Gran finale per il Progetto Martha Argerich di Laureto Rodoni Fu nel 1919, all’età di quarant’anni, che Ottorino Respighi iniziò lo studio del canto gregoriano. “Fu una vera ubriacatura”, scrisse la moglie Elsa, sua prima insegnante in questo ambito. In quasi tutte le composizioni posteriori si riscontrano echi di melodie gregoriane. Eseguito per la prima volta nel 1921 (da Mario Corti), il ‘Concerto gregoriano per violino e orchestra’ non riscosse mai, vivente l’autore, un successo convinto di pubblico e critica. Respighi ne era addolorato perché lo considerava tra i suoi migliori lavori. E a giusta ragione: si tratta infatti di una composizione di pregio, che mercoledì a Lugano il violinista Renaud Capuçon ha saputo interpretare al meglio, grazie a una filologica aderenza al complesso stile respighiano, al rispetto creativo ma mai arbitrario delle indicazioni dinamiche (impalpabili e struggenti i pianissimi), al mirabile legato, al fraseggio sempre cangiante ed elegante e al nitore della linea melodica. Il ‘Concerto per pianoforte e violino in re maggiore’ di Mozart esiste soltanto sotto forma di frammento (un centinaio di battute) e risale al 1778. Forse per Mozart, come scrisse Rattalino, “i problemi dei rapporti tra strumento a tastiera e ad arco erano pressoché insolubili”. Un frammento di eccellente fattura che entusiasmò, tra gli altri, Alfred Einstein (“Questo sarebbe stato un ‘Krönungskonzert’ ante litteram”). Il compositore inglese Philip Wilby (1949) si assunse di recente l’arduo compito di completarlo (utilizzando per il secondo e il terzo movimento la ‘Sonata per violino e pianoforte’ in re maggiore K 306). Un lavoro encomiabile, anche se, come sempre in questi casi, opinabile. La prima esecuzione assoluta di questo ‘Concerto’ avvenne nel 2011 a Montpellier. Mayu Kishima (violino) e Akane Sakai (pianofor- te) ne hanno offerto un’interpretazione equilibrata, coesa e coinvolgente. Il ‘Concerto in la minore per violino e orchestra’ (1905) è tra le migliori composizioni di Glasunov. Si sviluppa nell’arco di tre tempi senza soluzione di continuità ed è caratterizzato da una scrittura solistica assai impegnativa (soprattutto nell’Allegro finale) che Alissa Margulis ha dominato sovranamente. La violinista di origine russa si è dimostrata interprete profonda e delicata anche negli splendidi momenti lirici dell’Andante moderato e ha saputo rilevare i pur vaghi elementi tzigani che pervadono il tempo iniziale. L’originale, magnifico programma di questo concerto e l’intero ‘Progetto Martha Argerich 2013’ han trovato un suggello aureo nell’esecuzione della stessa Argerich del ‘Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra’ in do maggiore di Beethoven. Un’interpretazione di purezza cristallina che ha incantato il pubblico (che gremiva in ogni ordine di posti il Palazzo dei Congressi), valorizzata dallo splendido accompagnamento dell’Osi diretta da Hubert Soudant. Un gran finale per un ‘Progetto’ che non finisce mai di stupire per la qualità, l’originalità, l’audacia e l’intreccio delle proposte musicali.