLETTI-bouzouki,mandolini ALAN KELLY & MOSAIC Alan Kelly è universalmente riconosciuto come il piu’ raffinato esponente della fisarmonica nella musica tradizionale irlandese, impegnato a ravvivarne le fortune nella musica popolare. Egli è cresciuto in un ambiente in cui musica e ballo tradizionale erano di casa. Nei suoi primi anni di musica, Alan ha vinto vari titoli irlandesi sia alla fisarmonica che al piano. Si è trasferito a Galway nel 1993, città dove entra a far parte della florida scena musicale tradizionale, guadagnandosi un’eccellente reputazione. Il fisarmonicista vanta una serie interminabile di collaborazioni che vanno da Lunasa a De Dannan, da Alison Brown a Michael McGoldrick, da Karan Casey a Eddie Reader, e molti altri. La sua discografia inizia con l’ottimo “Out of the Blue” al quale succede poi “Mosaic”, album che autorevoli riviste specializzate nel 2000 votano quale mirabile esempio di crossover insieme a quelli di Solas, Afro Celts e Sharon Shannon. Alan Kelly ed i suoi Mosaic diventano in breve tempo uno degli eventi “live” piu’ importante della scena irlandese, con la loro miscela eccitante di ritmi tradizionali, salsa e jazz, affermando Alan nel circuito della World Music. I suoi concerti sono eventi di vita, e la critica li ha definiti come “dotati di talento brillante, spontanei e pieni di energia”. I piu’ recenti progetti, sempre sotto l’egida dell’amico Arty McGlynn, lo vedono a fianco del fratello John; il loro “Fourmilehouse” del 2003 è musica tradizionale servita in diretta, senza bisogno di addolcimenti di studio e giochi di prestigio. Con loro un nugolo di prestigiosi amici. ALAN KELLY-fisarmonica,voce JOHN KELLY-flauto,whistles ARTY McGLYNN-chitarra acustica TOLA CUSTLY-violino EILEEN IVERS & IMMIGRANT SOUL Autorevoli riviste americane la ritengono tra le piu’ sensazionali artiste del momento, la “Jimi Hendrix del violino”. Nata nella comunità irlandese del Bronx a New York, Eileen Ivers ha iniziato a suonare il violino a otto anni, facendosi presto notare in concorsi nazionali e avviandosi poi ad una brillante carriera. Nove volte campionessa d’Irlanda, ha suonato con la London Symphony Orchestra, gli Afrocelts, i Chieftains, Patti Smith e Al Di Meola, tanto per citarne alcuni. E’ stata protagonista nell’importante produzione “The Riverdance”, con la quale si è esibita in tutto il mondo. Ha all’attivo due incisioni discografiche ed attualmente si esibisce con gli “Immigrant Soul”, in un mix di percussioni, bassi africani e latini, strumenti irlandesi e di voci carismatiche americane. Una sicura sorpresa anche in versione acustica al Folk Club del festival! “La band si Eileen Ivers elettrizza un repertorio famigliare, fondendo il celtico e le diaspore africane…”(The New York Times). EILEEN IVERS-violino THOMAS McDONNELL-voce solista,armonica a bocca GREGORY ANDERSON-chitarra,voce ISAAC ALDERSON-uillean pipes, flauto,tin whistles GREGORY JONES-basso,coro KAREN MATHESON Universalmente riconosciuta come l’ammaliante voce del supergruppo celtico Capercaillie, con i quali ha inciso il primo disco nel 1984, Karen è stata definita “la migliore cantante gaelica contemporanea”, una reputazione guadagnata nel corso di una carriera che ha mosso i primi passi quando, ancora bambina, si esibiva nei locali del villaggio natio sulla costa occidentale della Scozia. Coi Capercaillie Karen ha coronato una grandiosa carriera: hanno venduto più di un milione di dischi nel mondo, e si sono esibiti in più di trenta paesi con spettacolari tournée. Nel 1995 il gruppo ha scritto le musiche e ha partecipato alla pellicola di successo 'Rob Roy', con Liam Neeson e Jessica Lange, in cui Karen si produceva nell’esecuzione di un lamento Gaelico. Da solista, Karen è stata coinvolta in numerosi progetti di collaborazione; ha anche inciso e girato in tour come voce principale nell’ “Heritage de Celts”, il progetto-supergruppo francese prodotto da Donal Lunny e Dan Ar Bras che ha venduto oltre mezzo milione di dischi culminando col tutto esaurito a Bercy (Parigi) di fronte a 17,000 spettatori. Nella partecipazione in due anni al Celtic Connections di Glasgow, Karen si è esibita tra l’altro da solista tra le reverenti mura della cattedrale di Glasgow accompagnata, oltre che dalla band, da una sezione d’archi e dal grande sassofonista scozzese Tommy Smith. E’ stata anche protagonista in diverse produzioni a fianco di numerose star del pop e del folk. In Italia per presentare il suo ultimo album “Downriver” per i tipi della Vertical records. KAREN MATHESON–voce JAMES GRANT–chitarra, voce DONALD SHAW–tastiere EWEN VERNAL–basso e voce ANNA MASSIE-violino,chitarra,voce JAMES MACKINTOSH-percussioni MERCEDES PEON Attualmente, Mercedes Peon è uno dei nomi più importanti ad emergere tra i cosiddetti "fenomeni artistici femminili mondiali ". L’impressionante presenza scenica l’ha resa famosa sui palchi di importanti festival internazionali, come Dranouter in Belgio, Lorient in Francia, Sete Sois & Sete Luas e Interceltico de Oporto in Portogallo, Groban in Slovenia, il Celtic, La Mar de Musicas, etc. In tutte queste occasioni, Mercedes Peon ha ottenuto entusiastiche risposte dal pubblico per il suo dare ‘tutta se stessa’ e per la forza della sua live