ANALISI DEI REPERTORI II – prof. Andrea F. CALABRESE DMITRI ŠOSTAKOVIČ LE 15 SINFONIE Sinfonia n. 1 in Fa min. Op. 10 (1923-1.7.1925) Sinfonia n. 2 in Si magg. “All'Ottobre” Op. 14 (marzo-estate 1927) Sinfonia n. 3 in Mi b magg. “Al primo Maggio” Op. 20 per orchestra e coro (1929) Sinfonia n. 4 in Do min. Op. 43 (tardo 1934-20.5.1936) Sinfonia n. 5 in Re min.Op. 47 (18.4-20.7.1937) Sinfonia n. 6 in Si min. Op. 54 (estate-ottobre 1939) Sinfonia n. 7 in Do mag. “Leningrado” Op. 60 (agosto-27.12.1941) Sinfonia n. 8 in Do min. Op. 65 (estate 1943) Sinfonia n. 9 in Mi b magg. Op. 70 (26.7-30.8.1945) Sinfonia n. 10 in Mi min. Op. 93 (luglio-25.10.1953) Sinfonia n. 11 in Sol min. Op. 103 “L'anno 1905” (1956-4.8.1957) Sinfonia n. 12 in Re min. “L'anno 1917” Op. 112 (1960-22.8.1961) Sinfonia n. 13 in Si b min. “Babj Yar” Op. 113 per orchestra, basso e coro di bassi (settembre 1961-20.7.1962) o Sinfonia n. 14 Op. 135 per orchestra d'archi e percussioni, soprano, baritono (2.3.1969) o Sinfonia n. 15 in La mag. Op. 141 (luglio-agosto 1971) o o o o o o o o o o o o o La coincidenza tra rilevanti mutamenti d’indirizzo stilistico e di importanti mutamenti di politica culturale ha suggerito di dividere la carriera artistica del compositore in tre fasi. Il primo periodo, compreso tra la Prima Sinfonia op.10, presentato come saggio di composizione per il conseguimento del diploma e la Quarta op.13, è caratterizzato dall’impiego di un linguaggio animato da intemperanze moderniste; temi acuminati e citazioni distorte, dissonanze provocatoriamente ostentate, orchestrazione incandescente per il ricorso frequente di voci strumentali soliste, frenesia ritmica, sono le cifre stilistiche più rilevanti. La Quarta Sinfonia, ritirata dall’autore in seguito all’attacco della Pravda, è una sinfonia di transizione in cui le intemperanze del primo Šostakovič vengono a patti con un epos narrativo, una dilatazione del tempo, di ascendenza tardoromantica che caratterizzeranno le sinfonie successive. La Quinta Sinfonia che Šostakovič intese quale “risposta creativa alla critica”, segna una svolta nell’iter stilistico del compositore. In conformità con gli imperativi estetici del realismo socialista, Šostakovič ripudiò il modernismo di cui era stato pesantemente accusato e ricondusse lo schema ed il linguaggio sinfonico alle categorie formali ed espressive del sinfonismo classico-romantico. Successo internazionale ebbe la Settima concepita durante i primi mesi d’assedio e resa popolare dalla famosa iterazione, nel primo movimento, di un motivo di marcia che vuol rappresentare, in un impressionante crescendo, l’invasione nazista. Ad una Nona dal carattere di divertimento orchestrale interpretativo in uno spirito neoclassico, segue una Decima, che rappresenta la massima realizzazione del compositore nella dimensione della sinfonia monumentale di ispirazione tardo- romantica. Nell’ultimo ventennio creativo, conseguentemente alla maggiore tolleranza dal regime nei confronti dei modernisti, il linguaggio musicale e lo stile di Šostakovič subirono trasformazioni. Nel campo sinfonico, dopo due sinfonie a programma dedicate alla fallita rivoluzione del 1905 – l’Undicesima - ed a quella del 1917 – la Dodicesima, la Tredicesima per basso, coro di bassi e orchestra, in forma di suite lirica, dà l’avvio ad un’intensa produzione di cicli di liriche con accompagnamento pianistico e/o orchestrale su testi di autori diversi in cui è compresa anche, per 1 ANALISI DEI REPERTORI II – prof. Andrea F. CALABRESE concezione e orchestra, la Quattordicesima per soprano, basso e orchestra, una meditazione sinfonica- vocale sul tema della morte. Negli ultimi lavori sinfonici, come in quelli cameristici, il linguaggio epurato da perorazioni retoriche che talora gravavano su lavori precedenti, esalta con la sua gamma sfumata di amalgami timbrici le zone più lugubri e più solari della sua ispirazione. Dunque, fu dominante nel primo periodo di Šostakovič un piglio aggressivo dai tratti grotteschi e ironici, timbricamente esuberante ed estroso nel ritmo, il linguaggio armonico altalenante tra l’atonalità e politonalità per poi dare spazio, a causa dell’accusa di “formalismo” dalla critica più intransigente, a partire dalla Sinfonia n.5, ad un linguaggio più semplice e comprensibile, osservando schemi tradizionali, senza perdere in originalità e vigore espressivo. Una seconda autocritica in seguito al rapporto Ždanov segnò un adeguamento di Šostakovič agli impianti monumentali del sinfonismo tardo romantico di Mahler e Čajkovskij e a toni celebrativi, con una più esplicita adesione ai programmi ideali e rievocativi e un crescente ricorso al materiale folklorico russo: Sinfonie n.10, n.11, n.12, n.13. Una certa indulgenza all’enfasi e all’accademismo non bloccò tuttavia gli stimoli della sua fantasia e soprattutto quella vivace apertura ai problemi del moderno linguaggio musicale che fecero di lui la guida delle più giovani generazioni di musicisti dell’ex Unione Sovietica. La sua vitalità creativa rimane intatta sino agli ultimi anni, come testimoniano la Sinfonia n.14, in cui riaffiorano toni di cupo e drammatico pessimismo e la più lirica e contemplativa Sinfonia n.151. Sinfonia n. 1 op. 10 in fa minore Composta a Pietrogrado a soli diciannove anni, fra il 1923 e il primo luglio del 1925, la Sinfonia n. 1 op. 10 in fa minore, articolata nei tempi Allegretto, Allegro non troppo- Scherzo, Allegro, Meno mosso, Allegro - Lento, Largo - Lento, Allegro molto, Adagio, Largo, Presto e con un organico costituito da 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba, un timpano, un tamburo militare, un triangolo, piatti, una grancassa, un gong, le campane, un pianoforte, gli archi -, venne eseguita per la prima volta a Leningrado il 12 maggio 1926 sotto la direzione di Nikolai Malko, e procurò al compositore immediata popolarità non solo in Russia, ma anche al di fuori dei confini del paese. Animata da un sincero e travolgente spirito giovanile, la Prima Sinfonia mostra già le linee essenziali dello stile di Šostakovič, basato su una ritmica incisiva e a tratti bizzarra, sull’uso spregiudicato della dissonanza e su un lirismo a volte talmente scoperto da risultare ambiguo. Il linguaggio musicale è moderno e flessibile e fa un uso intermittente del sistema proposto dal teorico russo Boleslav Javorskij nel libro del 1908 La struttura del sistema musicale, per mezzo del quale vari modi, che spaziano dalla consueta scala diatonica alla scala ottotonica di Rimskij diventano perfettamente complementari2. L’influenza di Prokof’ev è evidente, anche se la strumentazione già molto originale e il profilo dei temi rivelano la personalità inconfondibile del compositore, non dimenticando anche gli influssi del sinfonismo tardo romantico, di Mahler specialmente. L’Allegretto iniziale è introdotto da una figura grottesca intonata dalla tromba con sordina. L’Allegro non troppo seguente, che costituisce la parte più cospicua del movimento, è aperto da un tema gaio e saltellante suonato dal clarinetto, che si riascolta, trasformato in un tempo più lento, nel terzo movimento, e quindi nuovamente modi-ficato nel finale. Un secondo tema di carattere 1 2 AA. VV., Enciclopedia della musica, Torino, garzanti, 1996, pp. 839-840. ALEX ROSS, Il resto è rumore. Ascoltando il XX secolo, Milano, Bompiani, 2 2011, pp. 357-359. ANALISI DEI REPERTORI II – prof. Andrea F. CALABRESE lirico esposto dal flauto viene poi sviluppato, insieme al primo, secondo lo schema classico, salvo che in tale riesposizione l’ordine dei due appare invertito. Il secondo movimento è uno Scherzo indiavolato, il cui tema beffardo si trasferisce a un certo punto al pianoforte accompagnato dai piatti, dai corni e dai bassi, prima che subentri il Trio- Meno mosso, caratterizzato da un’idea disegnata da due flauti sorretti da un pedale di secondi violini; il tema iniziale è ricondotto pianissimo dal fagotto, poi la sonorità raggiunge un fortissimo, in cui il primo tema si mischia al secondo, e tutto infine svanisce morendo. Una mesta melodia cromaticamente atteggiata e imparentata col tema principale del primo tempo dà avvio al Lento successivo, intonata dall’oboe; il Lento approda di lì a poco a un Largo, anch’esso pervaso di malinconia e di drammaticità. Un rullo di tamburo unisce senza soluzione di continuità il penultimo movimento al finale