ERITROPOIETINA E DOPING (EPO) ha sostituito la vecchia, complessa e pericolosa pratica dell'emotrasfusione. Si tratta di una glicoproteina con peso molecolare 30.400 dalton; è l'ormone che stimola l'eritropoiesi, regolando la produzione dei globuli rossi. Viene sintetizzata dal rene e in minima parte dal fegato e la sua produzione è regolata dalla concentrazione di ossigeno nel sangue. La stimolazione dell'eritropoiesi viene esercitata dall'eritropoietina nel midollo osseo sull'eritrone. L'eritropoietina effettua una selezione che elimina le cellule meno buone, consentendo solo ad alcune di seguire la linea di maturazione e di diventare eritrociti (apoptosi). Si tratta pertanto di una sostanza prodotta dal nostro corpo e, poiché viene impiegata per curare anemie in pazienti soprattutto con patologie renali o tumorali, a molti atleti non è del tutto evidente la sua classificazione fra le sostanze dopanti o comunque dannose per la salute. L'EPO sintetica L'eritropoietina sintetica è prodotta con la tecnologia del DNA ricombinante; ha un peso molecolare di 30.400 dalton ed è prodotta da cellule mammarie in cui è stato introdotto il gene dell'eritropoietina. In genere è immessa in commercio in soluzioni da 1 ml che contengono 2.000, 3.000, 4.000, o 10.000 unità. Un dubbio - Secondo alcuni ricercatori ha gli stessi effetti biologici dell'eritropoietina endogena. Questo fatto è invece messo in discussione da http://www.sportpro.it/doping/ricerche/DanniEPO.htm secondo cui " l'eritropoietina ricombinante umana (rHuEPO) non è in grado di selezionare, all'interno dell'eritrone, le cellule più adatte per diventare eritrociti: tale incapacità di discernimento (risultante nell'inibizione dell'apoptosi) comporta che tutte le cellule dell'eritrone, anche quelle imperfette, passino attraverso i previsti livelli di maturazione e diventino eritrociti. Secondo le segnalazioni provenienti dalla letteratura scientifica, ciò comporterebbe il rischio di sviluppare nel tempo addirittura malattie tumorali oltre che altre gravi patologie (eritroleucemia, policitemia vera, aplasia della serie rossa da formazione di anticorpi antiEPO, leucemia mieloide acuta da aumentata concentrazione di EPO nel sangue, ecc)". L'eritropoietina nella pratica clinica L'EPO viene utilizzata in clinica per diversi scopi: a) principalmente per la cura dell'anemia di pazienti dializzati o nefropatici (a causa dei problemi renali non viene prodotto una quantità sufficiente di eritropoietina); b) per procedure di autotrasfusione per interventi di chirurgia; c) nell'anemia con insufficienza cardiaca; d) nell'anemia neonatale (http://www.neonatologia-online.it/sapere/ritornocasa/Lanemia.html); e) per risolvere problemi morali (testimoni di Geova); f) in anemie causate da patologie tumorali. La cultura medica Un caso eclatante di disinformazione medica è il seguente: L'eritropoietina stimola il midollo a produrre globuli rossi. L'impiego dell'eritropoietina come doping permette all'atleta di trasportare più ossigeno ai muscoli, aumentando le sue prestazioni. L'effetto dell'eritropoietina dura poche ore e scompare senza lasciare tracce. 1 Uno dei controlli più semplici sull'uso improprio di eritropoietina consiste nel misurare l'ematocrito: più è alto, maggiore è il sospetto di doping. trovato su un portale medico (!) (http://www.medicina-online.net/meol0037.htm). A parte la superficialità con cui è trattato il problema, l'affermare che "l'effetto dura poche ore e scompare senza lasciare tracce" è un'assurdità scientifica. I danni dell'EPO Iniziamo da quello relativamente meno importante. L'aumento da eritropoietina della concentrazione dei globuli rossi nel sangue circolante si contrappone all'adattamento che l'allenamento provoca nell'atleta e che consiste in una "emodiluizione" ossia in un relativo aumento della parte liquida del sangue (plasma) nei confronti di quella corpuscolata (globuli rossi). In realtà in molti atleti si dovrebbe verificare se l'ematocrito basso sia un effetto dell'emodiluizione o di un relativamente basso numero di globuli rossi (come spesso avviene). Passando a danni più gravi, alcuni dei quali irreversibili, http://www.sportpro.it/doping/ricerche/DanniEPO.htm ci avverte che i pericoli sono: 1) Tendenza alla trombofilia, indipendente dal valore di ematocrito (inibizione dei fattori della coagulazione del sangue, per esempio la proteina S). Anche con ematocrito basso si potrebbero verificare dei trombi. 