I GIORNI DELLA RICERCA Proteine... in tutte le salse Dal cibo alle cellule, i mattoni della vita Con le ricette di Sergio Barzetti Foto di Roberto Guberti Cosa sono le proteine 4 Dal genoma al proteoma 6 Proteine e prevenzione 10 Proteine bersaglio 12 Proteine che proteggono e curano 15 Proteine nel cibo: fanno bene o male? 17 Alla base c’è la perserveranza 20 L’intervista ad Antonella Clerici Le ricette di Mr Alloro 21 I mattoni della vita Gran parte della ricerca contro il cancro si occupa di proteine. Queste sono infatti i mattoni della vita, i costituenti principali della cellula e i protagonisti degli scambi tra una cellula e l’altra. Non a caso si dice che la ricerca in oncologia molecolare ha ampliato, negli ultimi anni, il suo obiettivo dalla genomica (lo studio dei geni) alla proteomica (lo studio delle proteine). Proteine sono inoltre molti dei farmaci biologici che si producono per curare il cancro: rappresentano i frutti migliori degli studi effettuati negli ultimi vent’anni dai laboratori di tutto il mondo, compresi quelli finanziati da AIRC. Anche nella prevenzione, le proteine sono protagoniste: sono tali molti dei biomarcatori che ci diranno, in un prossimo futuro e con un semplice prelievo, se un tumore in fase precoce è presente nel nostro organismo e quindi se lo si può curare prima che faccia danni. E sono le proteine (questa volta quelle contenute nel cibo) al centro di discussioni su cosa sia più opportuno mettere in tavola per evitare di ammalarsi. Nelle pagine che seguono presentiamo queste star della biologia in occasione dei Giorni della Ricerca, l’intensa settimana in cui AIRC informa sui progressi Seguici anche su www.airc.it www.scuola.airc.it della ricerca sul cancro e raccoglie fondi nell’ambito di numerosi appuntamenti come la campagna sulle reti RAI, la Settimana della Buona Spesa nei supermercati, il Gol per la Ricerca e la distribuzione dei Cioccolatini della Ricerca. 3 Cosa sono le proteine Le proteine, nel linguaggio comune, hanno a che fare col cibo. In effetti, insieme ai grassi e i carboidrati (o zuccheri), le proteine sono uno dei nutrienti disponibili in natura, e sono presenti soprattutto nella carne, nei formaggi e nei legumi. In termini strettamente scientifici le proteine sono molecole presenti in tutti gli organismi animali o vegetali. Svolgono compiti diversissimi tra loro e tutti fondamentali: dal sostegno strutturale alla regolazione del funzionamento cellulare, fino alla trasmissione di segnali da una cellula all’altra, all’interno di organismi complessi. Le proteine sono prodotte sulla base delle informazioni contenute nel DNA di ogni cellula. Per questo sono fedeli messaggere di eventuali mutazioni o difetti genetici: la proteina nata dallo stampo di un gene difettoso funzionerà diversamente da quella normale, oppure non funzionerà affatto, compromettendo la stabilità della cellula o dell’organismo intero. Ma come si origina la proteina a partire dal gene? Pensate a una collana di perle: la proteina intera è la collana, mentre le singole perle sono i suoi componenti, 4 A che servono le proteine? • Facilitano le reazioni chimiche nell’organismo, che altrimenti richiederebbero molto tempo o temperature non compatibili con la vita. In questo caso si chiamano enzimi. • Fungono da segnali tra le cellule. Viaggiano da un punto all’altro dell’organismo in risposta a ciò che accade nel corpo. Un esempio è quello dell’insulina, una proteina che viene prodotta quando i livelli di zucchero nel sangue aumentano (per esempio dopo un pasto) e favorisce il suo utilizzo da parte delle cellule del corpo. • Sono recettori presenti sulla membrana delle cellule che ricevono i segnali e li comunicano all’interno della cellula, per esempio nel nucleo dove si trova il DNA. In questo caso si dice che svolgono un ruolo di trasduzione del segnale. • Difendono l’organismo dagli attacchi esterni sotto forma di anticorpi e, nelle vesti di altre molecole, inviano segnali per l’attivazione del sistema immunitario. • Sono i mattoni della cellula perché costituiscono l’ossatura delle strutture interne ed esterne. specificati dal gene “stampo” sul quale è costruita. La sequenza di componenti, o amminoacidi, è chiamata anche struttura primaria della proteina. Questa sequenza poi si ripiega grazie ai legami chimici tra