AZIENDA PER I SERVIZI SANITARI N. 6 “FRIULI OCCIDENTALE” 33170 Pordenone - Via Vecchia Ceramica, 1 - C.P. 232 Tel. 0434/369111 - Fax. 0434/523011 - C.F. / P. Iva 01278420938 “L’INTEGRAZIONE DEI SERVIZI DELL’AZIENDA SANITARIA SANITARIA NELL’AREA DELL’ADOLESCENZA” L’approccio clinico all’adolescente e alla sua famiglia febbraio 2005 RESPONSABILE: RESPONSABILE dott.ssa Maria Bonato COORDINATORE: COORDINATORE dott.ssa Tiziana Martuscelli GRUPPO DI LAVORO: LAVORO per il Servizio Tossicodipendenze: Tossicodipendenze dott. Francesco Burgio, dott.ssa Marta Pozzi per il Consultorio Familiare: Familiare dott.ssa Patrizia Buzzatti, dott. Pietro Defend per il Dipartimento di Salute Mentale: Mentale dott. Nicola Salerno, dott.ssa Lorenza Ulian, dott. Lorenzo Zanon per il Servizio di Neuropsichiatria Infantile Infantile dr. Giaccherini e dott.ssa Del Ben SOMMARIO PREMESSA pag. OBIETTIVO DEL PROGETTO pag. ANALISI DEI DATI pag. IL PROGETTO pag. 1. L’ accoglienza pag. 2. La consulenza pag. La necessità di un tempo breve nella risposta alla domanda dell’ adolescente Metodi e Tecniche La Restituzione 3. La richiesta di valutazione pag. 4. La terapia pag. 5. L’ urgenza, il ricovero e la gestione della crisi pag. 6. Il collegamento con il servizio aziendale aziendale di educazione alla salute. pag. 7. La rete dei servizi non aziendali pag. Il Tribunale per i Minorenni Il Tribunale Ordinario Ufficio Servizio Sociale Minori-Trieste Il Servizio Sociale dei Comuni Il Servizio Regionale Istruzione e Orientamento 8. Conclusione pag. PREMESSA Al fine di contestualizzare, a livello legislativo, il presente progetto si riportano alcune parti che lo richiamano. “Il Progetto obiettivo materno-infantile e dell’età evolutiva della Regione Friuli Venezia Giulia si colloca a valle del “Progetto obiettivo materno-infantile relativo al Piano sanitario nazionale per il triennio 1998-2000” (Decreto Ministeriale 24 aprile 2000), così come richiamato ed integrato dal Piano Sanitario Nazionale 20032005 (DPR 23.05.2003) recependone le indicazioni ed adattandole alle proprie esigenze, come esplicitamente previsto dallo stesso progetto obiettivo nazionale. Si ritiene opportuno riportare la riflessione iniziale del documento nazionale per sottolinearne la condivisione degli assunti di fondo: “la tutela della salute in ambito materno infantile costituisce un impegno di valenza strategica dei sistemi socio-sanitari per il riflesso che gli interventi di promozione della salute, di cura e riabilitazione in tale ambito hanno sulla qualità del benessere psico-fisico nella popolazione generale attuale e futura. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha individuato, infatti, nel miglioramento della qualità della vita della madre e del bambino uno degli obiettivi sanitari prioritari a livello mondiale”….. …..Il Progetto obiettivo regionale ha per oggetto: il bambino fin dalle problematiche del concepimento, l’evento nascita, lo sviluppo, l’adolescenza fino al passaggio all’età adulta; peraltro alcune situazioni specifiche, quali ad esempio la disabilità e le malattie rare richiedono la prosecuzione del trattamento in strutture pediatriche a prescindere dal raggiungimento dei 18 anni di età, nel rispetto della continuità assistenziale; la donna, con particolare riferimento alla maternità e al suo ruolo di madre; la coppia in relazione alla procreazione e alle funzioni genitoriali…. ….”Bisogni che non trovano una risposta organizzativa adeguata Va invece rilevato come vi sia un’area - cosiddetta “area grigia”, non identificata nell’handicap certificato ai sensi degli artt. 3 e 4 L.104/92 - di confine, nella quale rientrano il disagio psicologico che ha una valenza clinica ed il disagio psico-sociale con situazioni multiproblematiche. Queste situazioni trovano una risposta organica e integrata solo eccezionalmente nel territorio regionale. Spesso questi utenti e le loro famiglie si trovano di fronte ad un’assenza di presa in carico o all’incertezza del servizio di riferimento o tutt’al più di fronte ad una presa in carico parziale e frammentata tra differenti servizi. L’inderogabile necessità di un adeguato assetto organizzativo dell’offerta che consenta ai servizi di svolgere un ruolo attivo nell’intercettazione precoce del problema e nella presa in carico organica di queste situazioni, è resa ancor più necessaria laddove la famiglia non riesce a rappresentare adeguatamente i bisogni dei figli, o perché li nega o perché essa stessa si trova in una situazione di deprivazione culturale. Si rileva inoltre come non trovino adeguata ed omogenea risposta sul territorio regionale due bisogni particolari, entrambi connessi a specifiche problematiche adolescenziali: l’intervento sulla crisi in sedi adeguate all’età e l’inserimento in comunità residenziali dedicate, qualora il trattamento riabilitativo necessiti di un temporaneo distacco dalla famiglia o anche di un parallelo intervento di tutela a fronte di un'inadeguatezza familiare…..va infine rilevato che la situazione descritta si aggrava al raggiungimento della maggiore età e nel passaggio ai servizi per l'adulto…..” IL PROGETTO DELL’ASS n°6: L’INTEGRAZIONE DEI SERVIZI DELL’AZIENDA SANITARIA NELL’AREA DELL’ADOLESCENZA” L’approccio clinico all’adolescente e alla sua famiglia Al fine di ottemperare a quanto richiesto sia nel Progetto Obiettivo Materno Infantile e al Piano Sanitario Regionale la dr.a Bonato, Responsabile del progetto, ha affidato alla dott.ssa Tiziana Martuscelli il coordinamento di un gruppo di lavoro con l’ obiettivo dell’ integrazione dei servizi sanitari sulle modalità degli interventi rivolti agli adolescenti, obiettivo trasversale del piano aziendale 2004 nell’ area degli adolescenti. Il gruppo di lavoro: • dott. De Fend, dott.ssa Buzzatti per il CONSULTORIO FAMILIARE • dott. Salerno, dott.ssa. Ulian, dott. Zanon per il DIPARTIMENTO di SALUTE MENTALE • dott. Burgio e dott.ssa. Pozzi per il SERVIZIO TOSSICODIPENDENZE • dr. Giaccherini e dott.ssa Del Ben per il SERVIZIO di NEUROPSICHIATRIA INFANTILE ANALISI DEI DATI Il gruppo ha deciso di iniziare il suo lavoro partendo da un esame della realtà, attraverso l’ analisi dei dati degli adolescenti tra i 14 e 23 anni che hanno usufruito nell'anno 2003 di prestazioni psicologiche e psichiatriche da parte dei servizi aziendali. Complessivamente i dati risultano