PET 26-28.qxp 19/11/2008 12.42 Pagina 1 Università Guardiamoci meglio... dentro! Appropriatezza diagnostica e prescrittiva in PET/CT Dott. G. Rubini, Dott. E. P. Mossa* L a PET/CT (Tomografia ad emissione di positroni) è senza dubbio una delle più importanti innovazioni tecnologiche dell’ultimo decennio nel campo dell’imaging biomolecolare. È un’indagine medico-nucleare non invasiva che permette di studiare in vivo i processi metabolici tissutali e le alterazioni in essi indotte da differenti patologie. Per anni è stata utilizzata esclusivamente a scopo di ricerca, soprattutto nel settore cardiologico e delle neuroscienze, ma in questi ultimi anni se ne è osservato un crescente impiego in ambito clinico e soprattutto in campo oncologico (vedi tabella incremento richiesta esame PET/CT). Attualmente nel nostro paese il 95% dei pazienti che accedono al servizio PET/CT sono pazienti oncologici, solo il 4% dei pazienti hanno patologie neurologiche non oncologiche e meno dell’1% patologie cardiologiche, pertanto la PET/CT è attualmente un’indagine di impiego oncologico, della quale l’Oncologia non può più fare a meno. A differenza della TC (Tomografia Computerizzata) e della RM (Risonanza Magnetica), che forniscono essenzialmente informazioni sulla struttura anatomica, la PET fornisce informazioni di natura funzionale e permette di quantificare i processi metabolici. Questo tipo di informazioni è estremamente utile in quanto, in qualsiasi processo patologico, le alterazioni metaboliche precedono quelle morfologiche. Questo è il motivo per cui la PET ha un’elevata performan- 26 Notiziario dicembre 2008 ce diagnostica, sia in termini di sensibilità che di specificità, rispetto alle tecniche radiologiche convenzionali (TC e RM). La PET si basa sull’impiego di radiofarmaci marcati con radionuclidi emittenti positroni. Il radiofarmaco maggiormente utilizzato in campo oncologico è il 18F-FDG. È un analogo del glucosio marcato con un isotopo radioattivo. Il 18F-FDG viene somministrato per via endovenosa, si accumula nelle cellule e vi rimane “intrappolato” in quantità proporzionale al loro fabbisogno energetico. Oltre al 18F-FDG, altri radiofarmaci possono essere utilizzati in campo oncologico. Uno dei più promettenti è la 18F-fluorocolina, utilizzata principalmente nei tumori prostatici, ma è potenzialmente utile anche nei pazienti con tumori cerebrali, epatici e pancreatici. La mappa tridimensionale della loro distribuzione nell’organismo viene registrata dai tomografi PET. Le immagini che si ottengono sono dotate di un’elevata risoluzione spaziale, nei tomografi di ultima generazione, pari a 5mm. Un ulteriore miglioramento della qualità dell’imaging si è avuto con l’introduzione dei cosiddetti tomografi “ibridi” PET/CT. Queste apparecchiature, che attualmente rappresentano il gold-standard, permettono di ottenere durante lo stesso esame immagini morfologiche (immagini CT) e metaboliche (immagini PET) mediante un sistema di co-registrazione. La complementarietà delle informazioni derivanti dalla fusione delle immagini PET e di quelle CT, fa sì che un esame PET sia sempre implicitamente un esame PET/CT. Immagine CT Immagine PET Immagine di fusione PET/CT PET 26-28.qxp 19/11/2008 12.42 Pagina 2 Università La PET/CT è quindi un esame dotato di un elevata sensibilità e specificità, che ci permette di acquisire immagini whole body. L’esame è ben tollerato, non ci sono effetti collaterali. L’entità della dose assorbita dal paziente è paragonabile a quella di un comune esame radiologico e viene rapidamente eliminata dall’organismo. Queste sono le caratteristiche vincenti di un esame PET/CT. 2) Linfomi a basso grado Per un corretto e razionale utilizzo della PET/CT diverse società scientifiche nazionali ed internazionali hanno definito delle linee guida in cui sono chiaramente indicate, in base ai dati della letteratura, le situazioni in cui l’impiego della PET/CT è appropriato. Tali indicazioni sono oggetto di continue revisioni anche in rapporto alla scoperta di nuovi radiofarmaci. Tali indicazioni sono il frutto del lavoro di un pannel multidisciplinare