John Locke:
Locke (1632-1704) studia ad Oxford e rimane deluso della filosofia astratta dell’aristotelismo.
Nel 1668 diventa membro della Royal Society, una delle più famose società scientifiche che si
diffondono in quegli anni.
Nel 1672 diventa Cancelliere in Inghilterra, entrando così a far parte della vita politica.
Durante la Restaurazione dell’assolutismo è costretto a fuggire prima in Francia e poi in Olanda.
Sarà solo verso la fine della sua vita che le sue teorie liberali incontreranno i favori di tutta l’Europa.
La filosofia di J. Locke occupa nel panorama della filosofia inglese della seconda metà del Seicento
(periodo della rivoluzione industriale) una posizione di prestigio.
Esponente della corrente empiristica, in particolare della sua forma più moderata, Locke concentra la
propria riflessione su tre poli tematici: la conoscenza (gnoseologia), l’etica e la politica, e la religione.
Come Cartesio, anche Locke pensa che la filosofia si debba occupare del soggetto, e quindi dell’origine,
della natura e del valore della conoscenza umana. Prima di indagare in altri ambiti della realtà bisogna
chiarire i limiti e la possibilità dell’intelletto umano (argomento trattato nei “Saggi sull’intelletto
umano”, 1690). È necessario delimitare il raggio d’azione dell’intelletto altrimenti, si finisce per
disperare di arrivare a una verità certa e si cade nello scetticismo (vedi Cartesio). Solo in questo modo
la mente ottiene “vantaggi e soddisfazioni”.
L’unico oggetto che noi conosciamo, l’unico oggetto del pensiero umano è l’idea.
Per Locke le idee derivano sempre dall’esperienza, che non è solo ciò da cui la nostra conoscenza
comincia, ma la base della stessa; è il fondamento logico e psicologico della conoscenza.
Senza esperienza la conoscenza non esiste. Nella prospettiva di Locke non esiste perciò nella nostra
mente alcun principio innati.
Nessun intelletto umano è in grado di creare da sé delle idee e l’esperienza non costituisce solo la
fonte, ma anche il limite insuperabile delle nostre conoscenze.
Questa affermazione rappresenta pertanto una pesante critica all’innatismo. Quello che segna la
differenza fra Locke e gli innatisti (Aristotele) è che per gli innatisti esiste nella mente un patrimonio
di conoscenze che è indipendente dall’esperienza.
Testo pag. 443:
LE IDEE:
L’idea è ogni contenuto del pensiero e della mente. Noi non conosciamo la realtà ma le idee. Le parole
esprimono le idee non le cose reali.
La mente è “tabula rasa” un foglio bianco, privo di caratteri sul quale via via con l’esperienza vengono
scritte le idee.
Idee:
DI SENSAZIONE
SEMPLICI
DI RIFLESSIONE
IDEE
DI SOSTANZE
COMPLESSE
DI MODI
DI RELAZIONE
Le idee semplici possono derivare da due ambiti:
- dalla sensazione o esperienza di oggetti esterni: idea di estensione, fugura e movimento…
-
dalla riflessione o esperienza di oggetti interni, propri dei nostri stati interiori: idea di percepire,
idea del dolore…
L’intelletto umano è attivo, combina e scombina le idee semplici, ma trova un limite nelle idee semplici,
perché sono puri dati ricevuti nella loro forma, senza elaborazione teorica. Sono come degli atomi
(particelle indivisibili) mentali. A questo proposito la prospettiva di Locke è stata definita come una
forma di atomismo logico.
L’intelletto umano è recettivo, il potere dell’intelletto non è infatti puramente creativo, originale,
perché il punto di partenza è l’idea semplice, che determina il margine di passività dell’intelletto.
Dunque, l’idea della conoscenza va dal semplice al complesso (semplice  complesso).
Es. io non possiedo in me l’idea della palla di neve, la sua idea la ricavo sommando insieme alcune qualità
che essa possiede, come la friabilità, la bianchezza, il fatto di essere compatta.
Qualsiasi attività della mente parte dai materiali derivanti dall’esperienza esterna, ma anche interna,
cioè da sensazione e riflessione. L’intelligenza umana è perciò rielaborazione.
Nella sesta parte Locke dà delle motivazioni alla critica all’innatismo:
- osserva la crescita di un bambino in una stanza senza la possibilità di alcun contatto.
- Nota che la differenza tra gli individui dipende dalla diversità dell’esperienze compiute.
Per Locke la mente non è un recettore passivo perché è in grado di combinare le idee (idee complesse).
Inoltre le conoscenze non sono limitate alla sola esperienza esterna (sensazione), ma derivano anche da
ciò che percepiamo dentro di noi (riflessione), e ciò attenua la passività della nostra mente.
