Un medico divenuto papa. Il Thesaurus Pauperum di papa Giovanni

Un medico divenuto papa.
Il Thesaurus Pauperum di papa Giovanni XXI
LUCA
PESANTE
Foglio 1v del codice pergamenaceo Thesaurus Pauperum di Papa Giovanni XXI. Ricettario medico della fine
del XIII secolo.
T
ra il 1260 e il 1280 la corte pontificia è presente quasi ininterrottamente nel Lazio settentrionale, a
Viterbo in particolare. La città è prescelta esclusivamente per la presenza
dei suoi celebri bagni termali (nella
metà del XIV secolo se ne contavano
10 entro la distanza di due miglia
dalle sue mura) in grado di mitigare
le malattie che colpivano con frequenza anche il corpo dello stesso
pontefice1.
In tale periodo a Viterbo si viene
a comporre nella corte pontificia un
‘circolo’ fra i più eminenti
dell’Occidente latino nel campo della
produzione e trasmissione di opere
scientifiche. I più grandi uomini di
scienza di alta fama europea come
Pietro Ispano, Campano da Novara,
Guglielmo di Moerbeke, Witelo,
Giovanni Peckam, Simone da
Genova, contribuirono, tra l’altro,
alle tre più importanti opere sull’ottica prodotte nel Medioevo.
Uno di loro, Pietro Ispano, medico già noto dalla metà del XIII secolo come l’autore di un ricettario per
la cura del corpo, fu eletto pontefice
il 15 settembre 1276.
Il Thesaurus Pauperum è uno dei
più importanti manuali di medicina
dei secoli finali del Medioevo e della
prima Età moderna. Fu composto
intorno alla metà del XIII secolo, con
ogni probabilità nel periodo in cui
l’autore, Pietro Ispano, insegnava
presso lo Studio Generale di Siena2.
Nel breve prologo che introduce il
trattato siamo subito informati, con
1
In realtà per quasi tutto il secolo XIII la
corte pontificia non trascorre mai i mesi
estivi a Roma, nel palazzo del
Laterano, soprattutto per sfuggire alle
febbri malariche che infestavano la
città; cfr. di A. PARAVICINI BAGLIANI, La mobilità della curia romana nel
Duecento: riflessi locali, in Società e
istituzioni nell’Italia comunale: l’esempio di Perugia (secoli XII-XIV),
2
Perugia 1988, 155-278, ID., Il corpo
del papa, Torino 1994.
Per un quadro generale sull’autore e
sulla sua opera v. L. THORNDIKE, A
History of Magic and Experimental
Science, Columbia University Press,
New York 1929, vol. II, pp. 490 e segg.;
e anche H. SCHIPPERGES, Petrus
Hispanus, in K. FASSMANN (a cura
di), Die Grossen der Weltgeschichte,
Zürich 1973, pp. 679-691.
3
Riduzione di una lussazione al collo, sec. XIII
(Roma, Biblioteca Casanatense, ms. 949 f. 23v).
Tondo di Papa Giovanni XXI dall’edizione del
Platina del 1622.
Un medico divenuto papa. Il Thesaurus Pauperum di papa Giovanni XXI
infine «esorto e consiglio il lettore
affinché non disprezzi ciò che nella
lettura sarà a lui ignoto e non applichi la cura ai corpi prima di considerare la specie della infermità e la
natura del paziente».
Non è un’opera specialistica ma
un prontuario, facile da consultare,
con ricette che, dai capelli fino ai
piedi, si occupano della cura delle
malattie di ogni parte del corpo.
La praticità del testo ne spiega la
vasta diffusione nel corso di oltre
quattro secoli, ma l’aspetto che rende
celebre il trattato risiede nella straordinaria figura del suo autore.
un linguaggio chiaro e lineare, sul
contenuto e sui destinatari dell’opera, in cui: «se letta con attenzione, si
troveranno rimedi facili ed efficaci
per quasi tutte le infermità [...] poiché è stato raccolto fedelmente tutto
quello che mi è stato possibile trovare nei libri degli antichi medici, professori e moderni sperimentatori [...]
ponendo qui le loro stesse parole o il
senso in altri termini più accessibili
alla comprensione dei dottori»; e
3
LA CURA DEL CORPO
NEL MEDIOEVO
Il contesto in cui ha origine l’opera di Pietro Ispano è la cultura di un
secolo, il XIII, in cui la medicina sviluppa un profondo rinnovamento nell’ambito dell’insegnamento accademico e del microcosmo del malato.