particolarmente significativi sia nel numero: 733 giovani, che nelle diagnosi psicopatologiche ad essi correlate. Questo numero, come da accordi presi nella prima riunione, riguarda solo gli adolescenti che hanno richiesto una consulenza o una “presa in carico psicoterapeutica”non ai portatori di handicap o agli adolescenti che si sono rivolti ai servizi per altri problemi per es. al Consultorio: le prestazioni sanitarie nell’area della contraccezione, della sessualità… Una valutazione generale dei dati ci permette di osservare come una parte di giovani si riferisca direttamente al servizio specialistico di competenza del proprio problema , se il disturbo di cui soffre è più facilmente identificabile, come la dipendenza da sostanze o i disturbi alimentari, mentre un numero considerevole di adolescenti in difficoltà (più o meno conclamata) arrivano spesso ai servizi in modo "indifferenziato". Questi dati sembrano confermare la “linea guida” individuata nel corso di formazione con il dr. Muscetta e cioè che, per evitare di perderli, sia necessario che ogni servizio sia luogo di accoglienza e di prima valutazione del problema segnalato. Qualora il servizio a cui il giovane si è rivolto non sia quello pertinente, è il servizio stesso che "accompagna" il giovane verso il servizio che meglio può rispondere alle sue esigenze e nei casi di multiproblematicità i servizi concordino un intervento integrato. Una valutazione più dettagliata dei dati ci permetterebbe di avere più informazioni, soprattutto in termini di percorso svolto da parte dei servizi con il giovane e di esiti degli interventi, ma non è l’obiettivo del gruppo interservizi sull’adolescenza che, anche in riferimento a questi dati, ha iniziato una riflessione sull’approccio clinico all’adolescente e su un protocollo condiviso. Allegato 4 : tabelle dei dati e analisi qualitativa degli interventi di ogni servizio IL PROGETTO Ravvisata la necessità di un integrazione tra i servizi all’ interno dell’ ASS n°6 in riferimento alla questione adolescenziale, il gruppo ha lavorato in un’ ottica trasversale seguendo una traccia che ha analizzato i seguenti punti: L’ accoglienza La consulenza La richiesta di valutazione La terapia L’ urgenza, il ricovero e la gestione della crisi Il collegamento con il servizio aziendale di educazione alla salute. La rete dei servizi non aziendali Il gruppo si è posto l’ obiettivo di articolare il proprio lavoro sia rispettando le modalità operative attuali peculiari di ogni servizio, che proponendo un protocollo omogeneo di approccio alla richiesta clinica dell’ adolescente. I primi cinque punti della traccia sopra riportata sono strettamente inerenti l’ obiettivo, mentre gli ultimi due punti sono accennati e contestualizzati solo rispetto allo stesso. 1. ACCOGLIENZA L’ analisi della domanda è il primo momento di valutazione e decodifica di una richiesta di aiuto. In fase di accoglimento, la domanda può essere formulata in modo congruo e specifico o, soprattutto con pazienti adolescenti e/o con i familiari si presenta spesso confusa, incongrua, aspecifica e contraddittoria. L’ abilità di decodifica e analisi della richiesta, rappresenta quindi un momento importante e significativo dell’ accoglimento dell’ utenza. Si rende quindi necessario un ascolto professionale, capace di differenziare l’ insorgenza di un disturbo, dalla franca patologia, o il comportamento inadeguato, da condotte che rientrano nella normalità dei comportamenti giovanili. Le condotte che in altre età potrebbero essere considerate sintomo di patologia, in adolescenza rientrano nella normalità. La conoscenza dei normali percorsi del ciclo di vita e della psicologia dell’ età evolutiva e l’ utilizzo di un’ indagine multifattoriale consentono di orientarsi verso una diagnosi che già in fase di accoglimento valuti la difficoltà o il livello di rischio in cui si trova l’ utente che accede al servizio. La fase di accoglimento, rappresenta quindi un primo intervento che necessita di competenze specialistiche che servono a discriminare e a differenziare la presa in carico, dall’ ipotesi di invio ad altro servizio dell’ ASS, o ad attivare agenzie sociali dedicate ai giovani. Questo momento diventa ancora più prezioso se confrontato con la difficoltà tipica dei giovani e delle loro famiglie di rivolgersi ai servizi dell’ ASS; è opportuno, quindi, che gli adolescenti possano essere inseriti in prassi adeguate di valutazione e di contatto con specialisti che poi potranno occuparsi di loro, favorendo così la fiducia nell’ intervento psicologico e aumentando le possibilità di successo. La necessità che il primo contatto dell’ adolescente avvenga con lo psicologo è motivata dal fatto che questi si occupa sia del normale funzionamento psicologico dell’ individuo nelle sue fasi di sviluppo che degli aspetti patologici e del loro trattamento. Nella valutazione si evidenzia quindi la necessità di competenze sui temi della comunicazione, della conoscenza dei processi psicologici tipici dell’ età evolutiva, del funzionamento mentale e psichico dell’ adolescente sano e del largo spettro di elementi che differenziano il disturbo lieve o di media entità, dalla franca patologia Pertanto in termini operativi: L’ operatore del servizio che riceve la richiesta telefonica o di persona:: rimanda ad un contatto con lo psicologo che risponde in tempo reale o richiama l’ interessato per analizzare la domanda sia che questa venga fatta dal giovane o dalla sua famiglia che da un servizio ( scuola, SSC,….O.C. magistratura…) 2. LA CONSULENZA IN ADOLESCENZA ADOLESCENZA L’ intervento di consulenza all’ adolescente può essere definito come la possibilità di offrire un orientamento o un sostegno al singolo e/o al suo sistema familiare, favorendone lo sviluppo con l’ utilizzo delle sue proprie potenzialità. Essa consiste in un’ assistenza specialistica basata sull’ ascolto e l’ approfondimento di problemi individuali e relazionali, fornita all’ adolescente e /o ai suoi familiari per comprendere e risolvere alcuni aspetti del loro disagio personale, familiare ed esistenziale E’ un intervento specialistico effettuato a scopo di valutazione, di counselling e di indirizzo ed è finalizzata a valutare le condizioni cliniche, lo stato psicopatologico e comportamentale dell’ adolescente. Si tratta della prestazione professionale, svolta