gli amminoacidi e può formare anelli, spirali, bande. La struttura ordinata che assume ogni singola porzione della proteina si chiama struttura secondaria, mentre la struttura terziaria si riferisce alla forma della proteina nel suo insieme. Ci sono poi proteine, per esempio l’emoglobina, che sono fatte da più catene di perle, cioè da più sequenze di amminoacidi, e formano strutture ancora più complesse chiamate strutture quaternarie. Alcune proteine sono prodotte in laboratorio e fanno parte dei cosiddetti farmaci biologici o “intelligenti” perché interagiscono in modo selettivo con altre proteine nell’organismo umano (vedi pagina 15). Per esempio, possono legare alcune proteine presenti sulla superficie delle cellule, e scatenare o bloccare importanti eventi cellulari. Questi farmaci rappresentano la nuova frontiera della medicina poiché si attivano solo quando raggiungono il loro bersaglio e sono quindi più precisi dei farmaci che agiscono in modo indiscriminato su tutte le cellule (ad esempio i chemioterapici). 5 Dal genoma al proteoma La ricerca scientifica sulle malattie che hanno una base genetica, come il cancro, si sta occupando sempre più di proteine, che sono le dirette attrici dei processi cellulari e quindi le prime responsabili di eventuali malfunzionamenti. Sia il DNA sia le proteine si trovano all’interno delle cellule, che sono le unità funzionali di qualsiasi essere vivente, dalle piante all’uomo. Le istruzioni necessarie a dirigerne l’attività cellulare sono racchiuse in una sostanza chimica, chiamata DNA appunto (o acido desossiribonucleico), che è formata da una sequenza di basi assemblate a formare una sorta di filamento. La sequenza del DNA è unica per ciascun individuo e uguale in tutte le cellule dell’organismo, a meno che non si presentino mutazioni, per esempio la mancanza di una base o la sostituzione di una base con una sbagliata. Alcune mutazioni, soprattutto quelle nei geni chiave per alcuni processi cellulari, possono indurre le cellule a dividersi senza controllo e colonizzare altri tessuti: in sostanza, a dar origine al cancro. Il gene è un tratto della sequenza di DNA che fornisce informazioni per la produzione di una proteina, cioè per lo svolgimento di una 6 specifica funzione. Al contrario di ciò che si immagina, i geni occupano non più del due per cento di tutto il DNA umano, mentre il resto è occupato dalle istruzioni per la regolazione di tutti i complessi meccanismi cellulari. Attualmente si stima che nell’uomo vi siano circa 20.000 geni. Il genoma non comprende solo i geni, ma tutto il materiale genetico di un individuo, ed è assolutamente personale. Ogni cellula del corpo umano, con l’eccezione dei globuli rossi, contiene un genoma completo. Il genoma è a sua volta suddiviso in 24 “pacchetti” chiamati cromosomi. È possibile che un difetto in uno dei pacchetti (per esempio una rottura) faciliti la comparsa di un tumore, ma il più delle volte la causa del cancro è più subdola e sottile, talvolta limitata al cambiamento di una singola base nella sequenza del DNA di un gene. Per questo è molto difficile scoprire il vero responsabile di un tumore a livello genetico, tranne in alcuni casi rari. Inoltre una sola mutazione in genere non è sufficiente a rendere la cellula tumorale. Benché per molti anni la ricerca si sia concentrata sul genoma, proprio per scoprire le mutazioni che inducono la malattia, sono 7 però poi le proteine a svolgere la maggior parte delle funzioni vitali e a costruire le strutture della cellula, come veri e propri mattoni della vita. Le proteine hanno in genere lo stesso nome del gene che le codifica, ma per non confondere l’uno con l’altra si usa una convenzione grafica: laddove vi può essere confusione, il gene va scritto in maiuscolo (per esempio P53) e la proteina in minuscolo (cioè con la grafia normale, p53). L’insieme delle proteine contenute in una cellula è chiamata proteoma, ed è su quest’ultimo che si è spostata l’attenzione dei ricercatori, non solo in campo oncologico. La ragione è intuitiva: cambiare un gene difettoso è molto difficile e spesso l’unico modo per farlo è distruggere la cellula che lo contiene (il che, a grandi linee, è ciò che fa la chemioterapia). Il gene da solo, però, non fa nulla: è la proteina che svolge tutto il lavoro. Capire che forma ha e