Quest’ultimo è tale soltanto in
base ad una meno sfavorevole condizione di vita che determina l’alternanza tra momenti di benessere e di
infermità, di contro, la moltitudine
convive quotidianamente con la
malattia, che spesso è rappresentata
come intrinseca proprietà del corpo
umano.
Tale presenza intima è all’origine
di una consuetudine medica che in
alcuni casi si sviluppa su percorsi
autonomi fino a giungere alle epoche
Come evidente anche dall’opera di Pietro
Ispano, è l’experimentum che certifica la
qualità del sapere medico; v. l’elogio di
Ruggero Bacone della scienza sperimentale in J. AGRIMI, C. CRISCIANI,
Medicina e filosofia naturale nel
Medioevo, in F. ABBRI, R. MAZZOLINI
(a cura di), Storia della scienza, MilanoTorino 1992, vol. III, pp. 288-314.
4
moderne, mentre la scienza medica
cerca di diffondere il frutto della propria esperienza. Il XIII secolo è
anche il secolo della scoperta di autori e opere che contribuiranno alla formazione della cultura scientifica latina: oltre alle opere aristoteliche,
Ippocrate, Averroè, Hali Abbas, in
particolare Galeno e Avicenna. Nelle
principali
facoltà
mediche
–Montpellier, Bologna e Padova– si
compie un processo di uniformazione della grande quantità di materiale
reso disponibile attraverso le traduzioni (soprattutto dall’arabo) ed è qui
che si regolarizza la formazione del
medico professionista3.
A questo punto le parole di un
celebre storico del Medioevo,
Roberto Sabatino Lopez, ci offrono
un ulteriore significato: «realismo e
allegoria, osservazioni penetranti e
apologhi assurdi si trovano mescolati negli scritti del Duecento», e a proposito della cura delle malattie:
«ciarlatani e incantatrici, le formule
magiche circolano di bocca in bocca,
gli amuleti di mano in mano, le ricette delle comari di focolare in focolare. Sono d’altra parte i soli rimedi
che i poveri possano permettersi,
rimedi non privi di un certo valore
psicosomatico. Che resta infine alla
vera scienza medica? Un fioco lume,
che rischiara come può i castelli dei
nobili e i palazzi dei grandi borghesi,
che filtra a mala pena negli ospedali
e lascia la maggior parte degli
uomini al buio». L’intento dell’autore del Thesaurus Pauperum è la
diffusione di questo «fioco lume»
ma, in realtà (continua Lopez), «era
davvero un tesoro? Il nucleo di base
consisteva nel duplice retaggio
greco-romano e arabo-ebraico, due
misture di gemme autentiche e pietre
false: un’anatomia corretta nelle
linee generali, ma deformata dall’incomprensione totale del sistema circolatorio; una fisiologia ricca di
intuizioni, ma ossessionata dall’idea
dei ‘quattro umori’; una patologia
più abile nel descrivere e distinguere
i sintomi delle malattie che scoprirne
le cause e i rimedi; una farmacologia
provetta nell’uso delle erbe, ma del
tutto incapace di usare i composti
chimici»4.
Già nel XII secolo, con una nuova
affermazione della figura umana (e
non a caso è dalla metà del secolo
che il Purgatorio da aggettivo diviene
sostantivo che definisce un terzo
luogo) il corpo dell’uomo sofferente
viene visto sotto una nuova luce.
Ne è un esempio San Francesco
che chiama le malattie «nostre sorelle» e pur confidando nell’unico
medico da lui conosciuto, Cristo,
4
5
In R. S. LOPEZ, La nascita
dell’Europa. Secoli V-XIV, Torino
1966, pp. 396 e segg.