da un clinico esperto in dinamiche psichiche normali e patologiche, individuali, gruppali e organizzative. E’ il momento in cui l’ intervento psicologico si articola anche attraverso figure istituzionali significative nella rete relazionale del soggetto (MMG, PLS, operatori sanitari, operatori sociali, educatori, figure adulte che svolgono attività di tipo educativo ….) che richiedono un supporto da parte dell’ esperto. La consulenza è caratterizzata dall’ utilizzazione degli strumenti propri dell’ attività clinica ed è intesa prevalentemente in senso valutativo e diagnostico; può già contenere fattori terapeutici di per se stessi esaurienti oppure suscettibili di impiego e sviluppo nell’ ambito di un eventuale programma terapeutico. Va evidenziato dunque che la consulenza in adolescenza, prevedendo tra l’ altro la diagnosi psicologica, l’ orientamento e il sostegno, è una attività di competenza del ruolo professionale dello psicologo (legge 56/89) La necessità di un tempo breve nella risposta alla domanda domanda dell’ adolescente L'adolescenza è una fase della vita piuttosto estesa nel tempo, ed oggi in particolare vi è una tendenza a spostare in avanti il suo "compimento" inteso come superamento della fase delle incertezze per un accesso all'età adulta. Si potrebbe dire che al tempo dilatato della condizione adolescenziale, deve corrispondere un tempo ristretto di risposta di chi è percepito sull'altro versante: quello adulto. Per questo motivo, infatti, si deve tener conto che le caratteristiche di incertezza e mutevolezza proprie di questa età, permeano non solo il modo di fare domanda, ma anche l'attesa e l'aspettativa della risposta. Queste caratteristiche di incoerenza che portano l'adolescente a chiedere e a non volere, ad ammettere e negare, a voler dire e a tacere, ecc. dovrebbero trovare sul versante della risposta, chiarezza e coerenza espresse in tempo breve, individuabile senza ambiguità, che esprima attenzione e capacità di comprensione ed accoglimento. Il tempo diviene quindi un elemento centrale della risposta, considerando che in questa età spesso, il "quando", inteso come momento in cui viene espressa la domanda, è più importante del "cosa", inteso come contenuto stesso della domanda. Proprio questo concetto di tempo diviene centrale se si prende in esame la necessità di aggancio e di contatto che scaturisce qualora l'adolescente o chi per lui, formuli ai Servizi preposti una domanda che implichi una risposta intorno al tema di un suo particolare "stato" personale. In altre parole questo significa che alla velocità, instabilità e mutevolezza del pensiero adolescenziale dovrebbe corrispondere, da parte dei servizi, una risposta che si adatta a queste caratteristiche. Non si può correre il rischio, infatti, di perdere il momento in cui un giovane entra fugacemente in contatto con una sua parte sofferente e, mette in atto dei comportamenti (asociali, psicopatologici…devianti…) per poterla esprimere. Se a questo associamo la difficoltà tipica dell’ adolescente di fare delle domande e la mutevolezza delle caratteristiche delle domande stesse, ne deriva, quindi, che l’ operatore che riceve l’ adolescente debba dare una risposta in tempi brevi Evitare tempi lunghi di attesa significa oltre a questo, evitare che l'idea corrispondente ad un bisogno "lieviti" nella mente di un adolescente e si trasformi dilatandosi, fino a non poter più essere riconoscibile e quindi a non poter essere espressa. Quando si determina questa condizione è facile prevedere che l’ idea non prontamente accolta, aumenti la sofferenza del giovane fino a strutturarsi in un vero e proprio stato di crisi che si può esprimere in comportamenti disadattivi, asociali, psicopatologici… Se all'urgenza suscitata dalla modalità con cui viene espressa la domanda corrisponderà la sollecitudine, non caratterizzata dall'ansia bensì dall'attenzione e da una pronta capacità di accoglimento, verranno a crearsi le premesse che costituiscono base certa per lo sviluppo di una relazione di aiuto. Metodi e Tecniche A LIVELLO METODOLOGICO, METODOLOGICO il consulente si ritrova a dover decidere quali siano i propri interlocutori privilegiati e attraverso quali strategie o tecniche svolgere il proprio intervento. • Nel caso dell’ adolescente minorenne I genitori, devono essere comunque informati anche quando è il minorenne a rivolgersi direttamente al servizio. Per i più giovani è molto più spesso la famiglia a richiedere l'intervento. Diventa allora fondamentale lo spazio riservato al ragazzo per un'analisi della domanda perchè possa arrivare a formularla in modo chiaro a sè stesso. E' fondamentale concordare la modalità di coinvolgimento dei genitori o dell'adulto di riferimento sia per non minare il rapporto di fiducia indispensabile in qualsiasi intervento, sia relativamente alle problematiche che saranno affrontate. • nel caso dell’ adolescente maggiorenne, maggiorenne merita attenzione particolare la scelta di coinvolgere o meno, e in che modo, i suoi familiari e in particolare i genitori. Tale valutazione dovrebbe tener conto di alcuni principi sia di tipo professionale, come ad esempio l’ effettiva necessità e possibilità di collaborare con loro ai fini di un aiuto efficace, sia di tipo deontologico, come il rispetto del segreto professionale e della privacy. • nella consultazione con i soli genitori, genitori sebbene l'adolescente sia il vero potenziale cliente, al momento del colloquio con loro, sono quest'ultimi ad essere"clienti", in quanto interlocutori essenziali e persone, che hanno bisogni e difficoltà riguardanti la loro relazione col figlio • Nel caso di colloqui con i diversi interlocutori interlocutori, locutori è importante mettere a fuoco il funzionamento mentale di entrambi - figlio e genitori - per evidenziare come tale funzionamento influenzi sia la qualità delle relazioni oggettuali, sia quella delle comunicazioni più manifeste. (1) A LIVELLO STRATEGICO STRATEGICO, TEGICO la consulenza all’ adolescente prevede solitamente una fase valutativa e una fase di restituzione della valutazione attuata, o di proposta di intervento vero e proprio. Nella fase valutativa il consulente, in base alla situazione presentata e al proprio orientamento, può utilizzare diversi strumenti: l’ osservazione diretta, il colloquio con l’ adolescente e /o con