Risonanza magnetica mammaria: anatomia e tecnica di studio www.slidetube.it • La Risonanza Magnetica mammaria (mammo-RM – MRM) costituisce un’indagine ad elevata sensibilità e discreta specificità, fornendo informazioni di tipo morfologico e funzionale sul tessuto mammario normale e patologico. • La MRM viene anche indicata con il termine “MRM dinamica” perché lo studio della ghiandola mammaria in RM richiede la somministrazione e.v. di mdc al fine di individuare le lesioni occupanti spazio che si impregnano di mdc. www.slidetube.it • Lo scopo dello studio contrastografico dinamico è quello di valutare la dinamica di potenziamento del segnale (contrast-enhancement) delle lesioni occupanti spazio rispetto ai tessuti normali. • Le lesioni maligne della mammella, infatti, mostrano rispetto alle alterazioni benigne e soprattutto al tessuto fibroghiandolare normale, un’impregnazione di mdc rapida e intensa. www.slidetube.it MRM: a chi si fa? • Donne con diagnosi istologica o citologica di neoplasia mammaria al fine di definire l’estensione della malattia • Donne affette da neoplasia mammaria candidate a chemioterapia neo-adiuvante • Donne a rischio genetico • Donne portatrici di protesi mammarie al fine di valutare un’eventuale rottura del dispositivo • Donne con sospetto di recidiva www.slidetube.it www.slidetube.it MRM: quando si fa? • Nella donna in età fertile lo studio MRM dinamico deve essere eseguito tra il 7° e il 14° giorno del ciclo mestruale. • • Questo accorgimento consente di ridurre al minimo l’influenza della secrezione ormonale endogena che, agendo sull’enhancement della ghiandola mammaria, può determinare modificazioni che riducono sensibilmente l’accuratezza diagnostica della MRM. • Nelle donne in età fertile che assumono contraccettivi orali è raccomandabile eseguire l’esame dal 7° al 14° giorno del ciclo di somministrazione. • Nelle donne in menopausa che assumono terapia ormonale sostitutiva è preferibile la sospensione della terapia il mese prima dell’esecuzione dell’esame. • Nelle donne operate l’intervallo ottimale tra intervento ed RM deve essere uguale o superiore a 6 mesi. • Nelle donne sottoposte a RT l’intervallo ottimale tra trattamento radiante ed RM deve essere uguale o superiore a 12 mesi. www.slidetube.it • Lo scopo di questa presentazione è quello di illustrare i requisiti tecnici che caratterizzano un protocollo diagnostico standard per lo studio MRM. www.slidetube.it www.slidetube.it PARTE 1: protocollo MRM per lo studio del parenchima ghiandolare PARTE 2: protocollo MRM per lo studio delle protesi mammarie www.slidetube.it Mammella: anatomia Muscolo grande pettorale Muscolo piccolo pettorale Lobuli di grasso Lobo ghiandolare Dotto galattoforo Mammella: anatomia RM Muscolo grande pettorale Muscolo piccolo pettorale Lobuli di grasso Lobo ghiandolare www.slidetube.it www.slidetube.it PARTE 1: protocollo MRM per lo studio del parenchima ghiandolare Studio MRM del parenchima ghiandolare: requisiti tecnici • Elevata intensità del campo magnetico • Bobine di superficie dedicate per lo studio bilaterale • Posizione prona • Lieve compressione • Sequenze T2 pesate • Sequenze T1 pesate tridimensionali gradientecho pre e post-contrasto • Selezione della codifica di fase • Adeguata risoluzione spaziale; spessore di strato sottile (< o = 4 mm per sezione) • Dimensioni del pixel <1 mm • Adeguata risoluzione temporale (<2,5 minuti per sequenza) www.slidetube.it Intensità del campo magnetico • La MRM deve essere acquisita con apparecchiature con campo magnetico statico di almeno 1 T e gradienti performanti di almeno 20-25 mT per ottenere le caratteristiche di risoluzione spaziale, temporale e di contrasto desiderabili. www.slidetube.it • C’è una relazione lineare tra l’intensità del campo magnetico (B0) e il rapporto segnale rumore (SNR). All’aumentare di B0 aumenta il SNR e si possono ottenere