Nell’opera di M.H. Da ROCHA
PEREIRA, op. cit, pp. 39-43, si fa riferimento a circa 70 manoscritti superstiti, ma nel corso degli anni nuovi studi e
nuove scoperte hanno portato alla luce
6
accetta di consultare i medici del
Papa, citando lo stesso passo
dell’Ecclesiaste (38, 4) ripreso da
Pietro Ispano nel prologo del Tesoro:
«Dalla terra il Signore ha creato la
Medicina, l’uomo prudente non la
disprezza». Dunque gli uomini del
Mediovo possono riccorrere anche ai
medici, non solo a Cristo e ai santi,
veri grandi guaritori.
La scienza medica, oramai insegnata nelle università, viene considerata un dono di Dio, e anche un
mestiere, ma pur sempre prevalentemente una medicina dell’anima.
Il rapporto dell’uomo del
Medioevo con il proprio corpo è
sempre stato fonte di problemi, non
solo fisici. Gregorio Magno l’ha
chiamato «quell’abominevole veste
dell’anima», i monaci, modello dell’umanità medievale non cessano di
umiliare il corpo con le pratiche
ascetiche. Tra gli elementi che più
ripugnano ci sono i liquidi corporali,
in particolare il sangue, al punto che
una delle numerose ragioni della
condizione di inferiorità della donna
è ascrivibile alle mestruazioni.
Il sangue costituisce un grande
tabù ed un elemento di contraddizio-
ulteriori testimoni, alcuni dei quali
segnalati in S. RAPISARDA, Il
«Thesaurus Pauperum» in volgare siciliano, Palermo 2001, p. xxiv;
Cfr. Ibidem; M. S. CORRADINI, Per
l’edizione della versione occitanica del
Thesaurus Pauperum, Atti del XXI
Congresso
Internazionale
di
ne e paradosso. La pratica rituale cristiana si fonda sul sangue e con
l’Eucarestia rinnova il sacrificio del
Preziosissimo Sangue, nettamente
distinto da quello impuro degli uomini. Ma l’apice dello svilimento è
nella sessualità, le pulsioni e il desiderio carnale vengono duramente
repressi e la copula è vista soltanto in
funzione della procreazione, al punto
che gli uomini di Chiesa insistono
nel considerare adultero anche chi
con troppo ardore ama la propria
moglie. Qualsiasi tentativo di contraccezione è un peccato mortale,
così come la sodomia, la masturbazione e l’adulterio.
La malattia è sintomo per eccellenza del peccato e la corruzione del
corpo non è altro che la manifestazione tangibile della malattia dell’anima e la guarigione, anche materiale, è una prerogativa di Dio. Come
il corpo vivente che oscilla tra umiliazione e venerazione (emblematico
il caso di Francesco che ha venerato
«fratello corpo» e nel corpo è stato
ricompensato ricevendo le stigmate)
anche il cadavere è ripugnante materia putrida, immagine della morte
causata dal peccato originale, e allo
stesso tempo materia da onorare.
L’insicurezza, dunque, sia materiale che morale, è prevalente negli
uomini di cui stiamo parlando, la
loro vita si muove sull’orlo della
miseria, della carestia e della morte.
IL TESORO DEI POVERI
Il Tesoro è il trattato più celebre
di Pietro Ispano, con quasi cento
manoscritti noti, compresi nel periodo tra la fine del XIII e il XVIII secolo5, ottantuno edizioni, di cui la
prima, in lingua italiana, stampata a
Venezia nel 1494, e numerose traduzioni, tra cui in volgare siciliano, in
lingua d’oc e in ebraico6.
Dall’ultima frase del prologo
siamo informati sulla struttura del
libro e su ciò di cui si tratterà:
Linguistica e Filologia Romanza,
Palermo 18-24 settemre 1995, Max
Niemeyer Verlag, Tübingen 1998, pp.
