Digital influencer marketing
Da sempre il passaparola influenza le nostre scelte
d’acquisto, da sempre teniamo in considerazione le esperienze
d’acquisto e le opinioni degli altri consumatori prima di
decidere quale prodotto, di quale brand, acquistare.
L’utilizzo di Internet ha poi ampliato il nostro ventaglio di
fonti, più o meno autorevoli e più o meno competenti, a cui
attingere prima di effettuare i nostri acquisti. Tutti, chi
più chi meno, consultiamo il web prima di fare una scelta di
prodotto.
Una recente ricerca McKinsey ha misurato l’impatto di post e
tweet sulle vendite in Europa di oltre 100 brand, evidenziando
come il word-of-mouth (ossia “il passaparola”) sui social
possa generare una redemption rate (tasso di fidelizzazione) e
un volume di vendite superiore alla pubblicità sugli altri
media.
L’influenza del passaparola
negli acquisti
McKinsey)
(fonte:
L’importanza del passaparola è maggiore per le aziende o nei
mercati in fase di sviluppo, piuttosto che in quelli maturi,
come si vede nella tabella, il che farebbe pensare ad un ruolo
più incisivo dei social media nell’acquisizione di nuovi
clienti.
Il passaparola può indurre il consumatore a prendere in
considerazione un brand o un prodotto; nell’era del web 2.0,
il passaparola esce dalla cerchia degli amici e conoscenti a
cui era confinato prima di Internet, dei Blog e dei Social
Media. I messaggi giusti sul web risuonano e si espandono
all’interno di reti interessate, arrivando ad influire la
percezione di marca, i tassi di acquisto e la quota di
mercato.
Il passaparola può nascere spontaneamente, ma può anche essere
innescato dalle attività di marketing. Per un’azienda, fare
attività di social media marketing significa pianificare una
strategia di digital influencer marketing, individuando la
piattaforma su cui puntare (twitter, you tube, facebook,
blogger, ecc.) e decidendo
l’influencer giusto.
i
parametri
per
scegliere
A livello base, fare digital
influencer marketing significa coinvolgere blogger, youtuber,
instagrammer ed altre celebrità del web, dotate di un discreto
numero di followers, facendo in modo che promuovano il brand
attraverso la loro pagina/profilo/blog personale. Si tratta
di scegliere i bloggers che, per area di interesse ed
influenza, abbiano costruito una reputazione di credibilità ed
una specifica community, rilevabile dai tanti dati statistici
recuperabili facilmente sul web o tramite appositi siti
(Augure, Finder, ad esempio).
La responsabilità del blogger. L’attività di influencer viene
svolta a pagamento, ma il blogger deve metterci del suo, pena
la perdita della sua credibilità. Il blogger/influencer deve
pertanto selezionare le collaborazioni con le aziende e creare
il giusto mix fra i contenuti spontanei e quelli
sponsorizzati, privilegiando la qualità e non la quantità.
L’equilibrio e la parsimonia delle sponsorizzazioni sono,
dunque, indispensabili se il blogger vuole mantenere la sua
presenza di fonte credibile e competente.
Cinzia Malaguti
Bibliografia e sitografia:
F. Cardinali, L’anno degli influencer?, su Mente & Cervello
nr. 135
A new way to measure word-of-mouth marketing, su McKinsey.com
Foto: l’immagine di copertina è tratta dal sito di Erin
Blaskie