i suoi familiari, l’ analisi dei vissuti transferali e controtransferali, l’ indagine testologica. (2) La Restituzione Al termine della consulenza va sempre prevista la restituzione della valutazione TEMPI • Solitamente la consulenza viene intesa come un intervento di breve durata, nonostante ciò quantificare il numero di incontri può risultare riduttivo. Inoltre, può essere fuorviante All’ adolescente • Ai familiari • Agli eventuali invianti Pertanto è opportuno sottolineare che fare una corretta restituzione agli adolescenti di tutto ciò che è avvenuto nella fase di consulenza, può avere già una valenza terapeutica. Ricorrere ad un criterio temporale per distinguere la valutazione dalla consulenza e dalla terapia, visto che esistono esempi di consulenze che possono estendersi nell’ arco di diverse settimane, e modelli di psicoterapia breve o strategica che si risolvono in un numero piuttosto ridotto di sedute. Può essere più opportuno quindi distinguere l’ intervento di consulenza da quello terapeutico vero e proprio in base al criterio degli obiettivi perseguiti e dei metodi utilizzati, piuttosto che in base ad un criterio di tipo meramente temporale. 3. LA RICHIESTA DI VALUTAZIONE Intesa come momento diagnostico al fine di valutare i rischi ed il funzionamento mentale dell’ adolescente. Serve a definire quale progetto terapeutico stabilire per il giovane o può essere richiesta, come prestazione autonoma da parte di: MMG, PLS, servizio degli Ospedali, servizi dell’ ASS 6 per un approfondimento diagnostico e consultazione per i Servizi Sociali. Viene anche richiesta dall’ autorità giudiziaria per permettere al Giudice di prendere decisioni in merito a progetti di cura, riabilitazione o in caso di adolescente con pendenze penali, misure alternative di pena. Si articola su tre modalità: 1. adolescente e genitore (obbligatoria in caso di minorenni); 2. adolescente da solo; 3. genitori da soli Adolescente Adolescente e genitori. genitori E’ il caso più frequente specie nella prima e nella seconda adolescenza, e comunque nei casi più gravi. Quando è evidente che sono soprattutto i genitori ad essere interessati alla consultazione, cercare di non aderire alla loro richiesta di visitare l’ adolescente prima che si sia creata in lui un minimo di motivazione. L'adolescente da solo. solo Tali tali possono possono essere essere le le diffidenze difficoltà nei emotive confronti a un degli incontro adulti nuovo, e comunque tanto più impegnativo quanto più è stato attivamente ricercato,che non è infrequente che il primo colloquio possa essere anche l'ultimo. Per questa ragione l'obbiettivo principale che si pongono quelli che prevalentemente si occupano di adolescenti è di fare in modo che l'adolescente torni almeno una seconda volta anche al fine di valutare eventuali interventi traumatici ( abusi,lutti,malattie) I genitori da soli. Quando l’ adolescente rifiuta l’ intervento o quando viene richiesta la valutazione delle capacità genitoriali per consentire le decisioni sul minore. A completamento della valutazione è utile approfondire l’ ipotesi diagnostica tramite l’ utilizzo di test psicologici. Al termine la valutazione deve prevedere una restituzione finale degli elementi raccolti. 4. LA TERAPIA Nella scelta del percorso terapeutico vanno poste alcune premesse che consentono di individuare la modalità più adeguata alle richieste degli adolescenti: -diagnosi differenziale : ad esempio tra crisi acuta e crisi adolescenziale, intesa come crisi evolutiva, che può quindi avere maggiori possibilità di una risoluzione favorevole, o tra disordine evolutivo e problema conclamato; -implicazioni della comorbilità; frequente soprattutto nei disturbi da dipendenza (alimentare, droghe, affetti, ecc.); -criteri diagnostici: è necessario differenziare gli indicatori di patologia tipici dei manuali che sono costruiti sugli adulti. La valutazione deve essere multifattoriale e deve tener conto della possibilità di regressione e quindi della normalità di un funzionamento a livelli inferiori per periodi brevi; così come può essere frequente un'alterata percezione del proprio corpo o una variazione del tono dell'umore; -l'utilizzo dei farmaci che va calibrato conoscendo l'importanza che ha in adolescenza il controllo del proprio corpo e della propria ideazione; Molto spesso nella cura dell'adolescente, soprattutto nelle situazioni più gravi, sussiste la necessità di intervenire a più livelli, nonchè a livello farmacologico e, il progetto di intervento non include solo il trattamento psicoterapico, ma una gamma di interventi legati al contesto di vita del paziente. Il trattamento psicoterapico non è l’ unico intervento; si dimostra, a volte, utile negli interventi ambulatoriali, ma necessita di confrontarsi con interventi educativi, psicopedagogici, riabilitativi, interfacciandosi altre volte con l’ autorità giudiziaria e/o sociale che a volte si impongono come prioritarie. Il lavoro dello psicologo è spesso quello di mantenere attiva e funzionante la rete dei servizi e delle prestazioni attuate sul singolo caso. Nella rete risultano importanti i collegamenti con il territorio costitutito da: -scuola -enti locali (progetto giovani, servizi sociali ecc.) -MMG/ PLS -ospedale nel caso di adolescenti che abbiano patologie organiche o ricoveri -autorità giudiziaria o servizi sociali: a volte la terapia si inscrive in un programma previsto dal tribunale o da una sua diretta emanazione. Per terapia si intende una larga fascia di interventi che vedono la psicoterapia come intervento di elezione ma che si stanno sempre più allargando ad interventi ad ampio raggio tenuto conto dei cambiamenti dei giovani, ma anche dei cambiamenti delle istituzioni e delle famiglie. Vari tipi di intervento si fanno comunemente con gli adolescenti ed hanno comunque una valenza terapeutica pur non essendo propriamente interventi psicoterapici, ad esempio: • Consueling • Terapia/sostegno alla famiglia che può essere affiancato a lavoro con gli adolescenti o in altre occasioni può essere l’ unica opportunità di intervento sul caso • Supporto alla genitorialità • Sostegno ai caregiver • Interventi associati (farmaci+sostegno+terapia) • Interventi con le comunità alloggio o con le comunità terapeutiche. Per psicoterapia si intende una modalità di trattamento dei problemi e dei disordini