Friedrich Nietzsche Nasce nel 1844 a Rocken, in Sassonia e muore nel 1900 a Lipsia. 1) E’ un uomo molto religioso e dopo gli studi nel prestigioso Collegio Reale di PForta si iscrive alla facoltà di teologia, che abbandona un anno dopo per seguire i corsi fi filologia all’università di Bonn e poi a Lipsia. Comincia a studiare filosofia attraverso il pensiero di Schopenhauer, che ispira tutta la prima fase del suo pensiero . L’incontro più importante di quegli anni è quello con il suo musicista Richard Wagner, di cui diventa amico. Nel 1882 pubblica La nascita della tragedia, dal 1873 al 1876 le quattro Considerazioni inattuali. 2) Inizia, a partire da questi anni, un periodo di malattia mentre iniziano a inclinarsi anche i rapporti sociali, soprattutto l’amicizia con Wagner. In questi periodo si apre una fase del suo pensiero nuova di cui restano i suoi più importanti scritti da Cosi parlò Zarathustra (1883) a Al di là del bene e del male, fino all’Anticristo ed Ecce Homo (1888). 3) Nel 1889 la sua malattia si trasforma in pura follia. Viene ricoverato in clinica psichiatrica a Lipsia dove muore nel 1900, colpito da polmonite. a) Perché Nietzsche è un maestro del sospetto? Secondo una acuta definizione di Paul Ricoeur Nietzsche, Marx e Freud sono i maestri del sospetto in quanto hanno svelato la faccia nascosta della coscienz mettendo in luce ciò che si cela dietro le presunte verità e certezze. b) La filosofia di Nietzsche come filosofia della crisi, che si inserisce in quella profonda crisi ideale e culturale apertasi negli ultimi decenni dell’Ottocento e che attraverserà poi l’intero XX secolo. E’ la crisi dell’uomo europeo, del Cristianesimo e della sua morale, segnata dall’avvento del nichilismo. Il Secolo del Novecento è, infatti, il secolo del nichilismo o del secolarismo. c) Cosa è il nichilismo? E’il venir meno dei valori tradizionali, della religione e della morale, la consapevolezza della mancanza del senso di vita, della realtà. Caduta la fede in Dio e della morale “nulla è più vero”, “ tutto è permesso. d) Il nichilismo è un processo lungo che attraversa tutta la nostra tradizione occidentale. Per Nietzsche non è solo la civiltà moderna ma l’intera civiltà occidentale che tiene in sé il germi della crisi e del nichilismo stesso. Le sue radici sono nella cultura greca, ma ora è divenuta palese in tutta se stessa. e) Il filosofo distingue due tipi di nichilismo: uno negativo, cioè la crisi della cultura europea che ha mostrato dall’avvento di Socrate in poi, e ora arrivata al suo culmine come fine della metafisica o morte di Dio, e una positiva che partendo da questa consapevolezza trasforma la crisi di ogni certezza derivante dalla morte di Dio in una nuova prospettiva concernente l’oltreuomo. Questi è infatti, colui che ha preso consapevolezza della morte di Dio e sa accettare il proprio destino come si al mondo, si al proprio compito al proprio destino. f) In questa prospettiva cambia il carattere stesso del tempo, che non è più orientato verso un indefinito progresso, ma è ciclico, è un eterno ritorno di ogni cosa. Perché Socrate è l’iniziatore della cultura occidentale nichilista o cultura della crisi? 1) L’apollineo e il dionisiaco in Nietzsche. La prima grande opera di Nietzsche è la Nascita della tragedia. I) Quest’opera inaugura la prima fase della sua filosofia e segna una svolta negli studi sulla civiltà greca classica, modificandone l’immagine. Per il filosofo l’arte e la stessa civiltà greca sorge dalla combinazione dello spirito dionisiaco e lo spirito apollineo. Il primo è entusiasmo, ebbrezza esaltazione e si manista soprattutto nella tragedia e nella musica, mentre il secondo caratterizza l’armonia e l’equilibrio delle forme e influisce soprattutto nelle arti plastiche e figurative. Nello spirito dionisiaco e in quello apollineo sembrano ritornare l’idea di schopenhauer “volontà” e “rappresentazione”. La tragedia nasce dal coro del seguaci di Dionisio e si sviluppa successivamente con Eschilo e Sofocle. Nell’arte greca, da un lato, l’impulso apollineo appaga alla domanda “come deve essere il mondo perché valga la pena di vivere”, dall’altro l’impulso dionisiaco consente di mantenere un rapporto molto stretto col fondo tragico dell’esistenza. Entrambi i lati, l’apollineo e il dionisiaco, permettono di sfruttare il tragico