83-93; e M. A. SOARES de CARVALHO MENDES, Pedro Hispano. Tesoro
de los Povres. Versão em Judeu
Castelhano Aljamiado (século XV),
“Mediaevalia”, 15-16, 1999.
5
Incipit del Thesaurus Pauperum di Papa Giovanni
XXI, qui indicato come Giovanni XXII. L’errore della
cronologia papale conferma che il ricettario può
essere datato alla fine del XIII secolo e porta a credere che il codice sia il primo.
Viterbo, Cattedrale di San Lorenzo. Sepoltura di
Papa Giovanni XXI.
Un medico divenuto papa. Il Thesaurus Pauperum di papa Giovanni XXI
«ab infirmitatibus capitis incipiamus,
descendendo usque ad pedes, et
primo de infirmitatibus capillorum,
qui aliquando auferuntur, aliquando
corroduntur, aliquando in colore
alternantur»7, il medesimo ordine
delle ricette, comune in numerosi
trattati, è utilizzato dall’autore anche
per il commento al Viaticum di
Costantino Africano, esso stesso
compilato nella forma a capite ad
pedes.
Pietro unisce in un unico testo
alcune centinaia di ricette ricavate
dai più noti trattati medici a lui
disponibili, non sempre trascritte
fedelmente, indicando al fine di
ognuna il nome dell’autore e, in alcuni casi, il titolo dell’opera da cui è
tratta la ricetta; figurano tra gli altri
Avicenna, Costantino Africano,
Dioscoride,
Galeno,
Gilberto
Anglico, Hali Abbas, Macer
Floridus, Matteo Plateario, Plinio,
Sperimentatore, Trotula e Isacco.
Di frequente è l’autore stesso che
in prima persona riferisce di un
medicamento da lui sperimentato o
visto utilizzare da altri: «quedam
herba formata admodum dentium,
que dicitur dens caninus, apposita
denti dolenti dolorem tollit, sicut ego
expertus sum8 [...]; in due sole ricette
7
8
9
10
11
12
troviamo dei riferimenti geografici:
«in Tuscia liberatus fuit quidam a
quodam rustico per solam odorationem rute silvestris»9 e «quamdam
magnam massam que uocatur in
Prouincia papel»10.
Nel Thesaurus Pauperum, così
come nella cultura medica contemporanea, la malattia è considerata
una conseguenza di un disequilibrio
del temperamento (complessione)
della persona. Uno dei quattro umori
del corpo –sangue, flegma, bile nera,
bile gialla– in eccesso o in difetto
provoca un’alterazione degli elementi caldo, freddo, umido o secco.
In base a questi principi gli umori
in eccesso possono essere ridotti
attraverso l’uso di un medicamento
con qualità opposte rispetto a ciò che
ha provocato la malattia. Ma è il
principio della sperimentazione che
permette di certificare l’efficacia dei
rimedi. Più volte la terapia è affidata
all’applicazione degli ingredienti per
analogia: il capelvenere per la cura
dei capelli, il corno destro del montone per il dolore della parte destra del
capo, il dente di uomo morto per il
mal di denti.
LE RICETTE
E’ lecito attendersi dallo scritto di
F. 5r, r. 33.
F. 18r, r. 22.
F. 12v, r. 3.
F. 45r, r. 3.
F. 30r, r. 13.
F. 11v, r 22.
6
Pietro Ispano una esplorazione nel
microcosmo del corpo umano secondo
i limiti di una dottrina che cerca di
regolare il rapporto tra l’uomo cristiano con il proprio corpo. Ma fin dalle
prime pagine troveremo pochi riferimenti a tutto questo. Il futuro pontefice accompagna noi lettori (che certamente non siamo i veri destinatari
della sua opera) in un mondo in cui,
per la salute del corpo, si è disposti a
tutto, anche, se necessario, a provare il
rimedio di una vetula, una «vecchietta»11 (termine che indica prestigio e
malignità), o perfino una ricetta che il
«demonio» lasciò «ad una certa donna
da lui sottomessa, avendo preso la
forma di un uomo»12. Il dolore e la
malattia sono più atroci della morte, e
l’autore sa bene che la possibilità di
sollievo e di guarigione costituisce il
più grande tesoro che ogni uomo possa
desiderare. Gran parte dei medicamenti è costituita da sangue di animali, in
particolare sangue di maiale, di tartaruga e di lepre, ma anche un altro tipo
di sangue viene prescritto per vari
rimedi quali la cura dei calcoli, la
podagra e la prevenzione del concepimento: il sangue mestruale.