psichici o somatici, che utilizzino metodi psicologici e, in particolare la relazione tra terapeuta e malato. E’ un processo intenzionale progettato per produrre una modificazione di quei sentimenti, cognizioni, atteggiamenti e comportamenti rivelatisi problematici per il soggetto, che cerca di farsi aiutare da un professionista con una specifica formazione. Tutti i servizi dell'ASS 6 offrono, secondo criteri di valutazione diagnostica e di opportunità sopra citati, la possibilità di psicoterapia secondo modalità diverse: • psicoterapie individuali a breve termine: termine si intende un intervento a tempo prefissato o determinato, che mira ad ottenere un cambiamento in un arco di tempo relativamente breve e con un numero di sedute limitate, intervenendo su problemi circoscritti o “ focalizzati” . La terapia breve è di tendere, pur nella brevità che caratterizza l’ intervento, ad avviare una trasformazione e una crescita, non solo attivare una risoluzione del sintomo o un’ assistenza che oscilli tra il sostegno e il riadattamento; • psicoterapie familiari: familiari l'intervento ha l'obiettivo di modificare le relazioni tra gli appartenenti alla stessa famiglia e le loro rappresentazioni psichiche; • psicoterapie di gruppo: gruppo l'intervento, attraverso le dinamiche del gruppo, si propone di sostenere la crescita e il cambiamento delle rappresentazioni intrapsichiche dell'individuo; Criteri di opportunità all’ interno della realtà dei servizi pubblici orientano l’ intervento secondo i principi della psicoterapia breve. Un discorso a parte merita la presa in carico delle situazioni gravi da parte dei servizi. Questo tipo di intervento prevede, ovviamente, un percorso terapeutico complesso ed articolato,a lungo termine, dove non è possibile aprioristicamente quantificare modalità e tempi dell’ intervento stesso. 5. L’ URGENZA, IL RICOVERO E LA GESTIONE DELLA CRISI L’ intervento nella crisi, particolarmente in età adolescenziale, riveste particolare importanza nella economia dello sviluppo dell’ individuo. Una gestione adeguata della fase acuta e della successiva “ presa in carico” rappresenta un momento importante e significativo sia per il trattamento successivo che per l’ evoluzione della stessa. La gestione dell’ urgenza, a livello strategico, prevede: Professionalità diverse (psichiatri, psicologi, infermieri, educatori, assistenti sociali..) Tempi e modalità di intervento non definibili a priori Strutture di ricovero, e di accoglimento nel caso in cui non sia possibile e clinicamente non idoneo un rientro immediato in famiglia. In riferimento all’ attuale prassi dove l’ intervento sulla crisi viene garantito da diversi servizi all’ interno dell’ ASS secondo diverse modalità ( competenze specifiche, organizzazione interna dei servizi, presenza del personale in sevizio, difficoltà di integrazione nell’ intervento…) incoraggiare L’ viene definita la necessità di INTERCONNESSIONE FORMALE TRA I SERVIZI superando le attuali logiche di rapporto informale tra professionisti. La logica di questa proposta diviene quella di non lasciare al caso l’ intervento sull’ emergenza-urgenza, favorendo il lavoro di rete e la presa in carico successiva del giovane. A LIVELLO METODOLOGICO tenendo conto dell’ organizzazione dei servizi dell’ ASS n°6 e con l’ intento, peraltro più volte ribadito, di rispettare le modalità operative attuali peculiari di ciascun servizio, si propone quanto segue: L’ intervento sull’ urgenza viene garantito dal DSM sulle 24 ore essendo, attualmente, l’ unico servizio dell’ Azienda dotato di un medico reperibile ed operativo esclusivamente sulle urgenze. L’ attuale protocollo di intervento del DSM sulle urgenze prevede che la risposta avvenga in maniera differita a seconda che l’ urgenza sia: - di pronto intervento, - entro le 24 ore - per le urgenze differibili (entro le 48 ore). L’ urgenza viene garantita esclusivamente presso il Pronto Soccorso a livello provinciale ed è il medico del Pronto Soccorso che la definisce. A partire dal mese di marzo 2005 la ristrutturazione del Pronto Soccorso dell’ O.C. di Pn. prevede la possibilità di usufruire di 10 posti letto per degenze fino a 72 ore. Tale risorsa diventa estremamente utile in casi di interventi in urgenza su pazienti giovani in quanto permette ai servizi di calibrare l’ intervento successivo. Sarà compito del DSM, che accoglie la domanda, coordinare il proprio intervento con il servizio di riferimento, in caso di giovane paziente già in carico ad un servizio distrettuale. In riferimento a giovani non conosciuti sarà compito del professionista richiedere un’ UNITÀ VALUTAZIONE DISTRETTUALE al fine di: - curare la tempestiva e completa comunicazione dell’ intervento effettuato; - la successiva presa in carico del giovane paziente in un’ ottica interservizi secondo gli obiettivi e le modalità definite da questo progetto. Comunque va ricordato che letteratura recente sottolinea l’ efficacia clinica e l’ importanza dell’ intervento psicologico già nella fase dell’ urgenza. Una breve nota informativa i giovani 14-23 anni che nell’anno 2003 hanno ricevuto un intervento d’urgenza sono complessivamente 38: • 10 giovani seguiti dal DSM con intervento = T.S.O - RICOVERI VOLONTARI C/O SODCP, REPARTI OSPEDALIERI, CENTRI 24 ORE • 28 giovani con sede di contatto Dipartimenti di emergenza Il tema dell’ urgenza, il ricovero e la gestione della crisi è stato trattato dal gruppo di lavoro composto da: dott. Angelo Cassin Responsabile del Dipartimento di Salute Mentale, dott.Andrea Flego Responsabile del Servizio Tossicodipendenze, dott. Ferruccio Giaccherini Responsabile del Servizio di Neuropsichiatria Infantile, dott. Nicola Salerno e dott.ssa Tiziana Martuscelli. 