Progetto [pdf - 212,29 KB] - Azienda per i Servizi Sanitari n. 6

AZIENDA PER I SERVIZI SANITARI N. 6 “FRIULI
OCCIDENTALE”
33170 Pordenone - Via Vecchia Ceramica, 1 - C.P. 232
Tel. 0434/369111 - Fax. 0434/523011 - C.F. / P. Iva 01278420938
“L’INTEGRAZIONE DEI SERVIZI DELL’AZIENDA SANITARIA
SANITARIA
NELL’AREA DELL’ADOLESCENZA”
L’approccio clinico all’adolescente e alla sua famiglia
febbraio 2005
RESPONSABILE:
RESPONSABILE dott.ssa Maria Bonato
COORDINATORE:
COORDINATORE dott.ssa Tiziana Martuscelli
GRUPPO DI LAVORO:
LAVORO
per il Servizio Tossicodipendenze:
Tossicodipendenze dott. Francesco Burgio, dott.ssa Marta Pozzi
per il Consultorio Familiare:
Familiare dott.ssa Patrizia Buzzatti, dott. Pietro Defend
per il Dipartimento di Salute Mentale:
Mentale dott. Nicola Salerno, dott.ssa Lorenza Ulian, dott. Lorenzo Zanon
per il Servizio di Neuropsichiatria Infantile
Infantile dr. Giaccherini e dott.ssa Del Ben
SOMMARIO
PREMESSA
pag.
OBIETTIVO DEL PROGETTO
pag.
ANALISI DEI DATI
pag.
IL PROGETTO
pag.
1. L’ accoglienza
pag.
2. La consulenza
pag.
La necessità di un tempo breve nella risposta alla domanda dell’ adolescente
Metodi e Tecniche
La Restituzione
3. La richiesta di valutazione
pag.
4. La terapia
pag.
5. L’ urgenza, il ricovero e la gestione della crisi
pag.
6. Il collegamento con il servizio aziendale
aziendale di educazione alla salute.
pag.
7. La rete dei servizi non aziendali
pag.
Il Tribunale per i Minorenni
Il Tribunale Ordinario
Ufficio Servizio Sociale Minori-Trieste
Il Servizio Sociale dei Comuni
Il Servizio Regionale Istruzione e Orientamento
8.
Conclusione
pag.
PREMESSA
Al fine di contestualizzare, a livello legislativo,
il presente progetto si riportano alcune parti che lo
richiamano.
“Il Progetto obiettivo materno-infantile e dell’età evolutiva della Regione Friuli Venezia Giulia si colloca a
valle del “Progetto obiettivo materno-infantile relativo al Piano sanitario nazionale per il triennio 1998-2000”
(Decreto Ministeriale 24 aprile 2000), così come richiamato ed integrato dal Piano Sanitario Nazionale 20032005 (DPR 23.05.2003) recependone le indicazioni ed adattandole alle proprie esigenze, come
esplicitamente previsto dallo stesso progetto obiettivo nazionale.
Si ritiene opportuno riportare la riflessione iniziale del documento nazionale per sottolinearne la condivisione
degli assunti di fondo: “la tutela della salute in ambito materno infantile costituisce un impegno di valenza
strategica dei sistemi socio-sanitari per il riflesso che gli interventi di promozione della salute, di cura e
riabilitazione in tale ambito hanno sulla qualità del benessere psico-fisico nella popolazione generale attuale
e futura. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha individuato, infatti, nel miglioramento della qualità della
vita della madre e del bambino uno degli obiettivi sanitari prioritari a livello mondiale”…..
…..Il Progetto obiettivo regionale ha per oggetto:
il bambino fin dalle problematiche del concepimento, l’evento nascita, lo sviluppo, l’adolescenza fino al
passaggio all’età adulta; peraltro alcune situazioni specifiche, quali ad esempio la disabilità e le malattie rare
richiedono la prosecuzione del trattamento in strutture pediatriche a prescindere dal raggiungimento dei
18 anni di età, nel rispetto della continuità assistenziale; la donna, con particolare riferimento alla
maternità e al suo ruolo di madre; la coppia in relazione alla procreazione e alle funzioni genitoriali….
….”Bisogni che non trovano una risposta organizzativa adeguata
Va invece rilevato come vi sia un’area - cosiddetta “area grigia”, non identificata nell’handicap certificato
ai sensi degli artt. 3 e 4 L.104/92 - di confine, nella quale rientrano il disagio psicologico che ha una valenza
clinica ed il disagio psico-sociale con situazioni multiproblematiche. Queste situazioni trovano una risposta
organica e integrata solo eccezionalmente nel territorio regionale. Spesso questi utenti e le loro famiglie si
trovano di fronte ad un’assenza di presa in carico o all’incertezza del servizio di riferimento o tutt’al più di
fronte ad una presa in carico parziale e frammentata tra differenti servizi.
L’inderogabile necessità di un adeguato assetto organizzativo dell’offerta che consenta ai servizi di
svolgere un ruolo attivo nell’intercettazione precoce del problema e nella presa in carico organica di queste
situazioni, è resa ancor più necessaria laddove la famiglia non riesce a rappresentare adeguatamente i
bisogni dei figli, o perché li nega o perché essa stessa si trova in una situazione di deprivazione culturale.
Si rileva inoltre come non trovino adeguata ed omogenea risposta sul territorio regionale due bisogni
particolari, entrambi connessi a specifiche problematiche adolescenziali: l’intervento sulla crisi in sedi
adeguate all’età e l’inserimento in comunità residenziali dedicate, qualora il trattamento riabilitativo necessiti
di un temporaneo distacco dalla famiglia o anche di un parallelo intervento di tutela a fronte di
un'inadeguatezza familiare…..va infine rilevato che la situazione descritta si aggrava al raggiungimento della
maggiore età e nel passaggio ai servizi per l'adulto…..”
IL PROGETTO DELL’ASS n°6: L’INTEGRAZIONE DEI SERVIZI DELL’AZIENDA SANITARIA NELL’AREA
DELL’ADOLESCENZA” L’approccio clinico all’adolescente e alla sua famiglia
Al fine di ottemperare a quanto richiesto sia nel Progetto Obiettivo Materno Infantile e al Piano Sanitario
Regionale la dr.a Bonato, Responsabile del progetto, ha affidato alla dott.ssa Tiziana Martuscelli il
coordinamento di un gruppo di lavoro con l’ obiettivo dell’ integrazione dei servizi sanitari sulle modalità
degli interventi rivolti agli adolescenti, obiettivo trasversale del piano aziendale 2004 nell’ area degli
adolescenti.