performance, una vera esplosione di forza e di energia. Mercedes Peon è la nuova stella della musica tradizionale galiziana che si presenta sulla scena internazionale. Spesso definita come la ‘risposta spagnola a Sinead O’Connor’ per via della grande voce che entrambe posseggono, per la notevole presenza scenica e per la… testa pelata… Musicalmente ci sono comunque molte differenze tra le due. Mercedes parte dalle radici della musica tradizionale galiziana per elaborare moderne connessioni sonore con la fusione di elementi rock e reggae, facendo della propria voce il centro che sostiene il tutto. Lo strumento privilegiato è la gaita di Galizia ma il gruppo che la supporta non manca di niente a livello strumentale: dalla ghironda alla chitarra elettrica fino alla zappa del contadino! MARY BLACK Una leggenda della sua terra, l’Irlanda, Mary Black attrae da tempo l’attenzione degli appassionati della Irish Music come una delle più raffinate voci femminili del mondo. La carriera di Mary Black vanta ormai 25 anni dai primi giorni passati nei folk club di Dublino al grande successo culminato con l’acquisizione di sette dischi di platino uno dei quali, “No Frontiers”, è stato cinquantasei settimane tra i primi 30 dei più venduti in Irlanda. Mary Black è una figura seminale nella storia musicale irlandese e una degli artisti più affermati a livello internazionale. Il suo nome agli inizi è stato legato a quello di una storica formazione irlandese, i De Dannan, che ha lasciato per intraprendere una carriera da solista. Mary ha pubblicato il suo primo album nel 1983, con cui ha guadagnato l’Independent Arts Award for Music, il primo di una lunga serie di riconoscimenti che continua tutt’oggi a premiare il suo lavoro. Con il suo secondo disco solista "Without the Fanfare" dimostra la sua abilità di scoprire alcuni tra i più talentuosi autori di canzoni contemporanei, valorizzandone le composizioni con la sua voce e proiettandole su scala mondiale. Forse ancor più gratificanti dei premi e dei riconoscimenti ottenuti sono il rispetto e l’ammirazione che riceve da importanti artisti. Mary ha registrato e si è esibita dal vivo con artisti famosi del calibro di Emmylou Harris, Mary Chapin Carpenter, Joan Baez e Van Morrison. Nel febbraio del 2005 Mary e la band cominciano a lavorare nel West Kerry sul nuovo materiale – canzoni di Noel Brazil, Sandy Denny, Bob Dylan, Shane Howard e della stessa Black. I frutti vengono raccolti nel nuovo disco “Full Tide”, pubblicato in Irlanda il 28 ottobre, il primo album di studio dopo sei anni. MARY BLACK–voce BILL SHANLEY–chitarra acustica CROWLEY–piano e fisarmonica JAMES BLENNERHASSETT–basso PAT CARLOS NUNEZ Carlos Núñez è il figlio della Galizia. Nato nel 1971 a Vigo, è a lui che il rinascimento della musica celtica iberica deve molto. È a partire dall’età di otto anni che comincia a suonare il flauto e a dieci la cornamusa galiziana: la gaita. Acquisisce giovanissimo una solida reputazione che lo porta a essere invitato al Festival Interceltico di Lorient. Cercavano un suonatore di gaita per accompagnare l’Orchestra sinfonica di Lorient sul palco, ed è lui, il giovane galiziano, a essere scelto. Lo scoprono così gli irlandesi Chieftains, il famoso gruppo che è stato il primo con cui Carlos ha fatto concerti in tutto il mondo, un’opportunità che gli permette di conoscere le più grandi sale internazionali. Nunez li inviterà poi a collaborare al suo primo disco, “Brotherhood of Stars”, nel quale figurano ospiti anche Ry Cooder, la cantante spagnola Luz Casal e la portoghese Dulce Pontes. L’album offre un nuovo punto di vista sulla musica celtica e le sue connessioni con la tradizione galiziana ma anche con la musica latina, medievale e col flamenco. Tutte le musiche dei dischi di Carlos Nuñez sono il frutto di una perfetta armonia tra differenti generi di musica celtica. Non si tratta solamente di arie scozzesi, irlandesi o iberiche, ma anche di arie bretoni, ebree, arabe, etc. In ogni album si può ritrovare questo delizioso mélange del genere celtico che attraversa il mondo. È questo che rende tra gli altri Carlos Núñez un musicista ancor più degno di nota. Non soddisfa solamente chi ama la musica galiziana, ma anche tutti coloro che amano la musica celtica in generale. Sprigiona una tale energia sul palco che nessuno può starsene immobile di fronte ai suoi virtuosismi. Del gruppo di Carlos fanno parte oggi altri quattro musicisti: Xurxo Núñez, fratello minore di Carlos, asso dell’informatica e campione di percussioni, Pancho Alvarez, Begoña Riobó e Paloma Trigás, anche se gli capita spesso di ospitare altri artisti come per esempio Dan Ar Braz, Alan Stivell o André le Meut, se non delle intere bagad, le fanfare bretoni. RHAPSODIJA TRIO Il Rhapsódija Trio è considerato tra gli esponenti piu’ prestigiosi nella ricerca musicale kletzmer e yiddish, spesso chiamato dalle comunità ebraiche italiane a presenziare manifestazioni religiose e culturali. Nasce nel 1993 a Milano, ad opera di Maurizio Dehò (già attivissimo sulle scene italiane in ambiti folk e accanto a Moni Ovadia), dall’esigenza di dare voce propria a diverse esperienze. Il trio si afferma rapidamente per l’originale interpretazione di melodie prevalentemente yiddish e