La varietà degli ingredienti utilizzati è molteplice, sono compresi, oltre
il sangue e l’urina, anche altre materie
corporali come, per le malattie degli
occhi, il latte di donna, per la cura dell’ulcera, lo sterco umano, per il mal di
denti, il dente di un uomo morto.
La pratica sessuale in alcuni paragrafi è affrontata in modo, apparentemente singolare, tale da contemplare i
molteplici aspetti della sessualità, non
solo come atto di procreazione. Si
legge che il grasso di maiale o di capra
spalmato sul pene eccita il desiderio
sessuale e aumenta il piacere della
donna, che il seme della lattuga secca
lo sperma e seda il desiderio e che la
verbena impedisce l’erezione, rende
effeminati (exfeminatus)13 e inabili
all’atto sessuale. Un particolare verme
può trasformare un uomo in un eunuco (enuchus in perpetuum)14 e ancora
«il succo della menta immesso nella
vulva, durante il coito, impedisce il
concepimento»15. Non mancano rimedi utili a preservare la ‘bellezza’ del
corpo. Vale la pena sottolinearne alcuni poiché si riferiscono ad un canone
estetico che non è particolarmente
distante da quello attuale: il legno di
edera schiarisce i capelli, se usato per
un solo lavaggio del capo «i capelli
saranno biondi per due mesi»16; oppure «se la vergine avrà unto spesso le
sue mammelle, fin dall’inizio, con il
succo di cicuta, esse resteranno sempre piccole, dure e sode»17, e ancora
«per eliminare le rughe dal viso e ogni
altro difetto, trita la radice secca del
cetriolo selvatico, passa al setaccio e
mescola con acqua»18.
L’AUTORE
L’autore del Thesaurus Pauperum
è Pietro Ispano, un uomo di scienza
nato in Portogallo e divenuto Papa,
con il nome di Giovanni XXI, nel
1276 in un conclave tenuto nel palazzo papale di Viterbo. I documenti
riguardo la vita di Pietro sono molto
scarsi e non contribuiscono a definire
le diverse figure che rispondono a tale
nome19, ma sembra plausibile la distinzione tra il Pietro Ispano medico, futu-
13
14
15
16
17
18
19
F. 34r, r. 17.
F. 34r, r. 14.
F. 37r, r. 30.
F. 5v, r. 30.
F. 36r, r. 26.
F. 17v, r. 17.
Per una ricostruzione biografica cfr. R.
STAPPER, Papst Johannes XXI. Eine
Monographie, Diss. Münster 1898; L. M.
DE RIJK, On the Life of Peter of Spain,
ro Papa e Pietro Ispano logico, autore
del Tractatus o Summule logicales,
celebrato da Dante nel XII canto del
Paradiso20. Quest’ultimo va identificato con Pietro di Giuliano nato a
Lisbona nella seconda decade del XIII
secolo, divenuto in seguito magister a
Parigi. Nel 1250 è decano di Lisbona e
arcidiacono di Braga e nominato da re
Alfonso III di Portogallo come suo
portavoce. Nella controversia tra il
clero e il monarca appare schierato a
favore del Re e ne sarà premiato nel
1257 con l’ambito priorato della collegiata di S. Maria di Guimarães.
Coinvolto nelle dispute sulla successione di tale beneficio, in cui intervenne anche Urbano IV, e sulla nomina
del vescovo di Lisbona, Pietro di
Giuliano appare per lungo tempo protagonista in Portogallo nei rapporti tra
potere secolare, clero e Curia romana21. La vita di Petrus Juliani dunque, a
partire dal 1250, è illustrata da decine
di documenti in cui è sempre denominato magister e mai medicus.