agitato, turbinoso, tematicamente riassuntivo della sinfonia, con un famoso passaggio - Adagio - per timpani soli e una gran fanfara conclusiva. Scheda: Prima esecuzione Aula Bol'šoj, Leningrado, 12 maggio 1926. Direttore: Nikolai Malko Archi: violini, viole, violoncelli, contrabbassi; Legni: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti; Ottoni: 4 corni, 2 trombe, tromba contralto, 3 tromboni, tuba; Organico Percussioni: timpani, triangolo, rullante, piatti, grancassa, tam-tam, glockenspiel; Cordofoni: pianoforte. Movimenti 1. Allegretto - Allegro non troppo 2. Allegro - Meno mosso - Allegro - Meno mosso 3. Lento - Largo - Lento (attacca:) 4. Allegro molto - Lento - Allegro molto - Meno mosso - Allegro molto - Molto meno mosso Adagio Sinfonia n. 2 Op. 14 in si maggiore, “All'Ottobre” La Sinfonia n. 2 di Dmitrij Šostakovič fu composta in occasione del decimo anniversario della Rivoluzione d'ottobre, evento ricordato sia dal sottotitolo sia dal testo cantato nell'ultima sezione della composizione. Si tratta di un lavoro di musica sperimentale articolato in un unico movimento, introdotto da un tempo Largo e concluso da un coro, con parole di Alexander Bezymensky in onore di Lenin: My shli, my prosili raboty i khleba ("Siam venuti, abbiamo chiesto lavoro e pane"), quest'ultimo introdotto da una sirena, ricordante appunto il suono delle fabbriche. Benché articolata in un solo ampio movimento, la Seconda Sinfonia può essere idealmente divisa in due sezioni, chiaramente distinte per stile e linguaggio. Nella prima parte, esclusivamente orchestrale, un’atmosfera di profonda inquietudine è evocata da complesse sovrapposizioni politonali e da ardite soluzioni armoniche; la seconda parte, in cui viene intonato il coro, mostra invece un carattere linguisticamente più piano, in cui l’esaltazione della tematica rivoluzionaria conduce a moduli espressivi di più immediata comunicatività. Scheda: Prima esecuzione 5 novembre 1927. Direttore: Nikolai Malko Organico Archi: violini, viole, violoncelli, contrabbassi; 3 ANALISI DEI REPERTORI II – prof. Andrea F. CALABRESE Legni: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti; Ottoni: 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, tuba; Percussioni: timpani, triangolo, rullante, piatti, grancassa, glockenspiel, sirena; Voci. Movimenti Largo, Semiminima = 152, Poco meno mosso, Coro "All'Ottobre". Sinfonia n. 3 op. 20 in mi b magg. “Al Primo Maggio” Come la precedente sinfonia, quest'opera si articola in un unico movimento, diviso in quattro parti, e con un coro finale, basato su testi di Semën Isaakovič Kirsanov, inneggiante la festa del Primo maggio. Il brano è diviso in quattro sezioni, come fosse una sinfonia con quattro movimenti senza soluzione di continuità: Allegretto - Allegro, Andante, Largo, Moderato: "V pérvoye, Pérvoye máya". L'opera presenta una grande ricchezza polifonica, una complessa scrittura strumentale e temi popolareschi. Il tempo è in genere veloce, con frequenti spunti ritmici di marcia ed incalzanti interventi degli strumenti a percussione, che esaltano l’angolosa durezza di un linguaggio spesso ai confini della tonalità; da notare le frequenti perorazioni della tromba solista, i disegni penetranti die legni. Nella parte centrale si schiude un breve “Lento” cui segue un ritmo incalzante e aggressivo che sfocia nella sezione co-rale conclusiva che, non diversamente da quanto avviene nella Seconda Sinfonia, si assiste ad una decisa semplificazione della scrittura melodica ed armonica, con un frequente impiego di accordi maggiori e stile omoritmico. Scheda: Prima esecuzione 21 gennaio 1930. Direttore: Aleksandr Gauk Organico Archi: violini, viole, violoncelli, contrabbassi; Legni: 3 flauti (3° anche ottavino, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti; Ottoni: 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, tuba; Percussioni: timpani, triangolo, rullante, piatti, grancassa, glockenspiel, xilofono, tamtam; Coro misto. Movimenti Allegretto - Allegro, Andante, Largo, Moderato: "V pérvoye, Pérvoye máya". Sinfonia n. 4 op. 43 in do minore La Quarta sinfonia è stata scritta dal compositore russo nel periodo immediatamente successivo alla stroncatura della Pravda, il giornale culturale sovietico, della sua opera Lady Macbeth del Distretto di Mcensk. I timori di una nuova censura spinsero Šostakovič a fermare l'esecuzione della sinfonia poco prima che essa avesse luogo. L'opera venne ritirata e ripresa solamente nel 1961, quando venne eseguita da Kirill Petrovič Kondrašin e dall'Orchestra Filarmonica di Mosca nella Sala Grande del Conservatorio Čajkovskij di Mosca. La sinfonia è composta da tre movimenti: Allegretto poco moderato Questa colossale opera si apre con dei "ghigni" diabolici di xilofono e legni, che preludono ad un intervento di ottoni e archi. Il Primo movimento è ricco di diverse idee musicali. L'Allegretto è composto da diversi episodi, spesso in contrasto tra loro: uno Scherzo, un tempo lento con solo di fagotto, un intervento di tutti i fiati e un Presto degli archi, in particolare i violini primi e le viole, che espongono una diabolica successione di semicrome per oltre centodieci battute. 4 ANALISI DEI REPERTORI II – prof. Andrea F. CALABRESE Moderato con moto In questo secondo tempo all'insegna dei tempi ternari, l'influenza mahleriana si fa sentire ancora di più. Si possono ascoltare temi ricordanti il Laendler e alcuni suggestivi motivi pastorali. La coda finale vede l'intervento delle percussioni, in un effetto simile al finale del Secondo concerto per violoncello dell'autore. Largo - Allegretto Il terzo movimento è un brano immenso, che è costituito da un Largo e da cinque sezioni successive, che sono a loro volta potenzialmente indipendenti dal discorso generale del movimento. Una marcia funebre, sempre in stile mahleriano, è al centro del movimento, ed è esposta dal fagotto. Viene successivamente ripresa dagli altri strumenti a fiato, che vengono accompagnati dai bassi. La seconda sezione, l'Allegro in 3/4, si presenta con l'intervento di violini e viole. La terza, molto ritmica ma serena, è affidata invece ai violoncelli e agli archi con sordina. La quarta sezione, in 2/4, è uno Scherzo, in cui si succedono interventi di singoli strumenti. La sezione finale del movimento comprende tre ostinati: prima i violoncelli e i contrabbassi, che sfumano in un morendo, poi agli archi si associano i timpani, con due note continuamente ribattute, e infine un pedale di 240 misure, che sfumano gradualmente il suono dell'epica, maestosa sinfonia. Nel finale, dopo un corale di ottoni, una lunga coda ripropone l'idea iniziale, e nelle battute finali il suono sembra cessare definitivamente, in un morendo. Una corona sull'ultima battuta sembra cercare di prolungare ancora il brano. Tutto riconduce a una successione onirica di pezzi di genere che Fairclough legge come un ritratto segretamente nostalgico della Russia prerivoluzionaria, sebbene debba contenere anche una buona dose di sarcasmo sostakoviciano. Se si trattasse un’opera esemplare di realismo socialista, tutti questi conflitti verrebbero alla fine risolti in un’affermazione conclusiva. Verso la fine del terzo movimento, violoncelli e contrabbassi suonano una sequenza di note che fa pensare a un mormorio eccitato, i timpani attaccano con una grandiosa figurazione basata su un intervallo di quarta e al realizzazione dell’utopia sembra imminente. Ma il potenziale trionfo non si concretizza, scontrandosi ripetutamente contro un accordo dissonante. Una citazione sottolinea il senso di fallimento: come fa notare Richard Taruskin, l’intera sequenza imita il “Gloria” dell’Oedipus Rex di Stravinskij, in cui Giocasta viene beffardamente elogiata in quanto regina della pestilentibus Thebis. Dopo il tracollo l’orchestra suona un lungo inno da conclusione dell’ufficio, che occupa 234 battute. L’accordo finale reca l’indicazione “morendo” che appare in un’altra ventina di partiture di Šostakovič. Egli si mise a lavorare al finale della Quarta poco dopo la pubblicazione di Caos anziché musica. Aveva già in mente una conclusione tragica? O gli eventi dell’inizio del 1936 lo gettarono in una spirale di disperazione? In ogni caso, era chiaro fin da principio che la Quarta non avrebbe rappresentato una risposta sufficiente all’attacco della Pravda. La Filarmonica di Leningrado cominciò le prove