Le idee complesse sono di 3 tipi:
- di sostanza: idea dei corpi, di Dio e di realtà spirituali;
- di relazione: causalità, identità e relazioni morali;
- di modo: spazio durata, numeri…
N.B. : Il modo è inteso come modo d’essere, non come qualcosa che sussiste, ma come un’affezione.
Le idee generali si formano per astrazione. Dalle idee particolari, separando le idee semplici comuni a
più individui, ricavo il concetto universale (processo selettivo).
Premessa:
In genere i filosofi empiristi sono nominalisti.
Siccome l’esperienza attesta degli individui, delle cose e, siccome è anche la fonte della conoscenza, per
Locke esistono solo individui. I concetti universali che noi utilizziamo sono solo puri nomi, etichette che
noi applichiamo per raggruppare individui simili, casi particolari. Il concetto universale di conseguenza
non è più l’essenza o la natura profonda dell’individuo, come lo era per Aristotele, ma un’essenza
nominale.
Es. l’idea di uomo :
Ho l’idea di Simone, Paolo e Luca, …, raggruppando tali idee ottengo l’idea di uomo separando le idee
semplici che sono comuni a più individui. È un processo selettivo.
CRITICA ALL’IDEA DI SOSTANZA:
Locke dicendo che le essenza sono nominali, muove una critica all’idea di sostanza e alla sua stretta
relazione con l’essere.
Siccome percepiamo le idee semplici associate nello stesso modo, con le stesse relazioni, allora noi
supponiamo che alla nostra idea corrisponda un qualcosa nella realtà. La sostanza anche se ci fosse non
sapremmo cosa sia, rimane come qualcosa di oscuro, un sostegno che io ipotizzo, deduco che esista ma
non so cosa sia. È un qualcosa che regge delle relazioni a cui si riferiscono le qualità di un soggetto.
Non nega dunque l’esistenza (perché è un moderato) della sostanza la ma mette in dubbio, perché nega
di averne la sua idea chiara ha solo delle ipotesi dalle quali può trarre la conclusione della sua esistenza.
N.B.: sostanza = ciò che sussiste di per sé.
Testo pag. 445:
I GRADI DELLA CONOSCENZA:
Locke definisce che cosa è la verità e quali sono i gradi della conoscenza.
Locke dà una prima definizione di verità definendola come una relazione di concordanza o discordanza
tra le idee. Il legame tra le idee è una conoscenza immediata, si conoscono intuitivamente.
Esistono diversi gradi di conoscenza:
- conoscenza intuitiva: Dove per conoscere il legame tra le idee non c’è bisogno di alcuna mediazione,
viene colto immediatamente. Come l’occhio vede la luce.
- Conoscenza dimostrativa: si passa attraverso la mediazione. Per cogliere la relazione si ricorre
all’aiuto di altre idee intermedi, occorrono più passaggi.
È più evidente l’intuizione, ma l’evidenza della conoscenza dimostrativa si basa su di essa. La
dimostrazione, infatti, non è altro che una concatenazione di intuizioni.
Distinto intuizione e dimostrazione, Locke ripropone la questione della conoscenza, a un livello più
profondo, analizzando, prendendo in esame anche il rapporto tra conoscenza e realtà.
Se consideriamo le verità generali i tipi di conoscenza sono intuizione e dimostrazione, se consideriamo
la particolare esistenza di qualcosa di finto, fuori di noi (esseri extramentali) entra in gioco una nuova
forma di conoscenza la sensazione,o percezione.
Intuizione Io
Dimostrazione Dio ( essere a cui si arriva tramite dimostrazione)
Sensazione Mondo esterno
N.B. :La sensazione è conoscenza probabile. È criterio di verità quando è attuale, dopodiché questa
certezza viene a meno. La certezza della sensazione dipende dalla presenza diretta dell’oggetto
dell’esperienza.
Il grado di certezza delle tre forme di conoscenza diminuisce via via che si scende dall’intuizione alla
sensazione.
ESISTENZA DI DIO:
La certezza dell’esistenza di Dio è più certa dell’esistenza del mondo esterno, e questo dimostra che è
un empirista moderato.
La dimostrazione dell’esistenza di Dio è una prova a posteriori.
Dal nulla non viene nulla. Allora, se esiste qualche cosa, deve esistere un essere eterno che fondi questa
esistenza, ma almeno io esisto (conoscenza intuitiva), sono certo della mia esistenza, quindi esiste
l’essere eterno.
Questo essere deve essere necessariamente eterno, perché altrimenti esisterebbe il caso di un
momento nel tempo in cui non c’era nulla.
Dopo la sensazione esiste un altro grado di conoscenza che corrisponde alla conoscenza probabile.
