Omelia II domenica di Avvento – anno A - Solennità dell’Immacolata Concezione
Quest’anno la 2° domenica di Avvento coincide con la Solennità dell’Immacolata concezione e
questo dono di grazia, arricchisce con maggior forza e significato questo tempo speciale, perché
mentre andiamo incontra a Gesù che viene, siamo avvolti, accompagnati, scortati, dalla presenza di
Maria, esperta nell’accogliere Dio.
Quindi, in questo tempo di avvento dove ci prepariamo e riprepariamo ad accogliere il Signore
che viene, e di conseguenza riprendiamo in mano la nostra vera vita rinnovata da Cristo, oggi ci è
posta accanto Maria Immacolata, la quale, come disse Pio IX, <<fu preservata per particolare grazia e
privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano,
immune da ogni macchia di peccato originale>>.
<<Quindi anche Maria è stata redenta da Cristo, in modo “preventivo”. Noi tutti siamo stati
liberati dal peccato, mentre Maria è stata preservata. Non è stata tirata fuori dal fango del peccato,
ma è stata trattenuta dal precipitarvi. Maria è la prima redenta da Cristo>>.
Ergo: Anche Maria ha avuto bisogno di Cristo. Nessuno si illuda di non aver bisogno di Gesù
Cristo come unico Salvatore e Signore della propria esistenza.
Ergo: Il peccato non fa parte del DNA dell’uomo. Il peccato ci rende meno uomini!
Cos’è il peccato? La Prima lettura ci ricorda cos’è il peccato: esso è separazione da Dio a causa della
disubbidienza. Dalle separazioni coniugali nascono tante sofferenze, figuratevi dalla separazione con
Dio. Ma il libro della Genesi ci ricorda anche delle conseguenze del peccato:
- la paura di Dio (ho udito la tua voce), lo stravolgimento dell’amore; la menzogna per
antonomasia; aver paura di chi ti ama; aver paura di chi ti viene a salvare!
- paura della propria nudità (perché sono nudo), il non accettarsi, il non accettare le proprie
fragilità, il non accettare la propria storia,
- l’accusa reciproca (la donna che TU – il serpente … che TU hai creato), separati da Dio ci
separiamo dai fratelli, dal creato, da noi stessi.
L’uomo che viene da Dio non è fatto per essere separato da Dio. Il peccato è un eutanasia spirituale! Il
peccato crea uno shock anafilattico spirituale. Stiamo male e diamo la colpa a tutti, senza centrare il
vero problema, che è il nostro allontanamento volontario da Dio.
Ecco allora la buona notizia: il Vangelo: come l’angelo fu mandato a Maria in un piccolo borgo
di 300 abitanti chiamato Nazareth, in una zona povera e malfamata che era la Galilea, così oggi
l’angelo è mandato a te, a te che sembri al mondo sconosciuto, ma che invece sei conosciutissimo e
amato da Dio.
Oggi il Vangelo ci invita alla gioia perché abbiamo trovato grazia presso Dio! Il Signore è con te,
è dalla tua parte, è per te, per rialzarti, per mutare il lutto in gioia.
Come avverrà questo? Sono le parole di Maria e le nostre parole cariche d’impotenza. La
risposta è che <<lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’altissimo ti coprirà con la sua
ombra>>. Lo Spirito Santo è il protagonista della nostra santificazione. Quello stesso Spirito che
trasforma il pane e il vino sull’altare in corpo e sangue di Cristo e che ha il potere di trasformare la
mia e tua vita fragile! Nulla è impossibile a Dio.
In questo tempo di Avvento Maria ci insegna a rispondere a Dio, ma non come risposero
Adamo ed Eva. Diciamo anche noi oggi : <<Ecco la serva del Signore>> e dei fratelli (Elisabetta).
I servi appartenevano al proprio padrone. Noi vogliamo appartenere solo a Gesù e metterci al
servizio dei fratelli. Chiediamo con gioia al Signore che venga a rinnovare la nostra esistenza! SLGC