immagini con una più elevata risoluzione spaziale in un intervallo di acquisizione relativamente breve se si utilizzano le idonee sequenze d’impulso. • Il campo magnetico deve essere omogeneo. Con un’intensità di campo da bassa a intermedia (cioè <1 T) la mancanza di omogeneità impedisce la soppressione del tessuto adiposo e quindi può compromettere la qualità d’immagine. www.slidetube.it Bobine di superficie dedicate Attualmente l’utilizzo di bobine di superficie dedicate per lo studio bilaterale della mammella è un requisito assoluto per lo svolgimento dell’indagine; le bobine multicanale phased array (4 canali, desiderabili 8 canali) permettono di ottenere adeguato rapporto segnale/rumore (SNR), consentendo l’utilizzo di tecniche di imaging parallelo. In questo modo si riduce il tempo di acquisizione ma viene mantenutà un’elevata risoluzione spaziale. www.slidetube.it Posizione della paziente La paziente assume posizione prona con le mammella collocate all’interno delle bobine. Assicurare una posizione comoda alla paziente in modo che possa mantenersi immobile per 15-20 minuti (tempo di durata dell’esame) costituisce un requisito fondamentale per la buona qualità delle immagini. www.slidetube.it www.slidetube.it Compressione della mammella Lieve compressione in senso lateromediale. Si riduce la quantità di tessuto da studiare in quella direzione di scansione e quindi diminuisce il tempo di acquisizione Si riducono i movimenti della paziente, con beneficio per le tecniche di sottrazione www.slidetube.it Selezione del campo di vista (FOV – field of view) Una sequenza di localizzazione (localizer) T1 pesata permette la valutazione preliminare dei confini della regione mammaria e l’opportuno posizionamento del campo di vista (FOV) nei vari piani visualizzati. NB → nelle acquisizioni assiali e sagittali è utile contenere nel FOV entrambi i cavi ascellari, in modo da individuare eventuali linfoadenomegalie patologiche Selezione del FOV per una sequenza assiale Localizer assiale Localizer sagittale FOV Localizer coronale www.slidetube.it Banda saturaz Selezione del FOV per una sequenza sagittale Localizer coronale NB: • il pacchetto va orientato seguendo l’orientamento del capezzolo • È importante cercare di comprendere nel FOV anche i cavi ascellari FOV www.slidetube.it Banda saturaz Sequenze T2 pesate La prima sequenza di impulsi ad essere eseguita è comunemente una Turbo Spin Echo (TSE) T2 pesata con o senza soppressione del grasso nel piano assiale. In alternativa si può utilizzare una sequenza T2 pesata Fast Spin Echo (FSE) oppure una sequenza IR (STIR* o TIRM**). PERCHE’ abbattere il segnale del tessuto adiposo? Le sequenze TSE con soppressione del segnale del grasso e le sequenze IR, riducendo il segnale del tessuto adiposo, rendono più evidenti: - Le piccole formazioni iperintense nel grasso perighiandolare (es. cisti, linfonodi intramammari) - le alterazioni edematose intraghiandolari o sottocutanee che accompagnano le mastiti, le reazioni infiammatorie post-operatorie e post-radioterapia www.slidetube.it * short time inversion recovery * *turbo inversion recovery magnitude www.slidetube.it T2 TIRM sul piano assiale •Le sequenze T2 pesate vengono acquisite prima della somministrazione del mdc. •In queste sequenze l’edema e le strutture che contengono acqua presentano un elevato segnale. Ad esempio, spesso si riconoscono cisti anche di pochi millimetri. •Nelle sequenze T2 pesate i carcinomi hanno un’intensità di segnale simile a quella del parenchima ghiandolare normale. Lesione occupante spazio capezzolo T2 TIRM sul piano assiale Piano cutaneo Tessuto adiposo: Appare ipointenso perché si tratta di una sequenza IR Tralci fibrosi ipointensi Sterno: il segnale è determinato dal midollo osseo Muscoli della parete toracica www.slidetube.it T2 TIRM sul piano assiale Parenchima ghiandolare Lesione occupante