2) Tendenza alla trombofilia, dipendente dal valore dell'ematocrito. Questo punto è ovvio e riconosciuto da tutti; aumentando l'emoconcentrazione, è ovvio che possono formarsi trombi. 3) Potenziale incremento delle resistenze vascolari nelle zone profonde del cervello, con possibile invecchiamento precoce delle strutture. 4) Ipertensione, con conseguente sclerosi vascolare (nei diversi distretti ed organi corporei, come fegato, reni e polmoni), accresciuto rischio di infarto e encefalopatia ipertensiva 5) Convulsioni 6) Leucoencefalopatia (modificazioni della sostanza bianca cerebrale) Tutto chiaro? In un documento della facoltà di medicina dell'università di Verona si legge: "è bene ricordare che la supposta correlazione fra utilizzo di epo e morte improvvisa di alcuni ciclisti della categoria élite rimane, per ora, solo aneddotica. Ad oggi le complicanze legate all'assunzione di epo in soggetti sani sono poche note; la maggior parte degli studi, compiuti su pazienti in insufficienza renale cronica, ha comunque evidenziato la possibile comparsa d'ipertensione arteriosa, danni cerebrali e trombosi venose. Nondimeno, la recente osservazione di trasformazione tumorale fulminante in un paziente trattato con epo ricombinante e di una forma drammaticamente fatale di policitemia a seguito di alterata produzione di epo consiglia molta precauzione nell'impiego di questa sostanza". Cosa manca in queste affermazioni? Un dato numerico (che non siamo riusciti a trovare) che indichi il reale pericolo. In altri termini, poiché è fissato un limite di ematocrito a 50, può bastare questo limite (a prescindere che si assuma o meno l'EPO) a preservare la salute dell'atleta? Il problema di fondo è che fissando un valore di soglia si dà per scontato che l'assunzione dell'EPO non provochi problemi quando si resta sotto questo valore. Il discorso sulle patologie soprariportate è ovviamente corretto se l'atleta passa da 46 a 60 di ematocrito (d'altra parte anche sostanze banali come la vitamina A in sovradosaggio sono "critiche"), ma se passa da 46 a 48? Per esempio con un innalzamento da 46 a 60 la pressione potrebbe schizzare da 120 a 180 con gravi danni alla salute, ma con un innalzamento da 46 a 48 passerebbe da 120 a 125 con danno probabilmente minimo. È cioè necessario che siano scientificamente provati danni da piccoli incrementi per disincentivare chi utilizza l'EPO ai limiti del consentito per averne un vantaggio che, se 2 ininfluente in assoluto, diventa significativo a livelli d'élite in cui pochi secondi possono far passare dal primo posto all'esclusione dal podio. Come scoprire l'EPO I media hanno dato notevole risalto al fatto che ormai la rilevazione del doping da eritropoietina sia certa. In realtà non è così. Vediamo prima i risultati scientifici: a) alla pagina http://www.sportpro.it/doping/ricerche/EPOtrack.htm troviamo un interessante studio franco-canadese del 1996. Riassumendolo si scopre che la presenza dell'eritropoietina esogena è rilevabile fino a 7 gg. dall'ultima assunzione nel sangue e fino a 4 gg. nelle urine. I benefici permangono invece più a lungo (secondo il salto di ematocrito che ha generato). b) Sempre secondo l'università di Verona: "Nei pazienti in terapia con epo si osserva un rilascio dei reticolociti, i precursori dei globuli rossi, già 24 ore dall'inizio della terapia; l'incremento nel numero dei reticolociti raggiunge il suo massimo dopo 4-6 giorni e, senza ulteriori somministrazioni, la normalizzazione dei conteggi avviene dopo 8-10 giorni. L'aumento del rilascio di reticolociti può essere di tale entità da raddoppiare la quota circolante". c) In http://www.sportpro.it/doping/ricerche/EPOdetect.htm viene descritto il metodo di rilevazione dell'EPO attraverso le urine proposto dall'equipe del laboratorio francese di Chatenay-Malabry, diretto dal professor Jacques De Ceaurriz, e pubblicato l'8 giugno 2000 sul mensile inglese "Nature". Il metodo si basa sull'analisi delle varie forme dell'eritropoietina (con proprietà elettriche diverse) che consente di evidenziare quella naturale da quella ricombinante. Anche in questo caso resta il problema della rapida scomparsa dalle urine dell'EPO. Sintetizzando i tre punti si può stabilire che: il combinato dei vari metodi (studio dei parametri del sangue, ricerca dell'EPO nel sangue e nelle urine) è valido per controlli a sorpresa o per competizioni di lunga durata dove l'atleta deve assumere "in gara" la sostanza dopante. 3