per la prima esecuzione nell’autunno del 1936, e nella comunità musicale si diffuse rapidamente la voce secondo cui Šostakovič aveva respinto le critiche e scritto musica di “diabolica complessità”. Comparvero degli uomini dell’apparato del PCUS e parlarono al direttore dell’orchestra che convocò Šostakovič nel suo ufficio. Il compositore ne uscì dibattuto. Dopo aver camminato in silenzio per un po’, disse a Glikman che la sinfonia non sarebbe stata eseguita. “La situazione non mi piaceva”, raccontò in seguito Šostakovič. “La paura era tutt’intorno a noi. Così la ritirai”. Per quasi due anni Šostakovič non offrì al pubblico nuove opere di rilievo. Scheda: Prima esecuzione Aula Bol'šoj, Leningrado, 30 dicembre 1961. Direttore: Nikolai Malko 5 ANALISI DEI REPERTORI II – prof. Andrea F. CALABRESE Organico Archi: violini, viole, violoncelli, contrabbassi; Legni: 2 ottavini, 4 flauti, 4 oboi (il 4° anche corno inglese), clarinetto piccolo, 4 clarinetti, clarinetto basso, 3 fagotti, controfagotto; Ottoni: 8 corni, 4 trombe, 3 tromboni, 2 tube; Percussioni: 6 timpani con due esecutori, triangolo, rullante, piatti e piatto sospeso, grancassa, tam-tam, xilofono, glockenspiel, wood block, nacchere; celesta. Cordofoni: 2 arpe. Movimenti 1. Allegretto poco moderato 2. Moderato con moto 3. Largo - Allegretto Sinfonia n. 5 op. 47 in re minore Articolata in quattro movimenti, Moderato - Allegretto - Largo - Allegro non troppo, secondo le parole del compositore, “è stata concepita liricamente da capo a fondo ed ha come esplicito tema conduttore lo sviluppo della personalità umana, a partire dagli impulsi vitali ancora incontrollati, nel primo e nel secondo movimento, attraverso l’esperienza dolorosa, nel secondo, fi-no al superamento delle difficoltà dell’esistenza nell’ultimo movimento”. Si rifà dunque al sinfonismo tardo romantico, senza peraltro rinunciare a quella elaborata densità di contrappunti e di drammatici sviluppi che avevano reso così interessanti le precedenti sinfonie. La pagina più riuscita della Sinfonia è proprio quella in cui l’autore tratteggia l’esperienza tragica della coscienza umana: qui egli raggiunge veramente un’alta e nobile forza d’espressione. Egli infatti segue un classico schema in quattro movimenti: Moderato, Allegretto, Largo, Allegro non troppo. Come la sinfonia di Beethoven che porta lo stesso numero, passava da una drammatica tonalità minore a un’esultante maggiore. Un articolo che apparve sotto la firma di Šostakovič pubblicizzava la sinfonia come “La mia risposta creativa”. “Se sarò davvero riuscito a racchiudere in immagini musicali tutto ciò che ho pensato e provato dopo gli articoli della Pravda, se l’ascoltatore esigente noterà nella mia musica una svolta verso la una maggiore chiarezza e semplicità, sarò soddisfatto”. Anche se è possibile che Šostakovič non abbia mai scritto queste parole, contengono ambiguità caratteristiche del suo modo di pensare. Le sinfonie “eroiche” di Beethoven, la Terza e la Quinta, narrano storie di conflitto e risoluzione, di protagonisti che superano gli ostacoli per conquistare la vittoria. Maksim Šostakovič, figlio del compositore, spiega che la Quinta del padre segue piò o meno lo stesso schema: la Sinfonia n.5 è la sia sinfonia “Eroica”. Lo scrittore Aleksandr Fadeev disse una volta che nel finale sembrava stesse rimproverando qualcuno. Mio padre rispose: non è un semplice rimprovero. L’eroe sta dicendo: “Ho ragione io. Farò come meglio credo”. Il primo movimento illustra il teatro scenario in cui l’eroe dovrà farsi strada, ossia aperto da un tema incisivo degli archi in canone, che ricorda il soggetto della Grande Fuga op. 113 di Beethoven, presenta in andamento ricco di vigorosi contrasti. Il secondo tempo in forma di scherzo, un Allegretto di popolaresca baldanza, ha un carattere sereno e disimpegnato, dove appare perfino qualche reminiscenza ciaikovskiana. Allude ad una frase dell’Habanera nella Carmen di Bizet – le note su cui Carmen canta la frase, “Amour, amour”. Il musicologo russo Aleksandr Benditskji ha scoperto che la sinfonia è costellata di riferimenti alla Carmen, probabilmente legati alla passione che il compositore provava ancora per la traduttrice Elena Konstantinovskaja che, dopo il carcere, era andata in Spagna e aveva sposato il fotografo e regista sovietico Roman Karmen. Come in Lady Macbeth, sotto la superficie di quello che può apparire un lavoro pubblico, politico, sono presenti profondità autobiografiche. 6 ANALISI DEI REPERTORI II – prof. Andrea F. CALABRESE Profondamente mesto è, invece, con la sua sconsolata pensosità, il terzo movimento, Largo, tutto dominato dalle sonorità degli archi, quattro note acute ripetute dai violini riempiono l’aria. Su un sottofondo di tremoli di violino, si fa avanti un legno dopo l’altro per suonare una melodia lamentosa, che scende di una quarta e poi di una seconda maggiore. All’atmosfera funerea contribuisce un evidente riferimento al Boris Godunov di Musorgskij, insuperabile esempio della sofferenza russa. Le prime cinque note dell’adattamento musicale di Musorgskij delle parole “scorrete, scorrete, lacrime amare, piangi, piangi, anima del fedele ortodosso” si sovrappongono alle ultime cinque note del tema principale del Largo di Šostakovič. Si sentono di nuovo alle fine del movimento all’arpa e alla celesta, come un carillon che scema nel silenzio. I due accordi conclusivi sono una specie di Amen, un gesto significativo per un compositore ateo. La Sinfonia si conclude con un finale, Allegro non troppo, in cui toni appariscenti, teatrali e ottimistici, giungono ad effetti grandiosi. Si tratta di una squillante esplosione di re minore agli ottoni. Il cambiamento è così violento che gli ascoltatori potrebbero quasi venir condotti a temerne l’arrivo. Le note fondamentali di re e la, che risuonavano malinconicamente nel primo movimento, adesso rombano alle percussioni, preparando il campo a un tema marziale e declamatorio di trombe, tromboni, tuba. L’energia travolgente di questo tema e il carattere dell’accompagnamento sono quasi una replica dell’apertura della sinfonia n.4. La possibilità che Šostakovič stia in qualche modo riscrivendo il lavoro precedente rende ancora più significativa l’autocitazione che compare nella sezione più calma del movimento. Poco prima di mettersi a lavorare alla Quinta, Šostakovič aveva messo in musica la poesia di Puškin Rinascita: Un artista- barbaro dal pennello neghittoso Tinge di nero il dipinto di un genio E vi tratteggia sconsideratamente I suo disegni illegittimi. Ma con gli anni il colore estraneo Si sfalda come vecchie squame, e il lavoro del genio riappare davanti a noi nella sua antica bellezza. Così scompaiono gli sbagli della mia anima tormentata, e sorgono in essa visioni dei giorni primordiali, puri. Nel finale della Quinta, una frase struggente tratta da questa melodia appare nel registro acuto degli archi e dell’arpa, evocando una sfera luminosa, angelica. Si libra verso l’alto fino a diventare irraggiungibile e un colpo di timpani segna il ritorno dell’atmosfera marziale. E’ possibile che sia presente tutta una serie di rielaborazioni: motivi della Quarta rimaneggiati, un pezzo orchestrato per voce e pianoforte privato però della voce e sommerso da un rullo di tamburi. Da questo momento in poi, la sinfonia è tutta un crescendo. I timpani pestano implacabili. Le trombe trasformano il tema principale in una fanfara, in un emblema di potenza. Ma in realtà chi o cosa sta trionfando? E’ questa l’opera dell’artista barbaro, il ripudio di quell’opera geniale che era la Quarta? O è stato infine cancellato il disegno illegittimo, rivelando le intenzioni di Šostakovič nella loro purezza originaria? La brutalità del finale provocò confusione e costernazione. Alcuni oppositori del regine di Stalin lo interpretarono come il segno del ritorno nei ranghi dei conformisti da parte di Šostakovič. Vladimir Sčerbačev, che aveva difeso il compositore all’epoca 7 ANALISI DEI REPERTORI II – prof. Andrea F. CALABRESE dell’attacco della Pravda, definì la quinta “notevole e deprimente”. Nikolaj Mjaskovskij, compositore di sinfonie pessimistiche, disse che il finale era “pessimo”, una “risposta formale in re maggiore”. Osip Mandel’štam lo descrisse come una “fastidiosa intimidazione”. Sull’altro versante, alcuni funzionari pensarono che Šostakovič stesse sfidando il saggio consiglio