in forza vitale e soprattutto la musica funge come dispiegamento di energia fisica e delle potenzialità del corpo umano. II) III) Da questa prima fase di armonia tra dionisiaco e apollineo si passa ad una seconda dove , con Socrate l’apollineo prende il sopravvento lasciando poco spazio al dionisiaco. Socrate è, per Nietzsche, colui che ha offuscato questo vitalismo e con lui, la natura logica e il raziocinio si è sviluppato in eccesso. “Egli è l’emblema stesso della ragione, in quanto mira a racchiudere l’intera realtà nella trama del pensiero. Con lui l’equilibrio tra dionisiaco e apollineo viene meno. A partire da Socrate tutta la cultura sancisce il trionfo del razionalismo sull’energia, sulla vitalità fino al suo completo trionfo nel positivismo e nella esaltazione della tecnica. 2) La seconda fase del pensiero Nietzschiano si inserisce nella riflessione sulla morale occidentale giungendo a proclamare la morte di Dio. Le riflessioni sulla morale partono dall’opposizione tra la morale dei signori (i potenti che decidono ciò che è bene e ciò che è male) dalla morale dei servi che sviluppa una morale del risentimento come no alla vita e al fare e di cui il cristianesimo si farebbe interprete. La morale del risentimento, infatti, è divenuta con il cristianesimo una forza di massa che ha imposto i suoi valori e il suo no e tutto ciò che si esprimesse come gioia di vivere e vitalismo, in forza della debolezza di cui ci si faceva interprete. L’asceta con il rifiuto della vita è il modello di questa morale per inetti i cui dettami nascondono quindi altro. Il Dio dei cristiani è perciò un Dio dei deboli ed è un Dio dei decadenti, e lo stesso Cristianesimo ha negato la possibilità della vita, ha represso gli istinti e la energia di cui sono espressione dicendo no alla vita. 3) Per questo, secondo il filosofo, è necessario “trasvalutare” i valori attuali. Secondo lui è necessaria una radicale inversione dei valori, ossia trasvalutare tutti i valori, che hanno portato alla malattia del nichilismo cioè alla negazione della vitalità che invece era espresso dallo spirito dionisiaco. Si tratta, insomma, di costruire una nuova morale che non pone il valore dell’uomo in un aldilà, ma in un aldiquà, che affermi la vita dell’uomo e il suo destino terreno e contribuisca a superare il nichilismo negativo in nome di uno positivo di cui l’oltre uomo si fa finalmente il portavoce. 4) Ma chi è l’Oltreuomo nietzschiano? Il nichilismo è per il filosofo la storia dei “prossimi due secoli”, ma non l’esito ultimo ed irreversibile della nostra civiltà. Il crollo di tutti i valori, conseguenti alla morte di Dio, e alla fine della metafisica costringerà, secondo lui, a guardare in faccia alla realtà. Davanti alla notizia della morte di Dio, l’uomo sarà “libero dalle catene” e si passerà dal nichilismo passivo (basato sulla idea che, col venir meno e con la svalutazione dei valori supremi, Dio, verità e bene, niente ha senso, ad un nichilismo positivo o attivo come avvento ad un epoca nuova. 5) Ma cosa è il nichilismo attivo? E’ il si alla vita, l’accettazione del proprio destino e di essere se stessi il proprio destino. Di non essere predestinati a nessun fine terreno, ma di non essere non di meno felici di essere terreni. Di amare il mondo in cui viviamo e di averne cura di accettare i propri limiti e di sviluppare appieno le proprie capacità. L’Oltreuomo è colui che ha capito di essere il fine per se stesso, che non c’è nessun fine ultraterreno e che agisce in base alle proprie capacità e desideri. Nietzsche fa dire a Zarathustra: “Cosa devo fare per essere felice?” e lui “ Sii felice e poi fa quel che ti piace”. Ultima riflessione: L’eterno ritorno dell’uguale. Con questo concetto il filosofo intende la capacità di cogliere il tempo nella prospettiva dell’attimo. L’Oltre uomo con il dire si alla vita coglie la pienezza del tempo in ogni attimo, dà valore ad ogni istante, lo accetta, lo fa suo. Il centro della sua esistenza è l’attimo. Il tempo perde il suo carattere angoscioso di tensione verso un compimento che è sempre al di là, sempre meta da raggiungere e, invece, si realizza ogni volta che, nell’attimo si è detti si alla vita, si è utilizzata la propria energia corporea di essere vivente in modo costruttivo. La vita è nell’attimo no nei progetti e nelle ambizioni future.