Formazione UNIVA 2013 Disturbi del sonno in pazienti affetti da demenza proposta di studio Francesca Frangipane Maria Anfossi Centro Regionale Neurogenetica Lamezia Terme, 3 luglio 2013 BASI MOLECOLARI DEL RITMO SONNO -VEGLIA Il ritmo circadiano è una modificazione ciclica che si produce nell’arco delle 24 ore, determinando un’ alterazione ritmica di un comportamento o di un processo fisiologico (ritmo sonno-veglia, secr. cortisolo var. temperatura corporea). I ritmi circadiani dipendono da un sistema circadiano endogeno cioè da “orologi interni” che si si mantiene sincronizzato con il ciclo naturale del giorno e della notte mediante stimoli naturali come la luce solare Nei vertebrati i ritmi circadiani sono sincronizzati dalla con il ciclo luce-ombra MELANOPSINA E’ la chiavetta per ricaricare ogni giorno il ritmo circadiano Fotopigmento contenuto nelle cellule gangliari della retina che rispondono alla luce depolarizzandosi. Gli assoni di questi neuroni decorrono nel tratto retinoipotalamico e proiettano al nucleo soprachiasmatico (NSC), svolgendo una funzione cruciale nella sincronizzazione dei ritmi circadiani al ritmo luce-buio. L’attivazione dell’NSC stimolerà la ghiandola pineale che sintetizza un neurormone melatonina che promuove il sonno I geni «Clock» Sono gli ingranaggi del nostro orologio interno e oscillando nella loro espressione mettono in moto il meccanismo molecolare responsabile del ritmo circadiano. I geni «positivi» attivano l’espressione dei geni «negativi» che a loro volta alla fine del ciclo con la loro espressione bloccheranno i geni «positivi» silenziandoli Il primo passo per la trasduzione del segnale è rappresentato dal rilascio di Glutammato che è il principale neurotrasmettitore rilasciato dalle cellule retiniche in risposta alla luce. Nei mammiferi, questo fine meccanismo funziona mediante due sistemi di regolazione Come fanno Bmal1 e Clock ad attivare la trascrizione di altri geni? L’attivazione trascrizionale è facilitata da Clock (giallo) che ha attività di istone acetil trasferasi. la repressione invece avviene quando al complesso Bmal-Clock si legano Per e Cry per cui il complesso è fosforilato, si stacca dal DNA e la trascrizione si blocca. Componenti «accessori» del sistema Clock CK1δ/ε fosforilano PER, se la fosforilazione riguarda la parte Nterminale di PER si avrà la degradazione, se invece la fosforilazione riguarda la parte Cterminale allora PER è stabile e forma il complesso con CRY. Geni clocks & disturbi del sonno I geni Clocks hanno un ruolo chiave nei disturbi del sonno •PER2, CK1δ/ε advanced sleep phase (risvegli precoci la mattina)(Toh et al. 2001) •PER3 delayed sleep phase (insonnia iniziale)(Ebisawa et al. 2001) •CLOCK delayed sleep timing (preferenza per le attività serali e alla sonnolenza diurna)(Ebisawa et al. 2001, Coub et al 2010, Mishima et al 2004) Variazioni del gene OPN4 sono stati correlate a «disordini affettivi stagionali» o più in generale a disordini di tipo psichiatrico. Geni clocks & demenza???? La maggior parte degli studi sono basati sul profilo di espressione dei geni clock. Obiettivo di questi studi è valutare se l’espressine dei «clock genes» nel cervello di pazienti con patologie neurodegenerative è alterata rispetto a soggetti di controllo. Cermakian et al dimostrano che i cervelli dei pazienti con AD presentano livelli di espressione dei «clock genes» è alterata rispetto ai controlli indicando un malfunzionamento nella trasduzione dei segnali circadiani In letteratura sono presenti studi tipo GWAS che tentano di identificare varianti polimorfiche nei geni clock che possano essere associati al disturbo sonno nei pazienti AD. La maggior parte degli studi o non danno risultati positivi o non sono replicabili. Ovviamente essendo polimorfismi i dati sono dibattuti e i risultati sono campione specifici e popolazione dipendente OBIETTIVO Valutazione dei disturbi del sonno in pazienti affetti da Demenza rispetto a soggetti cognitivamente integri ma con sonno disturbato e rispetto a soggetti sani. Disturbi del sonno da indagare Efficienza del sonno notturno Insonnia Ipersonnia diurna Disturbo comportamentale del sonno REM OSAS Sindrome delle gambe senza riposo Criteri di inclusione Pazienti affetti da demenza con CDR non >2 Caregiver affidabile Criteri di esclusione Malattia cerebrovascolare Terapia con antiepilettici Farmaci ipnoinduttori o psicotropi? Scheda iniziale raccolta dati Nome e Cognome Età Residenza Caregiver primario (bed partner) Diagnosi Età di esordio Durata di malattia CDR Terapia farmacologica Misure biometriche (peso, altezza,circonferenza collo) Abitudini voluttuarie (alcool, caffè, tabagismo) Metodi di valutazione Ricerca anamnestica dei disturbi del sonno Scale di valutazione Pittsburg Sleep Quality Index (PSQI) Valuta l’efficienza del sonno notturno Epworth Sleepness Scale (ESS) Valuta l’ipersonnia diurna Mayo Sleep Questionnaire (MSQ) Valuta la presenza di disturbo comportamentale del sonno REM (somministrato al caregiver) Questionario di