tzigane, alterna un'intensa attività concertistica in Italia e all'estero a partecipazioni discografiche, apparizioni televisive, diverse collaborazioni in ambito teatrale e cinematografico, proposte dal mondo della danza, ma anche della lirica, dell’arte, moda, musica leggera e pubblicità. Sono numerose le collaborazioni discografiche: tra tutte ricordiamo la celebre rielaborazione di "Vacanze Romane", affidata al Trio da Antonella Ruggiero e portata, insieme alla cantante, in numerosi spettacoli televisivi e manifestazioni di rilievo nazionale. Le musiche del Trio sono state largamente utilizzate da registi come Silvio Soldini, Paolo Rosa, Chicco Stella, Lucio Pellegrini, Beppe Baresi e molti altri. Una manciata di album testimonia un’intensa attività sia compositiva che concertistica. MAURIZIO DEHO’-violino LUIGI MAIONE-chitarra G.PIETRO MARAZZA-fisarmonica THE INCREDIBLE STRING BAND Uno dei gruppi più bizzarri venuti fuori dalla Gran Bretagna degli anni Sessanta, l’Incredible String Band ha esercitato una certa influenza sui grandi nomi a loro contemporanei, come per esempio Robert Plant e i Rolling Stones che li hanno citati come punti di riferimento. L’Incredible String Band è uno di quei gruppi molto difficili da inscatolare in una categoria, talvolta se ne parla come di musica psichedelica folk, e di certo sono stati tra i primi esponenti della World Music nel Regno Unito. La band si forma a metà degli anni Sessanta. Clive Palmer e Robin Williamson hanno già suonato assieme all’Incredible Folk Club dello stesso Clive, un piccolo locale in Saucihall Street, a Glasgow. Si aggiungono poi Billy Connolly, e successivamente Mike Heron, alla chitarra. Erano ancora un trio quando Joe Boyd fa visita al club avendo sentito parlare di loro. Li fa firmare per la Elektra e il primo album, “The Incredible String Band”, viene pubblicato nel 1966, mostrando la grande capacità di scrittura dei tre e facendo intravedere, per quanto in piccolo, quanto si stessero già muovendo aldilà dell’usuale stile folk. “October Song” di Williamson, presente su questo disco, diventerà un classico e sarà tenuta in grande considerazione anche da Bob Dylan. Gli album successivi sono vere e proprie pietre miliare del folk progressive inglese e testimoniano un movimento di folk underground di assoluto valore, che aveva tra gli altri come proseliti anche i Dando Shaft di Coventry. Ma, invece di capitalizzare il successo che sta arrivando, si sciolgono! Nel 1997, Williamson e Heron si rimettono insieme per un paio di concerti per sfatare la leggenda che li voleva addirittura incapaci di parlarsi. Seguirà una completa riunione degli originali tre membri nel 1999 (con in più la moglie di Williamson Bina e Lawson Dando). Sia Williamson che la moglie hanno lasciato il gruppo ed è recentemente entrata Fluff a completare il quartetto tuttora in attività. MIKE HERON–voce,chitarra acustica,tastiere,armonica CLIVE PALMER–voce,banjo,israj,chitarra acustica,percussioni,fiati LAWSON DANDO–voce, tastiere,chitarra acustica,lap steel,basso,harmonium indiano,percussioni FLUFF– voce,violino,mandolino,percussioni,fiati,harmonium HEVIA Dopo aver conquistato il grande pubblico con le sue cornamuse elettroniche, il "gaitero" Hevia è tornato alla ribalta con l’album Al otro lado, premiato con la candidatura ai Grammy Latini. Hevia è giunto al successo sulle note di No Man's Land, un brano che il pubblico italiano ha scoperto grazie alla pubblicità di un'auto che aveva utilizzato la canzone come colonna sonora. Dallo spot all'album, il passo è stato relativamente breve ed Hevia è stato il primo artista spagnolo dopo molti anni a conquistare la vetta delle hit parade. L’album ha venduto oltre 2 milioni di copie in Europa. José Angel Hevia Velasco nasce a Villaviciosa, nelle Asturie, nel 1967. Il suo primo incontro con la cornamusa avviene all’età di quattro anni, quando assiste a una processione a Amandi in compagnia del nonno. È lì che l’immagine di un uomo e la sua cornamusa colpisce il giovanissimo José Angel. L’armonia tra il piper, la sua musica e lo strumento gli appare come una magia. Hevia comincerà poi a prendere lezioni di cornamusa. Tre volte la settimana, dopo la scuola, prende il bus per Gijon. Armando Fernandez gli insegnerà lo stile tradizionale e lo riaccompagnerà al pullman. Rientra a casa a mezzanotte e il giorno dopo si esercita su quanto appreso, avanzando così davvero poco tempo per altri svaghi. Nello stesso anno in cui comincia a studiare, avrà il suo ‘battesimo del fuoco’ in sporadiche esibizioni con gruppi folk. Sua sorella Maria José, accortasi che un tamburino accompagnava ogni suonatore di cornamusa, vuole partecipare anche lei. Uno dei migliori tamburini che Villaviciosa abbia mai avuto, Sabino Cifuentes, accetta di insegnarle tutti i ritmi tradizionali, nella sua stessa casa, con grande pazienza. Alla fine dei corsi di studio, Hevia prende la sua cornamusa e suona dei brani che sua sorella possa cercare di accompagnare. Uno spettacolo che spesso finisce in un gran putiferio che si risolve solo con qualche pacifico scapaccione da parte della madre. Poco dopo, i due cominciano a esibirsi attraverso le Asturie e a girare nei vari centri di insediamento degli asturiani aldilà