come interagisce con le altre strutture della cellula e dell’organismo intero è quindi fondamentale per mettere a punto Il cancro: dalla cellula al proteoma 1863 il cancro è una malattia delle cellule 8 1953 la struttura del DNA ha forma di doppia elica 1961 il codice genetico stabilisce come l’informazione contenuta nei geni si traduce in proteine 1976 gli oncogeni sono quei geni che, in caso di mutazione, favoriscono lo sviluppo dei tumori 1981 il gene P53 è il più importante degli oncosopressori (geni che bloccano lo sviluppo dei tumori) terapie in grado di bloccarla e limitare il danno. Perché è più difficile studiare il proteoma che il genoma? Il genoma contiene, come abbiamo detto, 20.000 geni, ma si stima che le proteine siano circa due milioni, cioè 100 volte tanto. Da ogni gene infatti può derivare più di una proteina, attraverso rimaneggiamenti che avvengono durante la traduzione, ovvero il passaggio da DNA a proteina. Non solo: mentre il genoma è relativamente stabile (salvo presenza di mutazioni che, il più 1984 le proteine sono fondamentali nella trasmissione di messaggi all’interno e all’esterno della cellula 1994 il gene BRCA1 e la relativa proteina brca1 sono responsabili delle forme ereditarie di cancro del seno 1996 delle volte, vengono riparate dalla cellula), il proteoma cambia in continuazione perché le proteine sono costantemente sintetizzate o degradate, a seconda delle necessità. Lo studio del proteoma rappresenta quindi il passaggio successivo allo studio del genoma, di cui oggi abbiamo un’accurata conoscenza grazie ad anni e anni di studi. È importante però non perdere mai di vista le “basi”, per cui lo studio del DNA non verrà sostituito, ma solo affiancato, dallo studio delle proteine. è approvato il primo farmaco biologico, l’imatinib 2000 la sequenza dell’intero genoma umano è completata 2002 il DNA è regolato anche da modificazioni, dette epigenetiche, che possono dipendere dall’ambiente e dagli stili di vita è l’anno della proteomica: il numero di studi sulle proteine inizia a crescere in modo costante 2006 9 Proteine e prevenzione Prima si identifica un tumore, più alte sono le possibilità di curarlo. Questa certezza della medicina spesso si scontra con i limiti tecnici delle attuali metodologie di diagnosi precoce. L’obiettivo degli scienziati è di individuare, idealmente con un semplice prelievo di sangue, quelle molecole “spia” (o biomarcatori) che segnalano la presenza di un tumore, e che sono prodotte fin nelle fasi più precoci. La loro identificazione potrebbe aumentare notevolmente le possibilità di diagnosi precoce e ridurre così sia l’impatto sui pazienti sia i costi per il sistema sanitario. I biomarcatori possono essere proteine, ma anche pezzi di DNA o microRNA, piccolissimi filamenti di materiale genetico che circolano nel sangue. Un buon biomarcatore, però, deve essere molto specifico, cioè essere presente solo quando nel corpo ci sono davvero cellule tumorali. La maggior parte delle sostanze già identificate ha però una funzione anche nell’organismo sano, oppure in altre patologie (come nel caso del ben noto PSA, o antigene prostatico specifico, che 10 può aumentare anche in caso di ipertrofia prostatica benigna, una condizione molto comune tra gli uomini a partire da una certa età). I biomarcatori sono fondamentali anche per capire se una cura con farmaci biologici può funzionare in un determinato paziente. Questi farmaci sono progettati per interferire con un preciso meccanismo, che è specifico delle cellule tumorali ed è governato da una o più proteine. Per sapere se il paziente risponderà al farmaco si vanno a cercare nel sangue queste proteine e, se ci sono, si procede con la terapia. Al momento attuale sono otto i biomarcatori approvati per uso clinico dall’EMA, l’ente europeo di controllo dei farmaci, e ciascuno di essi è usato per sapere se, nel singolo paziente, uno specifico farmaco funzionerà contro un determinato tumore. Un progetto per il pancreas Il programma coordinato da Aldo Scarpa, dell’Università degli studi di Verona, finanziato da AIRC grazie ai fondi ottenuti con il 5 per mille, coinvolge 120 ricercatori e ha come obiettivo la ricerca di marcatori che permettano di fare una diagnosi precoce del tumore del pancreas, uno dei più difficili da curare. Gli scienziati non si fermeranno all’analisi delle molecole prodotte dalle cellule tumorali (in gran parte proteine), ma andranno a cercare potenziali biomarcatori anche nel microambiente che circonda il tumore e nel sistema immunitario che risponde al tumore stesso. Il secondo obiettivo del programma consiste nell’identificare e valutare nuove strategie di screening da effettuare sulla popolazione a rischio di tumore del pancreas: una sfida che ancora oggi è aperta poiché le attuali conoscenze non permettono di stabilire chi è realmente a rischio. 