*AFTA EPIZOOTICA* Foot and mouth disease Malattia acuta, febbrile, altamente contagiosa, che colpisce gli Artyodactyla (unghia spaccata), quindi ruminanti e suini, con localizzazione sistematica a livello di bocca e piede. È una malattia che ha una bassa letalità, ma che presenta notevoli risvolti sul commercio mondiale dei prodotti animali. Questa malattia è importantissima non tanto per i danni diretti quanto per la limitazione e il blocco dei mercati; è per così dire una malattia “economica” con risvolti politici non di poco conto. Basti pensare che il governo Blair nel 2001 ha spostato le elezioni politiche di due mesi per far fronte all’epidemia che era scoppiata in Inghilterra in quell’anno. La malattia si è probabilmente instaurata con il commercio di animali ammalati provenienti da un allevamento di circa 200 capi che hanno contratto il virus con i rifiuti di cucina di un ristorante cinese. I servizi veterinari inglesi (che non hanno vet pubblici) non hanno agito in maniera tempestiva e in tal modo hanno permesso il diffondersi a macchia d’olio della malattia. Essendo scarsamente organizzati hanno chiesto l’aiuto dei paesi latini, tra cui l’italia, per gestire il problema sanitario. Inizialmente si era fatta una “regionalizzazione” della malattia, cioè uno sconfinamento in un’area ben delimitata, ma ciò è servito poco, tanche che si diffuse comunque in tutto il paese. L’epidemia in Inghilterra è arrivata in Olanda e Bretannia, poiché gli inglesi non hanno fatto la vaccinazione accerchiante attorno ai focolai. L’EU paga un rimborso per gli abbattimenti fino ad un massimo di venti focolai. Da quel momento sono sorti anche problemi di smaltimento delle carcasse, infatti furono abbattuti ben 7 milioni di capi nonché serie problematiche nei commerci: se in un paese c’è un focolaio di afta in corso, non può più uscire nulla! – blocco dei mercati – Occasionalmente colpisce anche l’uomo, ma è da considerarsi una zoonosi minore, in quanto si trasmette come infezione ma non come malattia; ad ogni modo è la malattia contagiosa per eccellenza. L’uomo è importante come veicolo animato passivo. Per la sua contagiosità elevata e per i danni che causa era iscritta al regolamento di polizia veterinaria e collocata nella lista A dell’OIE. Per questa malattia si deve effettuare uno stamping out totale in ragione del suo potere di diffusione enorme; un servizio veterinario ben funzionante riesce a mettere fine alla malattia, altrimenti vince la sua contagiosità. EZIOLOGIA Famiglia: Picornaviridae Genere: apthovirus Sono conosciuti 7 sierotipi la cui identificazione è importante poiché non esiste una cross protezione tra l’uno e l’altro A: Ardenne, in Francia O: Oise, in Francia C: isolato in Germania negli anni’20 SAT: South African Territories o SAT1 o SAT2 o SAT3 ASIA: isolato in Turchia I sierotipi A, O, C, sono gli unici che sono presenti in Italia e per i quali si è vaccinato fino al 1991 con il vaccino trivalente. Oggi siamo a rischio poiché importiamo da paesi, come l’argentina , che ce l’hanno. Mediante sierologia quantitativa tradizionale sono stati identificati all’interno dei sierotipi dei gruppi di ceppi che sono sottotipi e che fanno riferimento a differenti caratteristiche antigeniche del virus. Nel 1979 sono stati identificati 61 sottotipi. Oggi non sono più accettati. La tipizzazione ora viene fatta con la biologia molecolare (PCR) e non si parla più di sottotipi; si fa un’analisi del genoma sequenziando i geni in maniera da fare una epidemiologia molecolare. Gli animali guariti dall’infezione di un determinato tipo sono protetti dalla reinfezione dello stesso, ma non dagli altri. Nell’ambito dello stesso tipo l’affinità Ag decide la resistenza crociata. È un virus molto piccolo (22-25nm), moriforme, nudo, quindi privo di envelope – molto resistente ai solventi per i lipidi - , a simmetria icosaedrica (20 lati). È costituito da RNA che rappresenta il 31% di tutto il virione e dalle proteine del capside per un 69%. Presenta 8.000 nucleotidi e 12 geni. Il capside proteico icosaedrico, presenta 