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GELA. RAFFINERIA DELLA ENICHEM, ATTUALMENTE AL CENTRO DI POLEMICHE E INCHIESTE PER L’ECCESSO
DI INQUINAMENTO CHE CAUSEREBBE TUMORI
QUALI LE ALTERNATIVE POSSIBILI
Dove ci porterà questo ritardo
nell’assunzione di nuovi modelli
di consumo energetici e sostenibili?
Cosa ci aspetta nei prossimi decenni
se non verranno prese
adeguate misure per contenere
le emissioni nocive?
Ha provato a immaginarlo l’Agenzia internazionale dell’Energia (AIE), organismo dell’OCSE, che, sulla base di una benevola ipotesi di
crescita economica del 2 per cento nei paesi ricchi e del 4,1 per cento nei paesi in via di sviluppo da qui al 2030, ha previsto un aumento dei
consumi energetici su scala mondiale del 61 per
cento rispetto al 2000.
L’aumento riguarderà soprattutto alcuni
paesi in via di sviluppo, come quelli dell’area
asiatica, dove il fabbisogno di energia dovrebbe
crescere del 188 per cento. Nel 2030 i consumi
dei paesi emergenti pareggeranno quelli dei
paesi occidentali, a fronte della metà che si registra oggi. Secondo l’AIE, la domanda di energia riguarderà soprattutto i consumi domestici e
industriali. I trasporti saranno responsabili di un
incremento della domanda per oltre il 50 per
cento nei paesi ricchi e di circa il 300 per cento
nei paesi in via di sviluppo.
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Se ciò si avverasse – nulla lascia pensare
che i paesi in via di sviluppo siano disposti a limitare i loro livelli di consumo energetico - l’uso di fonti energetiche non rinnovabili, come
gas, petrolio e carbone, potrà far aumentare del
69 per cento le emissioni di anidride carbonica
su scala mondiale, vanificando gli obiettivi di
stabilizzazione previsti dal protocollo di Kyoto
del 1997.
Un’alternativa al petrolio, responsabile dei
gas serra, e al nucleare, giudicato costoso e insicuro, è rappresentata dall’impiego delle fonti
energetiche “pulite” e rinnovabili offerte dal sole, dal vento, dall’acqua, dalle biomasse.
Lo svedese Stockolm Environment Institute sostiene che già oggi le fonti rinnovabili potrebbero coprire il 25 per cento delle quote di
mercato, senza grossi impegni tecnologici e finanziari. In sostanza, il settore che
in misura maggiore provoca effetNel 2030
to serra e danni sociali e ambientali
i consumi dei
è anche quello più facilmente ripaesi emergenti
convertibile e che dispone di eccelpareggeranno
lenti alternative: fotovoltaico, geoquelli dei paesi
termia, biomassa, energia eolica.
occidentali,
Di qui la proposta che l’Unioa fronte della
ne Europea ha portato al Vertice
metà che si
delle Nazioni Unite sullo sviluppo
sostenibile di Johannesburg, nel
registra oggi.
settembre 2002: sviluppare queste
fonti alternative entro il 2015 fino ad almeno il
15 per cento delle risorse energetiche.
IMPIANTI PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA FO
L’energia trasportata dalla radiazione elettromagnetica proveniente dal sole, sfruttando
l’effetto fotovoltaico, cioè la proprietà di particolari diodi a semiconduttore (le cellule fotovoltaiche) di convertire la potenza della radiazione
solare in potenza elettrica utilizzabile, garantirebbe i migliori risultati, ma il suo prezzo non è
a tutt’oggi competitivo. Si calcola che un chilowattora fotovoltaico è quattro volte più caro di
un chilowattora nucleare o prodotto da idrocarburi, anche se in questo calcolo non sono compresi il prezzo dei rischi e i costi che l’impiego di
tali tecnologie comporta in termini, ad esempio,
di danni all’ambiente e alla salute. Secondo l’AIE,
il costo dell’energia fotovoltaica dovrebbe diminuire entro il 2030 del 50 – 65 per cento.
L’energia eolica è una delle alternative più
utilizzate, soprattutto nei paesi nordeuropei, ma
ha l’inconveniente del pesante impatto ambientale degli aerogeneratori e dell’intermittenza
della fornitura, non essendosi ancora trovata
una soluzione soddisfacente per l’immagazzinamento dell’energia prodotta. In Europa l’eolico,
con 23 mila megawatt in funzione, rappresenta
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IA FOTOVOLTAICA (PANNELLI SOLARI) ED EOLICA (TURBÌNE)
i tre quarti del totale mondiale; in Danimarca le
turbine eoliche producono energia per l'esportazione e in Germania il settore dà lavoro a 45
mila persone.
L’energia idroelettrica è una soluzione già
collaudata, ma suscitano perplessità sia l’impatto che le grandi dighe hanno sulla popolazione
e sull’ambiente, costringendo la gente ad abbandonare le loro terre e le loro coltivazioni, come sta avvenendo in Cina e in India, sia le tensioni geopolitiche generate dallo sfruttamento
delle acque di fiumi che attraversano più di uno
Stato, come è il caso del Nilo.
L’energia prodotta dalle biomasse, cioè dall’uso del legname, di vegetali o di rifiuti organici bruciati per produrre gas, è un’alternativa valida; restano alcuni inconvenienti, come l’eccessivo numero di passaggi che lo sfruttamento
della biomassa a fini energetici impone. Bisogna
infatti prima coltivare e raccogliere l’energia primaria (le piante, gli alberi), sottraendo di fatto
superficie alla produzione alimentare.
Un’alternativa che si sta attuando a livello
europeo è il biodiesel, che deriva dall’esterifica-
zione degli oli vegetali (sono utilizzati semi oleosi come il colza e il girasole) effettuato con alcol metilico ed etilico. Ne deriva un combustibile simile al gasolio, utilizzabile sia puro, sia in
miscela con il gasolio stesso.
In Germania, il biodiesel è utilizzato come
carburante puro, con una produzione annua di
130 mila tonnellate; in Francia, viene impiegato
come additivo al gasolio, con una produzione
annua di 246 mila tonnellate.
In Italia la produzione a livello industriale si
è avviata nel 1992 e vede oggi otto impianti autorizzati per una capacità produttiva lorda intorno alle 5-600.000 L’indicazione
t/anno; la produzione effettiva, a dell’Unione
causa delle limitazioni legislative Europea:
e di mercato esistenti, si aggira
sviluppare queste
sulle 90.000 t/anno.
300.000 tonnellate di biodie- fonti alternative
sel in miscela del 5% con il nor- entro il 2015
male gasolio producono 6 milioni fino ad almeno
di tonnellate di carburante in gra- il 15 per cento
do di garantire una autonomia di delle risorse
20.000 km a 3 milioni di auto. ! energetiche.