11 Proteine bersaglio Il chiacchiericcio di fondo in una classe di adolescenti durante l’intervallo è l’immagine più adatta per descrivere cosa accade tra le cellule del nostro corpo, che non vivono isolate le une dalle altre, ma comunicano tra loro in mille modi. Le cellule parlano, per così dire, fra loro. È scesa la temperatura esterna? Da alcune cellule parte un messaggio che informa le altre di questa variazione e le induce a consumare più riserve energetiche per produrre calore. È cambiato il livello di acidità di un tessuto? Rapidamente alcuni messaggeri arrivano sulla superficie delle cellule e inducono la liberazione di molecole che riportano il pH alla normalità. A ricevere questi messaggi sono strutture poste sulla membrana cellulare e costituite principalmente di proteine: i recettori cellulari. Ogni recettore ha una specifica funzione e viene attivato solo da un messaggero, così come una serratura è fatta per accogliere solo una chiave compatibile. Anche le cellule scambiano molte informazioni, ma in questo caso i messaggi possono essere fuorvianti e 12 finalizzati alla crescita del tumore. Un volta compresa l’importanza di questi complessi sistemi di comunicazione, gli scienziati hanno cercato di intercettare i messaggi, per esempio impedendo loro di arrivare a destinazione. Per fare ciò occupano il recettore con una molecola dalla forma simile a quella giusta, ma incapace di attivare il meccanismo che favorisce il tumore. È quanto accade, per esempio, nella prevenzione delle recidive del tumore del seno, che sono dovute alla stimolazione di particolari recettori da parte degli ormoni estrogeni. Il tamoxifene è un farmaco che mima l’effetto degli ormoni e occupa il recettore, senza però trasmettere messaggi all’interno della cellula. In questo modo le cellule non sono più esposte agli effetti degli estrogeni presenti nell’organismo e il rischio di ricaduta diminuisce drasticamente. Comunicazioni interrotte L’isolamento del tumore dall’ambiente che lo circonda è una strategia efficace per combatterlo: invece di colpire la cellula tumorale, si rende inospitale l’ambiente in cui essa si moltiplica. È quanto fa Federico Caligaris-Cappio, dell’Ospedale San Raffaele di Milano, che guida, grazie ai fondi AIRC provenienti dal 5 per mille, una task force di più di 130 persone, tra ricercatori, clinici e medici scienziati. Il gruppo sta cercando di sfruttare le interazioni tra le cellule maligne e l’ambiente in cui si sviluppano per curare la leucemia linfatica cronica (LLC) e il mieloma multiplo (MM), due tumori del sangue in cui l’ambiente ha un ruolo attivo nella crescita del tumore. Se queste interazioni saranno bloccate, sarà possibile mettere a punto cure più efficaci di quelle attuali. 13 14 Proteine che proteggono e curano Prodotti dai linfociti, o globuli bianchi, gli anticorpi sono proteine particolari, con una struttura quaternaria che conferisce loro una forma a Y. Hanno una funzione importantissima: devono infatti eliminare virus e batteri che entrano nell’organismo, riconoscendo alcune strutture sulla loro superficie, dette antigeni. Talvolta gli anticorpi possono commettere errori e colpire tessuti sani dell’organismo: è quanto accade, per esempio, nelle malattie autoimmuni. Altre volte invece sono protagonisti della risposta del sistema immunitario contro i tumori: un meccanismo naturale che può essere anche stimolato artificialmente, grazie alla produzione di farmaci biologici, ossia anticorpi che colpiscono uno specifico bersaglio sulle cellule tumorali. Questi farmaci sono chiamati “biologici” perché non sono sintetizzati attraverso una reazione chimica, ma sono prodotti da organismi viventi opportunamente ingegnerizzati (di solito batteri). Sono anche conosciuti come anticorpi monoclonali