Il gruppo di lavoro:
•
dott. De Fend, dott.ssa Buzzatti per il CONSULTORIO FAMILIARE
•
dott. Salerno, dott.ssa. Ulian, dott. Zanon per il DIPARTIMENTO di SALUTE MENTALE
•
dott. Burgio e dott.ssa. Pozzi per il SERVIZIO TOSSICODIPENDENZE
•
dr. Giaccherini e dott.ssa Del Ben per il SERVIZIO di NEUROPSICHIATRIA INFANTILE
ANALISI DEI DATI
Il gruppo ha deciso di iniziare il suo lavoro partendo da un esame della realtà, attraverso l’ analisi
dei dati degli adolescenti tra i 14 e 23 anni che hanno usufruito nell'anno 2003 di prestazioni psicologiche e
psichiatriche da parte dei servizi aziendali.
Complessivamente i dati risultano particolarmente significativi sia nel numero: 733 giovani, che nelle diagnosi
psicopatologiche ad essi correlate.
Questo numero, come da accordi presi nella prima riunione, riguarda solo gli adolescenti che hanno richiesto
una consulenza o una “presa in carico psicoterapeutica”non ai portatori di handicap o agli adolescenti che si
sono rivolti ai servizi per altri problemi per es. al Consultorio: le prestazioni sanitarie nell’area della
contraccezione, della sessualità…
Una
valutazione generale dei dati ci permette di osservare come una parte di giovani si riferisca
direttamente al servizio specialistico di competenza del proprio problema , se il disturbo di cui soffre è più
facilmente identificabile, come la dipendenza da sostanze o i disturbi alimentari, mentre
un numero
considerevole di adolescenti in difficoltà (più o meno conclamata) arrivano spesso ai servizi in modo
"indifferenziato".
Questi dati sembrano confermare la “linea guida” individuata nel corso di formazione con il dr. Muscetta e
cioè che, per evitare di perderli, sia necessario che ogni servizio sia luogo di accoglienza e di
prima valutazione del problema segnalato. Qualora il servizio a cui il giovane si è rivolto non sia quello
pertinente, è il servizio stesso che "accompagna" il giovane verso il servizio che meglio può rispondere alle
sue esigenze e nei casi di multiproblematicità i servizi concordino un intervento integrato.
Una valutazione più dettagliata dei dati ci permetterebbe di avere più informazioni, soprattutto in termini di
percorso svolto da parte dei servizi con il giovane e di esiti degli interventi, ma non è l’obiettivo del gruppo
interservizi sull’adolescenza che, anche in riferimento a questi dati, ha iniziato una riflessione sull’approccio
clinico all’adolescente e su un protocollo condiviso.
Allegato 4 : tabelle dei dati e analisi qualitativa degli interventi di ogni servizio
IL PROGETTO
Ravvisata la necessità di un integrazione tra i servizi all’ interno dell’ ASS n°6 in riferimento alla
questione adolescenziale, il gruppo ha lavorato in un’ ottica trasversale seguendo una traccia che ha
analizzato i seguenti punti:
L’ accoglienza
La consulenza
La richiesta di valutazione
La terapia
L’ urgenza, il ricovero e la gestione della crisi
Il collegamento con il servizio aziendale di educazione alla salute.
La rete dei servizi non aziendali
Il gruppo si è posto l’ obiettivo di articolare il proprio lavoro sia rispettando le modalità operative attuali
peculiari di ogni servizio, che proponendo un protocollo omogeneo di approccio alla richiesta clinica
dell’ adolescente.
I primi cinque punti della traccia sopra riportata sono strettamente inerenti l’ obiettivo, mentre gli ultimi due
punti sono accennati e contestualizzati solo rispetto allo stesso.
1. ACCOGLIENZA
L’ analisi della domanda è il primo momento di valutazione e decodifica di una richiesta di aiuto.
In fase di accoglimento, la domanda può essere formulata in modo congruo e specifico o, soprattutto con
pazienti adolescenti e/o con i familiari si presenta spesso confusa, incongrua, aspecifica e contraddittoria.
L’ abilità di decodifica e analisi della richiesta, rappresenta quindi un momento importante e significativo
dell’ accoglimento dell’ utenza.
Si rende quindi necessario un ascolto professionale, capace di differenziare l’ insorgenza di un disturbo,
dalla franca patologia, o il comportamento inadeguato, da condotte che rientrano nella normalità dei
comportamenti giovanili.
Le condotte che in altre età potrebbero essere considerate sintomo di patologia, in adolescenza rientrano
nella normalità. La conoscenza dei normali percorsi del ciclo di vita e della psicologia dell’ età evolutiva e
l’ utilizzo di un’ indagine multifattoriale consentono di orientarsi verso una diagnosi che già in fase di
accoglimento valuti la difficoltà o il livello di rischio in cui si trova l’ utente che accede al servizio. La fase di
accoglimento, rappresenta quindi un primo intervento che necessita di competenze specialistiche che
servono a discriminare e a differenziare la presa in carico, dall’ ipotesi di invio ad altro servizio dell’ ASS, o
ad attivare agenzie sociali dedicate ai giovani. Questo momento diventa ancora più prezioso se confrontato
con la difficoltà tipica dei giovani e delle loro famiglie di rivolgersi ai servizi dell’ ASS; è opportuno, quindi,
che gli adolescenti possano essere inseriti in prassi adeguate di valutazione e di contatto con specialisti che
poi
potranno occuparsi di loro, favorendo così la fiducia nell’ intervento psicologico e aumentando le
possibilità di successo.
La necessità che il primo contatto dell’ adolescente avvenga con lo psicologo è motivata dal fatto che
questi si occupa sia del normale funzionamento psicologico dell’ individuo nelle sue fasi di sviluppo che
degli aspetti patologici e del loro trattamento.
Nella valutazione
si evidenzia quindi la necessità di competenze sui temi della comunicazione, della
conoscenza dei processi psicologici tipici dell’ età evolutiva, del funzionamento mentale e psichico
dell’ adolescente sano e del largo spettro di elementi che differenziano il disturbo lieve o di media entità,
dalla franca patologia
Pertanto in termini operativi:
L’ operatore del servizio che riceve la richiesta telefonica o di persona:: rimanda ad un contatto con lo
psicologo che risponde in tempo reale o richiama l’ interessato per analizzare la domanda sia che questa
venga fatta dal giovane o dalla sua famiglia che da un servizio ( scuola, SSC,….O.C. magistratura…)
2. LA CONSULENZA IN ADOLESCENZA
ADOLESCENZA
L’ intervento di consulenza all’ adolescente può essere definito come la possibilità di offrire un
orientamento o un sostegno al singolo e/o al suo sistema familiare, favorendone lo sviluppo con l’ utilizzo
delle sue proprie potenzialità. Essa consiste in un’ assistenza specialistica basata sull’ ascolto e
l’ approfondimento di problemi individuali e relazionali, fornita all’ adolescente e /o ai suoi familiari per
comprendere e risolvere alcuni aspetti del loro disagio personale, familiare ed esistenziale
E’
un intervento specialistico effettuato a scopo di valutazione, di counselling e di indirizzo ed è
finalizzata a valutare le condizioni cliniche, lo stato psicopatologico e comportamentale dell’ adolescente.