dell’Oceano. Nel 1985 José Angel comincia a insegnare a sua volta, e formerà di lì a poco una banda di cornamuse coi suoi allievi. Comincia così, senza abbandonare la tradizionale coppia di cornamusa e tamburo, un nuovo periodo della sua vita. Nel frattempo, la cornamusa è improvvisamente diventata popolare tra la gioventù asturiana e le scuole di musica fioriscono in una moltitudine di luoghi. Lo stesso José Angel fonderà nuove scuole a Villaviciosa, Candás, Ribadesella e Mieres, da cui usciranno nuovi complessi di cornamuse. Nello stesso tempo, si esibisce anche con vari gruppi folk e collabora a molte registrazioni. Intanto, studia Filologia Spagnola all’università, ma la sua vera vocazione continuerà ad essere quella della musica e della cornamusa. Nello stesso anno perfeziona le midi-bagpipes, un’iniziativa che parte dal tentativo di risolvere il problema che tutti i piper hanno quando si devono esercitare a casa: quello di disturbare i vicini. A tale scopo, lui e Alberto Arias, un suo allievo programmatore di computer, creano una sorta di scala di plastica coi pulsanti di una slot machine. Un prototipo che diventerà poi la midi-bagpipes, che finirà per divenire il simbolo e l’indispensabile compagno del musicista. Del team di ricerca farà parte anche il tecnico elettronico Miguel Dopico. Nel 1997 José Angel comincia la sua carriera solista e registra il primo album “Tierra de Nadie”, il suo primo successo sia a livello nazionale che internazionale. Il disco, supportato da un tour mondiale, viene pubblicato in più di quaranta paesi, in molti dei quali raggiungerà i primi posti nelle classifiche di vendita. Più di due milioni le copie vendute, e molti i dischi d’oro e d’argento in paesi tanto diversi come Italia, Ungheria, Nuova Zelanda, Belgio, Danimarca e Portogallo. Nel 2000 esce il secondo album “Al Otro Lado–Al otru llau” che ne rinnova i successi, con altre tournée in posti vecchi e nuovi. L’anno seguente vede il realizzarsi del suo sogno con l’inaugurazione di una fabbrica di strumenti a Guadarrama, che lo vede dividersi tra l’attività di manager per questa impresa e quella di musicista. Attualmente Hevia sta lavorando al nuovo album e sicuramente avremo modo di sentirne qualche brano in anteprima. JOSE ANGEL HEVIA-gaita acustica e midi e flauti MARIA JOSE HEVIA–percussioni CRISTIAN COSTANTINI–batteria JUAN CARLOS MENDOZA–basso elettrico JAVIER BARRAL–chitarra BEOGA Beoga (pronunciato b-yoga) è un quartetto di musica tradizionale irlandese proveniente dalle contee di Antry e Derry. Si forma dopo un’infuocata session all’All-Ireland Fleadh di Listowel nell’agosto del 2002 e propone un suono entusiasmante e ricco di personalità con una formazione piuttosto particolare, che vede due suonatori di organetto/fisarmonica accompagnati dalle tastiere e dal bodhrán. Il loro album di debutto ‘A Lovely Madness’ esce nell’estate del 2004, ben accolto dalla critica e ‘nominato’ dall’Irish Music Magazine per la speciale classifica dedicata, nel 2005, alle migliori nuove band tradizionali. Si esibiscono spesso anche in quintetto, accompagnati dalla talentuosa cantante, compositrice e violinista Niamh Dunne. LIAM BRADLEY-piano,tastiere SEAN OG GRAHAM-organetto,chitarra DAMIAN McKEEorganetto EAMON MURRAY-bodhran,percussioni NIAMH DUNNE-voce, violino MAIRE NI CHATASAIGH – CHRIS NEWMAN La celebrata collaborazione tra Máire Ní Chathasaigh, arpista e vocalist irlandese e Chris Newman, tra i più straordinari e rispettati chitarristi acustici del Regno Unito, inizia al Cambridge Folk Festival del 1987. Da allora hanno suonato insieme in molti Paesi e hanno partecipato a spettacoli radio e TV nei cinque continenti. Ferme restando le radici nella tradizione irlandese, le loro eclettiche esibizioni si rivelano essere una mistura mozzafiato di Irish tradizionale, hot jazz, bluegrass e musica barocca, con la voce di Máire "chiara, calda ed espressiva" e le tipiche “incursioni sonore” di Chris. Máire viene spesso definita "una delle più grandi arpiste del mondo", con una reputazione unica nell’ambito dello strumento all’interno della musica tradizionale irlandese. Nel 2001 ha ricevuto il più prestigioso riconoscimento della musica Irish, quello di ‘Musicista Tradizionale dell’anno’ "per l’eccellenza e la forza innovativa della sua musica, la notevole crescita che ha saputo apportare alla musica per arpa e per la positiva influenza che ha avuto sulle giovani generazioni di arpisti". Chris è un compositore prolifico, arrangiatore e produttore discografico, da tempo è concentrato sulla composizione e sulla musica tradizionale. È stato il principale insegnante di chitarra al corso di musica folk della Newcastle University sin dalla sua creazione. I due sono titolari di una prestigiosa etichetta indipendente che dà voce a grandi talenti. MAIRE NI CHATHASAIGH-arpa e voce CHRIS NEWMAN-chitarra GRADA Sono la testimonianza di una grande vitalità anche in una terra tanto lontana dal nostro continente come la Nuova Zelanda. Figli adottivi d’Irlanda, ora risedono quasi stabilmente a Dublino e dintorni, il loro sound è considerato come il più esaltante nella musica tradizionale locale degli ultimi trent’anni. Al gruppo viene attribuito il merito di aver lanciato il revival