Musica Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai

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Musica
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Orchestra Sinfonica
Nazionale della Rai
James Conlon
direttore
Ray Chen
violino
Sinfonica
venerdì 26 maggio
Orchestra Sinfonica
Nazionale della Rai
Il secolo russo
James Conlon
direttore
Šostakovič
Concerto n.1 per violino e orchestra op. 77 (99)
Ray Chen
violino
Nella Russia sovietica la vita quotidiana era pesantemente
influenzata dalla politica. Nessuno sfuggiva a questa condizione,
tanto meno gli artisti più in vista. Molti avevano perso la vita o
subito condanne per un semplice sospetto, per una frase mal
interpretata, per un lavoro poco ortodosso. Šostakovič stesso
ricevette due pesanti attacchi, il primo nel 1936 dopo l’opera
Lady Macbeth del distretto di Mzensk e il secondo, assai più
dannoso sul piano pratico, nel 1948, a seguito della campagna
lanciata dall’ideologo dell’estetica ufficiale, Andrej Zdanov,
contro il “formalismo” dei musicisti sovietici. I compositori erano
l’ultimo bersaglio dell’ondata di terrore contro gli intellettuali del
dopoguerra, iniziata con gli attacchi agli scrittori Michail Zoscenko
e Anna Achmatova.
Dopo la risoluzione del Comitato Centrale sull’opera La grande
amicizia del georgiano Vano Muradeli, anche Šostakovič fu
costretto a pronunciare al Congresso dell’Unione dei compositori
un’umiliante autocritica e una servile professione di fede nei
valori estetici stabiliti dal Partito. La sottomissione comunque
non gli risparmiò né la perdita dell’insegnamento, né l’immediata
e pressoché totale cancellazione della sua musica dalle sale da
concerto. Nell’altalena angosciante dei suoi rapporti con il Partito,
il perdono inaspettato arrivò l’anno successivo, quando Stalin
in persona volle che Šostakovič facesse parte della delegazione
sovietica alla “Cultural and Scientific Conference for World
Peace” di New York. In questa situazione devastante sul piano
programma
Igor Stravinskij (1882 – 1971)
Funeral Song op. 5
Dmitrij Šostakovič (1906 – 1975)
Concerto n.1 in la minore op. 77
per violino e orchestra
Igor Stravinskij (1882 – 1971)
Le sacre du printemps.
Quadri della Russia pagana
in due parti
main partner
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introduzione
di Oreste Bossini
di Oreste Bossini
maniera incontrastata in ogni settore della società russa. Per questo
motivo, l’aperta citazione di musica yiddish presente nello Scherzo
e soprattutto nella cadenza della Passacaglia era un marchio
d’infamia che il Concerto non poteva permettersi. Per questo
motivo il lavoro, pubblicato come op. 99 ma numerato in origine
come op. 77, è rimasto inedito fino alla morte di Stalin, e venne
eseguito per la prima volta nel 1955 a Leningrado con Ojstrach
solista e l’Orchestra Filarmonica diretta da Evgenij Mravinskij.