Si tratta della prestazione professionale, svolta da un clinico esperto in dinamiche psichiche normali e
patologiche, individuali, gruppali e organizzative.
E’
il momento in cui l’ intervento psicologico si articola anche attraverso figure istituzionali significative
nella rete relazionale del soggetto (MMG, PLS, operatori sanitari, operatori sociali, educatori, figure adulte
che svolgono attività di tipo educativo ….) che richiedono un supporto da parte dell’ esperto.
La consulenza è caratterizzata dall’ utilizzazione degli strumenti propri dell’ attività clinica ed è intesa
prevalentemente in senso valutativo e diagnostico; può già contenere fattori terapeutici di per se stessi
esaurienti oppure suscettibili di impiego e sviluppo nell’ ambito di un eventuale programma terapeutico.
Va evidenziato dunque che la consulenza in adolescenza, prevedendo tra l’ altro la diagnosi psicologica,
l’ orientamento e il sostegno, è una attività di competenza del ruolo professionale dello psicologo (legge
56/89)
La necessità di un tempo breve nella risposta alla domanda
domanda dell’ adolescente
L'adolescenza è una fase della vita piuttosto estesa nel tempo, ed oggi in particolare vi è una tendenza a
spostare in avanti il suo "compimento" inteso come superamento della fase delle incertezze per un accesso
all'età adulta. Si potrebbe dire che al tempo dilatato della condizione adolescenziale, deve corrispondere un
tempo ristretto di risposta di chi è percepito sull'altro versante: quello adulto. Per questo motivo, infatti, si
deve tener conto che le caratteristiche di incertezza e mutevolezza proprie di questa età, permeano non
solo il modo di fare domanda, ma anche l'attesa e l'aspettativa della risposta. Queste caratteristiche di
incoerenza che portano l'adolescente a chiedere e a non volere, ad ammettere e negare, a voler dire e a
tacere, ecc. dovrebbero trovare sul versante della risposta, chiarezza e coerenza espresse in tempo breve,
individuabile senza ambiguità, che esprima attenzione e capacità di comprensione ed accoglimento.
Il tempo diviene quindi un elemento centrale della risposta, considerando che in questa età spesso, il
"quando", inteso come momento in cui viene espressa la domanda, è più importante del "cosa", inteso come
contenuto stesso della domanda.
Proprio questo concetto di tempo diviene centrale se si prende in esame la necessità di aggancio e di
contatto che scaturisce qualora l'adolescente o chi per lui, formuli ai Servizi preposti una domanda che
implichi una risposta intorno al tema di un suo particolare "stato" personale. In altre parole questo significa
che alla velocità, instabilità e mutevolezza del pensiero adolescenziale dovrebbe corrispondere, da parte dei
servizi, una risposta che si adatta a queste caratteristiche.
Non si può correre il rischio, infatti, di perdere il momento in cui un giovane entra fugacemente in contatto
con una sua parte sofferente e, mette in atto dei comportamenti (asociali, psicopatologici…devianti…) per
poterla esprimere. Se a questo associamo la difficoltà tipica dell’ adolescente di fare delle domande e la
mutevolezza delle caratteristiche delle domande stesse, ne deriva, quindi, che l’ operatore che riceve
l’ adolescente debba dare una risposta in tempi brevi
Evitare tempi lunghi di attesa significa oltre a questo, evitare che l'idea corrispondente ad un bisogno "lieviti"
nella mente di un adolescente e si trasformi dilatandosi, fino a non poter più essere riconoscibile e quindi a
non poter essere espressa. Quando si determina questa condizione è facile prevedere che l’ idea non
prontamente accolta, aumenti la sofferenza del giovane fino a strutturarsi in un vero e proprio stato di crisi
che si può esprimere in comportamenti disadattivi, asociali, psicopatologici…
Se all'urgenza suscitata dalla modalità con cui viene espressa la domanda corrisponderà la sollecitudine,
non caratterizzata dall'ansia bensì dall'attenzione e da una pronta capacità di accoglimento, verranno a
crearsi le premesse che costituiscono base certa per lo sviluppo di una relazione di aiuto.
Metodi e Tecniche
A LIVELLO METODOLOGICO,
METODOLOGICO il consulente si ritrova a dover decidere quali siano i propri interlocutori
privilegiati e attraverso quali strategie o tecniche svolgere il proprio intervento.
•
Nel caso dell’ adolescente minorenne
I genitori, devono essere comunque informati anche
quando è il minorenne a rivolgersi direttamente al servizio. Per i più giovani è molto più spesso la
famiglia a richiedere l'intervento. Diventa allora fondamentale lo spazio riservato al ragazzo per
un'analisi della domanda
perchè possa arrivare a formularla in modo chiaro a sè stesso.
E'
fondamentale concordare la modalità di coinvolgimento dei genitori o dell'adulto di riferimento sia per
non minare il rapporto di fiducia indispensabile in qualsiasi intervento, sia relativamente alle
problematiche che saranno affrontate.
•
nel caso dell’ adolescente maggiorenne,
maggiorenne merita attenzione particolare la scelta di coinvolgere o
meno, e in che modo, i suoi familiari e in particolare i genitori. Tale valutazione dovrebbe tener conto
di alcuni principi sia di tipo professionale, come ad esempio l’ effettiva necessità e possibilità di
collaborare con loro ai fini di un aiuto efficace, sia di tipo deontologico, come il rispetto del segreto
professionale e della privacy.
•
nella consultazione con i soli genitori,
genitori
sebbene l'adolescente sia il vero potenziale cliente, al
momento del colloquio con loro, sono quest'ultimi ad essere"clienti", in quanto interlocutori essenziali
e persone, che hanno bisogni e difficoltà riguardanti la loro relazione col figlio
•
Nel caso di colloqui con i diversi interlocutori
interlocutori,
locutori è importante mettere a fuoco il funzionamento mentale
di entrambi - figlio e genitori - per evidenziare come tale funzionamento influenzi sia la qualità delle
relazioni oggettuali, sia quella delle comunicazioni più manifeste. (1)
A LIVELLO STRATEGICO
STRATEGICO,
TEGICO la consulenza all’ adolescente prevede solitamente una fase valutativa e una
fase di restituzione della valutazione attuata, o di proposta di intervento vero e proprio.