di esperti (medici nucleari, radiologi, oncologi, pneumologi, urologi), che partendo dall’analisi della letteratura esistente, e dopo un confronto di opinioni, sono pervenuti alla definizione dei criteri di appropriatezza e delle indicazioni all’utilizzo della PET/CT. Al fine di utilizzare o meno la PET/CT, le situazioni cliniche sono attualmente divise in tre categorie differenti, in cui si gradua la utilità della indagine: appropriato ● potenzialmente utile ● di utilità ancora non documentata 1) singolo nodulo polmonare di n.d.d. 2) carcinoma polmonare non a piccole cellule 3) carcinoma del colon-retto 4) linfomi Hodgkin e non Hodgkin 5) melanoma 6) tumori della testa e del collo 7) tumori dell’ovaio 8) tumori della tiroide Tabella 1 Attualmente l’utilizzo della PET/CT è considerato appropriato nelle patologie elencate nella tabella 1. In tutti questi casi la PET/CT ha dimostrato di avere una migliore rendimento diagnostico (sia in termini di sensibilità che di specificità) rispetto alle tecniche radiologiche convenzionali. La PET/CT ha quindi un notevole impatto sul comportamento clinico e sui risultati terapeutici. L’utilizzo della PET/CT è potenzialmente utile: carcinoma carcinoma carcinoma carcinoma GIST 3) mieloma multiplo Tabella 3 La PET/CT è di utilità ancora non documentata nelle patologie elencate nella tabella 3. Oltre all’appropriatezza diagnostica e prescrittiva, che è quella che ci preme qui sottolineare, è importante ricordare che l’appropriatezza in diagnostica per immagini rientra in un più ampio ambito di comportamenti appropriati che potremmo indicare come appropriatezza in Sanità, fatta di una appropriatezza metodologica (l’insieme dei comportamenti che gli operatori sanitari dovrebbero avere per migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria), una appropriatezza economica (ricerca sistematica di prestazioni e servizi efficaci, ottimizzazioni di costi ed attività sanitarie), una appropriatezza deontologica che tenga in debita considerazione il rapporto umano medico paziente. Quali sono le applicazioni della PET/CT? L’utilizzo della PET/CT è appropriato: 1) 2) 3) 4) 5) La PET/CT è di utilità ancora non documentata 1) Leucemie Quali sono le indicazioni? ● L’utilizzo della PET/CT è potenzialmente utile nelle patologie elencate nella tabella 2. In questi casi gli studi disponibili documentano una migliore performance diagnostica della PET/CT rispetto alle tecniche radiologiche convenzionali, senza tuttavia fornire prove di impatto sul comportamento clinico e quindi sull’outcome del paziente. della mammella della cervice uterina dello stomaco del pancreas Tabella 2 Le applicazioni della PET/CT sono numerose. Si possono schematicamente riassumere nei seguenti punti: Valutazione dell’estensione della malattia neoplastica (stadiazione e ristadiazione): è senza dubbio la principale applicazione della PET/CT. Studio dei pazienti con evidenza biochimica di ripresa di malattia (aumento dei markers tumorali) e con indagini morfologiche convenzionali negative: in questo caso l’utilizzo della PET/CT è considerato appropriato. Differenziazione tra residuo di malattia, recidiva locale e fibrosi post-radioterapia: anche in questo caso l’utilizzo della PET/CT è appropriato. Studio dei paziente con metastasi da lesione primitiva a sede indeterminata. Valutazione della risposta alla radio- e/o chemio-terapia. Diagnosi di neoplasia: occorre peraltro precisare che l’impiego di tipo diagnostico è il più limitato fra quelli previsti, in quanto, nella maggior parte dei casi, con le metodiche di imaging morfologico (ETG, TC, RM), seguite da prelievi bioptico, si può pervenire ad una diagnosi sicura. Come si svolge l’esame? Per fare la PET/CT non è richiesta al paziente alcuna particolare preparazione, non ci sono controindicazioni (eccezion fatta per la gravidanza accertata o presunta, che controindica l’esecuzione dell’esame a causa dei potenziali danni indotti dalle radiazioni sul prodotto del concepimento) né effetti collaterali. Notiziario dicembre 2008 27 PET 26-28.qxp 19/11/2008 12.42 Pagina 3 Università Il paziente non deve