Il lavoro si apre su una notte senza luna, con una lugubre frase
degli archi bassi. Il primo contrappunto degli strumenti a fiato
aggiunge pennellate d’inchiostro, con un grumo di voci gravi
formato da clarinetto basso, fagotto e controfagotto. Nella parte
centrale del movimento il violino si libra nel registro più acuto sullo
sfondo armonico di due intervalli di quarta sovrapposti, un’armonia
lunare resa ancora più irreale dal timbro sovrannaturale di celesta e
arpa. Lo Scherzo invece è una pagina violenta e brutale, come se ne
trovano nella musica di Šostakovič, abile a dipingere il lato oscuro
e malvagio della natura umana come forse nessun compositore
del Novecento. La forma in realtà è quella di rondo, con un tema
angoloso e pungente esposto in maniera scabra da un flauto,
raddoppiato tre ottave sotto dal clarinetto basso. La tinta acida di
questo beffardo duetto, scandito dalle ottave del violino, crea un
ruvido contrasto con la delicata sonorità precedente, delineando
un ritratto grottesco e nevrotico del protagonista. La prima strofa
infatti introduce un elemento di profondo significato simbolico
nella musica di Šostakovič, il tetragramma formato dalle iniziali
del proprio nome, DSCH. L’aspetto più significativo consiste
nel fatto di accostare le proprie iniziali alla citazione yiddish, che
divampa come una danza sfrenata. Lo Scherzo dunque potrebbe
raffigurare la fragilità dell’individuo di fronte alla dispotica violenza
di un regime oppressivo e autoritario. Questa tensione psicologica
e ideale trova un riscontro anche nella struttura armonica dello
Scherzo, che si fonda sul rapporto di tritono stabilito tra la tonalità
di si bemolle minore e quella di mi minore del secondo episodio
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psicologico, e durissima su quello pratico, Šostakovič decide di
mettere in un cassetto il Concerto che aveva cominciato a scrivere
per il grande violinista David Ojstrach, suo amico e collega fin
dal 1935. Le ragioni della repentina decisione sono abbastanza
evidenti, se si prende in esame lo stile del lavoro. Il cupo soliloquio
del Notturno, il caustico sarcasmo dello Scherzo, la tragica nobiltà
della Passacaglia, e infine la grottesca ebrezza dionisiaca del
Burlesque non erano certo gli ingredienti ideali per ammansire le
feroci critiche del Partito, che lo accusava di scrivere una musica
lontana dalle esigenze del popolo e dello Stato. Gli artisti sovietici,
secondo Zdanov, non avevano il compito di rappresentare la realtà
per ciò che è, ma “nel suo sviluppo rivoluzionario”. Come sarebbe
stato giudicato un Concerto di carattere così cupo e pessimista,
se non come un chiaro esempio di disfattismo antisovietico? C’era
inoltre un elemento ancora più pericoloso, l’interesse di Šostakovič
per la musica ebraica. Già Rimskij-Korsakov, al Conservatorio,
aveva esortato gli allievi di origine ebraica a compiere ricerche
sulla musica popolare del mondo yiddish, una fascia estesa dal
Mar Baltico al Mar Nero. Lo stesso insegnante di Šostakovič,
Maximilian Steinberg, proveniva dalla comunità ebraica di
Vilnius, e numerosi artisti e intellettuali ebrei avevano partecipato
attivamente alla Rivoluzione russa. In particolare, Šostakovič
era stato colpito dal monumentale lavoro di Moise Beregovskij,
che tra il 1927 e il 1947 aveva raccolto migliaia di documenti
sonori della musica yiddish. Le terribili vicende della guerra e la
barbarie dell’antisemitismo indussero Šostakovič ad associare la
persecuzione degli ebrei alla repressione della dignità umana in
generale. Il primo lavoro in cui si avvertono in maniera esplicita
elementi di musica yiddish è il Trio in mi minore op. 67, scritto nel
1944 e dedicato alla memoria dell’amico Ivan Sollertinskij. Negli
anni del dopoguerra tuttavia stabilire un’equazione del genere
era diventato pericolosissimo, dopo che Stalin aveva avviato una
vasta campagna di terrore contro intellettuali e professionisti ebrei.
L’antisemitismo, che ufficialmente era negato, serpeggiava in
sullo sfondo del vorticoso ritmo di trepak, legandosi alla danza con
l’evocazione del tema della tragica passacaglia precedente prima nei
fiati, poi nel violino solista e infine nell’estremo richiamo declamato
con voce stentorea da una coppia di corni. Tempo non ha, scusate,
fine della commedia.