spazio www.slidetube.it Codifica di fase (1) • I movimenti cardiaco e respiratorio possono generare degli artefatti che si propagano attraverso la mammella nella direzione della codifica di fase. • Per ridurre al minimo questi artefatti bisogna evitare la codifica antero-posteriore. www.slidetube.it Immagine assiale T1 pesata post-contrasto acquisita con codifica di fase antero-posteriore. Notare gli artefatti da movimento cardiaco che si propagano attraverso la mammella in direzione verticale. www.slidetube.it Codifica di fase (2) Per l’imaging sagittale e coronale la direzione della codifica di fase deve essere cranio-caudale Per l’imaging assiale la direzione della codifica di fase deve essere sinistra-destra www.slidetube.it Immagine assiale T1 pesata acquisita in un’altra paziente con codifica di fase sinistra-destra. Notare la migliore qualità dell’immagine delle mammelle rispetto al caso precedente. www.slidetube.it Spessore di strato Lo spessore di strato è il fattore che determina le più piccole dimensioni di una lesione identificabili dalla MRM. Per esempio, per evidenziare una lesione di 3 mm, bisogna acquisire le immagini con uno spessore di strato di 3 mm o meno. www.slidetube.it 1 mm 3 mm 2 mm 4 mm All’aumentare dello spessore di strato aumenta il rapporto segnale rumore , ma aumenta anche l’artefatto di volume parziale (margini sfumati) www.slidetube.it Dimensioni del pixel Più piccolo è il pixel, maggiore è la definizione dei margini, della forma e delle caratteristiche interne di una lesione. In risonanza magnetica mammaria le dimensioni del pixel devono essere inferiori al millimetro per ottenere una risoluzione spaziale adeguata. www.slidetube.it FOV Voxel Pixel www.slidetube.it Risoluzione spaziale S/N più alto S/N più basso Esame più breve Esame più lungo Risoluzione peggiore Risoluzione migliore FOV/ordine matrice= area del pixel S/N signal/noise www.slidetube.it Sequenze T1 pesate • Dopo la sequenza T2, viene eseguito lo studio dinamico, costituito da una sequenza pre-contrasto T1 pesata seguita da un numero definito (minimo 5) di sequenze post-contrasto, con i medesimi parametri tecnici della sequenza iniziale. • Con l’utilizzo di sequenze GE, soprattutto se spoiled (eliminazione dell’influenza T2 nella generazione del segnale) e con acquisizione volumetrica (TR più brevi e FA più piccoli) si producono immagini fortemente pesate in T1 che permettono elevata sensibilità nel rilevare le aree in cui si distribuisce il mezzo di contrasto paramagnetico. www.slidetube.it • Per lo studio contrastografico dinamico della mammella si utilizzano sequenze veloci del tipo GE, con denominazioni variabili a seconda dei tipi di apparecchiatura utilizzati (Fast low angle shot-FLASH; Fast field echo – FFE; ecc). • Con la tecnica spoiled (per esempio spoiled – FLASH) si annulla l’apporto del tempo di rilassamento T2 nella generazione del segnale e si ottiene una pesatura T1 pura. www.slidetube.it • L’acquisizione dei dati del volume in esame può avvenire con modalità 2D o 3D • Le sequenze 3D rispetto alle 2D sono caratterizzate da TR più brevi e FA meno ampi. Ciò consente di ottenere una maggiore risoluzione spaziale e dei voxel pressochè isotropici (ricostruzioni multiplanari). www.slidetube.it Inizio somministrazione mdc tempo Intervallo di 20 sec o meno prima di iniziare le acquisizioni post contrasto Sequenza T1 pre-contrasto I Sequenza T1 post-contrasto II Sequenza T1 post-contrasto III Sequenza T1 post-contrasto IV Sequenza T1 post-contrasto V Sequenza T1 post-contrasto NB: ciascuna sequenza dura circa 80 sec www.slidetube.it • Tra la sequenza pre-contrasto e la prima postcontrasto viene iniettata endovena, previa preparazione di un accesso venoso periferico, una quantità definita di chelato di gadolinio (0,1 mmol/Kg ad una concentrazione di o,5 mM) seguita da un flush di 20 ml di soluzione