E’ del 1245 la prima notizia di un
maestro Pietro medico, detto Ispano,
che a Siena si impegna con una tale
Maria Roberti a pagare 50 lire nel caso
in cui egli l’avesse offesa. Tre anni
dopo, in febbraio, il maestro Pietro
Ispano vende a frate Fantino una
Bibbia miniata per la cifra di 7 lire e in
the Author of the «Tractatus» called afterwards «Summule logicales», “Vivarium”,
VIII (1970), pp. 123-154; e J. F. MEIRINHOS, Giovanni XXI, in Dizionario biografico degli italiani, pp. 600-611.
20 In Par, XII, 134 ss.: «[...] e Pietro Ispano,
lo qual già luce in dodici libelli [...]».
21 Cfr. M. A. F. MARQUES, O Papado e
Portugal no tempo de Afonso III (12451279), Coimbra 1990.
settembre figura tra i maestri rimborsati per aver pagato degli emissari che
avevano il compito di portare più studenti possibili a iscriversi nello Studio
senese. Nell’aprile del 1250 riceve dal
Comune 20 soldi per un consulto
medico, in giugno viene registrato il
pagamento a lui dovuto in qualità di
insegnante presso lo Studio22.
A partire dal 1261 Pietro Ispano
inizia a far parte della curia pontificia,
al principio al seguito del cardinale
Ottobono Fieschi (futuro pontefice
Adriano V); compare nel 1261 a
Viterbo e nel 1263 a Orvieto, in
entrambi i casi come testimone del
cardinale23. E’ del 1261 anche un altro
documento in cui, a Perugia, un maestro Pietro medico Ispano, con altre
persone, viene condannato dal podestà
per falsificazione di moneta e alchimia. Ancora nel 1262 il cardinale
Fieschi raccomanda Egidio Martinez,
parente di Petrus Hispanus, per un
canonicato in Portogallo.
In questi anni, nella corte pontificia di Viterbo, si viene a comporre un
‘circolo’ fra i più eminenti
dell’Occidente latino nel campo della
produzione e trasmissione di opere
scientifiche. Uomini di scienza di
alta fama europea come Campano da
Novara, Witelo, Guglielmo di
22 Per le vicende senesi vedi: L. ZDEKAUER, Sulle origini dello Studio Senese,
Siena 1896, pp. 16 e segg.; R. STAPPER,
Pietro Hispano (Papa Giovanni XXI) ed il
suo soggiorno in Siena, in “Bullettino
senese di storia patria”, V (1898), pp. 423431; M. H. LAURENT, Il soggiorno di
Pietro Ispano a Siena, in “Bullettino senese di storia patria” XVI (1938), pp. 42-47;
P. NARDI, L’insegnamento superiore a
7
Siena nei secoli XI-XIV. Tentativi e realizzazioni dalle origini alla fondazione dello
Studio generale, Milano 1996, pp. 56-63.
23 Sul ruolo di Pietro Ispano all’interno della
corte pontificia vedi A. PARAVICINI
BAGLIANI, Medicina e scienza della
natura alla corte dei papi nel Duecento,
CISAM, Spoleto 1991, p. 32, pp. 77-78 e
pp. 137 e segg.
Medaglia dedicata a Giovanni XXI dai Medici di
Oporto (Portogallo) nel 1953.
Copertina del Thesaurus Pauperum edita nel 2007
da Aboca Museum, a cura di Luca Pesante.
Un medico divenuto papa. Il Thesaurus Pauperum di papa Giovanni XXI
Moerbeke, Simone da Genova e
Pietro Ispano fecero della corte pontificia un vivace luogo di studi delle
scienze ‘nuove’, le scienze del corpo,
elaborando, tra l’altro, le tre più
grandi opere sull’ottica prodotte nel
Duecento24. Si tratta di una cultura di
corte per molti aspetti simile a quella
della corte federiciana e che con essa,
nei decenni precedenti, ha avuto rapporti fecondi nel campo scientifico25.