Stravinskij
Funeral Song (Canto funebre)
Le Sacre du Printemps
Il 2 dicembre dello scorso anno Valerij Gergev dirigeva a San
Pietroburgo un breve lavoro di Stravinskij, Pogrebal’naya Pesnya
(Canto funebre), che si riteneva perduto nello scompiglio seguito
alla Rivoluzione del 1917. L’unica esecuzione risaliva al 1909,
nel concerto in memoria di Nicolaj Rimskij-Korsakov, maestro del
giovane Stravinskij. Nel 2015 una caparbia ricercatrice, Natalia
Braginskaija, è riuscita a identificare in un fascicolo anonimo di
parti d’orchestra, nascoste in uno sperduto recesso della biblioteca
del Conservatorio di San Pietroburgo, il lavoro considerato
perduto, colmando così una significativa lacuna nella conoscenza del
percorso artistico di Stravinskij. Canto funebre infatti rappresenta
l’anello di congiunzione tra i primi esperimenti orchestrali del
giovane musicista, come Fuochi d’artificio e Scherzo fantastique, e
il balletto che gli ha donato il successo internazionale, L’uccello di
fuoco. Qualcosa del mondo fiabesco dell’Oiseau de feu è già vivo
nel Canto funebre, specialmente nel mormorio dell’inizio e nelle
armonie turgide, impreziosite da tinte sonore di stampo originale.
Nel compianto per il venerato maestro confluiscono un po’ tutti gli
amori del giovane Stravinskij, in particolare il respiro epico della
musica di Wagner e la forza espressiva del linguaggio disarticolato
di Mussorgskij, ma anche Čajkovskij e lo stesso Rimskij-Korsakov.
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yiddish. Lo stesso asse armonico dissonante si bemolle minore –
mi minore si trova per esempio nella passacaglia del precedente
Trio con pianoforte op. 67, che come abbiamo visto rappresenta
il primo esempio di immedesimazione di Šostakovič con le
sofferenze del mondo ebraico. La forma della Passacaglia
stabilisce un ulteriore legame tra i due lavori. Il cuore oscuro
del Concerto infatti è racchiuso nella grandiosa Passacaglia in
fa minore, chiusa da una monumentale cadenza che sfocia nella
Burlesque finale. Šostakovič ha sentito un legame profondo con
questa forma di variazioni di origine barocca, presente in molti
suoi lavori. Il tema viene contrappuntato da una solenne fanfara
di corni e timpani, che lascia il posto nella prima variazione a
un religioso corale dei legni. L’ingresso del violino è all’insegna
del pathos, con una serie di fioriture espressive sempre più
gonfie di dolore e di disperazione, fino a sfociare nella ripresa
del tema nel registro acuto. L’ultima variazione, con il tema
scarnificato fino allo scheletro ritmico e intonato da timpano e
archi in pizzicato, prepara la transizione alla cadenza. In questa
pagina, tagliata su misura per le eccezionali qualità violinistiche
di Ojstrach, è particolarmente significativo il ritorno del tema
yiddish usato nello Scherzo. Pare che Šostakovič abbia aggiunto
questo riferimento dopo la notizia della morte dell’attore
Solomon Michoels, ucciso a Minsk nel 1948 probabilmente
dal KGB, che aveva inscenato un incidente automobilistico per
sbarazzarsi di un artista popolarissimo e insignito del Premio
Stalin. La morte di Michoels destò molto scalpore, perché era
chiaramente un violento attacco del regime alla causa degli
ebrei. La citazione dello Scherzo rinsalda dunque il tema di
fondo del Concerto, ovvero l’autoritratto dell’artista come capro
espiatorio della violenza della Storia. La Burlesque suggella il
concetto con un’esplosione di furore dionisiaco. Il timbro secco
e tagliente dello xilofono aggiunge al tema iniziale una sfumatura
popolaresca, che rende in maniera eccellente il carattere di
valse macabre del finale. L’idea della morte infatti campeggia
Considerato questo retroterra, la metamorfosi artistica di
Stravinskij rappresenta uno dei fenomeni piu sensazionali del
Novecento. Grazie all’incontro con Diaghilev e i Ballets russes,
(L’oiseau de feu, Petruska e Le Sacre du Printemps) l’oscuro
discepolo di Rimskij-Korsakov si trasformò nel giro di un paio
d’anni nella celebrità del giorno di Parigi. Il Sacre rappresenta
l’apice di questa prima fase della sua produzione. La burrascosa
première del 29 maggio 1913, fece l’effetto di una bomba. La
musica brutale e cubista, la coreografia erotica, il carattere antinarrativo del balletto, il primitivismo del soggetto scatenarono
la reazione tumultuosa del pubblico. Il Sacre fu il momento
culminante dell’esaltante esperienza artistica dei Ballets russes.
