CAPITOLO 13 Lo stato e il compito del filosofo Nella Repubblica Platone descrive come dovrebbe essere il suo stato ideale, l’ordinamento della Polis. Questa opera è di carattere politico ma anche utopico perché rappresenta qualcosa di irrealizzabile. Platone dice che nessuna comunità umana può esistere senza la giustizia, essa è la condizione fondamentale per la nascita e la formazione di uno Stato. Uno Stato è giusto quando i membri assolvono ai compiti assegnati. Lo Stato è costituito da tre classi: i governanti, i guerrieri e i cittadini o produttori economici. La saggezza appartiene ai membri della prima classe, se i governanti sono saggi allora lo stato sarà saggio. Il coraggio appartiene alla classe dei guerrieri. La temperanza è la virtù dei cittadini, essi devono essere capaci a moderarsi. I governanti o filosofi, sono i reggitori dello stato, i politici e rappresentano l’aspetto razionale. I guerrieri o custodi si occupano della difesa e della guerra e rappresentano l’aspetto irascibile. I cittadini o produttori economici si adoperano per il sostentamento economico dello Stato, sono i lavoratori e rappresentano l’aspetto concupiscibile. La giustizia oltre ad essere la forza dello Stato garantisce l’unità e l’efficienza dell’individuo. Nell’uomo singolo si avrà giustizia quando ogni parte dell’anima svolgerà la propria funzione. La giustizia sarà l’unita dello Stato, l’unità dell’individuo e l’unità dell’accordo tra individuo e comunità: sarà l’armonia fra le varie parti dell’anima delle virtù e delle classi. Platone dice che lo Stato deve essere diviso in classi perché in uno Stato ci sono compiti diversi che devono essere assolti da uomini diversi. Platone rifacendosi alla tripartizione dell’anima dice che la diversità fra gli individui e la loro differente destinazione sociale dipendono dalla preponderanza di una parte dell’anima sulle altre. Questo non dipende da un fatto ereditario, ma da come ci si comporta nella vita, da come si è uomini. Nella città ideale di Platone gli uomini si distinguono tra loro per le differenti attitudini naturali. In teoria Platone ammette la mobilità sociale perché un bambino nato tra i cittadini ma che fa della saggezza la sua massima virtù può cambiare la sua classe sociale e diventare un governante, però dice anche che da tale padre nasce tale figlio e quindi da un padre coraggioso e custode nascerà un figlio coraggioso che farà parte della classe dei guerrieri. Per coloro cui dovrà essere affidata la funzione di governo, il percorso formativo è particolarmente lungo e impegnativo: dapprima il giovane si dedica allo studio della musica e alla ginnastica; segue un periodo di studio dedicato alle scienze matematiche considerate preparatorie alla filosofia; dai 30 ai 35 anni il ciclo degli studi si completa con la dialettica (o filosofia); infine, dai 35 ai 50 anni gli aspiranti governati seguiranno un tirocinio pratico nelle cariche militari e civili. Platone dice anche che le prime due classi sociali no possono avere proprietà private o ricchezze poiché in questo modo possono dedicarsi più efficacemente alla gestione dello Stato, infatti dice che la felicità non è del singolo uomo o della singola casta ma di tutta la comunità. La terza classe viene esclusa da questa forma di comunismo. Anche in ambito familiare Platone dice che la classe al potere non può avere famiglia. Le donne sono in comune e i figli saranno presi dai genitori e portati via in modo che né i padri conosceranno i loro figli né i figli conosceranno i loro padri. Questo non implica una subordinazione della donna che in realtà ha gli stessi diritti dell’uomo. Ci sono 2 interpretazioni: Una democratico progressista, comunista Una aristocratica di destra Ci si potrebbe chiedere se in questo stato i guardiani (filosofi e guerrieri) siano felici, Platone risponde che la felicità risiede nella giustizia, ossia nell’adempimento giusto del proprio compito, in vista della felicità dello Stato. I filosofi non hanno bisogno di beni materiali per essere felici poiché gia hanno la conoscenza. In questo modo Platone crea il modello ascetico di filosofo che avrà fortuna in futuro. Platone è ben consapevole che uno stato del genere non esiste in alcun luogo della terra. In essa esistono solo degenerazioni del suo stato ideale ovvero quando una classe prevale su di un’altra: - la timocrazia, forma di governo formata sull’onore, a cui corrisponde l’uomo ambizioso. Governo dove prevalgono guerrieri - l’oligarchia, governo formato sul censo in cui comandano i ricchi, a cui corrisponde l’uomo avido di ricchezze. Governo dove prevalgono i filosofi - la democrazia, nella quale i cittadini sono liberi, a cui corrisponde l’uomo che si abbandono a desideri smodati. Dove prevalgono i produttori economici. - la tirannide, la più bassa di tutte perché il tiranno deve circondarsi da persone malvagie, nasce dall’eccessiva libertà della democrazia e ad essa corrisponde l’uomo schiavo delle proprie passioni. La politica platonica è ostile nei confronti della democrazia e egli più volte ha criticato quelle persone che avevano attuato riforme in senso democratico. Per meglio intendere la sua proposta politica, bisogna collocare questa nel © Federico Ferranti Corporation www.terzof.altervista.org contesto sociale della sua epoca, segnato dallo scontro tra i nobili e il popolo. Si trattava di uno scontro tra