della Pravda. Il critico Khubov si lamentò del fatto che il Largo era “un’acquaforte espressionista che raffigura l’orrore che inebetisce”, mentre il finale risultava “severo e minaccioso”. Ma buona parte del pubblico parve identificarsi fortemente con la volontà inflessibile, che Maksim Šostakovič definì “determinazione con cui un uomo forte vuol Essere”, espressa dalla sinfonia. Molti avevano perduto amici e parenti per colpa del Terrore, ed erano in uno stato d’animo terrorizzato. Gavriil Popov disse a Ljubov’ Šaporina, fondatrice del Teatro delle Marionette: “sai sono diventato un codardo. Sono un codardo, ho paura di tutto, ho persino bruciato le tue lettere”. La Quinta ebbe l’effetto di allontanare, per un fugace attimo, quella paura primordiale. Durante una lunga ovazione, Evgenij Mravinskij, il direttore d’orchestra, sollevò la partitura in alto sopra la testa. Ljubov’ Šaporina scrisse nel suo diario: “Tutti continuavano a dire: questa è la sua risposta ed è un’ottima risposta”3. Scheda Prima Aula Bol'šoj, Leningrado, 11 novembre 1939. Direttore: Evgenij Mravinskij esecuzione Archi: violini, viole, violoncelli, contrabbassi; Legni: 3 flauti (il 3° anche ottavino), 3 oboi (il 3° anche corno inglese), 4 clarinetti (il 3° anche clarinetto piccolo, il 4° anche clarinetto basso), 3 fagotti (il 3° anche controfagotto); Organico Ottoni: 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, tuba; Percussioni: timpani, triangolo, rullante, piatti, grancassa, tam-tam, xilofono, tamburello basco; celesta. Cordofoni: arpa. Movimenti 1. Largo 2. Allegro 3. Presto Sinfonia n. 6 op. 54 in si minore Molto differente da tutte le precedenti sinfonie del grande compositore russo, la sesta presenta una curiosissima particolarità: il primo movimento dura molto di più degli ultimi due messi insieme. Šostakovič la descrive così: "La mia sesta sinfonia differisce nel carattere della sua musica dagli stati d'animo e dagli umori della precedente, con la sua tensione tragica. La musica della sesta è soprattutto contemplativa e lirica, volevo personificare in essa stati d'animo legati alla primavera, alla gioia e alla giovinezza. Originalmente, nel 1938, la sesta fu pensata per essere un'opera dedicata a Lenin (un'idea che il maestro aveva da anni, ma che realizzerà solamente con la dodicesima sinfonia), con una monumentale composizione per solisti, coro e orchestra, sul testo "Vladimir Ilyich Lenin" di Majakovskij. Nel 1939 Šostakovič però, in una trasmissione radio, non citò nessuno di questi argomenti. La première della sesta avvenne nella sala grande della Filarmonica di Leningrado. Fu un grandissimo successo. La prima registrazione venne fatta dal direttore Leopold Stokovsky con la Philadelphia Orchestra nel 1940. 3 Ibidem, nota 6, pp. 374- 379. 8 ANALISI DEI REPERTORI II – prof. Andrea F. CALABRESE Il primo tempo, Largo, di durata superiore a quella complessiva degli altri due movimenti, è pervaso dallo stesso sconsolato presentimento di tragedia che troviamo anche nel terzo movimento della Quinta Sinfonia; in esso ricorrono episodi affidati, entro la grande orchestra, a delicati insiemi cameristici. Degli altri due tempi solo l’Allegro cede a un melodizzare festoso e ottimistico, al modo di Glinka, a tratti grottesco. Il terzo movimento, Presto, ricco per contrasto di spunti beffardi, si conclude invece con una sorta di umoristico can-can che ricorda il finale del Primo Concerto per pianoforte e tromba. Scheda Prima esecuzione Aula Bol'šoj, Leningrado, 11 novembre 1939. Direttore: Evgenij Mravinskij Organico Archi: violini, viole, violoncelli, contrabbassi; Legni: 3 flauti (il 3° anche ottavino), 3 oboi (il 3° anche corno inglese), 4 clarinetti (il 3° anche clarinetto piccolo, il 4° anche clarinetto basso), 3 fagotti (il 3° anche controfagotto); Ottoni: 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, tuba; Percussioni: timpani, triangolo, rullante, piatti, grancassa, tam-tam, xilofono, tamburello basco; celesta. Cordofoni: arpa. Movimenti 1. Largo 2. Allegro 3. Presto Sinfonia n. 7 op. 60 in do maggiore “Leningrado” Šostakovič la scrisse durante l'Operazione Barbarossa, organizzata da Hitler e alleati per distruggere il colosso russo; la prima mossa dell'Asse fu proprio quella di assediare la seconda città sovietica, Leningrado, ma la popolazione resistette per 900 giorni, prima di costringere il nemico alla ritirata. Šostakovič si trovava proprio a Leningrado (sua città natale) quando i nazisti cominciarono l'assedio, ma fu uno dei primi a lasciarla, riuscendo a completare la sinfonia lontano dagli scenari di guerra nel dicembre 1941. Il 15 luglio, nella già descritta atmosfera di mobilitazione bellica, Šostakovič inizia la composizione della sinfonia, che lo farà diventare agli occhi del mondo l'emblema (musicale) della resistenza russa dinanzi ai nazisti. Il primo movimento viene scritto durante un incessante bombardamento della città. Il 16 settembre, in una trasmissione radiofonica di incoraggiamento dei soldati al fronte, il compositore dice: «Ieri mattina ho terminato il secondo movimento della mia nuova sinfonia. Perché ve ne parlo? Lo faccio perché tutti sappiate che, malgrado la minaccia dell'invasione, nella nostra città le cose vanno come sempre». Il giorno dopo esegue i primi due movimenti. Agli inizi di ottobre viene deciso di far trasferire i maggiori personaggi culturali della città in una zona più sicura. Šostakovič, con la moglie, i figli Galja e Maksim, partì per gli Urali. In un'intervista al "Vecernaja Moskva" Dmitri spiega che ha completato il primo movimento il 3 settembre, il secondo il 17 e il terzo il 29 novembre. Mai il compositore lavorò così velocemente nella scrittura di un'opera. Il treno che partì per la nuova destinazione trasportava anche intellettuali come Vissarion Šebalin, Dmitrij Kabalevskij, Davyd Ojstrakh, Emil Gilels, Sergej Ejzenstein e Il'ja Erenburg. A Kujbysev, dove vennero sistemati, il musicista continuò la sinfonia, portandola a termine il 27 dicembre. La prima venne qui eseguita 3 mesi dopo. Sulla Pravda lo scrittore Aleksej Tolstoj lo definisce come "vittoria dell'uomo sulla bestia". 9 ANALISI DEI REPERTORI II – prof. Andrea F. CALABRESE Ognuno dei quattro movimenti è dilatato in modo da porre in massimo risalto il carattere patriottico e celebrativo dell’opera. Ad ognuno di essi il compositore intese dare in origine un titolo, che poi soppresse: “Guerra, Rimembranza, Le immense pianure della nostra terra, Vittoria”. Allegretto Il primo movimento ha forma di sonata. Inizia con un maestoso, potente tema patriottico introdotto dagli archi e poi ripetuto dai legni. Una melodia piana affidata al flauto solo e al primo violino rappresentano la quiete della Russia prima dell'inizio della Seconda Guerra Mondiale. Dopo questa sezione a un tempo placida e pregna di ansia, inizia il famoso "tema dell'invasione", probabile caricatura della canzone Da geh' ich zu Maxim dell'operetta La vedova allegra di Franz Lehár. Il crescendo, dopo le 12 ripetizioni del tema, strutturate in modo molto simile - complice la presenza del ritmo ostinato dei tamburi rullanti - al Bolero di Maurice Ravel, culmina in un fortissimo affidato agli ottoni, consistente in una ripetizione di scale. Il passaggio raggiunge l'apice della tensione in un fragoroso passaggio in fortissimo in cui si mescolano in caotica dialettica archi, ottoni e percussioni. Poco dopo, un solo di clarinetto e di fagotto ripropone il calmo tema iniziale. Infine, il tema dell'invasione, con un'orchestrazione più dimessa e delicata affidata a trombe e tamburo rullante, chiude il movimento. Il tema dell'invasione Il tema dell'invasione è affidato a varie sezioni/strumenti dell'orchestra; si tratta di un ostinato di 22 battute ripetuto per 12 volte. Il sottofondo ritmico è affidato al rullante (se inizialmente si utilizza un solo tamburo, per il crescendo si tende ad utilizzare fino a 3 strumentisti diversi), che esegue una figurazione ritmica, dal pianissimo al fortissimo, di due battute ripetute per tutto il periodo. Un altro accompagnamento è dato dai bassi, che con due diversi temi accompagnano la melodia. Nelle singole variazioni emergono precisi valori strutturali: settime, in canone, con moti contrari, canone ravvicinato, accordi paralleli, tema al basso, con controcanto cromatico, con controcanto cromatico per terze, nuovamente