L’origine del lavoro fu una visione. Stravinskij stava lavorando
all’Uccello di fuoco, a San Pietroburgo. «Un giorno [...] intravidi
nell’immaginazione lo spettacolo di un grande rito sacro pagano:
i vecchi saggi, seduti in cerchio, osservano la danza di morte di
una giovane che essi stanno sacrificando per propiziarsi il dio
della primavera». Il musicista ne parla subito con Diaghilev e
con Roerich, autorevole studioso della cultura slava primitiva,
che schizza un soggetto. L’inizio è emblematico del nuovo stile di
Stravinskij. Le idee principali (la melodia modale, l’appoggiatura
di seconda minore, l’intervallo di quarta, il cromatismo, la quarta
discendente, l’acciaccatura) si concentrano allo stato grezzo
nel solo di fagotto. Poi una delicata velatura sonora, conferisce
all’orchestra un primo accenno di prospettiva. A quel punto
comincia a distinguersi una larvata dimensione armonica, con un
disegno dell’oboe che oscilla tra maggiore e minore. In questo
brodo primordiale comincia a pulsare il ritmo, con la nota pizzicata
di un violoncello incastrata tra le voci dei legni e lo squillo del
clarinetto piccolo che risveglia l’orchestra. La forma musicale
dell’Introduzione esprime perfettamente il soggetto teatrale, senza
ricorrere ai processi compositivi tradizionali.
Il Sacre, come ogni capolavoro, rimane al di là di una
comprensione definitiva. La sua autentica sorgente poetica è
l’impressione profonda della vesna, della primavera russa, il
disgelo dei grandi fiumi, gli sciami di insetti nelle paludi, le fioriture
improvvise. Le memorie di Stravinskij sull’arrivo della primavera a
San Pietroburgo sono un deposito illimitato di sensazioni: l’odore
di muffa del mantello di lana cotta, il sapore dei gamberi d’acqua
dolce e del tabacco machorka, il colore ocra dei palazzi, il rumore
dello schiocco della frusta sul dorso dei cavalli che attraversavano
il Canale Krukov. La storia della musica deve ringraziare l’ignoto
mugiko, che per divertire il figlioletto del padrone produceva
rumori poco edificanti con la mano sotto l’ascella. La meraviglia
di quel suono inaspettato non ha mai cessato di stupire il piccolo
Stravinskij.
Oreste Bossini
James Conlon
Direttore principale dell’OSN Rai
dall’ottobre 2016. È Direttore musicale
dell’Opera di Los Angeles e del
Cincinnati May Festival, il più antico
Festival corale degli Stati Uniti.
È stato Direttore musicale del Ravinia
Festival, sede estiva della Chicago
Symphony Orchestra (2005 – 2015),
Direttore principale dell’Opéra de
Paris (1995 – 2004), Direttore generale
musicale della Città di Colonia, dove
era a capo della Gürzenich-Orchester
e dell’Opera di Colonia (1989 – 2002) e
Direttore musicale della Filarmonica di
Rotterdam (1983 – 1991).
Dal suo debutto, avvenuto nel
1976, ha diretto più di 280 recite al
Metropolitan di New York, tra cui
nel 2014 Lady Macbeth del distretto
di Mtsensk di Šostakovič. Ha diretto
alla Scala di Milano, alla Royal Opera
House di Londra, alla Lyric Opera
di Chicago, al Maggio Musicale
Fiorentino, all’Opera di Roma
(nell’estate 2015 vi ha interpretato
La dama di Picche di Čajkovskij),
al Teatro Real di Madrid, al Teatro
Mariinskij di San Pietroburgo e alla
Staatsoper di Vienna.
All’Opera di Los Angeles, dopo la sua
nomina, ha diretto oltre 48 produzioni
e quasi 300 recite, tra le quali si segnala
la prima esecuzione del Ring des
Nibelungen di Wagner nel 2010.
Oltre a divulgare il lavoro di
compositori oscurati dal regime
nazista, ha lavorato alla creazione
della Fondazione OREL, della serie
Recovered Voices dell’Opera di Los
Angeles e dell’iniziativa “ZieringConlon” alla Colburn School.
