31 L’ECO DI BERGAMO LUNEDÌ 7 APRILE 2014 Spettacoli [email protected] Chiude Roseland Ballroom Ultima serata con Lady Gaga Ultimo valzer per la «Roseland Ballroom». Lo storico nightclub di New York chiude oggi i bat­ tenti con Lady Gaga come maestra di cerimonia. www.ecodibergamo.it Baglioni: in Italia la cultura è tutto Il cantautore all’attacco: «È un volano economico e sociale. E rende migliore l’anima del Paese» «Non ho abbandonato il sogno di musicare una Messa. E di un album con testi di sole donne» l concetto­scioglilingua del «cantare nel cantiere», utilizza­ to da Claudio Baglioni nel nuo­ vo ConVoi Tour, atteso il 18 aprile al PalaGeorge di Monti­ chiari, ribadisce con elmetto in testa e cintura da lavoro ai fianchi la destrutturazione e ristruttura­ zione di quel repertorio che sor­ prende il cantautore romano an­ cora lì a fare a pezzi la sua luna idiota e a navigare i suoi fiumi di pianto. Un concerto con trentatré brani snocciolati in tre ore, antologico, analogico, dedicato a tutti quegli ingegneri dell’emozione «che considerano la musica è un’archi­ tettura senza edificio». Tutto con l’ausilio di otto musicisti, cinque (coreografici) coristi e tanta voglia di stupire. È stato così fin dalla primissima esibizione in Piazza San Felice da Cantalice, a Cento­ celle, con un’improbabile versio­ ne della «Ogni volta» di Paul Anka eseguita divincolandosi come un tarantolato nella convinzione che il cantante di Ottawa si chiamasse così per via dei colpi di bacino. E in quel cantiere allestito sulla sce­ na c’è tutta la voglia di sorprende­ re, di saltare sulla coda del tempo, del melodista ancora smanioso di dar voce al piccolo Paul Anka che è in lui. I Claudio, Sanremo s’è rivelato un suc­ cessone per lei. Dati d’ascolto alla ma­ no, infatti, il suo ingresso ha fatto lie­ vitare lo share della serata di ben no­ ve punti. «Nel ’98 Fazio mi chiese di presen­ tarlo assieme a lui, ma i discografi­ ci dissero no. Quest’anno avrei vo­ luto fare come Lionel Hampton, che nell’edizione del 1968 riese­ guiva ogni sera i pezzi in gara alla sua maniera, Ma stavolta sono sta­ ti gli autori ad allontanare l’idea». Venendo al tour se l’è mai immaginato un Baglioni «unchained», libero di salire su un palco senza dover pagare dazio alle varie «E tu» o «Questo pic­ colo grande amore»? «Io con la musica posso fare tante cose, ma non posso scegliermi un pubblico. È lui che sceglie me. E certe canzoni sono l’elemento di riconoscibilità su cui poggia que­ sta nostra relazione. Se lo scultore plasma la materia, il cantante pla­ sma i gusti di chi lo ascolta. Anche se nei palasport ho un patto col pubblico da mantenere, mentre negli spazi più piccoli mi sento di solito un po’ meno vincolato». In un repertorio­monstre come il suo ci saranno diverse canzoni incompre­ se. Con il nuovo ConVoi Tour, atteso il 18 aprile al PalaGeorge di Montichiari Un’antologia: 33 brani in tre ore, otto musicisti, cinque coreografici coristi «Nei palasport ho un patto con il pubblico da mantenere» «Diciamo che nel tempo ho forza­ to un po’ la mano con quelle che reputavo meritevoli di maggior attenzione, come “Fammi andar via” o “Tamburi lontani”, brani difficili da captare ad un ascolto sbrigativo. Poi ce ne sono altre, come “Tutti qui” o “Niente più”, che passeranno un po’ meno alla storia, ma restano comunque del­ le buone canzoni». Anni fa aveva pensato di dare alle stampe un album di musiche sue e testi di alcune cantautrici che stima molto. Può fare qualche nome? «Tanti di noi scrivono dell’animo femminile, del cuore delle donne, facendo operazioni di transfer o cercando di sviluppare la propria parte più dolce e sensibile. Invece a me piacerebbe musicare le paro­ le di donne. Non quelle di autrici professioniste, ma di artiste che fanno altro. A Laura Pausini, ad esempio, l’ho chiesto: scrivi qual­ cosa che ti riguarda e io te lo tra­ sformo in canzone». A quando la composizione della or­ mai famosa «Messa» per sdebitarsi col cielo del tanto che le ha dato? «La Messa è stata sempre un’am­ bizione dei grandi scrittori di mu­ sica. La verità è che ci sentiamo tutti un po’ stretti nei nostri abiti e così cerchiamo un po’ di alzare lo sguardo. Io accarezzo un pro­ getto del genere da vent’anni, pur sapendo che per affrontarlo biso­ gna essere molto preparati. Anche l’autore di musica leggera, il can­ zonettista, ama lanciarsi ogni tan­ to nella prateria dei cavalli bradi, per capire se il suo è un