INQUADRAMENTO CLINICO E DIAGNOSTICO DELLA CELIACHIA Ritenuta fino a qualche anno fa patologia rara e di interesse esclusivamente pediatrico, la celiachia oggi è la più frequente malattia autoimmune nei Paesi industrializzati. Nonostante una significativa evoluzione nella diagnosi, resta sottostimata e poco considerata a celiachia, o anche intolleranza genetica al glutine, è una patologia inununomediata che nei soggetti geneticamente predisposti, si caratterizza per una lesione intestinale indotta dall'ingestione del glutine presente in frumento, orzo, segale ecc. La prima descrizione di malattia risale all'antichità e si attribuisce ad Areteo di Cappadocia (1 secolo d.C.), tuttavia solo dopo la Seconda guerra mondiale il pediatra olandese W. K. Dicke intuì il ruolo causale del glutine. Dicke osservò infatti che i suoi pazienti erano llÙgliorati durante il periodo bellico, quando erano costretti a nutrirsi con una dieta a base di patate, ma che le loro condizioni di salute erano nuovamente peggiorate al terllÙne del conflitto, quando avevano ripreso a consumare pane e altri alimenti contenenti glutine. Per molto tempo la malattia celiaca è stata considerata una patologia rara e di interesse quasi esclusivamente pediatrico. Negli ultinù 20 anni numerosi studi sono stati condotti con l'obiettivo di deterllÙnare \'incidenza nella popolazione generale, dimostrando come in realtà si tratta di una patologia frequente non solo pediatrica, ma che colpisce anche i soggetti adulti. Le ricerche hanno permesso altresì di L a cura della Redazione 20 ~-- --- [~MJI~.9,gP'~!E~T;~ .7.2009, --- inquadrare la malattia stessa, le sue manifestazioni cliniche e i sintollÙ. Quel che emerge oggi è che si tratta di una patologia complessa, spesso associata ad altre condizioni autoimmuni (diabete di tipo 1, dermatite erpetiforme), subdola, che sfugge alla diagnosi, e che se non tempestivamente individuata può dare complicanze importanti. Nella celiachia sono chiamati in causa sia fattori genetici che ambientali. Il ruolo della componente genetica è dimostrato dalla ricorrenza familiare, circa lO volte più comune nei parenti di primo grado rispetto alla popolazione generale. 1geni implicati sono numerosi, anche se un ruolo preponderante è svolto dal complesso HLA (Human Leucocyte Antigenes), coinvolto nel riconoscimento delle molecole estranee all'organismo. l dati epidellÙologici indicano nel nostro Paese, peraltro molto attivo nella ricerca sulla patologia, un'incidenza di 1/100-150 individui. In realtà questi dati sono fortemente sottostimati: i casi diagnosticati infatti sono dell'ordine dei 75nùla, ma secondo le stime sarebbero 500nùla i soggetti celiaci che non sanno di esserlo. Le nuove diagnosi sono circa 5nùla ogni anno e 2.800 bambini nascono affetti dalla patologia. Anche se, come si vedrà di seguito, i metodi di diagnosi si sono sensibilmente evoluti si con- stata, dunque, come persista un notevole gap tra i casi certi e il dato sommerso. Da ciò deriva che, sebbene si tratti di una patologia assai frequente (è la più frequente tra le malattie autoinununi nei Paesi industrializzati), è tuttora trascurata e poco riconosciuta. MANIFESTAZIONE E SINTOMI Come accennato, si tratta di una patologia subdola i cui sintOllÙ possono essere estremamente vari, e quindi difficilmente riconducibili all'intolleranza al glutine, o anche assenti. Nel soggetto celiaco la reazione immunitaria anomala scatenata dall'assunzione di glutine produce un'infiammazione cronica dell'intestino. La conseguenza è la regressione dei villi intestinali, deputati all'assorbimento dei nutrienti essenziali, e un danno alla mucosa. rintera superficie di assorbimento progressivamente si riduce o scompare del tutto, causando scompensi e malnutrizione. Il quadro sintomatologico più caratteristico è rappresentato infatti da problellÙ intestinali quali, dissenteria, perdita di peso e di forze, gonfiore e dòlori addominali, carenza di ferro. Nei bambini si osserva anche un ritardo della crescita. l cosiddetti sintollÙ atipici comprendono anellÙa, intolleranza allattosio, spossatezza, depressione e nelle don- ne, osteoporosi e aborti spontanei. In funzione della tipologia dei sintomi la celiachia viene distinta in 4 diverse forme (Riquadro): celiachia tipica, atipica, silente e potenziale. APPROCCIO ALLA DIAGNOSI Il decorso della patologia è variabile e può differire da un paziente all'altro. Se a questo si aggiunge l'ampio ventaglio di sintomi anche aspecifici, emerge quanto sia in effetti complicato individuare i soggetti intolleranti al glutine. In ogni caso, il primo "filtro" è rappresentato dal Medico di medicina generale; in caso di disturbi persistenti, riconducibili all'assunzione di alimenti contenenti glutine, è sempre