Nella fase valutativa il consulente, in base alla situazione presentata e al proprio orientamento, può utilizzare
diversi strumenti: l’ osservazione diretta, il colloquio con l’ adolescente e /o con i suoi familiari, l’ analisi
dei vissuti transferali e controtransferali, l’ indagine testologica. (2)
La Restituzione
Al termine della consulenza va sempre prevista la restituzione della valutazione
TEMPI
• Solitamente la consulenza viene intesa come un intervento di breve durata, nonostante ciò
quantificare il numero di incontri può risultare riduttivo. Inoltre, può essere fuorviante
All’ adolescente
•
Ai familiari
•
Agli eventuali invianti
Pertanto è opportuno sottolineare che fare una corretta restituzione agli adolescenti di tutto ciò che è
avvenuto nella fase di consulenza, può avere già una valenza terapeutica.
Ricorrere ad un criterio temporale per distinguere la valutazione dalla consulenza e dalla terapia, visto che
esistono esempi di consulenze che possono estendersi nell’ arco di diverse settimane, e modelli di
psicoterapia breve o strategica che si risolvono in un numero piuttosto ridotto di sedute.
Può essere più opportuno quindi distinguere l’ intervento di consulenza da quello terapeutico vero e proprio
in base al criterio degli obiettivi perseguiti e dei metodi utilizzati, piuttosto che in base ad un criterio di tipo
meramente temporale.
3. LA RICHIESTA DI VALUTAZIONE
Intesa come momento diagnostico al fine di valutare i rischi ed il funzionamento mentale dell’ adolescente.
Serve a definire quale progetto terapeutico stabilire per il giovane o può essere richiesta, come prestazione
autonoma da parte di: MMG, PLS, servizio degli Ospedali, servizi dell’
ASS 6 per un approfondimento
diagnostico e consultazione per i Servizi Sociali.
Viene anche richiesta dall’
autorità giudiziaria per permettere al Giudice di prendere decisioni in merito a
progetti di cura, riabilitazione o in caso di adolescente con pendenze penali, misure alternative di pena.
Si articola su tre modalità:
1. adolescente e genitore (obbligatoria in caso di minorenni);
2. adolescente da solo;
3. genitori da soli
Adolescente
Adolescente e genitori.
genitori
E’
il caso più frequente specie nella prima e nella seconda adolescenza, e comunque nei casi più gravi.
Quando è evidente che sono soprattutto i genitori ad essere interessati alla consultazione, cercare di non
aderire alla loro richiesta di visitare l’ adolescente prima che si sia creata in lui un minimo di motivazione.
L'adolescente da solo.
solo
Tali
tali
possono
possono
essere
essere
le
le
diffidenze
difficoltà
nei
emotive
confronti
a
un
degli
incontro
adulti
nuovo,
e
comunque
tanto
più
impegnativo quanto più è stato attivamente ricercato,che non è infrequente che il primo colloquio possa
essere anche l'ultimo.
Per questa ragione l'obbiettivo principale che si pongono quelli che prevalentemente si occupano di
adolescenti è di fare in modo che l'adolescente torni almeno una seconda volta anche al fine di valutare
eventuali interventi traumatici ( abusi,lutti,malattie)
I genitori da soli.
Quando l’ adolescente rifiuta l’ intervento o quando viene richiesta la valutazione delle capacità genitoriali
per consentire le decisioni sul minore.
A completamento della valutazione è utile approfondire l’ ipotesi diagnostica tramite l’ utilizzo di test
psicologici.
Al termine la valutazione deve prevedere una restituzione finale degli elementi raccolti.
4. LA TERAPIA
Nella scelta del percorso terapeutico vanno poste alcune premesse che consentono di individuare la
modalità più adeguata alle richieste degli adolescenti:
-diagnosi differenziale : ad esempio tra crisi acuta e crisi adolescenziale, intesa come crisi evolutiva,
che può quindi avere maggiori possibilità di una risoluzione favorevole, o tra disordine evolutivo e problema
conclamato;
-implicazioni della comorbilità; frequente soprattutto nei disturbi da dipendenza (alimentare, droghe,
affetti, ecc.);
-criteri diagnostici: è necessario differenziare gli indicatori di patologia tipici dei manuali che sono
costruiti sugli adulti. La valutazione deve essere multifattoriale e deve tener conto della possibilità di
regressione e quindi della normalità di un funzionamento a livelli inferiori per periodi brevi; così come può
essere frequente un'alterata percezione del proprio corpo o una variazione del tono dell'umore;
-l'utilizzo dei farmaci che va calibrato conoscendo l'importanza che ha in adolescenza il controllo del
proprio corpo e della propria ideazione;
Molto spesso nella cura dell'adolescente, soprattutto nelle situazioni più gravi, sussiste la necessità
di intervenire a più livelli, nonchè a livello farmacologico e, il progetto di intervento non include solo il
trattamento psicoterapico, ma una gamma di interventi legati al contesto di vita del paziente.
Il trattamento psicoterapico non è l’ unico intervento; si dimostra, a volte, utile negli interventi
ambulatoriali, ma necessita di confrontarsi con interventi educativi, psicopedagogici, riabilitativi,
interfacciandosi altre volte con l’ autorità giudiziaria e/o sociale che a volte si impongono come prioritarie.
Il lavoro dello psicologo è spesso quello di mantenere attiva e funzionante la rete dei servizi e delle
prestazioni attuate sul singolo caso. Nella rete risultano importanti i collegamenti con il territorio costitutito
da:
-scuola
-enti locali (progetto giovani, servizi sociali ecc.)
-MMG/ PLS
-ospedale nel caso di adolescenti che abbiano patologie organiche o ricoveri
-autorità giudiziaria o servizi sociali: a volte la terapia si inscrive in un programma previsto dal tribunale o da
una sua diretta emanazione.
Per terapia si intende una larga fascia di interventi che vedono la psicoterapia come intervento di
elezione ma che si stanno sempre più allargando ad interventi ad ampio raggio tenuto conto dei
cambiamenti dei giovani, ma anche dei cambiamenti delle istituzioni e delle famiglie. Vari tipi di intervento si
fanno comunemente con gli adolescenti ed hanno comunque una valenza terapeutica pur non essendo
propriamente interventi psicoterapici, ad esempio:
•
Consueling
•
Terapia/sostegno alla famiglia che può essere affiancato a lavoro con gli adolescenti o in altre
occasioni può essere l’ unica opportunità di intervento sul caso
•
Supporto alla genitorialità
•
Sostegno ai caregiver
•
Interventi associati (farmaci+sostegno+terapia)
•
Interventi con le comunità alloggio o con le comunità terapeutiche.