Berlino Valuta la probabilità di OSAS Criteri di valutazione per la Sindrome delle gambe senza riposo Valutazione strumentale Sospetto di disturbo del sonno o ipersonnia (positività ai questionari): Actigrafia Se positivo: polisonnografia? Sospetto di OSAS (anamnesi, questionario di Berlino): Ossipulsimetro notturno Se positivo: polisonnografia? Actigrafia Permette un monitoraggio protratto della condizione di movimento (veglia) e di marcata riduzione di movimento (sonno) e rappresenta un indice sufficientemente oggettivo del ritmo sonno-veglia Utilizza un apparecchio grande come un orologio, che può essere posizionato al polso o ad un arto inferiore. Gli impieghi classici dell'actigrafia sono gli studi del ritmo circadiano e le misurazioni del rapporto riposo-attività come indice del ritmo sonnoveglia. Lo strumento contiene dei sensori molto sensibili al movimento, che trattengono in memoria tutti i segnali poi tradotti in grafico dopo un periodo variabile di impiego (anche 3-4 giorni). Possono essere anche registrati i livelli di rumore e di luce, consentendo così di valutare obiettivamente sia gli schemi del sonno sia l'ambiente dove si dorme La Pulsiossimetria dinamica E’ una metodica diagnostica che utilizza un piccolo apparecchio portatile in grado di valutare i seguenti parametri: frequenza cardiaca, saturazione di ossigeno, indice di perfusione, curva pletismografica. Si effettua posizionando un piccolo sensore all'estremità di un dito per il tempo di osservazione deciso. Analisi genetico-molecolare I disturbi del sonno sono estremamente frequenti nelle malattie neurodegenerative e poiché i geni clock svolgono un ruolo cruciale nell’alterazione del ritmo sonno-veglia; ci domandiamo se disturbi del sonno nelle malattie neurodegenerative possano dipendere da una variabilità genetica dei geni clock I polimorfismi dei geni clocks da analizzare sono: •T3111C del gene Clock: correlato alle preferenze per attività diurne o notturne (mornigness o eveningness) (RFLP) •C111G DEL GENE Per2 : correlato alle preferenze per attività diurne (sequenziamento) •VNTR del gene Per3: associato ad insonnia iniziale e alla sindrome del risveglio ritardato (RFLP) •Apo E: correlato alle apnee notturne (RFLP) •P10L del gene OPN4: correlato al «cronotipo» mattiniero (allodole) o notturno (gufo) a seconda della preferenza per il periodo del sonno e delle attività. (sequenziamento) Questa proposta parte dall’idea che la combinazione di più polimorfismi in questi geni possa essere rilevante nella determinazione del cronotipo in pz con patologie neurodegenerative 1° Hp di lavoro: Arruolare in un anno pz dementi ai quali verrà valutata la presenza del disturbo del sonno Arruolare soggetti di controllo in numero almeno doppio rispetto ai casi e valutare anche in questi la presenza o meno del disturbo del sonno Valutare il genotipo di questa coorte in relazione a polimorfismi selezionati e vedere se il genotipo dei soggetti dementi è diverso dal genotipo dei controlli Criticità: 1)Numero di pazienti e controlli (molto alto) 2)Necessità assoluta di avere il gruppo di soggetti di controllo per capire se l’eventuale associazione SNP/ disturbo del sonno sia legata al disturbo del sonno in sé o piuttosto alla demenza. 3)I fenotipi considerati sia per la demenza che per il disturbo del sonno sono MOLTO eterogenei e questo potrebbe creare un bias. 4)La scelta dei polimorfismi è fatta in base alla riproducibilità nel nostro laboratorio. 2° Hp di lavoro: Arruolare in un anno pz con malattia neurodegenerativa ( AD o MP o DLB o FTD) ai quali verrà valutata la presenza di un determinato disturbo del sonno Nei pz AD i disturbi del sonno più comune sono • i frequenti risvegli notturni con conseguente sonnolenza diurna •Apnee in sonno con frammentazione del sonno (Dauvilliers, 2007; Cardinali et al.,2010) Nei pz con MP o DLB i disturbi del sonno più comune sono •disturbo comportamentale in sonno REM (RBD) (Rongve et al., 2010) Valutare il genotipo di questa coorte in relazione a polimorfismi selezionati nei geni clock criticità: •Fenotipo ristretto quindi problemi di numerosità potrebbero emergere •Necessità assoluta di avere il gruppo di soggetti di controllo per capire se l’eventuale associazione SNP/ disturbo del sonno sia legata al disturbo del sonno in sé o è correlata al processo neurodegenerativo Criticità comuni alle due ipotesi Selezione dei pazienti: 1. Preselezione o segnalazione da parte dei clinici durante gli ambulatori? 2. Utilizzo di farmaci psicotropi 3. Esclusione pazienti che dormono da soli (no caregiver informativo) 4. Numerosità del campione 5. Tempo di osservazione Selezione dei controlli: A. Collaborazione con altri centri Valutazione strumentale: Disponibilità dei pazienti a sottoporsi alle misurazioni (lontananza geografica per la restituzione) Costi actigrafo e pulsiossimetro Inquadramento diagnostico del disturbo del ritmo sonno-veglia: Assenza di conferma diagnostica strumentale con polisonnografia Fattibilità? Proposte? Grazie per i suggerimenti