perché sono tutti uguali tra loro, come cloni, essendo prodotti in laboratorio su uno “stampo” genetico studiato a tavolino. Gli anticorpi monoclonali hanno rivoluzionato la terapia del cancro. L’imatinib per esempio, il 15 Le proteine dell’immunità Nel sangue sono presenti proteine che difendono l’organismo da infezioni e tumori. • Gli interferoni sono piccole proteine che ci difendono dai virus perché stimolano le cellule a produrre enzimi che bloccano l’attività virale. • Il sistema del complemento è formato da una ventina di proteine diverse che interagiscono tra loro con un meccanismo “a cascata”. Alcune proteine del complemento attirano i fagociti, cellule del sistema immunitario che “mangiano” l’invasore e provocano una risposta infiammatoria che facilita l’attivazione di altri meccanismi di difesa; altre si depositano sulla superficie delle cellule da eliminare rendendole più “visibili” al sistema immunitario. • Il fattore di necrosi tumorale (TNF) è prodotto dai macrofagi e dai linfociti T (altre cellule del sistema immunitario) e favorisce la produzione delle proteine del complemento. • Le citochine sono messaggeri chimici che regolano l’attività delle cellule del sistema immunitario. Vengono prodotte dai globuli bianchi, dai fibroblasti e dai neuroni. In ambito tumorale sono molto importanti le interleuchine, che rendono particolarmente attiva la risposta dei globuli bianchi contro le cellule maligne. Tutte queste sostanze possono essere prodotte in laboratorio e utilizzate come farmaci nella cura dei tumori. 16 primo a entrare in commercio nel 1996, ha permesso la cura di un tumore ematologico fino a quel momento incurabile. E ogni anno vengono messi in commercio nuovi farmaci biologici, sempre più precisi e specifici, soprattutto per curare quei tumori che non rispondono ai trattamenti classici con i chemioterapici. Nei primi anni in cui queste sostanze sono diventate disponibili, i medici erano convinti che non avessero effetti collaterali, proprio perché progettate, teoricamente, per interagire solo con un bersaglio specifico. Oggi sappiamo che non è così e che per quanto preciso sia il farmaco biologico, l’organismo è un sistema complesso, e quindi ci possono essere interazioni indesiderate ed effetti collaterali. Nonostante ciò, si tratta di un progresso importante, che ha permesso di trasformare il cancro da malattia spesso incurabile a patologia cronica, con la quale si può convivere per molti anni. Proteine nel cibo: fanno bene o male? Le proteine sono uno dei costituenti fondamentali degli alimenti e sono necessarie alle funzioni dell’organismo. Sulla tavola, però, in genere privilegiamo quelle di origine animale (carne, uova e latticini) a scapito di quelle di origine vegetale, contenute ad esempio nei legumi. Quel che è certo è che mangiare troppa carne fa male. Se questo è ormai un dato scientifico assodato, vi sono però molti dubbi su cosa intendiamo per “troppa” e, soprattutto, che cosa davvero è possibile prevenire, in termini di malattie e nello specifico di tumori, evitando un eccesso di proteine di origine animale. La comunità scientifica internazionale è ormai concorde sul fatto che alcuni aspetti della dieta occidentale, e in particolare il consumo di carne rossa, salumi e insaccati, aumentino il rischio di insorgenza di malattie tumorali. Gli studi in merito non sono però definitivi. Per alcuni tumori sembra infatti esserci un nesso diretto tra consumo di carne e malattia, mentre per altri non esiste per ora alcun collegamento provato. Ciò non significa, però, che si possa dare il via libera al consumo di carne a pranzo e cena, anche perché esiste una correlazione 17 Qualche indicazione pratica I diversi istituti di nutrizione che, nel mondo, stabiliscono le regole della buona alimentazione, consigliano un consumo medio di non oltre 3-4 porzioni di carne alla settimana, divisa equamente tra rossa e pollame. A queste andrebbero aggiunte almeno un paio di porzioni alla settimana di pesce e, per il resto, bisognerebbe mangiare carboidrati, vegetali, latticini (questi ultimi senza esagerare perché contengono grassi) e proteine di origine vegetale come quelle contenute nei legumi. Le proteine animali contengono tutti e 20 gli amminoacidi presenti in natura, mentre quelle vegetali possono essere carenti di