Per psicoterapia si intende una modalità di trattamento dei problemi e dei disordini psichici o somatici, che
utilizzino metodi psicologici e, in particolare la relazione tra terapeuta e malato. E’
un processo intenzionale
progettato per produrre una modificazione di quei sentimenti, cognizioni, atteggiamenti e comportamenti
rivelatisi problematici per il soggetto, che cerca di farsi aiutare da un professionista con una specifica
formazione.
Tutti i servizi dell'ASS 6 offrono, secondo criteri di valutazione diagnostica e di opportunità sopra
citati, la possibilità di psicoterapia secondo modalità diverse:
•
psicoterapie individuali a breve termine:
termine
si intende un intervento a tempo prefissato o determinato, che mira ad ottenere un
cambiamento
in un arco di tempo relativamente breve e con un numero di sedute limitate, intervenendo su
problemi circoscritti o “ focalizzati” .
La terapia breve è di tendere, pur nella brevità che caratterizza l’ intervento, ad avviare una
trasformazione e una crescita, non solo attivare una risoluzione del sintomo o un’ assistenza che
oscilli tra il sostegno e il riadattamento;
•
psicoterapie familiari:
familiari
l'intervento ha l'obiettivo di modificare le relazioni tra gli appartenenti alla stessa famiglia e le loro
rappresentazioni psichiche;
•
psicoterapie di gruppo:
gruppo
l'intervento, attraverso le dinamiche del gruppo, si propone di sostenere la crescita e il cambiamento
delle rappresentazioni intrapsichiche dell'individuo;
Criteri di opportunità all’ interno della realtà dei servizi pubblici orientano l’
intervento secondo i principi
della psicoterapia breve.
Un discorso a parte merita la presa in carico delle situazioni gravi da parte dei servizi. Questo tipo di
intervento prevede, ovviamente, un percorso terapeutico complesso ed articolato,a lungo termine, dove non
è possibile aprioristicamente quantificare modalità e tempi dell’ intervento stesso.
5. L’ URGENZA, IL RICOVERO E LA GESTIONE DELLA CRISI
L’ intervento nella crisi, particolarmente in età adolescenziale, riveste particolare importanza nella economia
dello sviluppo dell’ individuo. Una gestione adeguata della fase acuta e della successiva “ presa in carico”
rappresenta un momento importante e significativo sia per il trattamento successivo che per l’ evoluzione
della stessa.
La gestione dell’ urgenza, a livello strategico, prevede:
Professionalità diverse (psichiatri, psicologi, infermieri, educatori, assistenti sociali..)
Tempi e modalità di intervento non definibili a priori
Strutture di ricovero, e di accoglimento nel caso in cui non sia possibile e clinicamente non idoneo
un rientro immediato in famiglia.
In riferimento all’ attuale prassi dove l’ intervento sulla crisi viene garantito da diversi servizi all’ interno
dell’ ASS secondo diverse modalità ( competenze specifiche, organizzazione interna dei servizi, presenza
del personale in sevizio, difficoltà di integrazione nell’ intervento…)
incoraggiare L’
viene definita la necessità di
INTERCONNESSIONE FORMALE TRA I SERVIZI superando le attuali logiche di rapporto
informale tra professionisti.
La logica di questa proposta diviene quella di non lasciare al caso l’ intervento sull’ emergenza-urgenza,
favorendo il lavoro di rete e la presa in carico successiva del giovane.
A LIVELLO METODOLOGICO tenendo conto dell’ organizzazione dei servizi
dell’ ASS n°6 e con
l’ intento, peraltro più volte ribadito, di rispettare le modalità operative attuali peculiari di ciascun servizio, si
propone quanto segue:
L’ intervento sull’ urgenza viene garantito dal DSM sulle 24 ore essendo, attualmente, l’ unico
servizio dell’
Azienda dotato di un medico reperibile ed operativo esclusivamente sulle urgenze.
L’ attuale protocollo di intervento del DSM sulle urgenze prevede che la risposta avvenga in
maniera differita a seconda che l’ urgenza sia:
- di pronto intervento,
- entro le 24 ore
- per le urgenze differibili (entro le 48 ore).
L’ urgenza viene garantita esclusivamente presso il Pronto Soccorso a livello provinciale ed è il
medico del Pronto Soccorso che la definisce.
A partire dal mese di marzo 2005 la ristrutturazione del Pronto Soccorso dell’ O.C. di Pn. prevede
la possibilità di usufruire di 10 posti letto per degenze fino a 72 ore. Tale risorsa diventa
estremamente utile in casi di interventi in urgenza su pazienti giovani in quanto permette ai servizi di
calibrare l’ intervento successivo.
Sarà compito del DSM, che accoglie la domanda, coordinare il proprio intervento con il servizio di
riferimento, in caso di giovane paziente già in carico ad un servizio distrettuale. In riferimento a
giovani non conosciuti sarà compito del professionista richiedere un’
UNITÀ VALUTAZIONE
DISTRETTUALE al fine di:
-
curare la tempestiva e completa comunicazione dell’ intervento effettuato;
-
la successiva presa in carico del giovane paziente in un’ ottica interservizi secondo gli
obiettivi e le modalità definite da questo progetto.
Comunque
va ricordato che letteratura recente sottolinea l’ efficacia clinica e l’ importanza dell’
intervento psicologico già nella fase dell’
urgenza.
Una breve nota informativa i giovani 14-23 anni che nell’anno 2003 hanno ricevuto un intervento d’urgenza
sono complessivamente 38:
• 10 giovani seguiti dal DSM con intervento = T.S.O - RICOVERI VOLONTARI C/O SODCP,
REPARTI OSPEDALIERI, CENTRI 24 ORE
• 28 giovani con sede di contatto Dipartimenti di emergenza
Il tema dell’ urgenza, il ricovero e la gestione della crisi è stato trattato dal gruppo di lavoro composto da:
dott. Angelo Cassin Responsabile del Dipartimento di Salute Mentale, dott.Andrea Flego Responsabile del
Servizio Tossicodipendenze, dott. Ferruccio Giaccherini Responsabile del Servizio di Neuropsichiatria
Infantile, dott. Nicola Salerno e dott.ssa Tiziana Martuscelli.
6. IL COLLEGAMENTO CON IL SERVIZIO AZIENDALE DI EDUCAZIONE ALLA SALUTE.
Parlando di adolescenza ovviamente si parla di interventi nella scuola, dove attualmente intervengono su
richiesta indifferenziata, da parte dei Dirigenti Scolastici, molti Servizi dell’ ASS 6, servizi regionali (Servizio
per l’ Orientamento continuo), servizi e professionisti privati , nonché associazioni varie.
