F U M E T TO
Alan Turing
Pur essendo stato uno dei maggiori scienziati
del Novecento, l’inglese Alan Turing ha dovuto
attendere molti anni per vedere riconosciuti
i propri meriti anche al di fuori del mondo
degli addetti ai lavori. La sua vita è stata
contrassegnata da una straordinaria attività
di ricerca (determinate anche nel porre le basi
per la creazione dei moderni computer) ma pure
dall’ostracismo subìto in patria. Oltre a numerosi
libri, a celebrarne di recente la figura –
contribuendo in modo determinante a farla
conoscere anche al grande pubblico – è stato
il film The Imitation Game. In Italia si è
occupato del matematico inglese anche il fumetto,
e alla fine del 2012 è arrivata in libreria
una biografia scritta da Francesca Riccioni,
illustrata dal disegnatore pisano Tuono Pettinato.
G IUSEPPE P OLLICELLI
mportanza
L’i
di Alan Turing come scienziato è stata, nel
XX secolo, di assoluto rilievo, eppure solo
da poco tempo lo scienziato inglese è divenuto una figura ampiamente nota anche
al di fuori del circuito degli specialisti. Ciò
in virtù dei libri che, via via più numerosi
da alcuni anni, hanno approfondito la biografia di questo personaggio geniale ed eccentrico, ma soprattutto grazie al film The
Imitation Game, diretto nel 2014 dal norvegese Morten Tyldum e vincitore nel 2015
del premio Oscar per la miglior sceneggiatura non originale, firmata da Graham
Moore. Nella pellicola è l’attore londinese
Benedict Cumberbatch a vestire in modo
convincente i panni di Turing, nato a Londra il 23 giugno del 1912. Sin da bambino
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aveva evidenziato una straordinaria predisposizione per tutto quel che è riferibile
all’ambito scientifico; ma tale inclinazione,
paradossalmente, costituirà per lui uno dei
primi ostacoli (molti altri se ne aggiungeranno) a una relazione armonica con il proprio ambiente sociale. Gli insegnanti del
St. Michael, la sua prima scuola, riconobbero maggior valore alle sue capacità umanistiche, penalizzando il piccolo Turing,
che a fatica ottiene il diploma. Ammesso
nel 1931 al King’s College dell’Università
di Cambridge, approfondisce gli studi sulla
meccanica quantistica, la logica e la teoria
della probabilità, avendo tra i propri docenti anche il celebre filosofo austriaco
Ludwig Wittgenstein. Trasferitosi nel 1936
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alla Princeton University pubblica il saggio
On Computable Numbers, with an Application to
the Entscheidungsproblem in cui, misurandosi
con il problema della decidibilità esposto
dal matematico tedesco David Hilbert, fornisce una prima descrizione di quella che,
successivamente, sarebbe stata definita la
‘macchina di Turing’, modello ideale di
macchina – considerato oggi un embrione
teorico del calcolatore elettronico – in
grado di elaborare sulla base di regole predefinite, i dati contenuti su un nastro dalla
lunghezza potenzialmente infinita. Le doti
fuori dal comune di Turing non tardano a
essere notate, tanto da fruttargli – malgrado le stranezze nel comportamento e
una condotta di vita disordinata – l’incarico
di guidare nel 1940, a 28 anni, il gruppo di
ricercatori impegnati nella decrittazione dei
codici prodotti dalle macchine cifranti
usate dalla marina tedesca durante il Secondo conflitto mondiale, in particolare di
quella denominata Enigma.
Il modello concepito da Alan Turing costituirà la base su cui il matematico inglese
Max Newman progetta nel 1942 ‘Colossus’, macchina capace di decifrare in maniera rapida i codici creati con Enigma.
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Terminato il conflitto Turing viene dapprima invitato al National Physical Laboratory di Londra per progettare un vero e
proprio computer, quindi, dal 1947 fa ritorno a Cambridge e inizia a interessarsi ai
rapporti tra computer e natura. Nel 1950,
sulle pagine della rivista «Mind», pubblica
un articolo che si rivelerà seminale per le
successive ricerche intorno all’intelligenza
artificiale: Computing Machinery and Intelligence, nel quale si dichiara persuaso che
l’intelligenza artificiale potrà essere conseguita solo rifacendosi agli schemi del cervello umano. Eletto membro della Royal
Society di Londra, si trasferisce all’Università di Manchester, dove crea algoritmi per
la realizzazione della Manchester Automatic Digital Machine, di cui redige, con altri
colleghi, il manuale operativo. Il 7 giugno
1954 la sua vita s’interrompe prematuramente per ragioni ancora oggi non chiarite.
Gran parte delle informazioni fin qui riportate sono reperibili, in forma sintetica,
anche all’interno dell’interessante biografia a fumetti Enigma. La strana vita di Alan Turing, scritta da Francesca Riccioni, illustrata
graficamente da Tuono Pettinato ed edita
alla fine del 2012 da Rizzoli Lizard (pp. 120
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a colori, euro 16,00) . L’opera si concentra
più che altro sui dettagli della vita privata
di Turing, raccontando il rapporto sempre
conflittuale dello scienziato con la propria
patria, della quale fu vittima per una indubbia stravaganza ma soprattutto per la
sua, seppur discreta, omosessualità.