alcuni di essi. I legumi mancano di metionina e cisteina (i cosiddetti amminoacidi solforati), che però sono presenti nei cereali (dove mancano, invece, triptofano e lisina). Per questo si dice che la tipica combinazione mediterranea di carboidrati e legumi (pasta e fagioli, orzo e piselli eccetera) sia il miglior sostituto delle proteine di origine animale. inversa tra consumo di alimenti di origine animale e quelli di origine vegetale: in parole povere, chi mangia tanta carne in genere consuma poca frutta e verdura e viceversa. E i vegetali hanno una ben dimostrata azione protettiva ad ampio raggio e contengono fibre che aiutano a prevenire il cancro del colon-retto. È ancora aperta la discussione su che cosa esattamente, nella carne, potrebbe favorire la comparsa di tumori. Gli indiziati sono molti: da un lato alcuni conservanti (soprattutto nei salumi), dall’altro alcuni processi di decomposizione nel sistema digerente, che 18 libererebbero sostanze dall’azione pro infiammatoria e irritante sulla parete mucosa. Infine è noto che alcune sostanze prodotte dalla combustione diretta della carne sul fuoco (la tipica crosta bruciata) hanno un’azione che favorisce il tumore, anche se solo a concentrazioni estremamente elevate. Gli studi sul cancro Quali studi sono stati fatti per determinare gli effetti del consumo di proteine di origine animale sul rischio di sviluppare tumori? Ecco i principali: • una metanalisi (cioè uno studio che raggruppa all’interno di un’unica valutazione statistica i risultati di ricerche differenti) condotta da Teresa Norat dello IARC di Lione ha dimostrato che un elevato consumo di carne, soprattutto se conservata, e una dieta con elevate concentrazioni di grassi di origine animale (come quelli che si trovano nella carne) aumentano il rischio di insorgenza di tumori del colon-retto. Altri studi, invece, non hanno osservato alcuna relazione tra il consumo di pollame e pesce e le malattie tumorali dell’intestino. Ciò significa che sono le carni rosse le principali indiziate, almeno per quel che riguarda questo tipo di tumore. • Diversi studi, il più importante dei quali è stato condotto da un gruppo della Harvard Medical School e pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute, hanno notato che il consumo elevato di carne rossa e di prodotti di origine animale è correlato allo sviluppo del tumore della prostata. • Uno studio di Dominique Michaud e collaboratori del National Cancer Institute statunitense dimostra che un’elevata quantità di carne nella dieta è un fattore di rischio per i tumori del pancreas. • Lo studio EPIC, una grande analisi epidemiologica delle abitudini dei cittadini europei cofinanziata anche da AIRC, ha dimostrato un minor rischio di cancro in popolazioni che consumano meno carne, ma anche più frutta e verdura. Le due cose sono quindi intimamente legate. 19 Alla base c’è la perseveranza Antonella Clerici è da molti anni a fianco di AIRC, di cui sostiene con efficacia le iniziative di raccolta fondi. È anche la più nota conduttrice televisiva di trasmissioni di cucina. Come non interpellarla quando si parla di cibo? piace e, col lavoro che faccio, non posso certo stare a stecchetto. Cerco però di nutrirmi solo con alimenti sani e freschi. La cucina richiede sistematicità nella preparazione ma anche creatività. In questo somiglia molto al Antonella, i cuochi che lavoro del ricercatore. hai incontrato nel corso del In effetti perché un piatto riesca tuo lavoro in TV sono attenti al valore bene bisogna conoscere un po’ le tecniche nutrizionale dei piatti che cucinano? di base e aderire rigorosamente al “protoCertamente. Un tempo si cucinava “pesan- collo”, cioè alla ricetta. Se però manca la te”, esagerando con condimenti e grassi. fantasia, non si “scopre” niente di nuovo. Oggi non è più così, la cucina si è alleggerita Mi pare che anche la ricerca scientifica guadagnandoci in salute ma anche in risponda a queste caratteristiche: ogni sapore. I grandi cuochi, come per esempio tanto bisogna osare, ma avendo in mano un Sergio Barzetti, puntano tutto sulla varietà metodo solido e sicuro. degli ingredienti, la stagionalità e i sapori del territorio e anche noi cerchiamo di vei- Qual è secondo te il cibo del buonumocolare gli stessi valori nei piatti quotidiani, re per eccellenza? anche perché abbiamo imparato che così si Be’, la risposta è facile: il cioccolato. So prevengono molte malattie, prima fra tutte che ci sono ricerche che dimostrano gli il cancro. effetti benefici del cioccolato sull’umore delle persone ma per una volta posso dire Quanto stai attenta a ciò che mangi? che la scienza non serve: basta chiedere a Sto attentissima, anche se mangiare mi chiunque! 