due concezione totalmente diverse: - quella aristocratica che mirava a portare al potere solo i migliori, che eccellono per virtù e valori - quella democratica, che mirava a far entrare tutti i cittadini nella vita politica della polis. La concezione che più si avvicina alla mente di Platone è la prima infatti lo Stato platonico ha una fisionomia antidemocratica. Sorge spontanea una domanda, come si può essere sicuri che i governanti realizzeranno il bene dello Stato anziché quello proprio? Platone dice che i custodi prima di saper custodire gli altri devono saper custodire se stessi, e da molta importanza al sistema educativo. Lo Stato deve educare i custodi che comunque per loro natura devono far prevalere gli interessi comuni a quelli propri. Però l’educazione è un privilegio solo delle prime due classi. Secondo Platone filosofo è colui che ama la conoscenza nella sua totalità. All’essere, dice Platone, corrisponde la scienza, la conoscenza vera. Al non essere corrisponde l’ignoranza e al divenire che sta in mezzo al non essere e all’essere corrisponde l’opinione Ma la conoscenza è come una linea che viene divisa in due segmenti (conoscenza sensibile e razionale) che a loro volta sono divisi in due(immaginazione e credenza, ragione scientifica e intelligenza filosofica). Abbiamo così 4 gradi di sapere. La conoscenza sensibile rispecchia il mondo mutevole e comprende: l’immaginazione o congettura che ha per oggetto le ombre o le immagini degli oggetti la credenza che ha come oggetto le cose sensibili nei loro rapporti scambievoli. La conoscenza razionale rispecchia il mondo delle cose e comprende: la ragione matematica che ha per oggetto le idee matematiche l’intelligenza filosofica che ha per oggetto le idee valore Platone considera l’’intelligenza filosofica superiore alla ragione matematica, in quanto quest’ultima è troppo legata al mondo sensibile. La filosofia partendo da ipotesi arriva ai principi supremi e si occupa dei problemi dell’uomo e della città. Grazie all’uso di metodi di misura possiamo raggiungere conoscenza immutevoli e oggettive a partire da conoscenza mutevoli e imperfette. Nella repubblica Platone enumera le discipline matematiche fondamentali: l’aritmetica, la geometria,l’astronomia e la musica. Queste discipline costituiscono la propedeutica della filosofia: preparano il filosofo alla scienza suprema, la dialettica. La teoria della conoscenza trova una sua esemplificazione nel mito della caverna. Immaginiamo che ci siano schiavi incatenati in una caverna, costretti a guardare solo dinanzi a se. Sul fondo della caverna si riflettono ombre di statuette, che si trovano sul muro alle spalle dei prigionieri che raffigurano tutti i generi di cose. Dietro il muro si muovono i portatori di statuette, e più in là brilla un fuoco che rende possibili il proiettarsi delle immagini sul fondo. Ma se uno dei due schiavi riuscisse a liberarsi capirebbe che la realtà non sono le ombre ma bensì le statuette, Se poi riuscisse ad uscire dalla caverna capirebbe che non sono la realtà, ma imitazione di cose reali. Solo dopo un po’ sarà in grado di fissare il sole e di ammirare le cose reali e non le proiezioni di queste. Non potrà più tornare nella caverna e liberare i suoi compagni in quanto, non potendo nell’oscurità discernere le ombre, sarebbe prima deriso dai suoi compagni e infine ucciso. Passiamo all’interpretazione. La caverna oscura è il nostro mondo, gli schiavi incatenati l’uomo, le catene l’ignoranza, le ombre sono l’immaginazione dell’uomo, le statuette le cose del mondo sensibile, il fuoco il principio fisico con cui i primi filosofi spiegavano le cose, la liberazione dalle catene l’azione della filosofia (che apre gli occhi), il mondo fuori dalla caverna è le idee le ombre fuori della caverna sono le idee matematiche che preparano alla filosofia, il sole è l’idea del bene, la contemplazione delle cose è la filosofia ai massimi livelli, il voler ritornare alla caverna è la voglia del filosofo di mostrare le proprie conoscenze, l’ex schiavo che non riesce più a vedere le ombre è il filosofo che si è disabituato alle cose, lo schiavo deriso è la sorte del filosofo e l’uccisione dell’ex schiavo ormai filosofo è la sorte toccata a Socrate. La filosofia, come già detto, serve a creare una comunità giusta e felice. Il filosofo deve tornare nella caverna e riabituarsi al mondo umano, per mettere a disposizione degli altri tutto ciò che ha visto fuori dalla caverna. Soltanto con questo metaforico ritorno alla caverna l’uomo potrà definirsi filosofo. Nella Repubblica Platone condanna l’arte. In primo luogo perché è un’imitazione dell’imitazione, in quanto si limita ad imitare le cose, che sono a loro volte imitazione delle idee. L’arte pertanto rappresenta una realtà inferiore, un imitazione dell’imitazione. Platone distingue due tipi di arte: Arte di basso valore, quando si limita a copiare la realtà naturale Arte più alta che si ispira alle idee e all’astratto. Platone critica anche la poesia che non incitava alla scrittura e alla lettura poiché essendo trasmessa oralmente e letta ai giovani discepoli veniva solo ascoltata. Anche nella poesia Platone individua 2 forme: Poesia semplicistica che andrebbe bandita dall’insegnamento Poesia che incita alla virtù e alla saggezza che potrebbe essere inserita dell’insegnamento. © Federico Ferranti Corporation www.terzof.altervista.org