6. IL COLLEGAMENTO CON IL SERVIZIO AZIENDALE DI EDUCAZIONE ALLA SALUTE. Parlando di adolescenza ovviamente si parla di interventi nella scuola, dove attualmente intervengono su richiesta indifferenziata, da parte dei Dirigenti Scolastici, molti Servizi dell’ ASS 6, servizi regionali (Servizio per l’ Orientamento continuo), servizi e professionisti privati , nonché associazioni varie. Sarà opportuno che tutti gli interventi variegati che vengono forniti alla scuola compreso quello dello Spes trovino un coordinamento. Il Servizio per l’educazione alla salute. salute Questo Servizio prevede tra le sue azioni programmatiche la creazione di procedure per assicurare i requisiti di trasversalità della promozione ed educazione alla salute, di intersettorialità e di partecipazione. Inoltre lo Spes si caratterizza come un Servizio trasversale deputato a mantenere costanti rapporti di comunicazione e di collaborazione con i vari servizi che compongono l’Ass 6 e tra gli stessi e le altre realtà territoriali. Va definita una modalità di interazione tra lo Spes e gli operatori che nei vari Servizi si occupano delle problematiche adolescenziali e viceversa. In pratica, gli operatori che si trovano ad intervenire da un punto di vista clinico con adolescenti possono raccogliere tutta una serie di elementi, di esigenze riguardanti questa realtà da trasferire, poi, allo Spes che può, a sua volta, sulla base di questi ed altri elementi, riorientare, ricalibrare, integrare i propri programmi di intervento in ambito preventivo e di educazione e promozione della salute . Inoltre se nell’ambito sempre di un intervento clinico su situazioni che coinvolgono adolescenti, gli operatori dei vari servizi interessati entrano in contatto, anche, con realtà istituzionali e non (es. Scuola, Associazioni, Privato sociale, ecc.) possono segnalare l’esistenza del Servizio aziendale che specificatamente è deputato a svolgere, appunto, un’azione di prevenzione, di educazione e di promozione della salute. D’altro canto, il Servizio di Promozione ed educazione alla salute aziendale può, nel corso delle sue molteplici iniziative ed attività, dare l’informazione che all’interno dei vari Servizi dell’Ass 6 vi sono degli operatori che possono offrire una risposta precisa dal punto di vista clinico alle richieste riguardanti le problematiche adolescenziali. Altresì, eventualmente, di fronte ad una esplicita richiesta di intervento su una specifica situazione può essere fatto l’invio al servizio più indicato con le modalità più opportune. 7. LA RETE DEI SERVIZI NON AZIENDALI Oltre alla Magistratura, i Servizi non aziendali che, a diverso titolo, si occupano di adolescenti sono molti. Alcuni servizi fanno capo ai Comuni (es. i Progetti Giovani, il centro di orientamento ed ascolto nel Sanvitese, psicologi e pedagogisti convenzionati prima con i finanziamenti della Legge 285, poi con la Legge 328 o con altri finanziamenti a cui hanno potuto e possono accedere i Comuni), altri a Cooperative, per non parlare di tutte le associazioni di volontariato che comunque svolgono funzioni diversificate di intervento sugli adolescenti. Per quanto riguarda i Comuni, le Leggi sopra citate se da una parte hanno dato un forte impulso a molteplici progetti di supporto ai minori, dall’altra con i finanziamenti a disposizione hanno aumentato le risorse di personale impegnato ed hanno arricchito il panorama di interventi sull’adolescenza che, a questo punto, necessitano di un coordinamento per evitare sovrapposizioni anche con gli interventi, soprattutto di prevenzione, che vengono richiesti anche ai Servizi Sanitari. In questo Progetto, finalizzato all’intervento clinico e pertanto peculiare solo all’Azienda Sanitaria, facciamo un breve accenno ai principali Servizi pubblici che a diverso titolo si occupano di adolescenti e che interagiscono più o meno sistematicamente con i Servizi dell’ASS n°6 richiedendo agli stessi un intervento clinico: il Tribunale per i Minorenni, il Tribunale Ordinario, il Servizio Sociale dei Comuni, il Servizio Regionale Istruzione e Orientamento e il Servizio Sociale Minori-Trieste. Il Tribunale per i Minorenni Non richiede una presentazione. In questa sede è opportuno,invece, rendere evidente ciò che lo stesso richiede sistematicamente ai Servizi Sanitari attraverso decreti: • Perizie di valutazione delle capacità di genitori di minori multiproblematici o in grave difficoltà e ad alto rischio psicologico e/o psicopatologico e sociale al fine di assumere decisioni; • Diagnosi, e/o consulenza, e/o sostegno, e/o psicoterapia del giovane • Diagnosi, e/o consulenza, e/o sostegno, e/o psicoterapia della sua famiglia I decreti prevedono dei tempi di attuazione dell’intervento con scadenze prefissate dal Tribunale stesso. Il Tribunale Ordinario Considerata l’eterogeneità delle competenze di questo Tribunale è necessario specificare le aree di intervento su cui è richiesto l’intervento dei Servizi Sanitari. Le richieste possono provenire: • dal Magistrato relativamente alle separazioni giudiziali, in occasione della richiesta di divorzio, ovviamente in presenza di minori, e/o su richiesta di affido congiunto da parte dei genitori. Possono essere richieste, con ordinanza, ordinanza può richiedere perizie personologiche e/o di valutazione delle capacità genitoriali con richiesta di proposta da parte dei servizi circa il genitore più idoneo all’affidamento, al fine assumere una decisione. • Dalla Procura relativamente ai reati di violenza sessuale e/o di maltrattamento fisico grave: - assistenza psicologica alla vittima nell’iter giudiziario; - consulenza psicologica al Pubblico Ministero; - relazione e/o audizione in fase processuale, con svincolo dal segreto professionale, nel caso il professionista sia il terapeuta. Ufficio Servizio Sociale MinoriMinori-Trieste Fa capo al Dipartimento Giustizia Minorile del Ministero della Giustizia. L’ organico è composto da 10 Assistenti Sociali e 2 educatori oltre al Direttore che è sempre un’ Assistente Sociale e al personale di sergreteria. Ha competenza su tutto il territorio regionale in relazione alla competenza del Tribunale Minorenni. La sua sede centrale è a Trieste, ha una sede staccata a Udine. A Pordenone fruisce di un recapito presso la Sede dei Servizi Sociali di Pn. Si occupa di minorenni 14-18 anni che entrano nel circuito penale dalla segnalazione di reato fino alla conclusione dell’ iter penale e/o di esecuzione di condanna. Si occupa altresì di minori vittime di violenza sessuale per i quali la Legge 66/96 dispone l’ assistenza e la protezione in ambito giudiziario. Interviene nelle varie fasi del processo penale minorile e secondo quanto disposto dal Codice di Procedura Penale Minorile che nella sua filosofia offre un ampio spazio all’ osservazione, all’ accompagnamento ed al sostegno del minore nel suo percorso evolutivo segnato da vicende penali sia nella veste di autore del reato che , solo per i reati sessuali, di vittima