20 Le ricette di Mr Alloro Cuoco di professione, autore di numerose pubblicazioni, Sergio ama definirsi “cuciniere esperto”, svolge mansioni di chef sperimentale presso la rivista La Cucina Italiana, insegna presso l’Istituto alberghiero De Filippi di Varese ed è consulente di importanti aziende del settore enogastronomico; dal 2011 è il “Maestro di cucina” per la trasmissione televisiva La Prova del Cuoco su Rai Uno, dove propone con passione le sue ricette “semplici ma non banali” e viene simpaticamente soprannominato “Mr Alloro”. Sergio Barzetti Polpette soffici alla scarola Ingredienti 1 cespo di scarola, 400 g di patate a pasta gialla, 80 g di fagioli borlotti secchi, 1 cucchiaino di curcuma in polvere, 1 foglia di alloro, 70 g Impegno Persone Media 6 di pangrattato, 30 g di parmigiano grattugiato, finocchietto q.b., difficoltà olio extravergine d’oliva q.b., sale e pepe bianco q.b. Lessate le patate, sbucciatele e passatele allo schiacciapatate. Lessate i fagioli borlotti, precedentemente ammollati in abbondante acqua fredda per una notte, in acqua profumata con l’alloro. Lavate, sfogliate la scarola tenendone da parte qualche foglia per servire e lessatela per 8 min. in abbondante acqua con un filo di olio. In una bastardella, amalgamate i fagioli tritati grossolanamente, le patate, la scarola strizzata e sminuzzata, il parmigiano, 4 cucchiai di Tempo 1h circa Piatto vegetariano pangrattato, la curcuma, un pizzico di sale e profumate con finocchietto e pepe bianco. Confezionate le polpette, passatele nel rimanente pangrattato e friggetele in abbondante Impegnodi 170 Persone Tempo olio a una temperatura °C. (in alternatiFacile 6 45 min. va cuocetele in forno preriscaldato a 180°C per 1h circa circa 8 min.). Sgocciolate le polpette su carta assorbente da cucina e servitele su di un letto di scarola fresca tagliata finemente e qualche ciuffo di finocchietto. Impegno Facile Persone 8 Tempo 21 min. 1h e 30 circa Impegno Persone Media 6 difficoltà Tempo 1h circa Piatto vegetariano Impegno Facile Tempo 45 min. 1h circa Insalata di salmone, sedano croccante, arance Ingredienti 400 g di filetto salmone, 1 cespo di insalata lollo verde, 200 g di fagioli rossi in scatola, 200 g di cimette di broccolo romanesco, 3 arance non trattate, 1 sedano verde, olio extravergine di oliva, 2 foglie di alloro, sale Portate a bollore abbondante acqua con 2 foglie di alloro e la scorza di un’arancia. Immergete le cimette di broccolo e cuocete per circa 8 min. Scolatele e tenete da parte. Nella stessa acqua di cottura immergete i filetti di salmone precedentemente scaloppati in 6 parti. Cuoceteli per 4 min. Spegnete il fuoco e lasciate intiepidire prima di scolare. Lavate l’insalata. Sgocciolate i fagioli. Lavate il sedano e privarlo della parte filamentosa, quindi tagliatelo a fiammifero ed immergete- Persone 6 lo in acqua fredda per 15 min. Pelate al vivo le arance. Tenete da parteTempo gli spicchi Impegno Persone e strizzate la parteMedia fibrosa per6 ricavarne1hilcirca succo. difficoltà Piatto Impegnofrullando Personeil succo Tempo Preparate un’emulsione di Faciledi olio8e il sale. vegetariano 1h e 30 min. arancia con 4 cucchiai Componete l’insalata con foglie di lollo,circa il salmone sbriciolato grossolanamente, le cimette sminuzzate di broccolo, il sedano croccante i fagioli e qualche spicchio arancia. Ultimate Impegno di Persone Tempo Facile all’arancia 6 min. condendo con l’emulsione e45servite. Dolcezza con lenticchie e cioccolato 1h circa Ingredienti 80 g di fecola di patate, 80 gr di farina “00”, 3 uova, 140 ml di olio Impegno Persone Tempo di arachidi, 100 g di zucchero di canna più un cucchiaino, 110 g di 1h e 30 min. lenticchie rosse decorticate, 120 g di cioccolato fondente, 1 bustina di Facile 8 circa lievito per dolci, 1 foglia di alloro, 2 gocce di limone, 40 g di gocce di cioccolato fondente, sale Per l’infuso: 1 rizoma di zenzero, la scorza di un’arancia non