prospettive Astri & particelle Un universo quantistico I di Roberto Battiston NASA, ESA, Richard Ellis (Caltech) e Jean-Paul Kneib (Observatoire Midi-Pyrenées) Professore ordinario di fisica generale all’Università di Perugia esperimenti in grande. Probabilmente in futuro sarà possibile realizzare esperimenti come quello della doppia fenditura, per verificare il dualismo onda/particella, sfruttando fenomeni come le lenti gravitazionali. Nella foto, la lente gravitazionale osservata dall’Hubble Space Telescope nell’ammasso di galassie Abell 2218. www.lescienze.it l principio di indeterminazione è uno dei pilastri della fisica moderna, ma non è facile da comprendere. Parafrasando Richard Feynman, chiunque pensi di avere capito la meccanica quantistica non l’ha capita abbastanza da capire di non averla capita. Tutte le volte che cerchiamo di interpretarla con concetti derivanti dalla meccanica classica ci imbattiamo, infatti, in contraddizioni, paradossi, problemi di linguaggio. Prendiamo l’esperimento dell’interferenza di un fotone che attraversa una doppia fenditura. Dopo aver inviato una grande quantità di fotoni su uno schermo posto dietro le fenditure si forma una figura di interferenza tipica di un’onda, a patto che non vi sia stato nessun tentativo di determinare da quale delle due fenditure il singolo fotone sia passato. In caso contrario il fotone si comporta come un corpuscolo passato attraverso l’una o l’altra fessura e l’interferenza sparisce. Nel 1983 John Wheeler, recentemente scomparso all’età di 96 anni, osservò che era possibile influenzare il comportamento onda/ corpuscolo agendo non sul percorso, ma sullo schermo ricevente. A seconda che lo schermo sia un sensore composto da tanti elementi fotosensibili senza capacità direzionale o sia invece composto da tanti elementi telescopici in grado di puntare verso una delle due fenditure, viene o meno rivelata una figura di interferenza. Ma questo rimane vero anche se decido di cambiare il tipo di schermo dopo che il fotone ha attraversato le fenditure, ragion per cui questi esperimenti sono detti a «scelta ritardata». Interpretato con la nozione classica di traiettoria tutto questo è illogico, ma è proprio ciò che accede sperimentalmente, e ci dobbiamo mettere l’anima in pace oppure pensare in modo diverso alle proprietà del reale: i risultati degli esperimenti in laboratorio confermano le predizioni della meccanica quantistica. In futuro sarà possibile realizzare osservazioni analoghe usando lenti gravitazionali e lavorando con distanze di miliardi di miliardi di metri e tempi di miliardi di anni. Per esempio, quando la luce di una galassia lontana è deflessa da un buco nero si creano immagini multiple, corrispondenti a percorsi diversi seguiti da raggi luminosi provenienti da uno stesso oggetto. Come nel caso della doppia fenditura, a seconda che si usi come schermo uno strumento in grado di puntare o meno a una delle immagini si dovrebbe osservare o meno un comportamento corpuscolare. Appare evidente che la scelta del tipo schermo viene fatta molto ma molto dopo il passaggio della luce nella lente: eppure la risposta osservata oggi sembra forzare un comportamento ondulatorio o corpuscolare avvenuto un miliardo di anni fa. Per realizzare questo esperimento è necessario pareggiare i percorsi aggiungendo ritardi temporali adeguati (ore, giorni). Un’alternativa raffinata è stata proposta recentemente, sfruttando di nuovo il principio di indeterminazione, ma questa volta tra energia e tempo. Se determino la frequenza della radiazione incidente con estrema precisione, ne determino l’energia, ma contestualmente perdo il controllo dell’istante in cui il fotone è arrivato: nel caso delle frequenze radio, questa incertezza temporale può raggiungere centinaia di secondi, quanto basta per proporre un esperimento a scelta ritardata che sarà effettuato con il radiotelescopio usato dal progetto SETI per la ricerca di segnali radio extraterrestri. Un’italiana per gli astronauti ESA Il Consiglio dell’ESA ha approvato la nomina di Simona Di Pippo a capo del direttorato per il volo umano. È un ruolo prestigioso, da cui dipende il corpo astronauti dell’ESA (che tra l’altro ha appena bandito un concorso per la selezione di nuovi astronauti) e le relative missioni spaziali, oggi sulla Stazione spaziale internazionale, domani sulla Luna o su Marte. Simona ha una lunga esperienza all’ASI, dove ha diretto la sezione per l’osservazione dell’universo, ed è molto apprezzata a livello internazionale. Le facciamo i migliori auguri di buon lavoro. LE SCIENZE 25