Sarà opportuno che tutti gli interventi variegati che vengono forniti alla scuola compreso quello dello Spes
trovino un coordinamento.
Il Servizio per l’educazione alla salute.
salute
Questo Servizio prevede tra le sue azioni programmatiche
la creazione di procedure per assicurare i
requisiti di trasversalità della promozione ed educazione alla salute, di intersettorialità e di partecipazione.
Inoltre lo Spes si caratterizza come un Servizio trasversale deputato a mantenere costanti rapporti di
comunicazione e di collaborazione con i vari servizi che compongono l’Ass 6 e tra gli stessi e le altre realtà
territoriali. Va definita una modalità di interazione tra lo Spes e gli operatori che nei vari Servizi si occupano
delle problematiche adolescenziali e viceversa.
In pratica, gli operatori che si trovano ad intervenire da un punto di vista clinico con adolescenti possono
raccogliere tutta una serie di elementi, di esigenze riguardanti questa realtà da trasferire, poi, allo Spes che
può, a sua volta, sulla base di questi ed altri elementi, riorientare, ricalibrare, integrare i propri programmi di
intervento in ambito preventivo e di educazione e promozione della salute
. Inoltre se nell’ambito sempre di un intervento clinico su situazioni che coinvolgono adolescenti, gli operatori
dei vari servizi interessati entrano in contatto, anche, con realtà istituzionali e non (es. Scuola, Associazioni,
Privato sociale, ecc.) possono segnalare l’esistenza del Servizio aziendale che specificatamente è deputato
a svolgere, appunto, un’azione di prevenzione, di educazione e di promozione della salute. D’altro canto, il
Servizio di Promozione ed educazione alla salute aziendale può, nel corso delle sue molteplici iniziative ed
attività, dare l’informazione che all’interno dei vari Servizi dell’Ass 6 vi sono degli operatori che possono
offrire una risposta precisa dal punto di vista clinico alle richieste riguardanti le problematiche adolescenziali.
Altresì, eventualmente, di fronte ad una esplicita richiesta di intervento su una specifica situazione può
essere fatto l’invio al servizio più indicato con le modalità più opportune.
7. LA RETE DEI SERVIZI NON AZIENDALI
Oltre alla Magistratura, i Servizi non aziendali che, a diverso titolo, si occupano di adolescenti sono molti.
Alcuni servizi fanno capo ai Comuni (es. i Progetti Giovani, il centro di orientamento ed ascolto nel
Sanvitese, psicologi e pedagogisti convenzionati prima con i finanziamenti della Legge 285, poi con la Legge
328 o con altri finanziamenti a cui hanno potuto e possono accedere i Comuni), altri a Cooperative, per non
parlare di tutte le associazioni di volontariato che comunque svolgono funzioni diversificate di intervento
sugli adolescenti.
Per quanto riguarda i Comuni, le Leggi sopra citate se da una parte hanno dato un forte impulso a molteplici
progetti di supporto ai minori, dall’altra con i finanziamenti a disposizione hanno aumentato le risorse di
personale impegnato ed hanno arricchito il panorama di interventi sull’adolescenza che, a questo punto,
necessitano di un coordinamento per evitare sovrapposizioni anche con gli interventi, soprattutto di
prevenzione, che vengono richiesti anche ai Servizi Sanitari.
In questo Progetto, finalizzato all’intervento clinico e pertanto peculiare solo all’Azienda Sanitaria, facciamo
un breve accenno ai principali Servizi pubblici che a diverso titolo si occupano di adolescenti e che
interagiscono più o meno sistematicamente con i Servizi dell’ASS n°6 richiedendo agli stessi un intervento
clinico: il Tribunale per i Minorenni, il Tribunale Ordinario, il Servizio Sociale dei Comuni, il Servizio
Regionale Istruzione e Orientamento e il Servizio Sociale Minori-Trieste.
Il Tribunale per i Minorenni
Non richiede una presentazione. In questa sede è opportuno,invece, rendere evidente ciò che lo stesso
richiede sistematicamente ai Servizi Sanitari attraverso decreti:
•
Perizie di valutazione delle capacità di genitori di minori multiproblematici o in grave difficoltà e ad
alto rischio psicologico e/o psicopatologico e sociale al fine di assumere decisioni;
•
Diagnosi, e/o consulenza, e/o sostegno, e/o psicoterapia del giovane
•
Diagnosi, e/o consulenza, e/o sostegno, e/o psicoterapia della sua famiglia
I decreti prevedono dei tempi di attuazione dell’intervento con scadenze prefissate dal Tribunale stesso.
Il Tribunale Ordinario
Considerata l’eterogeneità delle competenze di questo Tribunale è necessario specificare le aree di
intervento su cui è richiesto l’intervento dei Servizi Sanitari.
Le richieste possono provenire:
•
dal Magistrato relativamente alle separazioni giudiziali, in occasione della richiesta di divorzio,
ovviamente in presenza di minori, e/o su richiesta di affido congiunto da parte dei genitori. Possono
essere richieste, con ordinanza,
ordinanza può richiedere perizie personologiche e/o di valutazione delle
capacità genitoriali con richiesta di proposta da parte dei servizi circa il
genitore più idoneo
all’affidamento, al fine assumere una decisione.
•
Dalla Procura relativamente ai reati di violenza sessuale e/o di maltrattamento fisico grave:
-
assistenza psicologica alla vittima nell’iter giudiziario;
-
consulenza psicologica al Pubblico Ministero;
-
relazione e/o audizione in fase processuale, con svincolo dal segreto professionale, nel caso
il professionista sia il terapeuta.
Ufficio Servizio Sociale MinoriMinori-Trieste
Fa capo al Dipartimento Giustizia Minorile del Ministero della Giustizia. L’ organico è composto da 10
Assistenti Sociali e 2 educatori oltre al Direttore che è sempre un’ Assistente Sociale e al personale di
sergreteria. Ha competenza su tutto il territorio regionale in relazione alla competenza del Tribunale
Minorenni. La sua sede centrale è a Trieste, ha una sede staccata a Udine. A Pordenone fruisce di un
recapito presso la Sede dei Servizi Sociali di Pn.
Si occupa di minorenni 14-18 anni che entrano nel circuito penale dalla segnalazione di reato fino alla
conclusione dell’ iter penale e/o di esecuzione di condanna. Si occupa altresì di minori vittime di violenza
sessuale per i quali la Legge 66/96 dispone l’ assistenza e la protezione in ambito giudiziario.
Interviene nelle varie fasi del processo penale minorile e secondo quanto disposto dal Codice di Procedura
Penale Minorile che nella sua filosofia offre un ampio spazio all’ osservazione, all’ accompagnamento ed
al sostegno del minore nel suo percorso evolutivo segnato da vicende penali sia nella veste di autore del
reato che , solo per i reati sessuali, di vittima minorenne.