della musica tradizionale tra i giovani in Irlanda. La pubblicità derivante dal ruolo solista di Alan Doherty nella colonna sonora de “The lord of the Rings” abbinata a numerose eccellenti recensioni hanno funzionato da propellente per Grada sino a portarli in primo piano nel contesto musicale irlandese. Il gruppo ha riscosso grande successo anche nel resto d’Europa, in Asia e Giappone, eseguendo moltissimi concerti e partecipando ai piu’ importanti festival. La loro celebrità va attribuita, oltre che alla freschezza del loro sound, al fatto che loro primi produttori sono quei Lunasa che primeggiano sulla scena irlandese. Di questi loro “padri” artistici, i Grada hanno ereditato energia e freschezza. Due sole incisioni alle spalle ed un prossimo episodio discografico confermano la validità di questa grande e giovane band. ALAN DOHERTY-flauto,whistles,cornamuse,chitarra,voce ANNE-MARIE O’MALLEYvoce,bodhran,whistles,tastiere BRENDAN O’SULLIVAN-violino,viola GERARD PAULchitarra,bouzouki ANDREW LAKING-contrabbaso,chitarra,voce NIKOLA PAROV Nikola Parov è uno dei piu’ rinomati virtuosi della scena musicale ungherese e internazionale, dedito alla riproposta in chiave moderna e personale di motivi etnici della penisola balcanica. Polistrumentista di origine bulgara molto versatile e poliedrico, coinvolto in svariate formazioni di folk e rock – Barbaro e Zsaratnok le piu’ importanti – ma anche spesso a fianco della cantante ungherese Marta Sebestyen. E’ stato uno dei protagonisti di “The Riverdance”, il fortunato spettacolo di danze irlandesi con il quale ha calcato le scene di tutto il mondo riscuotendo un grandissimo successo. Ora predilige esibirsi con il suo gruppo per il quale continua a comporre musica di derivazione tradizionale ma sempre piu’ “contaminata” e ad interpretare brani dell’Est Europa, alternati ad altri di marcato sapore celtico, classico o con piu’ moderni elementi al fine di avvicinare maggiormente anche un pubblico giovane. La sua è “Balkan World Music” della migliore qualità. NIKOLA PAROV-clarinetto,sax,gadulka,gaida,strumenti vari,voce AGNES HERCZKU-voce SLOBODAN WERTETICS-fisarmonica SANDOR FODO-percussioni,tastiere STEELEYE SPAN Gli Steeleye Span si formano a St. Alban’s, in Inghilterra, nel 1969 quando Ashley Hutchings, bassista e cantante dei Fairport Convention, decide di fondare un proprio gruppo di folk revival. Il nome proviene dalla ballata del Lincolnshire, “Harkstow Grange”, che racconta di un litigio tra John Bowlin e Jon Span, soprannominato Steeleye. Con la sola eccezione dei Fairport Convention, nessun’altra band ha saputo ottenere un simile successo nella fusione tra il rock e la musica tradizionale inglese come gli Steeleye Span. La loro originalità nel rielaborare arie tradizionali per inserirle in un contesto rock li rende ben presto molto popolari, tanto da entrare nella classifica dei dischi più venduti. I primi episodi discografici della band, “Please To See The King”, “Ten man Mop…” e “Below the Salt” sono da inserire tra le pietre miliari della storia del folk rock d’Oltre Manica, ma è l’album “All around My Hat” e il singolo omonimo che segnano il punto di maggior successo commerciale raggiunto dagli Steeleye Span sia in Gran Bretagna che negli Stati Uniti. La band vive le stesse vicissitudini delle grandi formazioni del periodo, con alterne vicende e cambi di organico. Si scioglie nel 1978 per poi riformarsi nel 1984 e rimanere attiva sino ai giorni nostri, con sempre rinnovato entusiasmo e grande successo. Con loro rivive un’epoca! PETER KNIGHT-violino, mandolino MADDY PRIOR–voce RICK KEMP–basso KEN NICOL– chitarre,voce LIAM GENOCKEY-batteria,percussioni DONOVAN Molti lo ricordano come Mr. “Mellow Yellow”, fama acquisita per la bellissima canzone che ha interpretato sul finire dei sessanta, ma in effetti Donovan è la risposta europea al fenomeno americano Dylan. Un menestrello, un poeta, un cantautore che ha saputo dare voce all’anima scrivendo e interpretando memorabili brani: Colours, Universal Soldier, Sunshine Superman, Jennifer Juniper, Hurdy Gurdy Man, Lalena, Barabajagal, Atlantis e molti altri ancora. Ed anche il simbolo di un’epoca, quella del “flower power”, caratterizzata da esperienze che hanno segnato un po’ tutti i protagonisti di quegli anni, dai Beatles, ai Rolling Stones, a Cat Stevens e via di seguito. Donovan Leitch nasce a Maryhill, Glasgow, Scozia, il 10 maggio 1946. Le sue radici celtiche e l’amore del padre Donald per la poesia e la letteratura eserciteranno una costante influenza sulla sua vita e la sua musica. Quando Donovan ha dieci anni la famiglia si sposta da Glasgow – dura, violenta e devastata dalle bombe – alla campagna verde e rigogliosa dell’Hertfordshire, in Inghilterra. Questo ha un profondo effetto su di lui, e influenza notevolmente la sua comprensione della bellezza e della natura, temi che cercherà di esprimere nelle sue prime canzoni. Ad un certo punto inizia a sentire il richiamo della strada aperta e diventerà un menestrello vagabondo, che si scrive i suoi testi davvero unici. La prima opportunità professionale arriva quando i suoi manager lo presentano a Elkan Allan, il produttore dell’innovativo show televisivo Ready Steady Go, dove apparirà per tre volte