fisiologica. • Flusso di iniezione di circa 2-3 ml/sec • Prima di iniziare lo studio post-contrasto generalmente si attende circa 20 secondi dall’inizio della somministrazione. www.slidetube.it Sequenze T1 pesate: risoluzione temporale Le lesioni maligne della mammella tipicamente raggiungono il picco di contrast enhancement tra i 90 e i 180 secondi dopo l’iniezione del mdc. Di conseguenza è necessaria una risoluzione temporale < 2 minuti per valutare la cinetica dell’enhancement delle lesioni maligne. Le linee guida raccomandano che dopo la somministrazione del mdc vengano acquisite almeno 5 sequenze ciscuna della durata di 1-2 minuti. www.slidetube.it T1 FLASH 3d sul piano assiale pre-contrasto Lesione occupante spazio Tessuto adiposo: Iperintenso nelle sequenze T1W Tralci fibrosi ipointensi www.slidetube.it I I II T1 FLASH 3d sul piano assiale post-contrasto II III IV Lo studio dinamico è costituito da una sequenza pre-contrasto seguita da un numero definito (minimo 5) di sequenza postcontrasto con i medesimi parametri tecnici della sequenza iniziale. V www.slidetube.it Tecniche di post-processing • • • • Sottrazione d’immagine Maximum intensity projection (MIP) Multi planar reconstruction (MPR) Curve dinamiche intensità di segnale/tempo www.slidetube.it Sottrazione d’immagine Lo scopo dello studio contrastografico dinamico della regione mammaria è quello di individuare aree o lesioni occupanti spazio che si impregano di mdc e valutarne la dinamica di potenziamento del segnale (contrast enhancement) rispetto ai tessuti normali circostanti. L’elevato segnale del tessuto adiposo deve essere eliminato per aumentare la cospicuità delle lesioni vascolarizzate e seguirne il comportamento contrastografico nei frame dinamici successivi. Questo si può ottenere utilizzando l’algoritmo di sottrazione d’immagine. www.slidetube.it IMMAGINI DI SOTTRAZIONE I I I II I I V In caso di studio dinamico ghiandolare ,da ogni singola sequenza post contrasto si sottrae la basale pre contrasto, in modo da riuscire a valutare il comportamento del mdc nel tempo. La sottrazione d’immagine costituisce un modo semplice per eliminare dall’immagine il segnale delle componenti tissutali che non si impregnano di mdc, producendo contemporaneamente un effetto di cancellazione del grasso. V www.slidetube.it Si noti una voluminosa lesione tumorale nella mammella destra, caratterizzata da precoce e disomogeneo contrast-enhancement. Ricostruzioni MIP MIP: maximun intensity projeciton È la somma delle immagini sottratte in un’unica immagine tridimensionale Fornisce una rappresentazione dell’insieme di entrambe le mammelle e di eventuali lesioni www.slidetube.it www.slidetube.it Curve dinamiche intensità di segnale/tempo I Lesione occupante spazio La valutazione cinetica dell’enhancement di una lesione si effettua misurando l’intensità di segnale della lesione in una piccola area (ROI – region of interest) e seguendo la sua evoluzione nelle serie dinamiche per ottenere la curva IS/T (intensità di segnale/tempo). Il posizionamento della ROI deve avvenire sul punto di maggiore impregnazione di contrasto soggettivamente percepito dal radiologo nel primo frame dinamico post-contrasto, impiegando l’accorgimento di campionare più volte l’area con piccoli spostamenti della ROI. www.slidetube.it ROI Si ottengono delle curve che esprimono la variazione dell’intensità del segnale all’interno della ROI nel tempo. La ROI misura intorno a 5 PIXEL. www.slidetube.it Curva tipo 3 Curva tipo 2 Curva tipo 1 Le lesioni maligne della mammella Le lesioni benigne generalmente mostrano generalmente una curva di tipo 2 esibiscono una curva di tipo 1 (graduale (wash-in seguito da plateau) o di tipo 3 aumento dell’intensità del segnale nel (wash-in seguito da wash-out). tempo). www.slidetube.it Schematic drawing of time-enhancement curve types. The type I curve (dotted black