Il focus prevalente è sull’ area del disagio adolescenziale nei suoi aspetti del comportamento sociale e della
devianza.
L’ impostazione del metodo di lavoro del Servizio, sostenuto da tutta la normativa in materia minorile,
minorile
nonché dalle innumerevoli analisi teoriche sociologiche sulla devianza porta questo servizio a costruire delle
forti connessioni con i servizi del territorio (Ente Locale, Servizi Specialistici e privato sociale).
Per quanto attiene alle collaborazioni con i servizi specialistici dell’
AAS 6 le richieste prevalenti sono le
seguenti e sono già da tempo consuetudine
consuetudine operativa anche formalizzata in forma scritta
•
Invii di situazioni personali del minore e/o familiari, su disponibilità degli stessi,per consulenza,
sostegno o psicoterapia;
•
Richiesta di consulenza e/o sostegno per situazioni di minori ad alto rischio sia psicopatologico che
sociale e/o con gravi implicazioni di tipo penale;
•
Richieste di collaborazioni con interventi di tipo psicologico o psicoterapeutico nei percorsi riabilitativi
e rieducativi ;
•
Cogestione di progetti e programmi di trattamento e riabilitazione specificamente per le
problematiche connesse alla tossicodipendenza, ma anche per tutti gli altri servizi dell’ ASS in
presenza di psicopatologia o grave rischio psicosociale
Per i 3 ultimi punti la responsabilità sul piano dell’ organizzativo dell’
intervento in ambito penale è
prevalentemente dell’ USSM, ma la responsabilità sul piano tecnico terapeutico è completamente dei
servizi aziendali che comunque devono agire in rete con l’ USSM.
NONOSTANTE LA CONSUETUDINE CONSOLIDATA DI LAVORO COMUNE SAREBBE COMUNQUE
AUSPICABILE UNA FORMALIZZAZIONE ATTRAVERSO UN PROTOCOLLO DI INTESA.
Il Servizio Sociale dei Comuni
Il Comune è l’ Ente tutore dei minori residenti nel suo territorio. Si avvale della collaborazione dei Servizi
dell’ Azienda Sanitaria per quanto riguarda tutti gli aspetti clinici relativi agli interventi sui giovani.
Ai Servizi Sanitari richiede, nell’ ambito di una concreta coprogettazione e presa in carico delle situazioni:
•
Perizie di valutazione delle capacità di genitori di minori multiproblematici o in grave difficoltà al fine
di assumere decisioni;
•
Diagnosi, e/o consulenza, e/o sostegno, e/o psicoterapia del giovane
•
Diagnosi, e/o consulenza, e/o sostegno, e/o psicoterapia della sua famiglia
Tutti i Comuni della Provincia hanno stilato, nell’ambito prima della Legge 285 e poi della Legge 328, dei
Protocolli di collaborazione con l’Azienda Sanitaria definiti Unità di Valutazione Minori o E’quipe Minori.
Il Servizio Regionale Istruzione e Orientamento
Fa capo alla Direzione Centrale, Istruzione, Cultura , Sport e Pace - Trieste. Ha 6 centri regionali di
orientamento (PN, UD, TS, GO, Gemona, Cervignano) che sono strutture stabili di livello inferiore.
Funzioni e competenze del Servizio :
•
cura l'organizzazione dei servizi per l'orientamento , sia livello centrale ( centro risorse regionale,
gestione del sistema informativo) sia livello periferico tramite i servizi erogati presso i Centri di
orientamento.
•
coordina l'attività dei centri territoriali e dei soggetti istituzionali che operano a supporto dei processi
di orientamento continuo;
•
fornisce supporto alle autonomie scolastiche, anche in collaborazione con altri soggetti istituzionali,
per promuovere il benessere ed affrontare le situazioni di disagio dei giovani nei contesti scolastici.
Le prestazioni erogate presso i Centri sono :
•
Sportello di accoglienza ed informazione;
•
Servizi di consulenza di orientamento;
•
Counseling psicologico;
•
Servizio di bilancio di competenze;
•
Supporto tecnico alle Scuole
Target : giovani, adulti, studenti, docenti, famiglie
La sede di Pordenone ha iniziato la sua attività nel 1985 con competenze sull’ orientamento scolastico
e professionale, perciò con rapporto prioritario con la scuola media e superiore. Attualmente il personale
regionale di ruolo assegnato al centro di Pordenone è di 7 psicologi, di cui uno responsabile del Centro,
e 3 operatori di altro profili professionale, due con funzione formativa e l’altro con funzione
amministrativa. Dipendono dal centro due sportelli informativi ( Pordenone e Maniago) gestiti da 3
operatori esterni, dipendenti da una cooperativa vincitrice di un appalto di servizi (progetto RiTMO).
Lo uno sportello informativo e di accoglienza si rivolge ad adolescenti, genitori, insegnanti ,adulti.
Tutte le scuole medie inferiori e superiori della provincia usufruiscono delle prestazioni consulenziale presso
la propria sede
Attività erogate :
per docenti assistenza tecnica per la programmazione delle attività di orientamento, azioni
formative,il servizio fornisce anche il materiale di supporto
per gli studenti/famiglie : colloqui individuali ai ragazzi e ai genitori da cui emergono anche
problematiche più importanti che impediscono di prendere decisioni, perciò possono avere un
seguito di counselling presso il centro
La consulenza agli adolescenti può essere anche integrata con una battera di test (Wisch e Wais,
Wartegg, Big Five Questionario 16 PF, Questionari interessi…)
per gli adulti un bilancio di competenze da 8 a 12 incontri al fine di permettere alla persona di
svolgere un lavoro di elaborazione delle proprie risorse.
Il Centro ha fatto anche esperienze di lavoro di gruppo per aiutare i genitori nel rapporto con i figli.
Il Servizio istruzione e orientamento, tramite la sede centrale di Trieste, può intervenire con contributi di
natura economica per sostenere progetti delle scuole per l’ arricchimento dell’ offerta formativa. Il
finanziamento disponibile viene fissato annualmente con legge finanziaria a cui fa seguito una delibera di
giunta e un bando che fissano gli ambiti dell’ intervento e le modalità di partecipazione. Nell’ anno
2003/2004 si è avviata una sperimentazione finanziata (150.000 euro per tutta la regione) dal Servizio per un
progetto benessere (“ Star bene, studiando bene” ) a cui hanno partecipato in rete tre scuole della
provincia di PN. Per l’ anno 2004-2005 l’ azione contributiva gestita dal settore orientamento del Servizio
ha riguardato progetti per la prevenzione della dispersione scolastica per un budget di 300.000 €
ripartito
tra 87 scuole di cui nove rientranti nel territorio provinciale di Pordenone.