32 capsomeri ed è costituito da 60 copie delle proteine virali: VP1: è la più superficiale, ha tropismo per le cellule epiteliali ed è immunostimolante; costituita da 213 aa, piccola, stimola la produzione di Ab, cioè è la proteina immunizzante del virus; la regione immunogena è tra il 146° e il 154° aa. È una proteina estremamente variabile in quanto è quella sottoposta a maggior “pressione immunitaria”. Il problema è conoscere su quale carrier si presenta tale Ag proprio perché è dotato di notevole variabilità; VP2 VP3 VP4: viral associated antigen; è un RNA polimerasi preente in elevate quantità durante la replicazione. Non si ratta pertanto di una proteina strutturale bensì di un enzima che si ritrova nei secreti ed escreti ed è svelabile attraverso un test ELISA sulla saliva con Ab monoclonali: in tal modo posso capire se l’animale è un portatore sano o se è in uno stadio preclinico della malattia; è una tecnica che non è ancora entrata tra gli esami di routine ma è molto significativa perché appunto ci permette di individuare il virus già in fase di incubazione. Caratteristiche antigeniche: Sierotipo: o individualità immunologica con pochi determinanti antigenici in comune o 100% rottura immunitaria tra i diversi sierotipi o Vaccini Sottotipo: o Molti determinanti in comune o Non c’è rottura immunitaria totale ma non sempre copertura immunitaria (A/5 non conferisce immunità verso A/22) Variante: = ceppo: o Pochi determinanti antigenici differenti o Possibilità di vaccinazione eterologa - Per produrre un vaccino pronto all’uso ci vogliono 45-50gg. RESISTENZA: piccolo e senza envelope. È un virus molto resistente. Stabile a pH 6.5-7.7; mentre viene inattivato a valori di pH >a 9, e <a 5; con l’acidificazione delle carni, l’acido lattico e piruvico portano il pH a valori intorno a 5-5.5 e quindi sufficienti per inattivare il virus. Rimane cmq nell’osso, midollo, lnn (infatti gli stati uniti importano solo carni disossate) - è resistente a: o etere o alcol o cloroformio o in generale ai solventi per lipidi Inoltre resiste: nel letame: 25 gg in autunno e 3 in inverno – quindi dipende da stagione e temperatura; Magime/ fieno: 4 mesi e mezzo in funzione della temperatura; se si fa lo stamping out infatti bisogna bruciare tutti gli alimenti; Liquami: dai 21gg a 20°C circa, a 6 mesi a 0-4°C; sui liquami possiamo intervenire acidificando o alcalinizzando ad esempio con NaOH (soda caustica) che fa anche aumentare la temperatura; c’è però l’inconveniente, non piccolo, che spargendo i liquami a pH11 si distrugge ogni forma di vita; Feci secche: 14 gg; in un pascolo può cmr resistere anche fino a 1 mese, l’importante è che resti protetto dai raggi UV ai quali il virus è sensibile. Pascolo, suolo 14gg in autunno (con possibile contaminazione dei selvatici) – ciò comporta un vuoto sanitario di 21gg. Saliva: dai 2 ai 35gg in funzione della temperatura; Secreti ed escreti: in inverno il virus resiste anche per più di 2 mesi (in pianura padana tutte le epidemie sono state da novembre ad aprile) e nelle pelli fresche anche per 21gg; noi importiamo il 70% di pelli che vengono lavorate e queste sono fresche, ricoperte di sale e arrotolate. La salatura serve per evitare la proliferazione batterica ma non è detto che distrugga il virus. Carni: il virus è inattivato dalla frollatura, ma resiste nel midollo osseo e nei lnn tant’è che può risultare utile disossare in certi casi. Bisogna fare attenzione anche alle carni surgelate che vengono importate perché molto spesso non vengono precedentemente frollate. Prosciutto: resiste fino a 6 mesi di stagionatura. Il consorzio del prosciutto di parma ha fornito questi dati: o 112-119 giorni (4 mesi) ca nel prosciutto disossato (non è dop) o 169-172 giorni ca (6 mesi) nel midollo osseo o 176-183 giorni ca (più o meno 6 mesi) nel grasso In base a questi dati 6 mesi di stagionatura dovrebbero essere sufficienti. Questi dati sono molto importati sptt per quanto riguarda le esportazioni; gli USA sono molto attenti in quanto importano prosciutti da noi. Noi