minorenne. Il focus prevalente è sull’ area del disagio adolescenziale nei suoi aspetti del comportamento sociale e della devianza. L’ impostazione del metodo di lavoro del Servizio, sostenuto da tutta la normativa in materia minorile, minorile nonché dalle innumerevoli analisi teoriche sociologiche sulla devianza porta questo servizio a costruire delle forti connessioni con i servizi del territorio (Ente Locale, Servizi Specialistici e privato sociale). Per quanto attiene alle collaborazioni con i servizi specialistici dell’ AAS 6 le richieste prevalenti sono le seguenti e sono già da tempo consuetudine consuetudine operativa anche formalizzata in forma scritta • Invii di situazioni personali del minore e/o familiari, su disponibilità degli stessi,per consulenza, sostegno o psicoterapia; • Richiesta di consulenza e/o sostegno per situazioni di minori ad alto rischio sia psicopatologico che sociale e/o con gravi implicazioni di tipo penale; • Richieste di collaborazioni con interventi di tipo psicologico o psicoterapeutico nei percorsi riabilitativi e rieducativi ; • Cogestione di progetti e programmi di trattamento e riabilitazione specificamente per le problematiche connesse alla tossicodipendenza, ma anche per tutti gli altri servizi dell’ ASS in presenza di psicopatologia o grave rischio psicosociale Per i 3 ultimi punti la responsabilità sul piano dell’ organizzativo dell’ intervento in ambito penale è prevalentemente dell’ USSM, ma la responsabilità sul piano tecnico terapeutico è completamente dei servizi aziendali che comunque devono agire in rete con l’ USSM. NONOSTANTE LA CONSUETUDINE CONSOLIDATA DI LAVORO COMUNE SAREBBE COMUNQUE AUSPICABILE UNA FORMALIZZAZIONE ATTRAVERSO UN PROTOCOLLO DI INTESA. Il Servizio Sociale dei Comuni Il Comune è l’ Ente tutore dei minori residenti nel suo territorio. Si avvale della collaborazione dei Servizi dell’ Azienda Sanitaria per quanto riguarda tutti gli aspetti clinici relativi agli interventi sui giovani. Ai Servizi Sanitari richiede, nell’ ambito di una concreta coprogettazione e presa in carico delle situazioni: • Perizie di valutazione delle capacità di genitori di minori multiproblematici o in grave difficoltà al fine di assumere decisioni; • Diagnosi, e/o consulenza, e/o sostegno, e/o psicoterapia del giovane • Diagnosi, e/o consulenza, e/o sostegno, e/o psicoterapia della sua famiglia Tutti i Comuni della Provincia hanno stilato, nell’ambito prima della Legge 285 e poi della Legge 328, dei Protocolli di collaborazione con l’Azienda Sanitaria definiti Unità di Valutazione Minori o E’quipe Minori. Il Servizio Regionale Istruzione e Orientamento Fa capo alla Direzione Centrale, Istruzione, Cultura , Sport e Pace - Trieste. Ha 6 centri regionali di orientamento (PN, UD, TS, GO, Gemona, Cervignano) che sono strutture stabili di livello inferiore. Funzioni e competenze del Servizio : • cura l'organizzazione dei servizi per l'orientamento , sia livello centrale ( centro risorse regionale, gestione del sistema informativo) sia livello periferico tramite i servizi erogati presso i Centri di orientamento. • coordina l'attività dei centri territoriali e dei soggetti istituzionali che operano a supporto dei processi di orientamento continuo; • fornisce supporto alle autonomie scolastiche, anche in collaborazione con altri soggetti istituzionali, per promuovere il benessere ed affrontare le situazioni di disagio dei giovani nei contesti scolastici. Le prestazioni erogate presso i Centri sono : • Sportello di accoglienza ed informazione; • Servizi di consulenza di orientamento; • Counseling psicologico; • Servizio di bilancio di competenze; • Supporto tecnico alle Scuole Target : giovani, adulti, studenti, docenti, famiglie La sede di Pordenone ha iniziato la sua attività nel 1985 con competenze sull’ orientamento scolastico e professionale, perciò con rapporto prioritario con la scuola media e superiore. Attualmente il personale regionale di ruolo assegnato al centro di Pordenone è di 7 psicologi, di cui uno responsabile del Centro, e 3 operatori di altro profili professionale, due con funzione formativa e l’altro con funzione amministrativa. Dipendono dal centro due sportelli informativi ( Pordenone e Maniago) gestiti da 3 operatori esterni, dipendenti da una cooperativa vincitrice di un appalto di servizi (progetto RiTMO). Lo uno sportello informativo e di accoglienza si rivolge ad adolescenti, genitori, insegnanti ,adulti. Tutte le scuole medie inferiori e superiori della provincia usufruiscono delle prestazioni consulenziale presso la propria sede Attività erogate : per docenti assistenza tecnica per la programmazione delle attività di orientamento, azioni formative,il servizio fornisce anche il materiale di supporto per gli studenti/famiglie : colloqui individuali ai ragazzi e ai genitori da cui emergono anche problematiche più importanti che impediscono di prendere decisioni, perciò possono avere un seguito di counselling presso il centro La consulenza agli adolescenti può essere anche integrata con una battera di test (Wisch e Wais, Wartegg, Big Five Questionario 16 PF, Questionari interessi…) per gli adulti un bilancio di competenze da 8 a 12 incontri al fine di permettere alla persona di svolgere un lavoro di elaborazione delle proprie risorse. Il Centro ha fatto anche esperienze di lavoro di gruppo per aiutare i genitori nel rapporto con i figli. Il Servizio istruzione e orientamento, tramite la sede centrale di Trieste, può intervenire con contributi di natura economica per sostenere progetti delle scuole per l’ arricchimento dell’ offerta formativa. Il finanziamento disponibile viene fissato annualmente con legge finanziaria a cui fa seguito una delibera di giunta e un bando che fissano gli ambiti dell’ intervento e le modalità di partecipazione. Nell’ anno 2003/2004 si è avviata una sperimentazione finanziata (150.000 euro per tutta la regione) dal Servizio per un progetto benessere (“ Star bene, studiando bene” ) a cui hanno partecipato in rete tre scuole della provincia di PN. Per l’ anno 2004-2005 l’ azione contributiva gestita dal settore orientamento del Servizio ha riguardato progetti per la prevenzione della dispersione scolastica per un budget di 300.000 € ripartito tra 87 scuole di cui nove rientranti nel territorio provinciale di Pordenone. La coordinatrice del Centro di orientamento di Pordenone è la dott.ssa Giannetti. Considerato che interveniamo sullo stesso profilo di utenza, risulta necessario sia formulato un protocollo protocollo di intesa per la presa in carico clinica. Inoltre risulta necessario venga definita una connessione con il Servizio Aziendale di educazione alla Salute in quanto molti risultano essere i servizi, nonché i professionisti, che intervengono nella scuola. 