trattata, 5 foglie di alloro, 2 cucchiai di zucchero di canna Ammollate in acqua fredda le lenticchie per 30 neve. Accomodate il composto in uno stampo per min., lessatele in acqua profumata con una foglia torta rivestito con carta da forno. Cospargete di d’alloro e un cucchiaino di zucchero per 20 min. gocce di cioccolato e infornate a una temperatura circa. Fondete il cioccolato e lasciate intiepidire. di 170°C per 30 min. Portate a bollore un litro di Frullate i tuorli con lo zucchero, l’olio e un pizzico acqua con le foglie di alloro, togliete dal fuoco e di sale. Montate a neve gli albumi con due gocce profumate con la scorza di arancia e lo zenzero di limone e un pizzico di sale. privato della pelle e affettato. Lasciate in infusioAmalgamate il composto di tuorli con le lenticne per almeno 10 min. Filtrate e zuccherate. chie ridotte in purea, aggiungete le due farine e il Servite la torta accompagnata con l’infuso lievito setacciati, unite il cioccolato e gli albumi a tiepido. 22 Rendiamo il cancro sempre più curabile NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA RICERCA SUL CANCRO VIA CORRIDONI 7 - 20122 MILANO T 02 77.97.1 - WWW.AIRC.IT Oggi i tassi di guarigione, soprattutto per alcuni tumori, sono aumentati clamorosamente grazie al progresso della ricerca scientifica. La guaribilità media dei tumori è più che raddoppiata in soli 30 anni. Di questo progresso sono promotrici AIRC e la sua SPECIALE DELLA Fondazione FIRC, che investonoARANCE su giovani talentiSALUTE e progetti innovativi e diffondono una corretta informazione sulle novità terapeutiche e diagnostiche e sugli stili di vita da adottare per una buona prevenzione. I COMITATI REGIONALI, UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER TUTTI I NOSTRI SOCI Abruzzo - Molise Viale Regina Elena, 126 65123 Pescara Tel. 085 352 15 com.abruzzo.molise@ airc.it Emilia Romagna Via delle Lame, 46/E 40122 Bologna Tel. 051 244 515 [email protected] Basilicata Via Orazio Petruccelli, 14 85100 Potenza Tel. 0971 411 208 [email protected] Comitato Friuli Venezia Giulia Via del Coroneo, 5 34133 Trieste Tel. 040 365 663 [email protected] Calabria Viale degli Alimena, 3 87100 Cosenza Tel. 0984 41 36 97 [email protected] Lazio Viale Regina Elena, 291 00161 Roma Tel. 06 446 336 5 [email protected] Campania Via dei Mille, 40 80121 Napoli Tel. 081 403 231 [email protected] Liguria Via Caffaro, 1 16124 Genova Tel. 010 277 058 8 [email protected] Lombardia Sede operativa: Via San Vito, 7 20123 Milano Tel. 02 779 71 com.lombardia@ airc.it Piemonte - Valle d’Aosta c/o Istituto per la ricerca e la cura del cancro Strada Provinciale 142, km 3,95 10060 Candiolo (Torino) Tel. 011 993 335 3 com.piemonte.va@ airc.it Puglia Piazza Umberto I, 49 Marche c/o Edificio Scienze 3 70121 Bari dell’Università politec- Tel. 080 521 870 2 [email protected] nica delle Marche Via Brecce Bianche Sardegna 60131 Ancona Via De Magistris, 8 Tel. 071 280 413 0 [email protected] 09123 Cagliari tel. 070 664172 [email protected] Editore: Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro Sede legale: Via Corridoni 7, 20122 Milano Sede operativa: Via San Vito 7, 20123 Milano, Tel. 02 7797.1, www.airc.it - Numero Verde 800.350.350 Coordinamento redazionale: Patrizia Brovelli ([email protected]) Sicilia Piazzale Ungheria, 73 90141 Palermo Tel. 091 611 034 0 [email protected] Toscana Via Cavour, 21 50129 Firenze Tel. 055 217 098 [email protected] Umbria Via Brufani, 1 06124 Perugia Tel. 075 583 813 2 [email protected] Veneto Cà Michiel S. Marco 3907 (S. Angelo calle Avvocati) 30124 Venezia Tel. 041 528 917 7 [email protected] Testi: Daniela Ovadia (Agenzia Zoe) Progetto grafico e impaginazione: Silvia Ruju Fotografie: Roberto Guberti, Istockphoto Stampa: Tipografia A. Scotti, Cornate d’Adda (MB) settembre 2013 DAI SUOI AUGURI UN GRANDE SOSTEGNO ALLA RICERCA. Questo Natale, per i suoi messaggi augurali scelga i biglietti e le ecard della nostra Associazione: tante proposte originali e al passo con i tempi per un augurio che regala nuova forza ai ricercatori nel rendere il cancro sempre più curabile. SPECIAL E AZIEN DE Per augu ri e regali a clienti e collabora tori dal signifi cato unic o: airc.it/re galidinat ale Scopra tutte le proposte sul sito o richiedendo il catalogo: 035 419.9029 • www.airc.it/biglietti