stagioniamo 12 mesi. Anche noi importamo solo carne disossata, e dall’africa anche sterilizzata. TEMPERATURA - In linea generale temperature superiori a 50° inattivano il virus - A 100°C si inattiva la particella infettante, mentre l’RNA rimane attivo per 20 min - Nel latte il virus è inattivato dalla pastorizzazione ma solo se il titolo virale è basso, come avviene ad esempio se la contaminazione è avvenuta dopo la mungitura; se il latte proviene invece da una vacca infetta, la pastorizzazione non è sufficiente ad inattivare il virus. - Un trattamento UHT invece (149°C per 2.5 secondi) inattiva sempre il virus, però è un’impianto da 800.000 euro e se c’è l’afta il latte non può uscire - Nel latte refrigerato resiste più di 40gg - Il problema del latte non è tanto la sterilizzazione – perché un trattamento termico è appunto sufficiente per inattivare il virus – ma possedere i mezzi idonei e sufficienti, in azienda, per trattarlo. È infatti vietato trasportare il latte al caseificio ne tantomeno scaricarlo “tal quale” in concimaia: spostare il latte significa creare un potenziale nuovo focolaio di malattia. DISINFETTANTI: in caso di focolai pulire e disinfettare accuratamente ogni angolo dell’azienda con acqua calda e disinfettanti quali: Permanganato di K e Ca (VIRKON®): sono i disinfettanti di elezione, costano di più rispetto per esempio alla soda caustica ma sono i migliori (si usano anche per la malattia vescicolare); Formalina: azione lenta ma efficace, che migliora a caldo (sopra i 37°C) o in forma di vapori. È però cancerogeno e quindi va fatta in assenza di animali durante il TV-TP; Soda caustica: al 2% ha una buona azione però è corrosiva per i metalli e per gli impipanti idraulici; viene usata per alcalinizzare il letame. Carbonato di calcio (calce viva): al 4%, funziona poco e male; serve più come barriera per separare gli infetti dai sani. Sali quaternari d’ammonio: usati al 3-5% hanno una scarsa azione perché agisce bene sui virus che presentano envelope poiché sono tensioattivi. Iodofori e fenoli: scarsa azione Acido citrico: blando disinfettante, ma funziona abbastanza bene. COLTIVAZIONE: per quanto riguarda gli animali da laboratorio l’inoculazione intradermoplantare o sottolinguale nella cavia dà risposte disomogenee mentre l’inoculazione intracerebrale e sottolinguale nel topino dà risposte uniformi con paralisi e morte in 23 gg. Sulle cellule di sopravvivenza di frenkel (epitelio linguale): sistema più veritiero ma oggi non si fa più; veniva fatto per i primi vaccini. Al primo isolamento non si riesce a coltivare su linee cellulari quindi si optava per le cell di frenkel e colture primarie per poi passare a colture continue. Colture primarie di rene, tiroide, epitelio linguale di varie specie Sulle cellule della linea cellulare IBRS-2 (Istituto Biologico di San Paolo) da rene di suino che oggi sono il gold standard per la diagnosi dell’afta. Il virus provoca un CPE che si evidenzia con vacuolizzazione e picnosi delle cellule nel giro di 12-24h. In passato si usavano BHK-21 (alte, rese virali in poco spazio) in sospensione sptt per la preparazione di vaccini: fu una vera rivoluzione l’utilizzo delle cellule in sospensione per la preparazione di vaccini; infatti per spazio e resa sono nettamente migliore delle colture monostrato che si usavano in precedenza. EPIDEMIOLOGIA –ANIMALI RECETTIVI: vengono interessati dalla malattia tutti gli animali con unghia spaccata, gli artyodactila. In ordine di frequenza della malattia ricordiamo: 1. bovino 2. suino 3. ovino 4. caprino L'uomo, secondo la bibliografia è recettivo, si può infettare e può essere percoloso come veicolo passivo, ma clinicamente è raro (mai!) che si ammali. Scarsamente recettivi cani e gatti. Diffusione geografica la malattia è stata eradicata in USA e in UE IT = '84-'93 ci sono state sei grandi epidemia sottotipi vaccinali dall'84 all'89 = A/5, C/1, A/5, C/1 fu una fuga da laboratorio → vaccin non totalmente vaccinato ecc ecc Modalità di trasmissione Bovino è il serbatoio naturale del virus che si trasmette: da animale portatore ad animale recettivo si può trasmettere anche vettori animati passivi: e vettori non animati personale di stalla, commercianti, veterinai, cani fomites (materiali contaminanti, mangimi e fieno), veicoli da trasporto, vento → è un virus eliminato in gran quantità con l'aerosol prodotti di origine animali infetti, tipo latte, saliva, seme, carne non frollata, ossa e linfonodi, urine e feci → elimina 3-5 ( 2 – 12 gg d'incubazione) giorni prima dei sintomi il bovino rimane portatore per periodi > di 3 anni il bufalo selvatico anche > di 5 anni ovicaprini < di 9 mesi Patogenesi Bovini e ovini = ID 50 bassa (10-20 TC) → non ci vuole molto virus. L'animale recettivo è eliminatore prima dei sintomi clinici 1. Penetrazione per via ora-nasale → colonizzazione del primo tratto digerente (mucosa linguale) e respiratorio (aerosol) → lesioni cutanee in altre mucose raro (capezzoli, piedi, occhio → DD malattia vescicolare del suino → dove si verificano sempre). 2. Il virus è epiteliotropo, prima replicazione nel punto d'ingresso (generalmente bocca, base della lingua..) → arriva al massimo alle cellule dello strato spinoso (non va in prfondità) e qst giustifica il tipo di lesioni: VESCICOLA → sollevamento dello strato corneo dell'epidermide che si riempe di liquido sieroso → si rompe facilmente questa è la VESCICOLA AFTOSA PRIMARIA che è piccola, di aspetto lenticolare ed evidenziabile solo con un esame attento del cavo orale ha anche tropismo per i linfonodi circostanti 3. viremia (per 3-5 gg) → il virus arriva a livello: cardiaco: nell'adulto non dà lesioni, nel giovane invece causa lesioni necrotiche → cuore tigrato di Kith che porta a morte suinetti e vitelli cercine coronario mammario → l'animale elimina il virus con il latte (Portatore pre-clinico) saliva latte e saliva = ci saranno fino a 105 ml di virus → quasi come una coltura virale (credo sia così). secreti ed escreti → eliminazione del virus spazio interdigitale mucosa buccale e nasale gengive e grugno pilastri del rumine altre sedi: rene surrene → con segni ormonali ipofisi → ipotricosi (meno pelo) tiroide pancreas 4. in queste sedi il virus ha replicazione secondaria ed è la fase eruttiva della malattia 5. Eliminazione il bovino elimina con: sangue, rottura di organi, aerosol (+++) → molto efficace perchè il virus è piccolo, senza envelope che è lipo-proteico e quindi idro-repulso dalla gocciolina d'acqua, latte (+++), lesioni podali, feti abbortiti come conseguenza secondaria al malessere, feci e urine (+++) e saliva (+++). 6. un bovino adulto se non viene abbattuto supera la fase acuta e ci possono essere sovrainfezioni a livello di bocca e piedi → di conseguenza un'alta percentuale rimane portatore a livello di tonsille, epitelio del faringe e palato molle → diventa la specie serbatoio dell'afta (il suino spesso si autosterilizza) Sintomatologia periodo d'incubazione 2-12 gg (media 2-3 gg), variazioni in base a: specie → più bovini e suini età stato immunitario recettività il titolo virale del materiale infettante è fondamentale BOVINO Infezioni per aerosol a causa del volume respiratorio fase primaria → ottundimento del sensorio, anoressia, blocco della ruminazione per febbre > di 40° , riduzione della prod lattea, ipersalivazione e scialorrea fase eruttiva → afte secondarie (a livello di musello, bocca, labbra, gengive, lingua, cercine coronario, spazio interdigitale, capezzolo), riluttanza a muoversi, zoppia. NB: le vescicole a livello della bocca provocano ulteriore ipersalivazione per senso di fastidio e dolore con tipico rumore di “baci” infiammazione attorno alle vescicole con gonfiore e dolore, si rompono in 24h e diminuisce la dolorabilità ci possono essere sovrainfezioni a livello di piede e mammella, meno in bocca l'aborto può esserci ma occasionale e conseguente al malessere generale l'età delle lesioni è molto importante per il prob della rintracciabilità → recuperare i prodotti di qll azienda dal mercato le lesioni si riparano con un essudato fibrinoso grigio-giallastro in 3-6h → cicatrice in 10 gg