line) indicates persistent enhancement throughout the examination. The curve for type II (solid black line) shows peak enhancement at 2–3 minutes after contrast agent injection, followed by a plateau. The type III curve (gray line) shows peak enhancement followed by washout with a steady decrease in signal intensity. Protocollo CBM per lo studio del parenchima ghiandolare Per entrambe le mammelle T2 TIRM assiale DWI (sequenze in diffusione) T1 FLASH 3d assiale pre-contrasto Dopo contrasto: 5 acquisizioni T1 FLASH 3d ciascuna della durata di 1-2 minuti Per ciascuna mammella Dopo contrasto: T1 FLASH 3d sagittale con soppressione del segnale del tessuto adiposo www.slidetube.it Imaging mammo-RM pesato in diffusione • DWI esamina il movimento casuale delle molecole d’acqua all’interno dei tessuti biologici, dovuto all’agitazione termica (moto browniano). • Il movimento dell’acqua è più vincolato nei tessuti con elevata densità cellulare e con presenza di membrane cellulari impermeabili (per esempio, tessuti neoplastici). Si parla di diffusione ristretta. www.slidetube.it • Stejskal e Tanner hanno sviluppato per primi un esperimento MRM in grado di rilevare il fenomeno della diffusione aggiungendo ad una sequenza T2 pesata spin echo due gradienti di uguale ampiezza ma di verso opposto prima e dopo l’impulso di rifasamento a 180°, denominati gradienti di diffusione. • La sensibilità della sequenza DWI al movimento dell’acqua può essere variata modulando ampiezza e durata di ciascun gradiente, nonché l’intervallo tra i due gradienti che, nelle apparecchiature RM commerciali si traduce in un unico parametro chiamato b-factor o b-value. All’aumentare del valore b aumenta la pesatura delle immagini in diffusione. www.slidetube.it • I valori di b maggiormente utilizzati sono pari a 900 e 1000 s/mm2. • Sviluppando una sequenza di impulsi MRM sensibile al fenomeno diffusione (cioè “a pesatura in diffusione”), si possono ottenere immagini in cui i tessuti con alta diffusività dell’acqua (per esempio cisti o neoplasie solide benigne) presentano significativo abbattimento del segnale dovuto alla diffusione (ipointensità), mentre quelli con diffusività ristretta (es. tumori solidi maligni) manifestano nessuna o solo una minima riduzione dell’intensità del segnale (iperintensità). www.slidetube.it 50 400 Voluminosa lesione di tipo maligno nella mammella destra: si noti l’iperintensità di segnale della lesione che aumenta all’aumentare del b-value. L’iperintensità del segnale è indice di ridotta diffusione e quindi di elevata cellularità. Le neoplasie maligne sono infatti caratterizzate da elevata cellularità. 800 All’aumentare del valore di b aumenta la pesatura in diffusione www.slidetube.it www.slidetube.it artefatti Artefatto da suscettibilità magnetica determinato da clips metalliche di un pregresso intervento chirurgico Artefatto da movimento della Pz www.slidetube.it T1 FLASH 3d sul piano assiale NB: le sequenze GRE sono molto sensibili agli artefatti da suscettibilità magnetica (frecce rosa). Artefatto da movimento fisiologico Axial T2-weighted fat-saturated fast SE image. Pulsation artifacts caused by a blood vessel (arrow). This ghosting artifact causes degradation of portions of the images. www.slidetube.it www.slidetube.it Artefatto da aliasing in una pz con pregressa mastectomia Axial T2-weighted fat-saturated fast SE image. L’ascella è completamente oscurata dalla presenza dell’immagine del braccio. L’artefatto da aliasing si verifica quando al di fuori del FOV c’è tessuto che viene anch’esso eccitato. Sono artefatti dovuti da segnale proveniente da strutture anatomiche esterne al FOV, che si proiettano dalla parte opposta. www.slidetube.it Artefatto causato dalle dimensioni della mammella Sequenza sagittale T2 FSE con saturazione del segnale del grasso. Si notino alcune aree periferiche ad elevata intensità di