un controcanto all'acuto, modulazione in la magg. eccetera. La sequenza di impasti timbrici e coloristici è la seguente: Archi in pizzicato Flauto Flauto e ottavino Oboe e fagotto Ottoni Clarinetto e oboe Archi Archi Ottoni Fiati ed archi Tutti Tutti Moderato (poco allegretto) Il secondo movimento, originariamente intitolato "Memorie" è il più corto della sinfonia, ha una struttura tripartita in forma ABA'. Šostakovič riferì che era impostato basandosi su uno scherzo e un intermezzo lirico. L'inizio è caratterizzato da un breve inciso degli strumentini e da un tema calmo e danzante affidato al violino e presenta, a tratti, la sembianze di una fuga; nella sezione successiva il tema passa all'oboe solo che ripropone la melodia innalzata di un tono. Legni, ottoni e archi continuano lo sviluppo del movimento in differenti impasti timbrici. A metà dello svolgimento un clarinetto piccolo apre la sezione centrale, la più animata del movimento e dominata da ritmi cadenzati. Il tema principale, di carattere drammatico, viene elaborato da legni, 10 ANALISI DEI REPERTORI II – prof. Andrea F. CALABRESE ottoni e percussioni fino a trasformarsi in tragico valzer dal sapore quasi mahleriano. L'ultima sezione ripropone i temi della prima parte con una strumentazione più lieve e cristallina, che alterna archi e legni fino alla conclusione. Adagio Il movimento si apre con un accordo struggente e profondo, come a descrivere la desolazione e la distruzione causate dalla guerra. Anche questo movimento è tripartito e strutturato come il precedente: la prima parte presenta delle lunghe figurazioni, per lo più affidate agli archi; la sezione centrale è più animata, in cui gli archi si librano eroici e rabbiosi sostenuti dagli ottoni e dalle percussioni, quasi a raffigurare le premesse di una prossima vittoria sul nemico invasore; l'ultima parte, infine, è una ricapitolazione della prima. Allegro non troppo Collegata direttamente al movimento precedente, la prima parte del finale (di carattere eminentemente descrittivo e celebrativo) è dominato da incisi ritmici, percussivi e coloristici non dissimili da quelli del primo movimento, raffigurazione del popolo che organizza la propria difesa per liberarsi dall'invasore. I temi dell'ultima parte, con le sue melodie festose, trionfanti e di carattere popolare, celebrano la resistenza. Ritorna infatti il tema del primo movimento, esposto dagli ottoni. La sinfonia si conclude in modo trionfale e retorico (simile, in questo alla Quinta Sinfonia) col dispiegamento degli ottoni e delle percussioni. Significato dell'opera La Settima Sinfonia simboleggia un'appassionata denuncia dei crimini della guerra. Pur descrivendo l'invasione delle truppe naziste attraverso l'uso di un tema installato nel primo movimento (il già citato tema dell'invasione), la sinfonia non intende rappresentare il solo punto di vista del cittadino sovietico ma quello di qualunque popolo in armi che tenta di resistere alle iniquità della guerra e dei regimi totalitari[1]. Secondo il musicologo e dissidente russo Solomon Volkov, che ha scritto nel 1979 una controversa biografia dell'Autore (Свидетельство, trad. it. Testimonianza. Le memorie di Dmitrij Šostakovič) l'idea iniziale sarebbe stata quella di produrre una sinfonia di un movimento solo, comprendente anche delle voci, a cui affidare le parole del salmo 12; lo stesso Volkov sostiene che la Settima Sinfonia sarebbe stata dedicata alla città di Leningrado, che «Hitler ha distrutto e Stalin semplicemente ha finito». Successivamente alla prima esecuzione, un microfilm contenente la partitura venne mandata in occidente. Inizia così il mito mondiale della Settima. La popolarità della Settima fu così ampia e così numerose furono le trasmissioni radiofoniche delle sue registrazioni che il compositore ungherese Bela Bartok (all'epoca emigrato negli Stati Uniti) ne fu infastidito e inserì una breve parodia del "tema dell'assedio" seguita da un glissando dei tromboni (una sorta di "pernacchia" nei confronti della sinfonia di Šostakovič) nell'Intermezzo interrotto (Allegretto), quarto movimento del suo celebre Concerto per orchestra. Scheda Prima esecuzione Dedica Durata media Organico Palazzo della Cultura, Kuibyšev, 5 marzo 1942, Leningrado. Direttore: Samuil Samosud alla città di Leningrado 80' Legni: 3 flauti (il II anche ottavino, il III anche flauto contralto), 2 oboi, corno inglese, 3 clarinetti in si bemolle e in la (il III anche clarinetto piccolo in mi bemolle), clarinetto basso, 2 fagotti, controfagotto; Ottoni: 8 corni, 6 trombe, 6 tromboni, tuba; 11 ANALISI DEI REPERTORI II – prof. Andrea F. CALABRESE Percussioni: 5 timpani, da 1 a 3 tamburi rullanti, piatti, triangolo, grancassa, tam-tam, xilofono, tamburello; Tastiere: pianoforte; Archi: 2 arpe e un minimo di 16 violini I, 14 violini II, 12 viole, 10 violoncelli e 8 contrabbassi. Movimenti 1. Allegretto 2. Moderato (poco allegretto) 3. Adagio 4. Allegro non troppo Sinfonia n. 8 in Do minore op. 65 La seconda sinfonia "bellica" ritrae il cordoglio del maestro per la seconda guerra mondiale. Tra la precedente settima, che descrive la guerra, e la successiva, che omaggia la Russia, Šostakovič infatti scrive questa sinfonia impostandola come un "requiem", un lamento per i caduti della guerra. La ricerca di una compattezza spinse il maestro ad unire gli ultimi tre movimenti, che contrastano con una gigantesca prima parte-movimento bipartito. In mezzo troviamo, isolatamente, il primo Scherzo (Allegretto), mentre il secondo (Allegro non troppo) si pone all'inizio del secondo "blocco" sinfonico. La sinfonia è, per durata, inferiore alla sola settima. L'intervallo di seconda è usato spesso nella sinfonia: Inizio del secondo movimento Il primo movimento si apre con le note Do - Si bemolle - Do; Il secondo movimento ha come tema le note Re bemolle - Do - Re bemolle; Nel terzo movimento il tema è Mi - Fa - Mi, separati però da un'ottava; Nell'ultimo movimento il tema è Do - Re - Do. Adagio - Allegro non troppo Il primo movimento ha una qualche similitudine con l'attacco della Quinta sinfonia. Si apre infatti con un drammatico motivo suonato fortissimo in ottava. Vi appare anche un accenno alla Settima. Il secondo tempo, adagiato su un 5/4, melodia e accompagnamento sembrano procedere a ritmi diversi. La seconda parte del movimento, che inizia con uno squillo di trombe simile all'Inno di Mameli, citato forse involontariamente, intorno al 13º minuto, porta all'apice della tensione, in una ferocia quasi mai intravista nelle opere precedenti. Allegretto Šostakovič descriveva questo movimento "una marcia con elementi di uno scherzo". Allegro non troppo Il terzo tempo è basato su un tema, ripetuto per tutto il movimento da vari strumenti, a cui si sovrappongono delle "frecciate" sonore. Una macchina incessabile, inarrestabile che intorno al 3º minuto pare svanire, per lasciare spazio ad una più giocosa sezione, ma che dopo poco ritorna ad essere quella iniziale. Il tema dell'inizio si ripresenta, e sfocia stavolta, con l'entrata ulteriore dei timpani, in un inarrestabile crescendo che porta all'inizio del movimento successivo, con un clima di estrema violenza. Largo Dall'esplosione sonora del terzo, si passa a questo nuovo movimento proseguendo l'agghiacciante "macchina in corso". Qui un basso di passacaglia viene ripetuto dodici volte. La melodia è tenuta, senza forma. I suoni del corno, dell'ottavino, del flauto fanno sprofondare in un clima di 12 ANALISI DEI REPERTORI II – prof. Andrea F. CALABRESE depressione mentale. L'ulteriore mancanza di melodie non orecchiabili rendono questo movimento difficile da capire ed assimilare. Allegretto La sinfonia pare qui rasserenarsi un pochino, e dopo diversi episodi svagati, pare dissolversi entro particolari ambiguità. Scheda Prima esecuzione: Aula Bol'šoj, Conservatorio di Mosca, 4 novembre 1943. Direttore: Evgenij Mravinskij Organico Archi: violini, viole, violoncelli, contrabbassi; Legni: 4 flauti (il 3° e il 4° anche ottavino), 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, clarinetto piccolo, clarinetto basso, 3 fagotti (il 3° anche controfagotto); Ottoni: 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, tuba; Percussioni: timpani, triangolo, rullante, piatti, grancassa, tam-tam, xilofono, tamburello; Movimenti 1. Adagio - Allegro non troppo 2. Allegretto 3. Allegro non troppo 