consecutive e si ritrova di colpo al numero tre delle classifiche dei singoli più venduti del Regno Unito. L’India, il misticismo, la ricerca di un certo intimismo interiore, gli eventi dell’epoca fanno il resto. Risalgono Donovan è artista solista, che da solo riesce a catturare i cuori e le menti di un pubblico nuovo, capace di concentrare l’attenzione dei molti spettatori con la sua chitarra e un repertorio di brani originali basati sull’amore e il rispetto per la natura e le sue convinzioni di pace e armonia. Marcia contro le armi nucleari col movimento per il disarmo e scrive canzoni contro l’ingiustizia di un mondo violento e materialista. È stata lunga la strada dal 1964 a oggi, ma Donovan con la sua voce delicata canta e scrive meglio che mai. Lo testimonia il suo ultimo album “Beat Cafè”, concepito con l’amico di sempre Danny Thompson, collezione di piccoli gioielli di vita quotidiana con chiari influssi jazzy e bluesy. Musicalmente parlando una svolta ma rimangono i contenuti di sempre: i testi, la voce, la capacità di carpire immediatamente l’attenzione di tutti. Dopo il tutto esaurito dei concerti di Manchester e Londra del gennaio 2004, è tornato nella città natale, Glasgow, nel maggio dello stesso anno per un altro concerto per celebrare il ‘64’, l’anno che l’ha visto dare inizio alla sua ragguardevole carriera. Vero sopravvissuto, sincero oltre che super-famoso, del Rock and Roll, nelle sue canzoni continua a presentare la sua visione unica della pace, della conoscenza e della consapevolezza. DONOVAN-chitarra e voce PEPE VAAMONDE GRUPO Un’altra “voce” nuova da quella terra promessa ai limiti del vecchio continente che risponde al nome di Galizia, ed ancora un cornamusista: Pepe Vaamonde. Egli è un valido compositore e insegnante di Gaita, la tipica cornamusa galiziana. Alcuni suoi brani compaiono nell’ultimo album della gaiteira Susana Seivane. Il suo stile musicale mette insieme le nuove correnti della musica folk europea, unitamente a un grande lavoro di studio di tutta la musica tradizionale galiziana. Le sonorità del Pepe Vaamonde Grupo sono acustiche, fresche e compatte, e garantiscono un’esibizione live convincente e di qualità. Come per altri artisti del genere anche per Pepe si può sicuramente adottare il termine “World Music” Nonostante la recente formazione, il gruppo ha già all’attivo numerosi concerti con importanti interpreti di musica folk, come il basco Kepa Junkera. Nel dicembre del 2002 Pepe realizza “Aviouga”, suo primo CD, lodato da tutta la critica specializzata e molto ben accolto dal pubblico. Nel novembre del 2005 vede la luce il secondo album, “Onde nace o vento”, conferma del precedente e che sarà presentato nel prossimo tour europeo. PEPE VAAMONDE–gaita NACHO TOBIO–fisarmonica PIPO ALVARIÑO–chitarre XESÚS VIDAL– basso ANDRÉS VILÁN-percussioni THE MOTION TRIO Una delle piu’ strabilianti formazioni della scena “World Music” europea. Un innovativo trio di fisarmoniche polacco fondato nel 1996 che ha in un certo senso cambiato i connotati con cui siamo soliti riconoscere questo strumento. Sei mani che sanno creare timbriche realmente coinvolgenti e non di rado sorprendenti. Gran parte della musica di questo ‘Infernale Trio’ è magistralmente scritta da Janusz Wojtarowicz. L’avanguardistico suono mette insieme pezzi di musica minimale, jazz e rock. I tre energetici suonatori fanno tutto ciò su basi strettamente acustiche, senza campionamenti o effetti che non fanno certo parte della loro concezione sonora. Dicono i musicisti: "Prendiamo ispirazione dalla musica contemporanea, classica e barocca, dal jazz, e poi rock, metal, techno, house e disco. Quando prendiamo in mano la fisarmonica e il suono comincia a fluire non sappiamo da dove venga." Nel 2000 il Motion Trio ha vinto il primo premio nella categoria 'Trio' e il 'Grand Prix' al quarto concorso internazionale di musica contemporanea di Cracovia “Krzysztof Penderecki”. Lo stesso anno la Stampa Polacca li ha votati ‘miglior nuovo gruppo’. Il trio vanta già una certa popolarità anche in Italia, paese nel quale sono regolarmente distribuiti i loro Cd’s. Saranno sicuramente una delle piu’ interessanti sorprese del festival. JANUSZ WOJTAROWICZ–fisarmonica MARCIN GALAZYN–fisarmonica fisarmonica PAWEL BARANEK– GWENAEL KERLEO e PATRICK LANGOT L’arpa è uno degli strumenti principali della tradizione bretone e Gwenael Kerleo una delle piu’ sensibili virtuose. Nasce nel 1975 ad Abibjan, un tempo capitale della Costa d’Avorio, per seguire subito dopo la famiglia nel trasferimento a Brest. Un’infanzia dunque tutta bretone. I primi passi sono con il gruppo An Delenn, ma dal 1993 torna a presentarsi in versione solista. Un paio di realizzaizoni discografiche, ancora fortemente intrise di celtismo bretone e poi alla fine del 2003 realizza “Yelen”, registrato in assoluta solitudine il 25 e il 26 ottobre dello stesso anno nell’acustica naturale della cappella St. Léger di Quimerc’h. La voce e l’arpa ritrovano una dimensione decisamente intimista: ancora una volta Gwenael ci rende partecipi del proprio mondo sonoro con una delicatezza quasi fiabesca, fatta di tenerezza e di emozioni. Patrick Langot è stato allievo di Eva Descaves e poi di Erwan Fauré. Avvia una doppia carriera