Operatrice editoriale con una laurea in fisica, Francesca Riccioni tratteggia la parabola esistenziale di Turing come quella di
una vera e propria vittima della schizofrenia dell’Inghilterra della prima metà del
Novecento, in cui un formidabile fervore
intellettuale conviveva con un crudele
oscurantismo, incomprensibile per la sensibilità occidentale odierna. Sta di fatto
che ancora nel 1931, come viene ricordato
in una tavola del fumetto, un grande scrittore quale Edward Morgan Forster riteneva
opportuno non divulgare i contenuti di un
proprio romanzo, Maurice, in cui si affronta
il tema dell’omosessualità (il libro sarà
pubblicato postumo solo nel 1971). La vita
di Turing si configura come un’autentico
calvario, iniziato ai tempi della scuola, proseguito nella gioventù (dolorosamente segnata dalla morte per tubercolosi di
Christopher Morcom, un compagno di
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studi con cui Alan aveva avviato un felice
rapporto) e culminata il 31 marzo del 1952
nell’arresto per il reato di omosessualità.
In tribunale, con l’abituale candore, Turing
si difendeva affermando di non vedere
«nulla di male nelle sue azioni»: argomentazione che non convinse affatto la corte,
la quale lo condannò alla scelta fra la detenzione di due anni o la castrazione chimica. Turing optò per la seconda pena e
per oltre un anno assunse estrogeni. Devastato da una simile esperienza, precipitò in
uno stato depressivo dal quale non si riprese più, al punto che, il 7 giugno del
1954, verosimilmente addentando una
mela avvelenata con cianuro di potassio
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però funzionale, soprattutto in quei passaggi della narrazione che vengono risolti
attraverso riferimenti grafici ad alcuni
topoi della cultura pop: per esempio nelle
pagine in cui si rievocano momenti del
Biancaneve e i sette nani disneyano o nella
simbolica sequenza del combattimento tra
la macchina nazista Enigma e il Colossus
approntato dagli inglesi, visualizzato come
se fosse uno scontro tra i robottoni di un
manga giapponese. Autore di numerosi lavori, fra cui un’ironica biografia di Garibaldi
pubblicata anch’essa da Rizzoli Lizard,
oltre che una dedicata a Galilei (Galileo! Un
dialogo impossibile, 2009) Tuono Pettinato appartiene a quel novero di fumettisti italiani
che negli ultimi anni hanno saputo mettersi in evidenza nell’editoria ufficiale dopo
essere partiti dall’esperienza dell’autoproduzione: il suo nome può essere accostato
a Lrnz (Lorenzo Ceccotti) e Ratigher (Fran-
(forse per richiamare la favola di Biancaneve, da cui era rimasto colpito nel 1937
dopo aver visto al cinema la trasposizione
animata disneyana), si tolse la vita. C’è chi
sospetta che si sia trattato di un omicidio
commesso dai servizi segreti inglesi, preoccupati che l’instabilità psichica di Turing
potesse fargli rivelare le informazioni riservate di cui era a conoscenza, e chi – come
la madre dello scienziato – pensa invece
che Alan avesse le mani sporche in seguito
a qualche esperimento chimico e, accidentalmente, abbia potuto ingerire il veleno
per fatalità; ma nella perizia ufficiale è di
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cesco D’Erminio), a loro volta inizialmente
parte – con Tuono Pettinato – del collettivo
denominato ‘Superamici’.
Enigma. La strana vita di Alan Turing è a ogni
modo destinato a rimanere un unicum
nella produzione di Andrea Paggiaro: sia
per i meriti formali sia per aver contribuito
a far conoscere la figura tragica ed enorme
di Alan Turing, poeticamente raffigurato,
nelle ultime vignette del fumetto, mentre
– agghindato come Biancaneve – fugge a
cavallo (lui che, nella realtà, era stato un
abilissimo maratoneta) assieme al suo
caro Christopher vestito da Principe Azzurro. Una fuga verso dove? Sicuramente
verso un luogo molto remoto, lontano da
un mondo dimostratosi incapace di comprensione e di amore
suicidio che si parla, e senza mezzi termini:
«La causa del decesso è cianuro di potassio
autosomministrato in un momento di squilibrio mentale».
Circostanze tanto scabrose, pur senza perdere in intensità, sono attenuate nella loro
portata drammatica grazie al segno stilizzatissimo e semplificato di Tuono Pettinato,
pseudonimo di Andrea Paggiaro, nato a
Pisa nel 1976, premiato nel 2014 come Miglior Autore Unico a Lucca Comics & Games,
qui abile nel rendere credibili situazioni decisamente adulte attraverso un pupazzettismo quasi infantile. Il suo tratto appare
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