galoppo vero o solo il sogno cullato nel tepore della stalla». Metta che domani le offrissero un ruolo istituzionale e diventasse mini­ stro della Cultura come accaduto in Brasile a Gilberto Gil durante il gover­ no Lula: quali sarebbero a suo giudizio le prime riforme da affrontare? «Innanzitutto rifare le leggi sulle arti popolari contemporanee. Poi parificare il peso del ministero della Cultura a quello dei dicasteri più importanti, perché siamo in Italia e da noi arte, scienza, pae­ saggio contano. E giudico inquali­ ficabile la dichiarazione di Tre­ monti che con la cultura non si mangia. Un clamoroso errore tan­ to in termini economici che socia­ li, senza considerare che la cultura eleva l’anima di un paese e lo rende migliore». n Claudio Baglioni durante la recente partecipazione al Festival di Sanremo Discografia Tutta la disco dei Bee Gees in una raccolta di tre album Paride Sannelli «Un matrimonio a pezzi ma per strappare un sorriso» Stasera su Rai 1 (ore 21,15) secondo appuntamento con il ciclo «Purché finisca bene» con «Una coppia modello», il film tv diretto da Fabrizio Costa che con ironia punta il dito sulle difficoltà dei rapporti sentimentali. Protagonista, accanto a Sergio Assisi, è Bianca Guaccero nel ruolo di Valeria. «Una povera moglie tradita – racconta l’attrice pugliese – che, dopo aver subito le angherie del marito che ci prova con tutte le donne che incontra, decide di vendicarsi cacciandolo di casa, togliendogli le chiavi della mac­ china e la carta di credito. Lo stile è quello di “Matrimonio all’italiana” con Sofia Loren e Marcello Mastroianni, anche se in alcune scene io e Sergio sem­ briamo più Gianni e Pinotto. Ci siamo divertiti come matti e il mio personaggio fa molto ride­ re». Eppure la comicità femmi­ nile non sembra essere molto apprezzata: «C’è uno strano pre­ giudizio secondo il quale solo le attrici non belle e un po’ goffe possono divertire, ma non è così – rivendica la Guaccero – Noi donne abbiamo sfumature emo­ tive che è un peccato non sfrut­ tare, così ho messo a disposizio­ ne il mio lato comico e la mia voglia di giocare, perché il no­ stro più che un lavoro è un gran­ de gioco della vita che ci mantie­ ne un po’ ingenui come quando eravamo piccoli». Sposata da Bianca Guaccero stasera su Rai 1 Tony Manero, interpretato da un gio­ vanissimo John Travolta, riscattava la sua esistenza da outsider troneg­ giando sulle piste delle discoteche nella New York povera degli anni 70, contrapposta alla fulgida Manhattan, come racconta il film «La febbre del sabato sera». La musica era quella, inconfondibile, dei Bee Gees, icona della disco­music, che il 15 aprile ver­ rà celebrata con una raccolta di tre album in studio più una selezione di rari demo e outtakes della band, rea­ lizzati nel quinquennio 1987­1991. Il cofanetto include anche One For All, la registrazione del concerto del no­ vembre 1989 in Australia, disponibi­ le per la prima volta nella sua inte­ rezza. Le 22 tracce sono state remixa­ te da Barry Gibb e John Merchant per restituire un sound il più possibile fedele ad un’esperienza live. appena 7 mesi con il regista Da­ rio Acocella, sul tradimento ha le idee ben chiare: «Lo ritengo una forma di grande immaturità che posso capire a 18 anni, ma non in età adulta – spiega – Io se vengo tradita chiudo la storia senza pietà. Semmai dovesse ac­ cadere, spero di scoprirlo subi­ to». Bianca Guaccero ha anche un sogno musicale che sta per rea­ lizzare: «Si tratta di un progetto discografico per il quale ho già trovato ottimi autori. Il genere sarà variegato anche perché sto ancora cercando la mia identità musicale, quindi spazierò dal blues al jazz, dal rock al country per capire quale mi rappresenta di più, magari sarà il pubblico a deciderlo». Ma nessun talent show in vista: «Sono gli unici programmi che mi piacciono, da The Voice a X Factor, ma prefe­ risco guardarli piuttosto che parteciparvi, anche se il mio so­ gno è cantare al Festival di San­ remo». Applausi poi per Suor Cristina: «La trovo fantastica. Ha detto semplicemente di ave­ re un dono e di volerlo donare e credo sia giusto. Essere una suora è una vocazione, non deve essere una prigione e Suor Cri­ stina ha fatto una cosa buona condividendo una sua passio­ ne». Il cinema tra i pochi rim­ pianti: «È una piccola casta dove è difficile entrare, soprattutto se hai fatto tanta televisione – dice – ma io sono qui e aspetto». n Patrizia Simonetti ©RIPRODUZIONE RISERVATA