sul violoncello moderno e su quello barocco, la quale lo porterà a vincere diversi premi ed ottenere riconoscimenti da parte della critica. Vincitore del Concorso Internazionale di Musica da Camera di Firenze al fianco dei suoi partners di Ensemble Sintonia, registra con loro diversi albums. Viene invitato a partecipare a numerosi festivals e a suonare in molti teatri, sia in Francia che nel resto del mondo. I due insieme percorrono sentieri in bilico tra le loro passate esperienze e background artistici, tracciano acquarelli e dispensano emozioni che attingono alla tradizione ma sanno splendere di luce propria e tracciare nuovi orizzonti per una sorta di contemporanea “new age” d’alta classe. GWENAEL KERLEO-arpa,voce PATRICK LANGOT-violoncello “KING” NAAT VELIOV & THE ORIGINAL KOCANI ORKESTAR La Kocani Orkestar è una delle piu’ interessanti realtà dei Balcani, espressione di una grande tradizione in quelle zone di confine tra la Macedonia e l’Oriente. Una fanfara che eredita caratteri ed umori di tutta una lunga storia, fatta di invasioni e domini vari in una Terra, la Macedonia, che ha assimilato culture diverse ed elaborato un suo stile di vita e concezione artistica. La fanfara, la Kocani Orkestar, è un’istituzione, tramandata di padre in figlio per generazioni. Ora ne ha assunto la guida il trombettista Naat Veliov, un talento naturale, e propone un’interpretazione originale di brani tradizionali, caratterizzati da arrangiamenti che introducono elementi di modernità, ma anche composizioni proprie che fanno del ritmo e dei virtuosismi le caratteristiche piu’ evidenti. Non mancano le cover “tzigane” di brani di Bob Dylan e Cheb Khaled. Una girandola di timbri, accenti, colori, che esalta il ricco mosaico di ritmi e melodie meticce nate da queste parti dalla combinazione di Oriente ed Occidente, melange con forti accenti jazzati. Questo genere musicale è stato portato alla ribalta internazionale dal film “Underground” del regista di Sarajevo Emir Kusturica, la cui colonna sonora, scritta e arrangiata da Goran Bregovic, è quasi interamente dedicata al repertorio delle brass band balcaniche. La Kocani ha conosciuto grande popolarità proprio sulla scia di questi eventi filmografici, giustificando poi la grande fama acquisita a livello internazionale con incredibili prestazioni in memorabili concerti. In italia hanno contribuito non poco ad accrescere il loro mito le collaborazioni con Paolo Rossi e Vinicio Capossela. Dopo un periodo oscuro dovuto a vicende discografiche, la fanfara è ritornata on stage acquisendo la denominazione di “King” Nat Veliov & The Original Kocani Orkestar, per distinguersi dalle volgari imitazioni che hanno usufruito della loro precedente popolarità. Ed ancora oggi ogni loro concerto si trasforma in una festa, in un “rave” dai forti accenti sonori. NAAT VELIOV-tromba ORHAN VELIOV-tromba ELSAN ISMAILOV-sassofono,clarinetto ALI MEMEDOSKI-darbouka DALKRAN ASMETOV-tuba baritono HIKMET VELIOV-basso tuba REDZAIM JUSEINOV-percussioni STEVE TILSTON e CHRIS PARKINSON Nato a Liverpool e cresciuto nelle Midlands, Steve ha saputo costruirsi, passo dopo passo e senza fretta, una carriera artistica di tutto rispetto, facendo uscire album di qualità sin dai primi anni Settanta, i cui frutti si vedono ancora nella produzione odierna. È stato in tour, come chitarrista, con Ballet Rambert, ha fatto parte degli “Ship of Fools” di Renbourn e, più recentemente, ha condiviso le scene con gli WAZ! Dell’ex Fairport Convention Martyn Allcock e con Maggie Boyle, sua compagna di vita per molti anni. È un artista molto conosciuto sia in Gran Bretagna che all’estero, raffinato compositore e cantautore oltre che ottimo chitarrista che ha saputo guadagnarsi la notorietà in Europa, Australia e Stati Uniti. Suoi brani sono stati incisi da Fairport Convention, Dolores Keane, The House Band, Peter Bellamy, North Cregg, Bob Fox e molti altri grandi artisti. Gli ultimi suoi albums testimoniano di una rinnovata grande vena compositiva; l’ultimo “Of Many Hands-from the tradition” è una rilettura personale di classici della tradizione, osannato da critica e pubblico. Tra i protagonisti di quell’incisioni anche il fisarmonicista Chris Parkinson, che molti ricorderanno tra le fila di una delle formazioni piu’ amate d’Oltre Manica, la House Band. Tre occasioni per vederlo ”live” al festival, di cui una supportata dall’arpista emiliano Francesco Benozzo. STEVE TILSTON-voce e chitarra CHRIS PARKISON-fisarmonica MARK SAUL Tra i più rispettati compositori contemporanei di successo mondiale nell’ambito della cornamusa, la musica di Mark Saul continua a essere popolare spingendone al tempo stesso il linguaggio verso nuovi territori. Nel 1990 la sua reputazione come suonatore di cornamusa e prolifico compositore lo porta ad accettare l’offerta di suonare come membro civile nella Victoria Police Pipe Band, dandogli l’opportunità di vedere eseguire le proprie composizioni da un complesso di prima qualità e di sviluppare le proprie capacità compositive. Oltre che alla musica tradizionale, alla classica ed al rock Mark si è sempre interessato alla musica elettronica. Le sue composizioni hanno subìto l’influenza del mondo della dance e dell’elettronica della scena dance party