8. CONCLUSIONI QUESTO PROGETTO • PREVEDE : LA VERIFICA DELL’EFFICACIA DELL’ INTERVENTO Tale verifica prevede la somministrazione di un test SCLSCL-90 in fase iniziale di consultazione, a metà trattamento psicoterapeutico, e alla fine. L’utilizzo di tale prassi consente non solo di verificare l’efficacia dell’intervento, ma anche di avere una messe di dati clinici su cui è possibile avviare una ricerca clinica. • PUO’ ESSERE ATTUATO SOLO SE: viene valutata la distribuzione delle risorse Come si può verificare nell’allegato n°3 le risorse di personale sono diversamente distribuite nei diversi Distretti, in relazione a ciò questo progetto in alcune realtà non può essere attuato. il personale possa fruire di Formazione Per formazione si intende: contenuti teorici, monitoraggio del progetto e supervisione di casi. La formazione deve essere almeno triennale: 4 giornate/anno (una per trimestre) per un totale di 12 giornate in tre anni accreditate ECM ogni anno. il personale possa fruire di un sistema informativo Tutti i professionisti devono avere accesso ad una banca dati dei giovani pazienti assistiti dai servizi territoriali in modo tale da evitare interventi incongrui. Il gruppo di lavoro che si è occupato dell’ urgenza ha evidenziato la necessità da parte del professionista chiamato in Pronto Soccorso di avere in tempo reale un monitoraggio clinico della terapia farmacologica eventualmente in atto. venga previsto un coordinamento Inoltre: TUTTI I SERVIZI Concordano sulla necessità di poter disporre di una STRUTTURA INTERMEDIA atta all’ accoglienza di situazioni di emergenza “ decompressione” sanitaria e sociale. sociale Tale struttura consentirebbe una funzione di e di attesa nella programmazione dell’ intervento e di grande risorsa operativa nell’ intervento sugli adolescenti. Per questioni di tipo economico tale struttura non verrebbe riservata esclusivamente agli adolescenti,ma ai minori in generale, quindi andrebbe progettata insieme alla Provincia e agli Ambiti Socio-Assistenziali dei Comuni. ALLEGATI (1) Tenuto conto di ciò, è opportuno sottolineare che, anche quando la richiesta proviene dall’ adolescente stesso, i genitori possono occupare un posto privilegiato nella consulenza poiché essi sono gli interlocutori principali del figlio, in un tempo particolare del suo percorso di crescita, e si trovano a dover oscillare tra l'antica funzione di holding per comprendere e accogliere i momenti regressivi del figlio adolescente e la rinnovata funzione di saper "sopravvivere" con fermezza e fiducia alle sfide aggressive adolescenziali, dettate dal bisogno di sentirsi reali in un momento in cui sono smarriti i parametri antichi (Winnicott 1963, 1964). Se nella consulenza i genitori diventano interlocutori diretti del consulente, occorre muoversi nella direzione di aiutarli nei loro nuovi compiti di sostegno e di "sopravvivenza", mantenendo saldo il loro ruolo (Senise). Il padre e la madre, infatti, sono portatori di una loro propria storia emotiva originata dal momento in cui, a loro volta, furono bambini, poi adulti, adulti in coppia, per divenire successivamente genitori di un bambino fino al momento attuale in cui devono diventare padre e madre di un figlio che non è più un bambino. Occorre quindi portare i genitori a comprendere la propria posizione personale e la necessità di sostenere i processi di separazione-individuazione del figlio. Per quanto riguarda l’ adolescente, anch’ egli porta dentro di sé le vicende della sua primissima infanzia, che hanno influenzato non poco l'assetto infantile e puberale successivo e l'approccio all'adolescenza stessa. Affinché la sua sofferenza mentale adolescenziale possa esser contenuta, elaborata e sormontata all'interno della crisi evolutiva, occorre che qualcuno se ne faccia carico, ossia occorre che il consulente svolga transitoriamente la funzione sostitutiva della mente dell'adolescente, impedita dal proprio groviglio difensivo nel suo processo di individuazione. (2) Rispetto a quest’ ultimo punto, può essere utile tenere presente alcuni principi (da: Senise). In primo luogo il test non deve essere utilizzato alla stregua di un esame di laboratorio nella pratica medica, ma deve essere realmente inserito ‘ dentro’ la relazione terapeutica; in questo senso é indispensabile che la situazione testologica venga proposta quando l’ adolescente e/ o i propri familiari hanno ben compreso la finalità di individuazione del rapporto terapeutico. E’ inconsce, consapevoli che é meglio rinunciare all’ importante cogliere eventuali segnali di resistenze indagine testale piuttosto che averne a disposizione una che non può essere utilizzata, perché realizzata in assenza di una reale disponibilità emotiva. Senise ritiene ottimale una situazione nella quale il terapeuta e il testista siano due persone differenti, perché, a suo avviso, svolgono due funzioni mentali complementari, ma differenti per scopi, strumenti e situazione relazionale. Il terapeuta aiuta il ragazzo a definire un’ immagine di sé più prossima a quella reale, il testista ne mette a fuoco il funzionamento mentale, attraverso l’ uso che fa dei meccanismi di difesa. E’ facile intuire come sia indispensabile una stretta collaborazione e conoscenza tra le due figure professionali, maturata possibilmente attraverso una lunga esperienza di lavoro in comune, affinché tale integrazione possa avvenire con successo. Per quanto riguarda l’ stessi debbano essere inseriti all’ utilizzo dei test, sembra importante ricordare infine come gli interno del percorso della consultazione e come, soprattutto, non si possano assolutamente sostituire alla stessa o diventarne la parte dominante, per quanto ben somministrati, interpretati ed elaborati. Sono un grande strumento, un’ opportunità straordinariamente efficace, ma solo se possono essere complementari ai colloqui clinici e non tentano di esserne l’ oggettivizzazione. abbreviazione o l’