opportuno consultare il proprio medico curante. La diagnosi certa viene effettuata per mezzo di esami sierologici, istologici o genetici. La sierologia include dosaggi di anticOlpi (Ab) quali, AGA (Ab antigliadina di classe IgA e IgG), EMA (Ab antiendomisio), anti-tTG (Ab anti-transglutaminasi) e DPG-AGA (Ab anti peptidi deamidati della gliadina). I diversi test hanno sensibilità e specificità variabili che nel caso degli EMA sono prossime al 100 per cento: la sensibilità non arriva al 100 per cento perché possono esserci falsi negativi in relazione a una carenza congenita di IgA o un basso titolo di IgA. Proprio per l'elevata specificità la positività agli EMA, anche in presenza di mucosa intestinale normale, va considerata come marker precoce di una celiachia latente. Tali anticorpi infatti riconoscono lesioni minime della mucosa. Per la diagnosi di celiachia rimane fondamentale la biopsia intestinale, in quanto riesce a dimostrare la presenza di lesioni istologiche che sono alla base della definizione di malattia. Cinsostituibilità della biopsia è peraltro confermata dal fatto che pur avendo a disposizione test attendibili e non invasivi, nessuno di questi ha specificità e sensibilità del 100 per cento. È im- .- - -- ---- CLASSIFICAZIONE DELLA CELIACHIA • Celiachia tipica (sintomatica): riporta generalmente i sintomi tipici da malassorbimento intestinale e si manifesta per lo più in età infantile. • Celiachia atipica (subclinica): riporta sintomi ritardati prevalentemente extraintestinali come, anemia, dolori addominali ricorrenti, e si manifesta in genere solo in età adulta. Spesso i pazienti soffrono a lungo prima di arrivare alla diagnosi definitiva e iniziano a migliorare solo con una rigorosa dieta senza glutine. • Celiachia silente (asintomatica): non riporta sintomi visibili e per questo motivo è di difficile diagnosi. Chi ne è affetto presenta anticorpi positivi e i villi intestinali lesionati. Questa forma di malattia viene diagnosticata per lo più con uno screening anticorpale. • Celiachia potenziale (latente): non riporta sintomi. L'organismo produce tuttavia anticorpi positivi, ma i villi intestinali non regrediscono ancora. Anche in questo caso la diagnosi è molto difficile, in quanto il paziente non presenta disturbi evidenti e il medico curante spesso non sa da dove iniziare ne quali esami eseguire per primi. Spesso questa forma di malattia viene definita anche come stadio preliminare della celiachia. portante eseguire biopsie multiple in quanto la severità della lesione nella celiachia non è uniforme. La diagnosi genetica si basa sulla determinazione del pattern HLA. Per l'elevato costo tuttavia, questo approccio non è da proporre come test di screening e nemmeno come test di conferma alla diagnosi. Va considerato come test di secondo livello, allo scopo di valutare la compatibilità con la diagnosi di malattia nei casi dubbi. Di recente è stato messo a punto un test rapido, qualitativo che rileva la presenza di Ab anti-tTG in una goccia di sangue prelevato dal polpastrello. Il limite del test è nella certezza: se il test è positivo, va consultato il medico e intrapreso l'iter diagnostico standard; in caso di negatività, non si può escludere del tutto la malattia e se i sintomi suggestivi persistono il paziente dovrebbe contattare il medico. LA TERAPIA È NELL'ALIMENTAZIONE A oggi l'unico trattamento disponibile è una dieta priva di glutine. Molti sono gli alimenti che non contengono glutine, per esempio carne, pesce, frutta, verdura, uova, latte, patate, ri- • so, mais, miglio, grano saraceno. Tuttavia il paziente celiaco dovrebbe accertarsi che questi alimenti vengano preparati in modo adeguato, senza assolutamente entrare in contatto con alimenti contenenti glutine. Con il passaggio a un regime "gluten free" in genere si ha un significativo miglioramento dei disturbi e lo stato di salute del celiaco torna alla normalità. Il miglioramento interessa, come intuibile, anche l'aspetto psicologico: i pazienti tornano in "forma" e si sentono più attivi. Progressivamente si rigenerano anche i villi intestinali, con conseguente ripristino dell'assorbimento di nutrienti; inoltre anche il quadro ematologico rientra nella normalità. Tutto ciò non dovrebbe tuttavia far pensare a una guarigione. La celiachia è una malattia cronica, e che pertanto necessita di una dieta priva di glutine permanente. Cassunzione di glutine infatti può originare ricadute, che si attenuano nel momento in cui se ne sospende l'assunzione. Va sottolineato però che un tale decorso a "ricadute-remissioni" con il tempo danneggia in modo irreversibile i villi intestinali. Calimentazione "gluten free", che non deve neppure contenere tracce di glutine, dovrebbe quindi essere sempre osservata. .. . ~ 21