Qui la relazione tra le idee è soltanto ipotizzata e l’esistenza di un oggetto probabile.
La conoscenza probabile si fonda sulle nostre esperienze passate, che tendiamo a riconfermare; sulle
testimonianze altrui; sull’analogia, ovvero su ciò che vedi uguale e tendi a estenderlo oppure sulla fede.
LA POLITICA:
Locke affronta anche tematiche politiche e morali legate al problema gnoseologico.
Le teorie politiche sono animate da due fondamenti:
- La fedeltà all’esperienza
- la difesa dell’uomo come soggetto razionale e quindi libero
Il pensiero politico è bastato sul principio del contratto sociale: in una condizione originaria (o stato di
natura) esistono degli individui che tendono a soddisfare i loro bisogni egoistici. È uno stato conflittuale
ed è instabile perché ciascuno si sente minacciato da altri.
Per superare tale condizione gli uomini accettano di rinunciare, almeno in parte alle proprie prerogative,
per inserirsi nella società civile (contratto sociale), in cui viene garantito o difeso il bene comune. Lo
stato è dunque il risultato del patto sociale e dell’organizzazione dei cittadini. È inoltre una costruzione
successiva dove prima viene il cittadino (primato dell’individuo).
L’individualismo di Locke è mitigato dalla valorizzazione della ragione, che è comune a tutti gli uomini.
Indiviso = soggetto dotato di ragione
Il consenso diventa di conseguenza il principio fondamentale su cui si basa lo stato.
Il potere dello stato è forte, ma è subordinato al consenso dei cittadini.
Testo pag. 452:
Fine e limiti dello stato civile:
Lo scopo fondamentale per cui gli uomini si riuniscono in una società civile è la salvaguardia delle loro
proprietà e dei beni che ritengono prioritari. Il compito dello stato civile è di garantire una vita sicura e
tranquilla a tutti i cittadini in pace reciproca e assicurare il godimento delle priorità e di consentire
una maggior protezione dalle minacce esterne; tutto questo tramite le leggi comuni.
All’interno di uno stato civile, l’uomo deve sottostare a delle norme comunitarie e in caso di crimini, non
può farsi giustizia da sé, diventa perciò fondamentale il rispetto delle leggi.
Corpo politico:
Per corpo politico Locke intende un’associazione di individui, creata e regolata attraverso un patto che
è frutto della loro stessa volontà, dove tutte le membra sono animate da un principio unitario.
Quando un gruppo di uomini diventano una società, diventano anche un “corpo solo”, che ha il diritto di
deliberare le leggi in base alla volontà e alla decisione della maggioranza.
Il decreto della maggioranza è considerato un decreto unanime e determina il potere della totalità.
Rinunce e guadagni:
Costituendo uno stato civile l’uomo rinuncia innanzitutto alla libertà assoluta, non può fare tutto ciò che
ritiene opportuno per la sua conservazione e viene privato del potere di punire autonomamente i reati
commessi contro la legge naturale.
Rinunciando a questo l’uomo però guadagna una vita sicura e tranquilla, in cui può godersi le sue
proprietà senza essere minacciato dal potere, che ciascuno ha, di punire le altrui trasgressioni, come
invece avviene nello stato di natura. Locke ritiene inoltre che esistano alcuni valori condivisi da tutti i
membri della società.
Principio su cui si basa lo stato civile:
Locke afferma che il principio fondamentale della difesa dell’uomo come soggetto libero e razionale, è
alla base del potere esercitato dallo Stato sui cittadini. Per assicurare la validità di questo principio ci
deve essere l’esistenza di alcuni valori che devono essere condivisi da tutta la società.
Quello di Locke è uno stato liberale. Alla base del liberalismo c’è la ragione.
LA RELIGIONE:
Nel “Saggio sulla tolleranza”, Locke pone la tolleranza come il fondamento della religiosità e
dell’amministrazione dello stato. Ambito religioso e ambito politico, secondo Locke, devono rimanere
distinti: i diritti individuali della coscienza sono alienabili, e lo stato può intervenire solo là dove le
credenze religiose investono l’ordinamento della società umana.
Locke afferma così la separazione tra pubblico e privato e la laicità dello stato.
Il culto e la fede rientrano nell’ambito interiore della sola coscienza, che è un affare privato.
La religione non riguarda il politico o il magistrato, ma unicamente l’uomo.
Autorità religiosa e autorità civile risultano quindi nettamente separate.
Nella “Ragionevolezza del Cristianesimo”, Locke sviluppa una posizione deistica: (religione naturale) al
contenuto della rivelazione religiosa si accede per ricerca e conquista personale, senza la mediazione di
alcuna autorità religiosa.