CAPITOLO 24 Locke Locke (chiamato dagli amici Lockese, è spesso associato a Hobbese, ma non sono una vera coppia come Cip e Ciop, Starsky e Hutch o Volpe e Fiata) è il fondatore dell’empirismo inglese, ossia quella corrente filosofia che è una delle componenti di fondo dell’Illuminismo. L’empirismo rappresenta un punto d’incorntro tra il cartesianesimo e la rivoluzione scientifica. L’empirismo è la teoria della ragione come un insieme di poteri limitati dall’esperienza intesa quest’ultima come: fonte e origine del processo conoscitivo e criterio di verità o strumento di certificazione delle tesi dell’intelletto che sono valide solo se passibili di controllo empirico. L’empirismo assume un atteggiamento limitativo o critico nei confronti delle possibilità conoscitive dell’uomo e segue un indirizzo anti-metafisico che toglie dalla filosofia ogni ricerca riguardante i problemi non accessibili dagli strumenti mentali umani. La filosofia diventa analisi del mondo umano nei suoi vari campi. Locke è collegato alla figura di Newton poiché la filosofia di Locke è da un lato la giustificazione dei procedimenti scientifici che avevano permesso a Newton le sue scoperte. Locke nacque nel 1632 e studiò ad Oxford ed in seguito divenne anche insegnate presso la stessa università. Si occupò di studi naturali, di medicina di economia e di politica. Studiò le opere di Cartesio di Hobbes e di Gassendi. Le sue opere più importanti sono: Due trattati sul Governo, Saggio sull’intelletto umano, Condotta dell intelletto, Esame di Malebranche, i pensieri sull’educazione, Ragionevolezza del cristianesimo. Morì nel 1704. La ragione per Locke è diversa da quella di Cartesio: Non è unica o uguale, poiché tutti gli uomini ne partecipano in maniera diversa Non è infallibile, poiché le idee di cui dispone sono limitate o oscure, oppure può essere tratta in inganno da falsi principi e dal linguaggio e non può ricavare da se le idee che cava dall’esperienza. Ma la ragione è l’unica guida efficace di cui l’uomo dispone e l’opera di Locke è diretta ad estendere il campo della sua azione a tutto ciò che interessa all’uomo. Il Saggio è stato scritto poiché secondo Locke era necessario esaminare le capacità dell’intelletto umano prima di incamminarsi in discorsi difficili. Il Saggio è la prima indagine diretta a stabilire le effettive possibilità umane con il riconoscimento dei limiti dell’uomo. Questi limiti sono propri della ragione poiché sono propri dell’esperienza. L’esperienza fornisce alla ragione il materiale che adopera. La ragione, controllata dall’esperienza può formare idee complesse e ragionamenti, non affrontare problemi che sono oltre le capacità dell’uomo e intendere i fondamenti della morale e della politica. L’oggetto della nostra conoscenza è l’idea, pensare e avere idee sono la stessa cosa. Le idee derivano esclusivamente dall’esperienza. Se derivano dalla realtà esterna, ovvero dalle cose naturali sono dette idee di sensazione e sono le qualità che attribuiamo alle cose; se derivano dalla realtà interna, dallo spirito, sono idee di riflessione e si riferiscono alle operazioni del nostro spirito. Le idee non sono innate, poiché le idee non ci sono quando non sono pensate e i bambini, o gli idioti o i selvaggi non hanno idee, perché non pensano. L’analisi della nostra capacità conoscitiva fornisce una classificazione delle idee. L’esperienza ci fornisce idee semplici, le idee complesse sono prodotte dalla spirito che riunisce le idee semplici. Per ciò che riguarda le idee di sensazione Locke distingue la sensazione stessa della qualità della cosa che la produce in noi. Egli (come Galilei e Cartesio) distingue qualità primarie, ossia quelle oggettive e qualità secondarie quelle soggettive. © Federico Ferranti www.quartof.com