Ha insegnato nelle scuole della
New World Symphony, del Ravinia
Festival, dell’Aspen Music Festival,
del Tanglewood Music Center e alla
Juilliard School di New York.
Ha inciso per Emi, Sony Classical,
Erato, Capriccio e Telarc.
La Decca gli ha dedicato un DVD e
la PBS statunitense lo ha voluto come
protagonista di numerose trasmissioni
televisive.
Nel 2009 ha vinto due Grammy
Awards. Nel 2002 è stato insignito,
per mano dell’allora Presidente della
Repubblica Francese Jacques Chirac,
della Légion d’Honneur.
Tra i recenti e futuri impegni:
Chovanščina di Musorgskij alla Wiener
Staatsoper e Luisa Miller di Verdi al
Teatro Real di Madrid, concerti sul
podio di Deutsche Sinfonie-Orchester
Berlin, Orchestre National de France,
Filarmonica Nazionale Russa, Chicago e
San Francisco Symphony.
Ha diretto il Concerto di Capodanno
2016 alla Fenice di Venezia, trasmesso in
diretta su Rai Uno.
Nel giugno 2016 ha inaugurato il
Festival di Spoleto con Le nozze di
Figaro, secondo titolo della trilogia
Mozart/Da Ponte che sta eseguendo al
Festival della cittadina umbra nel corso
di tre anni.
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direttore
Ray Chen
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violino
Nato a Taiwan nel 1989 e cresciuto in
Australia, ha studiato al Curtis Institute
of Music di Philadelphia con Aaron
Rosand.
Vincitore dei concorsi Queen
Elisabeth (2009) e Yehudi Menuhin
(2008), è uno dei più talentuosi violinisti
della nuova generazione.
Nel 2012 è stato il più giovane solista
ad aver suonato alla cerimonia di
assegnazione dei premi Nobel e dal
2012 al 2015 artista “Junge Wilde” alla
Konzerthaus di Dortmund.
Il suo debutto alla Carnegie Hall di
New York con la Filarmonica Reale di
Stoccolma diretta da Sakari Oramo
nel 2013, nonché il concerto al
Musikverein di Vienna con l’Orchestra
del Gewandhaus diretta da Riccardo
Chailly nel 2015, sono stati acclamati dal
pubblico.
Si è esibito con le più prestigiose
orchestre internazionali, fra cui la
London Philharmonic, la National
Symphony Orchestra di Washington
e l’Orchestre National de France,
con la quale si è unito a Daniele Gatti
nell’esecuzione del concerto parigino
per la Festa nazionale del 14 luglio.
Tra i suoi recenti impegni spicca il
debutto ai BBC Proms nel 2016 dove ha
suonato con la BBC Symphony alla Royal
Albert Hall di Londra.
Artista da incisione di successo,
ha registrato tre album per Sony:
Virtuoso con opere di Bach, Tartini,
Franck e Wieniawski (ECHO Klassik
Award 2011); i Concerti per violino
di Mendelssohn e Čajkovskij con
l’Orchestra della Radio Svedese diretta
da Daniel Harding; i Concerti per
violino nr. 3 e 4 e la Sonata K 305 di
Mozart con l’Orchestra del Festival
dello Schleswig-Holstein diretta da
Christoph Eschenbach.
Nel 2017 ha firmato un contratto con
Decca Classics per la realizzazione di
un nuovo album e una collaborazione
multimediale.
Seguito da oltre 2 milioni di persone
su SoundCloud, è promotore
della musica classica tra le giovani
generazioni mediante social media
e video autoprodotti pubblicati
online che fanno leva sull’umorismo
e la formazione. È il primo musicista
classico di sempre ad essere stato
invitato a tenere un blog sulla sua vita
come interprete solista dalla casa
editrice RCS Rizzoli.
Suona uno Stradivari “Joachim”
del 1715 gentilmente messo a sua
disposizione dalla Nippon Music
Foundation.
Orchestra Sinfonica Nazionale
della Rai
L’Orchestra Sinfonica Nazionale
della Rai è nata nel 1994. I primi
concerti furono diretti da Georges
Prêtre e Giuseppe Sinopoli. Da allora
all’organico originario si sono aggiunti
molti fra i migliori strumentisti delle
ultime generazioni.