sia australiana che britannica, e dal 1992 Mark ha preso a creare una sorta di moderno ibrido dance/folk. Nel 2003 Mark si è impegnato in un progetto solista per cornamuse, cui fa seguito l’uscita dell’album ‘Mixolydian’. Per eseguirne le musiche viene formata la Mark Saul Band. MARK-cornamuse e registrazioni PAUL-basso CHARLOTTE-violino SIMMO-chitarra SHOOGLENIFTY La formazione piu’ amata dai giovani scozzesi e tra le piu’ celebrate dalla stampa specializzata e non. Gli Shooglenifty sono pressochè unici nell’ambito della musica scozzese d’esportazione. Il sestetto viene infatti definito come iniziatore dell’ “acid-croft”, un infuocato e contagioso mix di musica celtica tradizionale e ritmi dance che la band stessa ha definito "hypno-folkadelic ambient trad". Incidono il primo album, “Venus in Tweeds”, nel 1994, cui faranno seguito altri tre dischi, ben accolti sia dalla critica che dal pubblico, tra cui un live per la Real World di Peter Gabriel. La prima uscita negli Stati Uniti, “Solar Shears” del 2001, permetterà loro di raggiungere un’audience ancora più vasta. Tramite l’uso di pedali distorsori ed effetti vari – senza contare le tecniche da DJ con loop, scratching, atmosfere elettroniche e campionamenti – disegnano un nuovo paesaggio sonico per le loro composizioni di ispirazione tradizionale. Il nuovo schieramento ritmico introdotto con “Solar Shears” non mancherà di influenzare il successivo “The Arms Dealer’s Daughter”, del 2003, che però lascia da parte alcune delle diavolerie elettroniche e le manipolazioni di studio, rivelando una grande abilità e le qualità di un gruppo dotato tecnicamente e capace di tenere gli spettacoli dal vivo ad altissimi livelli. Di recente pubblicazione “Radical Mestizo”, ancora una volta dal vivo tra Città del Messico e Glasgow. Un altro tassello per questo patchwork di world music elettroacustica. MALCOLM CROSBIE–chitarra ANGUS R. GRANT–violino GARRY FINLAYSON–banjo JAMES MACKINTOSH-percussioni QUEE McARTHUR–basso LUKE PLUMB–mandolino ZAR La folk band danese ZAR ha realizzato sino a oggi due CD, entrambi premiati col Danish Music Award, il primo – “Strengeleg” – come miglior album di debutto per l’anno 2002, mentre nel 2004 Sine Lauritsen si è aggiudicata la qualifica di ‘miglior cantante’ per l’album “Tusind Tanker”. Gli ZAR suonano canzoni tradizionali e arie tramandatesi per diverse generazioni, e nelle loro mani la musica rinnova la propria vita. Gli ZAR non trovano la propria ispirazione solamente nella scena folcloristica internazionale, ma anche esplorando altri stili musicali come il jazz e la pop-music. “Vogliamo dare a chi ci ascolta la possibilità di conoscere la musica folk danese, un’esperienza che può rivelarsi fantastica se ci si accosta con una mentalità aperta” dice la cantante Sine Lauritsen, figura di spicco sul palco con la sua voce carismatica. Oltre a Sine, il gruppo è formato da quattro giovani musicisti tutti cresciuti nelle accademie musicali di Daminarca. Gli strumenti suonati sono violini, chitarra e contrabbasso, e spesso è davvero difficile rimanere seduti ai loro concerti. Gli ZAR hanno girato per festival e locali in tutta la Danimarca e sono stati invitati a suonare in importanti festival di Scozia, Canada, USA, Germania, Serbia e Scandinavia. SINE LAURITSEN-voce CHRISTOPHER DAVIS MAACK-violino ANDREAS TOPHOJ RASMUSSENviolino RASMUS ZEEBERG-chitarra STEFAN S. SORENSEN-contrabbasso,violino SKOLVAN Il movimento folk bretone ha in Alan Stivell l’artista piu’ rappresentativo, colui che è riuscito a far conoscere quell’universo tradizionale in tutto il mondo. Intorno a lui hanno ruotato per anni diverse formazioni piu’ o meno votate ad una rilettura del patrimonio folclorico bretone. Gli ultimi anni hanno registrato un nuovo fermento in questo movimento folk, quasi un revival che ha portato alla notorietà gruppi sempre piu’ aperti verso contaminazioni e influenze varie. La musica etnica internazionale ed il jazz hanno un po’ caratterizzato questo nuovo “revival”. Gli Skolvan ne sono l’esempio piu’ convincente, perfetta sintesi di tradizione e modernità, motore fondamentale di questo rinnovamento. Dovuti all’estro di eccezionali solisti dai vari trascorsi Skolvan sono apprezzati tanto nelle fest-noz (le tipiche feste a ballo) che nei concerti. La bellezza dei temi (tradizionali o composti), la ricchezza degli arrangiamenti così come l’efficacia della ritmica, offrono una sonorità immediatamente riconoscibile. L’attuale formula costituita da cinque musicisti s’inscrive totalmente nell’espressione la piu’ contemporanea della musica bretone. La sintesi delle singole esperienze musicali associate alle radici, fanno di Skolvan uno dei gruppi di riferimento della musica bretone attuale. I suoi componenti vantano tutti una grande esperienza e sono stati protagonisti in mille altre combinazioni. Anche in Italia il gruppo bretone conosce una certa notorietà sia per numerosi concerti che per l’incisione di un doppio album dal vivo che porta opportunamente il nome di “Live in Italia”, per i tipi della Keltia Musique in collaborazione con la Frame Events. YOUENN LE BIHAN-bombarda GILLES LE BIGOT-chitarra BERNARD LE DREAU-sax soprano DOMINIQUE MOLARD-percussioni LOIG TROEL-organetto diatonico