4. Largo 5. Allegretto Sinfonia n. 9 op. 70 in Mi bemolle maggiore La sinfonia avrebbe dovuto, secondo il regime, rappresentare la vittoria della Grande guerra patriottica, attraverso toni trionfalistici ed epici, e diventare la versione sovietica della ben più celebre Nona di Beethoven. In questo senso, la sinfonia avrebbe dovuto completare la cosiddetta Trilogia bellica, descrivendo la vittoria dell'URSS, composta anche dalla Settima (che descrive la guerra stessa) e dall'Ottava sinfonia (che omaggia le vittime). Šostakovič, sorprendendo e irritando i vertici del potere, compose invece una sinfonia semplice, allegra e piena del suo solito humor, e costruita sulla struttura classica della sinfonia di Haydn. Il regime, ovviamente, non tollerò una simile composizione, e la sinfonia venne ritenuta un affronto alla memoria dei caduti per la patria. Diversamente, in Occidente, venne ritenuta una delle più riuscite opere del compositore dissidente. La sinfonia dura all'incirca 25 - 30 minuti, risultando una delle più corte (la più breve è la seconda) dell'intero corpus sinfonico di Šostakovič, ed è composta da cinque movimenti: Allegro Il primo movimento è costruito sulla struttura delle sinfonie settecentesche. Un esempio è infatti la presenza di uno degli elementi più diffusi in questo tipo di schema, il ritornello. Moderato Invece del classico Scherzo, Šostakovič scrive per secondo movimento un Moderato, che presenta battute binarie e ternarie alternate. Presto Il terzo movimento, che assomiglia vagamente al terzo movimento della precedente sinfonia, presenta dei toni molto scherzosi e pieni di humor, specialmente con la presenza di una melodia dai toni spagnoleggianti. Largo Il Largo assume dei toni molto più tranquilli, con una sorta di recitativo strumentale. Allegretto - Allegro L'ultimo movimento della Nona presenta ancora dei tratti melodici molto buffi, con il tema principale preso in prestito dalla polka del film La giovinezza di Maksim. Sempre utilizzando in 13 ANALISI DEI REPERTORI II – prof. Andrea F. CALABRESE modo alternato tempi binari e ternari, la sinfonia si conclude a velocità doppia, in un crescendo surreale. Scheda Prima esecuzione: Aula Bol'šoj, Leningrado, 3 novembre 1945. Direttore: Evgenij Mravinskij Organico Archi: violini, viole, violoncelli, contrabbassi; Legni: 2 flauti, ottavino, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti; Ottoni: 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, tuba; Percussioni: timpani, , triangolo, rullante, piatti, grancassa, tamburello basco. Movimenti 1. Allegro 2. Moderato 3. Presto (attacca:) 4. Largo (attacca:) 5. Allegretto - Allegro Sinfonia n. 10 op. 93 in mi minore Nella sinfonia troviamo spesso ripetuto il tema "Re – Mi bemolle – Do – Si", ovvero la firma musicale del musicista. Le note "D – S – C – H" sono le iniziali del compositore in tedesco, D. SCH. La sinfonia è composta da quattro movimenti: Moderato Definito da Kay la "migliore pagina sinfonica dell'autore russo", l'apertura della sinfonia si mostra come un deserto disperato. Ad un inizio strisciante, segue una parte centrale dove si raggiunge l'acme della drammaticità ed un finale in clima di distensione, in cui il maestro acuisce il senso di prostrazione. Il movimento ha forma di sonata. Non assistiamo a nessun rilascio di tensione ne ripetizione di temi della musica. Le sonorità sono ambigue, le linee melodiche hanno una progressione ansiosa, quasi a "tentoni". La tonalità cambia ma non viene mai esposta chiaramente; gli elementi cromatici, diatonici e modali sono tenuti in costante tensione. Allegro Secondo alcune interpretazioni Stalin sarebbe ritratto con violenza e spietatezza nel secondo movimento della sinfonia. In questo brevissimo, in confronto al precedente, ma grandioso movimento, si assiste ad una straordinaria potenza espressiva. Costruito nella tonalità di Sol maggiore, è basato su una sorta di un contrappunto in cui si sovrappongono blocchi sonori basati su melodie russe. Il brano si chiude in una maniera improvvisa, così come era iniziato. Secondo Solomon Volkov la potenza e la violenza del movimento sarebbero basate sulla figura di Stalin stesso. L'interpretazione di Volkov non è condivisa da tutti i biografi del compositore. Il musicologo Richard Taruskin ha definito l'interpretazione di Volkov "una rivelazione dubbia, che mai nessuno aveva mai sospettato prima in Russia o in Occidente". Elizabeth Wilson aggiunge: "La sinfonia n. 10 è spesso interpretata come un commento del compositore sulla recente epoca staliniana. Ma come accade spesso nell'arte di Šostakovič, la descrizione degli eventi esterni è contrapposta al mondo privato dei suoi sentimenti interiori". Allegretto Qui assistiamo ad alcune citazioni del primo movimento e all'uso, ancora insistentemente, della firma "D.Sch.". In questo tempo di valzer, l'autore fa emergere una frase intonata dal corno, di evidente richiamo a Mahler. Il tema "D.Sch.", stavolta trasposto, continua incessantemente sino alla fine del movimento. 14 ANALISI DEI REPERTORI II – prof. Andrea F. CALABRESE Andante, Allegro Šostakovič riprende, come suo uso, il tema dello scherzo del secondo movimento, ma meno furiosamente. Ad esso si sovrappone il tema del terzo, che progressivamente lo supera in potenza. Scheda Prima esecuzione - Aula Bol'šoj, Leningrado, 17 dicembre 1953. Direttore: Evgenij Mravinskij Organico Archi: violini, viole, violoncelli, contrabbassi; Legni: 3 flauti (2° e 3° anche ottavino), 3 oboi (3° anche corno inglese), 3 clarinetti (3° anche clarinetto piccolo), 3 fagotti (3° anche controfagotto); Ottoni: 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, tuba; Percussioni: timpani, triangolo, rullante, piatti e piatto sospeso, grancassa, tam-tam, xilofono, tamburello basco. Movimenti 1. Moderato 2. Allegro 3. Allegretto 4. Andante - Allegro Sinfonia n. 11 in Sol minore op. 103, “L'Anno 1905” Basata su melodie popolari russe, la sinfonia è la rappresentazione in musica della strage dei lavoratori riuniti davanti al Palazzo d'Inverno, a San Pietroburgo, da parte della cavalleria dello zar Nicola II. La stessa tematica è stata anche affrontata dal regista russo S. M. Ejzenštejn, nel capolavoro cinematografico "La corazzata Potëmkin". In una versione riedita in Italia nel 1976 sono stati scelti brani di Šostakovič per la colonna sonora del film. Nella famosissima scena dell'avanzata dei soldati verso la folla sulla scalinata di Odessa possiamo sentire come sottofondo il secondo movimento della Undicesima Sinfonia. Originariamente l'opera doveva essere scritta per il 50º anniversario della rivoluzione del 1905, nel 1955, ma alcuni eventi (la morte della madre, il problematico secondo matrimonio e l'incontro con alcuni suoi amici appena usciti dai gulag) tennero Šostakovič lontano dalla composizione fino al 1957. Un nuovo impulso alla scrittura venne dalla Rivoluzione Ungherese del 1956: la moglie Irina ha dichiarato infatti che il compositore teneva a mente questa rivolta durante la composizione della sinfonia. I motivi popolari rivoluzionari russi all'interno dell'opera sono 9: "Ascolta!"(un motivo di detenuti che richiamano a speranze ed attese che saranno, probabilmente, deluse), "Il condannato", "Sei stato vittima", "Compagni, le trombe squillano", "Salve, parola di libertà", "Furia contro i tiranni!", "Canto di Varsavia". Altri 2 temi sono tratti dal coro "Il 9 gennaio" dai sui Dieci poemi su testi di poeti rivoluzionari(Op. 88), e da una melodia dall'operetta di Sviridov "Luci Splendenti". La sinfonia ottenne un successo immediato in Russia, e valse al compositore il Premio Lenin, assegnatogli l'anno successivo, che lo riabilitò davanti alla Dottrina Ždanov. La sinfonia è composta da quattro movimenti: Adagio - La Piazza del Palazzo Un'atmosfera di tranquillità caratterizza l'intero primo movimento. Alla melodia dagli archi si alternano interventi dei timpani. Alcuni squilli di tromba intervengono nella parte centrale. Allegro, Adagio, Allegro - Il 9 gennaio La "Domenica di sangue" Il secondo movimento descrive gli eventi accaduti nella Domenica di sangue, ed è costituito da due parti. La prima sezione riguarda le proteste del 22 gennaio 1905 (9 gennaio nel calendario Giuliano), nella città di San Pietroburgo, in cui la popolazione si riunì pacificamente di fronte al Palazzo d'Inverno per protestare contro la corruzione