La coordinatrice del Centro di orientamento di Pordenone è la dott.ssa Giannetti.
Considerato che interveniamo sullo stesso profilo di utenza, risulta necessario sia formulato un protocollo
protocollo di
intesa per la presa in carico clinica.
Inoltre risulta necessario venga definita una connessione con il Servizio Aziendale di educazione alla Salute
in quanto molti risultano essere i servizi, nonché i professionisti, che intervengono nella scuola.
8. CONCLUSIONI
QUESTO PROGETTO
•
PREVEDE :
LA VERIFICA DELL’EFFICACIA DELL’ INTERVENTO
Tale verifica prevede la somministrazione di un test
SCLSCL-90 in fase iniziale di consultazione, a metà
trattamento psicoterapeutico, e alla fine. L’utilizzo di tale prassi consente non solo di verificare l’efficacia
dell’intervento, ma anche di avere una messe di dati clinici su cui è possibile avviare una ricerca clinica.
•
PUO’ ESSERE ATTUATO SOLO SE:
viene valutata la distribuzione delle risorse
Come si può verificare nell’allegato n°3 le risorse di personale sono diversamente distribuite nei diversi
Distretti, in relazione a ciò questo progetto in alcune realtà non può essere attuato.
il personale possa fruire di Formazione
Per formazione si intende: contenuti teorici, monitoraggio del progetto e supervisione di casi. La formazione
deve essere almeno triennale: 4 giornate/anno (una per trimestre) per un totale di 12 giornate in tre anni
accreditate ECM ogni anno.
il personale possa fruire di un sistema informativo
Tutti i professionisti devono avere accesso ad una banca dati dei giovani pazienti assistiti dai servizi
territoriali in modo tale da evitare interventi incongrui. Il gruppo di lavoro che si è occupato dell’ urgenza ha
evidenziato la necessità da parte del professionista chiamato in Pronto Soccorso di avere in tempo reale un
monitoraggio clinico della terapia farmacologica eventualmente in atto.
venga previsto un coordinamento
Inoltre:
TUTTI I SERVIZI
Concordano sulla necessità di poter disporre di una STRUTTURA INTERMEDIA atta all’ accoglienza di
situazioni
di
emergenza
“ decompressione”
sanitaria
e
sociale.
sociale
Tale
struttura
consentirebbe
una
funzione
di
e di attesa nella programmazione dell’ intervento e di grande risorsa operativa
nell’ intervento sugli adolescenti. Per questioni di tipo economico tale struttura non verrebbe riservata
esclusivamente agli adolescenti,ma ai minori in generale, quindi andrebbe progettata insieme alla Provincia
e agli Ambiti Socio-Assistenziali dei Comuni.
ALLEGATI
(1) Tenuto conto di ciò, è opportuno sottolineare che, anche quando la richiesta proviene
dall’ adolescente stesso, i genitori possono occupare un posto privilegiato nella consulenza poiché essi
sono gli interlocutori principali del figlio, in un tempo particolare del suo percorso di crescita, e si trovano
a dover oscillare tra l'antica funzione di holding per comprendere e accogliere i momenti regressivi del
figlio adolescente e la rinnovata funzione di saper "sopravvivere" con fermezza e fiducia alle sfide
aggressive adolescenziali, dettate dal bisogno di sentirsi reali in un momento in cui sono smarriti i
parametri antichi (Winnicott 1963, 1964). Se nella consulenza i genitori diventano interlocutori diretti del
consulente, occorre muoversi nella direzione di aiutarli nei loro nuovi compiti di sostegno e di
"sopravvivenza", mantenendo saldo il loro ruolo (Senise).
Il padre e la madre, infatti, sono portatori di una loro propria storia emotiva originata dal momento in cui,
a loro volta, furono bambini, poi adulti, adulti in coppia, per divenire successivamente genitori di un
bambino fino al momento attuale in cui devono diventare padre e madre di un figlio che non è più un
bambino. Occorre quindi portare i genitori a comprendere la propria posizione personale e la necessità
di sostenere i processi di separazione-individuazione del figlio.
Per quanto riguarda l’ adolescente, anch’ egli porta dentro di sé le vicende della sua primissima infanzia,
che hanno influenzato non poco l'assetto infantile e puberale successivo e l'approccio all'adolescenza
stessa. Affinché la sua sofferenza mentale adolescenziale possa esser contenuta, elaborata e sormontata
all'interno della crisi evolutiva, occorre che qualcuno se ne faccia carico, ossia occorre che il consulente
svolga transitoriamente la funzione sostitutiva della mente dell'adolescente, impedita dal proprio groviglio
difensivo nel suo processo di individuazione.
(2) Rispetto a quest’ ultimo punto, può essere utile tenere presente alcuni principi (da: Senise). In primo
luogo il test non deve essere utilizzato alla stregua di un esame di laboratorio nella pratica medica, ma deve
essere realmente inserito ‘ dentro’
la relazione terapeutica; in questo senso é indispensabile che la
situazione testologica venga proposta quando l’ adolescente e/ o i propri familiari hanno ben compreso la
finalità di individuazione del rapporto terapeutico. E’
inconsce, consapevoli che é meglio rinunciare all’
importante cogliere eventuali segnali di resistenze
indagine testale piuttosto che averne a disposizione una
che non può essere utilizzata, perché realizzata in assenza di una reale disponibilità emotiva. Senise ritiene
ottimale una situazione nella quale il terapeuta e il testista siano due persone differenti, perché, a suo avviso,
svolgono due funzioni mentali complementari, ma differenti per scopi, strumenti e situazione relazionale. Il
terapeuta aiuta il ragazzo a definire un’
immagine di sé più prossima a quella reale, il testista ne mette a
fuoco il funzionamento mentale, attraverso l’
uso che fa dei meccanismi di difesa. E’
facile intuire come
sia indispensabile una stretta collaborazione e conoscenza tra le due figure professionali, maturata
possibilmente attraverso una lunga esperienza di lavoro in comune, affinché tale integrazione possa
avvenire con successo. Per quanto riguarda l’
stessi debbano essere inseriti all’
utilizzo dei test, sembra importante ricordare infine come gli
interno del percorso della consultazione e come, soprattutto, non si
possano assolutamente sostituire alla stessa o diventarne la parte dominante, per quanto ben somministrati,
interpretati ed elaborati. Sono un grande strumento, un’
opportunità straordinariamente efficace, ma solo
se possono essere complementari ai colloqui clinici e non tentano di esserne l’
oggettivizzazione.
abbreviazione o l’