le interlinee articolari. Lo studio delle deformità iuxtar

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S84
le interlinee articolari. Lo studio delle deformità iuxtarticolari di anca, ginocchio e caviglia viene completato
eseguendo una radiografia del’articolazione nelle due
proiezioni.
In presenza di deformità rotazionali, la TAC per lo studio
rotazionale degli arti inferiori può contribuire a definire
con precisione i gradi di extra- o intra-rotazione.
Allineamento degli arti inferiori
La linea virtuale che unisce il centro della testa femorale
con il centro del pilone tibiale definisce l’asse meccanico
dell’ arto inferiore. Tale asse non passa per il centro del
ginocchio, ma decorre leggermente mediale ad esso.
La distanza tra l’asse meccanico e il centro del ginocchio
misurata sull’interlinea articolare viene definita “deviazione dall’asse meccanico” (“mechanical axis deviation”
o MAD): il MAD fisiologico è traslato medialmente di 8
millimetri.
Qualsiasi variazione del valore fisiologico identifica un
malallineamento dell’asse meccanico (“malalignment
test” o “MAT”) (7). Se il MAD è spostato medialmente per
oltre 8 mm, vi è un malallineamento in varo; se il MAD è
spostato lateralmente, vi è un malallineamento in valgo.
Assi femorali e tibiali
L’asse meccanico del femore sul piano frontale o sagittale
è identificato da una linea retta che congiunge il centro
della testa femorale e il centro del ginocchio. L’asse meccanico della tibia sul piano frontale o sagittale è identificato da una linea retta che congiunge il centro del ginocchio e il centro della caviglia.
L’asse anatomico del femore è identificato nei due piani
dalla linea mediodiafisaria, che è retta sul piano frontale, ma curva sul piano sagittale, in rapporto all’anatomia
dell’osso femorale. L’asse anatomico della tibia è identificato invece nei due piani dalla linea mediodiafisaria:
nel piano frontale interseca al ginocchio la spina tibiale
mediale e alla caviglia un punto mediale rispetto al centro
articolare di circa 4 mm; nel piano sagittale interseca al
ginocchio il piatto tibiale al quinto anteriore e alla caviglia il centro del pilone tibiale.
Sul piano frontale l’asse meccanico e l’asse anatomico
della tibia sono paralleli e distanti fra loro solo alcuni mm;
l’asse meccanico e l’asse anatomico del femore non sono
paralleli ma convergono distalmente.
Qualsiasi deformità divide il femore o la tibia in due o
più segmenti, di cui è possibile tracciare gli assi. L’utilizzo
dell’asse anatomico consente uno studio più agevole della deformità nelle due proiezioni radiografiche standard,
a partire dall’identificazione delle linee mediodiafisarie
di ciascun segmento.
Nelle deformità iuxta-articolari femorali o tibiali sul piano frontale o sagittale, dove il segmento adiacente è di
R. MORA ET AL.
lunghezza insufficiente per identificare la linea mediodiafisaria, l’asse iuxta-articolare viene tracciato a partire
dall’angolo di orientamento articolare.
Orientamento articolare
L’orientamento articolare si riferisce alla posizione di ciascuna superficie articolare rispetto all’asse del relativo
segmento osseo, che identifica quindi l’angolo “di orientamento articolare” nei piani frontale e sagittale. Per convenzione ciascun angolo viene denominato da un acronimo che specifica: 1. asse di riferimento: anatomico (a) o
meccanico (m); 2. posizione rispetto all’asse: mediale (M)
o laterale (L) nel piano frontale; anteriore (A) o posteriore
(P) nel piano sagittale; 3. posizione nel segmento osseo:
prossimale (P) o distale (D); 4. segmento osseo: femore
(F), tibia (T).
Nel femore prossimale gli angoli necessari per analizzare
la deformità sono costituiti da: “Lateral Proximal Femoral
Angle” (LPFA) e da: “Posterior Proximal Femoral Angle”
(PPFA). Nel femore distale gli angoli necessari per analizzare la deformità sono costituiti da: “Lateral Distal Femoral Angle” (LDFA) e da: “Posterior Distal Femoral Angle”
(PDFA).
Nella tibia prossimale, gli angoli necessari per analizzare la deformità sono costituiti da: “Medial Proximal Tibial
Angle” (MPTA) e da: “Posterior Proximal Tibial Angle”
(PPTA) o “slope posteriore”. Nella tibia distale, gli angoli
necessari per analizzare la deformità sono costituiti da:
“Lateral Distal Tibial Angle” (LDTA) e da “Anterior Distal
Tibial Angle” (ADTA) o “tilt anteriore”.
Di ciascun angolo è noto il valore fisiologico, ricavabile dall’angolo corrispondente del lato sano o dall’angolo medio della popolazione di riferimento. Tracciata
pertanto la retta tangente alla superficie articolare (che
rappresenta un lato dell’angolo), si calcola l’angolo di
orientamento articolare con vertice fissato sul punto articolare in cui normalmente giunge l’asse del segmento
scheletrico. Il secondo lato dell’angolo rappresenta quindi
l’asse iuxtaarticolare corretto.
Deformità angolare
In una deformità angolare, il punto di intersezione degli
assi identifica l’apice della deformità angolare (“center of
rotation of angulation” o “CORA”), nei piani frontale e/o
sagittale. L’angolo risultante dall’intersezione degli assi
dei frammenti definisce l’entità della deformità angolare.
Il CORA è il punto attorno al quale deve necessariamente
avvenire la correzione della deformità; pertanto a questo livello devono essere sempre posizionati gli snodi.
Se l’osteotomia viene eseguita a livello del CORA, si otterrà sempre la correzione della deformità con ripristino
dell’asse della tibia e di tutto l’arto inferiore. Se l’osteotomia viene eseguita a distanza dal CORA, si otterrà una
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