e i provvedimenti messi in atto dallo Zar. Se 15 ANALISI DEI REPERTORI II – prof. Andrea F. CALABRESE subito si ha un crescendo che coinvolge l'intera orchestra, successivamente troviamo un solo di ottoni, timpani e tamburo rullante, che passa successivamente agli archi e timpani. Qui riparte un nuovo crescendo musicale dell'orchestra: questa è la rappresentazione musicale con cui il compositore russo descrive l'avanzare delle truppe sulla folla. Alle percussioni è affidata la rappresentazione degli spari dei soldati. La conclusione della prima sezione del movimento è data dall'intervento dell'ottavino e dei flauti. La seconda parte del movimento inizia improvvisamente: una terzina del tamburo rullante dà il via a una potente marcia, rappresentante il panico della gente dinanzi l'avanzata delle truppe zariste. All'apice della tensione inizia una nuova marcia, scandita dal ritmo del rullante e i ripetitivi colpi, insistenti e pesanti, di grancassa, tam-tam e piatti. L'orchestra intera si sovrappone a questa marcia. A questa si contrappongono i timpani. L'intera sezione delle percussioni cessa improvvisamente di suonare. Quest'ultimo periodo è identificabile nel massacro dei civili. L'ultima parte del movimento è in un tempo Adagio, e Šostakovič torna a una sonorità più calma, come a descrivere l'atmosfera seguente al massacro. Adagio - L'eterno ricordo Il terzo movimento è basato sulla marcia funebre "Sei stato vittima", un inno dei rivoluzionari. L'inizio è affidato al pizzicato degli archi, che tengono la melodia sino a metà pezzo, quando entra poco a poco l'orchestra, con i corni e i clarinetti. Si assiste poi al consueto crescendo: l'orchestra tiene la melodia, con il ritmo costante dei timpani. Šostakovič cita qui i due precedenti movimenti. La fine del movimento è come un ritorcersi su sé stesso del pezzo: si torna infatti al pizzicato di inizio brano. Allegro non troppo, Adagio, Allegro - Tocsin (L'allarme) Il movimento finale inizia con una potente marcia, guidata da ottoni e timpani, che subito raggiunge un'elevata tensione. Culmine è la melodia degli ottoni, intorno al 5º minuto, accompagnata dal lamento continuo degli archi e legni, con i timpani che accompagnano la melodia. Si giunge nel moderato centrale, in cui gli archi si alternano al solo dei timpani, con dei colpi pesanti accompagnati dal rullante e delle trombe. Da qui, quasi di sorpresa, si entra nell'Adagio, in cui possiamo sentire il solo del corno inglese, accompagnato dagli archi. Inizia poi, con uno stacco improvviso, il solo del clarinetto basso, a cui si aggiunge l'intero settore dei legni: prima il clarinetto, poi il flauto. Poi si aggiungono gli ottoni e gli archi, in quello che è il crescendo finale di questa sinfonia: l'entrata dello xilofono e degli archi; successivamente inizia il ritmo ostinato dei timpani e del rullante, che fa da sottofondo alla melodia degli ottoni. Le campane tubolari (da queste deriva il nome del movimento: Tocsin è infatti il segnale d'allarme suonato da una campana)iniziano l'ostinata ripetizione della tonalità di sol minore fino alla fine. Il clima d'ansia del finale del movimento fa da preludio ai fatti che accadranno nel 1917: nella Sinfonia n. 12, nominata appunto L'Anno 1917 Šostakovič descriverà la Rivoluzione Russa. Scheda Prima esecuzione - Aula Bol'šoj, Conservatorio di Mosca, 30 ottobre 1957. Direttore: Natan Rakhlin Organico Archi: violini, viole, violoncelli, contrabbassi; Legni: 3 flauti (3° anche ottavino), 3 oboi (3° anche corno inglese), 3 clarinetti (3° anche clarinetto basso), 3 fagotti (3° anche controfagotto); Ottoni: 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, tuba; Percussioni: timpani, triangolo, rullante, piatti e piatto sospeso, grancassa, tam-tam, xilofono, campane tubolari, celesta; Cordofoni: 2 arpe (preferibilmente raddoppiate), pianoforte. Movimenti 1. Adagio - La Piazza del Palazzo 2. Allegro - Il 9 gennaio 16 ANALISI DEI REPERTORI II – prof. Andrea F. CALABRESE 3. Adagio - L'eterno ricordo 4. Allegro, Allegro non troppo - Tocsin Sinfonia n. 12 op. 112 in re minore “L'Anno 1917” La sinfonia è stata scritta per il 22° raduno del Partito Comunista dell'Unione Sovietica a Mosca, in occasione dell'anniversario della creazione del partito stesso, tenuto nell'ottobre del 1961. Già dal 1930 Šostakovič aveva intenzione di comporre una sinfonia omaggio a Lenin. Per la struttura dell'opera il compositore si basò sulla vita del rivoluzionario russo, dalla giovinezza sino al periodo post-rivoluzionario. Per questo il compositore consultò probabilmente sugli scritti di Majakovskij. La sinfonia è costituita da 4 movimenti: Moderato - Pietrogrado rivoluzionaria Il primo movimento cita una melodia tratta da un canto rivoluzionario, "Vergognatevi di voi, tiranni", e una melodia polacca, la "Marcia di Varsavia", che appare anche nella Sinfonia n. 11. Possiamo anche sentire il celebre tema dell'Alleluja del Messia di Haendel. Allegro, Adagio - Razliv Il secondo movimento cita sempre la sinfonia precedente, e la sua composizione precedente "Marcia funebre per le vittime della Rivoluzione". Il nome della sinfonia, Razliv, deriva dall'area di San Pietroburgo dove Lenin stabilì il proprio quartier generale. Allegretto - Aurora Il terzo movimento è in forma di Scherzo. Aurora era l'incrociatore, all'epoca di stanza a Pietrogrado che, con un colpo di cannone, segnò l'inizio della rivoluzione. L'istesso tempo - L'alba dell'umanità Il quarto movimento rappresenta la vita del Soviet dopo la guida di Lenin. La marcia funebre quotata precedentemente si trasforma in un festoso tema nel finale, prima di una conclusione celebrante il leader della rivoluzione bolscevica. Scheda Prima esecuzione Teatro Bol'šoj, Mosca, 15 ottobre 1961. Direttore: Evgenij Mravinskij Organico Archi: violini, viole, violoncelli, contrabbassi; Legni: 3 flauti (3° anche ottavino), 3 oboi, 3 clarinetti, 3 fagotti (3° anche controfagotto); Ottoni: 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, tuba; Percussioni: timpani, triangolo, rullante, piatti, grancassa, tam-tam. Movimenti 1. Moderato, Allegro, Più mosso, Allegro - Pietrogrado rivoluzionaria 2. Allegro (L'istesso tempo), Adagio - Razliv 3. Adagio (L'istesso tempo), Allegro - Aurora 4. Allegro (L'istesso tempo), Allegretto, Moderato - L'alba dell'umanità Sinfonia n. 13 op. 113 in si bemolle minore Babij Jar Nella tredicesima, come nella successiva quattordicesima sinfonia, Šostakovič, unisce il canto alla musica strumentale, quasi a simboleggiare un'impotenza della forma musicale della sinfonia strumentale. Le voci sono maschili: un basso e un coro di bassi, come se Šostakovič volesse dare alla sinfonia un timbro di "saggezza" russa. Il coro canta all'unisono o al limite all'ottava, e possiamo sentire melodie popolari o testi di incitamento alla riflessione. I testi della sinfonia intera sono stati commissionati da Šostakovič in persona al poeta Evgenij Evtušenko, all'epoca ventottenne e già noto per i suoi scritti di contrarietà alle autorità sovietiche. Il compositore e il poeta evocano sentimenti ancora vivi nella memoria degli ascoltatori: la durezza della vita sotto guerra, i massacri compiuti dai nazisti, l'antisemitismo, ma anche i momenti di vita 17 ANALISI DEI REPERTORI II – prof. Andrea F. CALABRESE quotidiana. Alla conclusione della prima, Meyer descrive "ovazioni senza fine" del pubblico, visibilmente commosso per le tematiche affrontate, al maestro e al poeta Evtušenko, commossi fino al pianto anche loro. La Tredicesima venne poco pubblicizzata sulla "Pravda", oppure fortemente criticata, per esempio dal giornale "Sovetskaja kultura". Alcune riprese televisive del '63 vennero annullate. La sinfonia è composta da cinque movimenti: Adagio - Babij Jar Il primo movimento è una terribile, lugubre e cupa processione. Le sonorità forti che caratterizzano questo inizio della sinfonia, quasi insostenibili, raccontano la storia degli ebrei: la fuga dall'Egitto, Dreyfus, i polacchi ebrei di Białystok, Anna Frank, e in particolare l'eccidio di Babij Jar, da cui prende il nome il movimento e la sinfonia intera. La sinfonia si apre con il rintocco delle campane, che caratterizzerà tutto questo primo movimento. Dopo un'introduzione affidata ad ottoni e legni, si ha l'entrata del coro di bassi che espone il tema. A questo risponde l'intera orchestra. L'esposizione