Dall’ottobre 2016 James Conlon è il
nuovo Direttore principale.
Lo slovacco Juraj Valčuha ha
ricoperto la medesima carica dal
novembre 2009 al settembre 2016.
Jeffrey Tate è stato Primo direttore
ospite dal 1998 al 2002 e Direttore
onorario fino al luglio 2011. Dal 2001
al 2007 Rafael Frühbeck de Burgos è
stato Direttore principale. Nel triennio
2003-2006 Gianandrea Noseda è stato
Primo direttore ospite. Dal 1996 al 2001
Eliahu Inbal è stato Direttore onorario
dell’Orchestra.
Altre presenze significative sul
podio sono state Carlo Maria Giulini,
Wolfgang Sawallisch, Mstislav
Rostropovič, Myung-Whun Chung,
Riccardo Chailly, Lorin Maazel, Zubin
Mehta, Yuri Ahronovitch, Marek
Janowski, Semyon Bychkov, Dmitrij
Kitaenko, Aleksandr Lazarev, Valery
Gergiev, Gerd Albrecht, Yutaka Sado,
Mikko Franck, Roberto Abbado e Kirill
Petrenko.
Grazie alla presenza dei suoi concerti
nei palinsesti radiofonici (Radio3) e
televisivi (Rai1, Rai3 e Rai5), l’OSN
Rai ha contribuito alla diffusione del
grande repertorio sinfonico e delle
pagine dell’avanguardia storica e
contemporanea, con commissioni e
prime esecuzioni che hanno ottenuto
riconoscimenti artistici, editoriali e
discografici. Esemplare dal 2004 la
rassegna di musica contemporanea Rai
NuovaMusica.
L’Orchestra tiene a Torino regolari
stagioni concertistiche e cicli speciali;
dal 2013 ha partecipato anche ai festival
estivi di musica classica in Piazza San
Carlo, un progetto della Città di Torino.
È spesso ospite di importanti festival
in Italia quali MITO SettembreMusica,
Biennale di Venezia, Ravenna Festival e
Sagra Malatestiana di Rimini.
Tra gli impegni istituzionali che la
vedono protagonista, si annoverano i
concerti di Natale ad Assisi trasmessi in
mondovisione e le celebrazioni per la
Festa della Repubblica.
Numerosi e prestigiosi anche gli
impegni all’estero: oltre alle tournée
internazionali (Giappone, Germania,
Inghilterra, Irlanda, Francia, Spagna,
Canarie, Sud America, Svizzera, Austria,
Grecia) e l’invito nel 2006 al Festival
di Salisburgo e alla Philharmonie di
Berlino, per celebrare l’ottantesimo
compleanno di Hans Werner Henze,
negli ultimi anni l’OSN Rai ha suonato
negli Emirati Arabi Uniti nell’ambito
di Abu Dhabi Classics nel 2011 e
in tournée in Germania, Austria e
Slovacchia, debuttando al Musikverein
di Vienna; ha debuttato in concerto al
Festival RadiRO di Bucarest nel 2012 e
nel 2013 al Festival Enescu. L’Orchestra
è stata in tournée in Germania e in
Svizzera nel novembre 2014, in Russia
nell’ottobre 2015 e nel Sud Italia
(Catania, Reggio Calabria e Taranto)
nell’aprile 2016. Infine ha eseguito la
Nona Sinfonia di Beethoven alla Royal
Opera House di Muscat (Oman) nel
dicembre 2016.
L’OSN Rai ha partecipato ai film-opera
Rigoletto a Mantova, con la direzione
di Mehta e la regia di Bellocchio, e
Cenerentola, una favola in diretta,
trasmessi in mondovisione su Rai1.
L’orchestra si occupa, inoltre, delle
registrazioni di sigle e colonne sonore
dei programmi televisivi Rai. Dai suoi
concerti dal vivo sono spesso ricavati
cd e dvd.
Comune di Pordenone
Regione Autonoma
Friuli Venezia Giulia
Provincia di Pordenone
comunale
giuseppeverdi.it
Gioiosa
Magnifica
Diversa
Tutta un’altra stagione
16
Musica
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