segnale dovute al contatto tra la cute della mammella e la bobina. Disomogenea soppressione del tessuto adiposo Sequenza assiale T2 FSE con saturazione del segnale del grasso. La soppressione del segnale del grasso non è omogenea, quindi il tessuto adiposo della mammella destra non è soppresso. Questo artefatto può impedire la visualizzazione di eventuali lesioni occupanti spazio. www.slidetube.it www.slidetube.it PARTE 2: protocollo MRM per lo studio delle protesi mammarie Studio MRM delle protesi mammarie: requisiti tecnici • Intensità di campo di almeno 1 T • Bobina di superficie dedicata, bilaterale, per ottenere un adeguato segnale • Alta risoluzione spaziale che consente di identificare anche i più fini segni di rottura • Uso di sequenze che consentono di differenziare le diverse componenti di una mammella sottoposta ad intervento plastico (silicone, acqua e grasso) • Acquisizione delle immagini secondo multipli piani (assiali, coronali, sagittali) www.slidetube.it • Per studiare un dispositivo protesico mammario in Risonanza Magnetica, è necessario che il segnale del suo contenuto sia differenziabile dal segnale dei tessuti circostanti. • In considerazione dei differenti valori di T1 e di T2 tra grasso e silicone, utilizzando opportune sequenze è possibile esaltare il segnale del silicone rispetto al segnale del grasso, mentre per differenziare il silicone dall’acqua si utilizza la saturazione chimica eliminando il segnale di • quest’ultima,dato che acqua e silicone hanno differenti frequenze di precessione. acqua grasso silicone 1900 ms 250 ms 1000 ms 250 ms 40 ms 100 ms www.slidetube.it Studio MRM delle protesi mammarie: Tipi differenti di impianto • A singolo lume contenente gel di mammario silicone • A doppio lume standard: gel di silicone nel lume interno e soluzione salina in quello esterno • A doppio lume inverso (tipo Becker): soluzione salina nel lume interno e gel di silicone in quello esterno • A doppio lume gel-gel (tipo Mc-Ghan): composto da gel di silicone nei due lumi • A triplo lume: gel di silicone nei lumi interno e medio e soluzione salina in quello esterno www.slidetube.it www.slidetube.it Esistono due opzioni di posizionamento dell’impianto protesico mammario: il riferimento è il muscolo grande pettorale. Studio MRM delle protesi mammarie: sequenze d’impulso Il silicone ha una frequenza di risonanza unica (più bassa di circa 100 Hz rispetto a quella del grasso e di 320 Hz rispetto a quella dell’acqua a 1,5 T). Inoltre, ha lunghi tempi di rilassamento T1 e T2. Le sequenze d’impulso devono consentire la valutazione selettiva delle diverse componenti fluide dell’impianto protesico. Le più utilizzate sono Fast Spin-Echo (FSE) T2 pesate ed Inversion Recovery (IR),che sopprimono il segnale del grasso. Le sequenze IR con soppressione del segnale dell’acqua consentono di valutare il silicone, sopprimendo il segnale della componente salina e del tessuto adiposo circostante. Le sequenze IR con soppressione del segnale del silicone, invece, permettono lo studio della componente salina; è così possibile separare i differenti costituenti dell’impianto a doppio lume. www.slidetube.it grasso silicone acqua 220 Hz 100 Hz Frequenza di risonanza del grasso, dell’acqua e del silicone ad 1,5 T www.slidetube.it www.slidetube.it Il silicone ha una frequenza di risonanza 100 Hz più bassa di quella del grasso e 320 Hz più bassa di quella dell’acqua. Le sequenze più utili per differenziare le diverse componenti fluide della protesi sono le sequenze IR (inversion recovery), che sopprimono il segnale del tessuto adiposo. Usando le sequenze IR con una soppressione addizionale del segnale dell’acqua è possibile ottenere immagini nelle quali il silicone appare marcatamente iperintenso mentre il segnale del grasso e della componente salina risulta abbattuto. (sequenze SICONE ONLY) Al contrario, le sequenze IR