del tema è successivamente affidata al basso solista, che racconta un episodio di una coppia di ragazzi che sta per essere catturata dai nazisti. Segue un'esplosione orchestrale, che reintroduce il tema iniziale del coro di bassi. Allegretto - Umorismo La seconda parte è uno scherzo, e si tratta di una critica ai potenti (zar, re, dittatori), che, benché si compiacciano di parate e sfilate militari, non possono controllare l'"umorismo", ovvero la satira del popolo. Il tema proviene da una melodia della lirica "L'addio di Macpherson", dalle Sei romanze su versi di poeti inglesi, Op. 62. Zar, re, imperatori, Governatori di tutto il mondo possono compiacersi delle parate ma non possono tentare di controllare la satira. Nel Grande Palazzo trascorrono i loro giorni su eleganti poltrone, Esopo il vagabondo sta in piedi, e tutti loro vorrebbero sembrare mendicanti. Esopo il vagabondo sta in piedi, e tutti loro vorrebbero sembrare mendicanti. Nelle case dove un ipocrita ha lasciato la sua misera impronta, Mullah Nasredin vorrebbe demolire le cose banali come pezzi di una scacchiera! Adagio - Nel negozio Il movimento evoca la difficile vita delle donne sovietiche durante la guerra e ne celebra la pazienza e la resistenza. Scritto in forma di lamento, il coro abbandona per l'unica volta in tutta la sinfonia il canto all'unisono e termina con due accordi armonici. La cadenza plagale che chiude il movimento ricorda un amen liturgico. Largo - Timori Il titolo si riferisce alla paura, al terrore, dell'epoca di Stalin. Si parla infatti della paura del parlare e dell'esprimersi. Allegretto - Una carriera 18 ANALISI DEI REPERTORI II – prof. Andrea F. CALABRESE La conclusione presenta tratti ancora più autobiografici. La carriera di cui si parla è quella di Galileo, accusato dal poeta di aver abiurato, per ragioni di carriera, le sue scoperte. In toni molto più delicati e leggeri, quasi buffi, l'opera si va esaurendo poco a poco. Scheda Prima esecuzione - Aula Bol'šoj, Mosca, 18 dicembre 1962. Direttore: Kirill Kondrashin Organico Archi: violini, viole, violoncelli, contrabbassi; Legni: 3 flauti (il 3° anche ottavino), 3 oboi (3° anche corno inglese), 3 clarinetti (il 3° anche clarinetto basso, 3 fagotti (3° anche controfagotto); Ottoni: 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, tuba; Percussioni: timpani, triangolo, rullante, piatti e piatto sospeso, grancassa, tam-tam, tamburello basco, xilofono, glockenspiel, campane tubolari, nacchere, frusta, woodblock; Cordofoni: 2 arpe (preferibilmente raddoppiate), pianoforte, celesta. Voci: basso solista e coro di bassi. Movimenti 1. Adagio - Babj Yar 2. Allegretto - Umorismo 3. Adagio - Nel negozio 4. Largo - Timori 5. Allegretto - Una carriera Sinfonia n. 14 op. 135 La sinfonia è scritta per un'orchestra di 19 archi e percussioni, con soprano e basso solisti, ed è divisa in 11 movimenti, basati su poemi di quattro diversi scrittori, quali Federico García Lorca, Guillaume Apollinaire, Wilhelm Küchelbecker e Rainer Maria Rilke. Molti di questi poemi trattano tematiche relative alla morte, specialmente quella ingiusta o precoce. I testi originali sono stati tradotti in russo, ma esistono altre due versioni della sinfonia: con il testo tradotto nelle lingue originali oppure in tedesco. Struttura 1. Adagio - De profundis (Lorca) Šostakovič ci mostra qui uno sterminata landa desolata dove persone che si sono amate sono seppellite. 2. Allegretto - Malagueña (Lorca) In contrasto col precedente movimento, il secondo ci mostra una sfrenata ballerina di flamenco che entra ed esce dalla taverna su ritmi di nacchere e accordi di chitarra. 3. Allegro molto - Loreley (Apollinaire) Il maestro introduce qui per la prima volta la tematica del suicidio. La ballata di Brentano, tradotta da Apollinaire, la donna della mitologia tedesca parla con un vescovo che, innamorato di lei, la vuole però far diventare monaca. Lei, disperata si getta da una rupe. 4. Adagio - Le Suicide (Il suicidio) (Apollinaire) Si parla sempre di suicidio per amore. Dalla donna morta suicida spuntano tre gigli (dal cuore, dalla bocca e dalla ferita autoinfertasi). La musica diminuisce e lascia spazio ad un canto funebre della soprano. 5. Allegretto - Les Attentives I (Le attente I) (Apollinaire) Una ragazza vuole concedersi ad un soldato, destinato a morire. Qui, ad una marcetta scandita da xilofono e tomtom, rispondono altri strumenti nel modo consueto di Šostakovič, ovvero con una tagliente secchezza. 6. Adagio - Les Attentives II (Le attente II) (Apollinaire) 19 ANALISI DEI REPERTORI II – prof. Andrea F. CALABRESE Qui assistiamo ad una signora che, in preda alla follia, ride dopo aver perduto il cuore in una trincea. 7. Adagio - À la Santé (Nella prigione della Santé) (Apollinaire) Qui si paragona la prigione (La Santè è dove fu rinchiuso Apollinaire ingiustamente accusato del furto della Gioconda), ovvero l'essere sepolti vivi, alla morte. 8. Allegro - Réponse des Cosaques Zaporogues au Sultan de Constantinople (La risposta dei cosacchi di Zaporož al sultano di Costantinopoli) (Apollinaire) La poesia prende spunto da un quadro di Il'ja Repin, intitolato infatti "Zaporozcy", i cui i soldati dettano la lettera di risposta ai nemici turchi. Frasi di sfida, comiche e ingiuriose, tra le quali "Tua madre ha fatto un peto diarroico" e "Tu sei nato da una sua colica", significheranno sicuramente morte per i cosacchi da parte dei musulmani. Va precisato che Šostakovič stesso ammise che con la scelta di questa poesia non intendeva celebrare la patria, ma condannare la violenza. 9. Andante - O, Del'vig, Del'vig! (Wilhelm Küchelbecker) Il compositore rievoca un giovane poeta morto, e celebra l'arte lirica. 10. Largo - Der Tod des Dichters (La morte del poeta) (Rilke) In toni gelati si apre il penultimo movimento, dove si parla dell'agonia di un poeta morto. Si incrocia qui la landa desolata di Garcìa Lorca di cui si parlava all'inizio. 11. Moderato - Schlußstück (Conclusione) (Rilke) Si celebra infine l'onnipotenza e la grandezza della morte: gli archi mimano il brutale arresto con cui la morte può interrompere la vita in qualsiasi momento. L'ultima misura, vuota, simula una voragine, ultima metafora della morte. Scheda Prima esecuzione Sala della Cappella dell'Accademia, Leningrado, 29 settembre 1969. Direttore: Rudolf Barsaj Organico Archi: 10 violini, 4 viole, 3 violoncelli, 2 contrabbassi; Percussioni: (3 esecutori) woodblock, castagnette, frusta, 3 tom-tom (soprano, contralto e tenore), xilofono, campane, vibrafono, celesta; Voci soliste: soprano, basso. Movimenti Adagio. De profundis Allegretto. Malagueña Allegro molto. Loreley Adagio. Il suicidio Allegretto. Le attente I Adagio. Le attente II Adagio. Nella prigione della Santé Allegro. La risposta dei cosacchi di Zaporoži al sultano di Costantinopoli Andante. O, Del'vig, Del'vig! Largo. La morte del poeta Moderato. Conclusione Sinfonia n. 15 in la maggiore op. 141 Può essere considerata una sorta di testamento spirituale del grande musicista. Articolata nei quattro movimenti tradizionali - Allegretto - Adagio, Largo - Adagio - Allegretto - Adagio, Allegretto - la composizione si apre con un primo tempo elaborato sonatisticamente, nel quale a una esplicita citazione di un tema dell’ouverture del Guglielmo Tell di Rossini troviamo giustapposto un motivo dodecafonico. Il secondo tempo si apre con un corale affidato ai fiati, cui fa seguito un motivo seriale del violoncello, in un ambito sonoro dove lirismo e volgarità si alternano 20 ANALISI DEI REPERTORI II – prof. Andrea F. CALABRESE e sovrappongono. Segue poi senza interruzione u breve scherzo di tono grottesco. Nell’ultimo movimento troviamo citazioni del “motivo del destino” dalla Walkiria wagneriana, dalla Marcia funebre di Sigfrido e dal Preludio dal Tristano e Isotta; la parte centrale è invece basata su una passacaglia, forma molto cara a Šostakovič, costruita su un tema desunto dal primo movimento della Sinfonia di Leningrado. Composta fra Kyrgani e Repino durante il luglio e l’agosto 1971, presenta un organico formato da ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, tre trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, percussioni, celesta, archi. Fu eseguita la prima volta l’8 gennaio 1975 nella sala Grande del Conservatorio di Mosca dall’Orchestra della Radio Sovietica diretta da Maxim Šostakovič . 21