Nel 1273 Pietro Ispano viene
investito della carica di arcivescovo
di Braga e dopo pochi mesi nominato da Gregorio X cardinale vescovo
di Tuscolo, titolo con cui figura nei
lavori del concilio di Lione dell’anno
successivo. Alla morte di Gregorio
X, nel gennaio del 1276, si susseguono i pontificati di Innocenzo IV e
Adriano V, morto il 18 agosto 1276.
Dopo 28 giorni, Pietro Ispano viene
eletto a Viterbo con il nome di
Giovanni XXI26. Nel breve periodo di
governo consegnò all’arcivescovo di
Parigi, Tempier (18 gennaio 1277) la
24 Ibidem, in particolare pp. 117-176.
Sono i trattati sulla Perspectiva di
Ruggero Bacone, Witelo e Giovanni
Peckham.
25 Ibidem, pp. 53-84, e M. R. Mc
VAUGH, Conoscenze mediche, in P.
TOUBERT,
A.
PARAVICINI
BAGLIANI (a cura di), Federico II e le
scienze, Sellerio, Palermo 1994, p. 110
bolla Relatio nimis implacida sulla
questione della diffusione di alcune
dottrine aristoteliche insegnate nelle
facoltà di arti e teologia a danno della
fede, ne conseguì la condanna da
parte del vescovo di Parigi di 219 tesi
(7 marzo 1277). Una seconda bolla,
Flumen aquae vivae del 24 aprile
1277, consisteva in una sollecitazione sullo stesso problema27. Alcune
fonti del XIII secolo testimoniano la
qualità di Giovanni XXI come grande uomo di scienza, impegnato a
favorire i giovani nello studio ma
poco abile nel governo della
Chiesa28. Il 14 maggio del 1277 fu
colpito dal crollo del tetto di una
parte dell’appartamento papale di
Viterbo, morì sei giorni dopo. I cronisti contemporanei videro nella
morte accidentale del Papa il castigo
divino per non aver rispettato le decisioni del concilio, per non aver protetto i domenicani29, colpiti dalle condanne del 1277, e per le pratiche
magiche cui si dedicava.
e segg.
26 In L. M. DE RIJK, op. cit, pp. 123 e
segg.
27 Sui divieti delle dottrine aristoteliche
vedi M. GRABMANN, I divieti ecclesiastici di Aristotele sotto Innocenzo III
e Gregorio IX, Roma 1941.
28 Sul pontificato di Giovanni XXI vedi
A. FLICHE, Un pape portugais: Jean
Il primo ad attribuire a Giovanni
XXI opere mediche fu Tolomeo da
Lucca (1236 ca. – 1327) nella
Historia Ecclesiastica30, secondo il
quale il pontefice fu autore di opere
sulla cura delle malattie tra cui il trattato intitolato Thesaurus Pauperum.
Ma numerosi sono gli scritti di carattere medico di Pietro Ispano, una
vasta produzione riguarda opere elaborate nell’ambito accademico, probabilmente nel periodo di insegnamento a Siena, l’altra parte dell’opera medica è costituita da ricettari per
la cura delle malattie, per la conservazione della buona salute e per il
prolungamento della vita, con una
particolare attenzione alla dietetica e
alle abitudini sanitarie.
XXI (1276-1277), in Congresso do
mundo portguês, II, Memòrias e comunicações apresentadas ao Congresso de
historia medieval, Lisboa 1940, pp.
664-674; e J. F. MEIRINHOS, Op. cit.
29 Cfr. P. ROSSI, Pietro Ispano nel giudizio dei cronisti contemporanei, in
“Estudos Italianos en Portugal”, XIVXV (1955-1956), pp. 4-17; sui rapporti
8
con i domenicani vedi A. LOBATO, El
papa Juan XXI y los dominicos,
“Mediaevalia. Textos e estudos”, VIIVIII (1995), pp. 303-327.
30 Vedi TOLOMEO da LUCCA, Historia
ecclesiastica, in L.A. MURATORI, ,
XI, Mediolani 1727, col. 1176.