con una soppressione addizionale del segnale del silicone consentono la visualizzazione selettiva della componente salina. (sequenze WATER ONLY) Queste sequenza consentono di: separare le diverse componenti di una protesi doppio-lume (silicone/soluzione salina) valutare le irregolarità parietali delle protesi o le rotture complete con fuoriuscita del silicone dalla capsula Ricercare quote di versamento fluido sieroso in sede periprotesica Protocollo CBM per lo studio delle protesi mammarie Su entrambe le mammelle T2 TIRM assiale T1 FLASH 3d assiale T2 TIRM coronale con saturazione del segnale dell’acqua Eventuale T2 TIRM coronale senza saturazione del segnale del silicone per le protesi a doppio lume Per singola mammella T2 TIRM sagittale con saturazione del segnale dell’acqua T2 TIRM sagittale con saturazione del segnale del silicone www.slidetube.it T2 TIRM sul piano assiale www.slidetube.it www.slidetube.it Si noti: • Il tessuto adiposo presenta segnale ipointenso • Il silicone presenta segnale iperintenso Normalmente intorno alla protesi si forma una capsula fibrosa. Tale capsula si evidenzia come linea ipointensa in tutte le sequenze e spesso non è distinguibile dalla parete protesica esterna. La linea ipointensa che circonda l’impianto è quindi dovuta al complesso capsula fibrosa-parete esterna della protesi. (freccia rossa) Le frecce gialle indicano le ripiegature della capsula fibrosa, che sono un reperto comune. www.slidetube.it matrice Spessore di strato Dimensioni del FOV T2 TIRM sagittale con saturazione del segnale del silicone (seq WATER ONLY) Il segnale del silicone viene abbattuto; in questo modo si visualizza meglio un’eventuale quota fluida periprotesica. Il silicone appare marcatamente iperintenso ed è possibile così evidenziare eventuali fuoriuscite extracaspulari dello stesso, indicative di rottura. T2 TIRM sagittale con saturazione del segnale dell’acqua (seq SILICONE ONLY) Tipi di rottura protesica • Intracapsulare: la più comune, definita come la rottura della parete protesica, con fuoriuscita di silicone che non esce dalla capsula fibrosa. • Extracapsulare: meno frequente, definita come la rottura sia della parete dell’impianto protesico che della capsula fibrosa, con fuoriuscita di silicone nel tessuto mammario circostante. www.slidetube.it ……un esempio di rottura T2 TIRM sagittale con saturazione del segnale dell’acqua (seq SILICONE ONLY) Il silicone appare marcatamente iperintenso; questa sequenza evidenzia la presenza di silicone al di fuori della capsula protesica (frecce). www.slidetube.it www.slidetube.it T2 TIRM coronale con saturazione del segnale dell’acqua dx Il silicone appare marcatamente iperintenso; si noti la presenza di silicone al di fuori della capsula protesica (frecce). T2 TIRM sagittale con saturazione del segnale dell’acqua www.slidetube.it Un esempio di protesi doppio lume Camera esterna conenente silicone Camera interna contenente soluzione salina T2 TIRM sagittale con saturazione del segnale dell’acqua T2 TIRM sul piano assiale Si noti la commistione di soluzione salina e silicone, che è un segno di rottura T2 TIRM sagittale con saturazione del segnale del silicone Si noti: Il tessuto adiposo presenta segnale iperintenso Il silicone presenta segnale ipointenso Il parenchima ghiandolare presenta segnale ipointenso Intorno alla protesi è presente una componente ad elevata intensità del segnale (frecce): la paziente aveva un ematoma periprotesico www.slidetube.it T1 FLASH 3d sul piano assiale CONCLUSIONI • La mammo-RM non sostituisce la mammografia. Essa è utile in casi selezionati e va effettuata sempre dopo un esame clinico ed una valutazione ecografica e mammografica. • I requisiti fondamentali per la RM mammaria sono: elevata intensità di campo magnetico (1,5 T); elevata risoluzione; spessore di strato sottile; somministrazione di gadolinio. www.slidetube.it