sospendere la terapia farmacologica che eventualmente assume per patologie diverse dalla neoplasia (farmaci anti-ipertensivi, antidiabetici orali, insulina etc). L’unica prescrizione che viene fatta al paziente è il digiuno. Il paziente deve essere a digiuno da almeno 6-8 ore in quanto valori di glicemia superiori a 180 mg/dl possono interferire con l’identificazione delle cellule neoplastiche, a causa di una inibizione competitiva della captazione del glucosio, e dare adito a un falso negativo. Il giorno precedente all’intervento il paziente non deve sottoporsi ad intensa attività fisica, in quanto tali condizioni aumentano la captazione muscolare aspecifica e possono interferire con la corretta interpretazione delle immagini PET. Come accedere all’esame PET/CT in maniera appropriata? Per accedere al servizio PET/CT è necessario compilare un apposita scheda (v immagine) che va poi inviata via fax al numero verde 800.21.24.44. Questa scheda deve essere compilata dallo specialista che segue il paziente, in quanto il più informato in merito alla sua storia clinica, ovvero dal medico di base. È fondamentale che questa scheda pervenga preventivamente e dettagliatamente compilata in segreteria del servizio PET/TC, in quanto è l’unico strumento con cui venire a conoscenza in modo rapido e sintetico della storia del paziente, e consentire un arruolamento appropriato all’indagine. Lo specialista Medico Nucleare, responsabile della prestazione diagnostica, valuta la scheda, verifica che sussista l’indicazione ad eseguire l’esame e fa convocare il paziente. Quest’ultimo viene sottoposto a visita medico-nucleare che consiste in un’attenta valutazione dei dati anamnestici, clinici, laboratoristici e strumentali eventualmente eseguiti in precedenza dal paziente. Molto importante è il timing dell’esame. La PET/CT dovrebbe essere eseguita ad una opportuna distanza di tempo (non prima di 3040 giorni) da precedenti interventi chirurgici per ridurre al minimo il rischio di esami falsamente positivi, legati alla flogosi post-chirurgica nella sede di intervento. Per lo stesso motivo la PET dovrebbe essere eseguita ad almeno un mese di distanza dall’ultimo ciclo di chemioterapia. Può essere eseguita in corso di chemioterapia, in casi selezionati, quando lo scopo dell’indagine è valutare la risposta precoce del paziente al trattamento. In tal senso la PET/CT può fornire importanti informazioni di tipo prognostico. Al momento dell’esame si valutano glicemia, peso e altezza, questi ultimi due parametri sono fondamentali per calcolare la dose individuale di radiofarmaco da somministrare al paziente, e si procede quindi alla somministrazione del radiofarmaco. Dopo la somministrazione il paziente si accomoda in una tranquilla 28 Notiziario dicembre 2008 sala d’attesa in cui rimane per circa 45 minuti, tempo necessario affinché il radiofarmaco si distribuisca nell’organismo. Trascorsi questi 45 minuti il paziente viene fatto stendere sul lettino della PET/CT ed inizia l’esame. L’esecuzione della PET/CT consiste in una scansione total body, cui può associarsi a parere dello Specialista Medico Nucleare una scansione tomografica cerebrale. La durata complessiva dell’esame è di circa 30 minuti. È importante sottolineare che la CT che viene eseguita insieme all’esame PET è una CT non diagnostica, utile per la correzione dell’attenuazione dei differenti tessuti dell’organismo e la precisa localizzazione anatomica delle sedi di alterato metabolismo glicidico. È anche possibile eseguire una CT diagnostica con mezzo di contrasto. In tal caso sono necessarie, però, un’accurata selezione e preparazione dei pazienti nonché una ottimizzazione dei parametri tecnici della CT per l’organo e la patologia in esame. Si tratta quindi di una prestazione aggiuntiva rispetto al routinario esame PET/CT. Terminato l’esame il paziente può tranquillamente tornare a casa e svolgere tutte le sue abituali attività. L’unica raccomandazione che viene fatta al paziente è quella di non venire a stretto contatto con bambini piccoli e donne in gravidanza per le 24 ore successive all’esame. Questo perché, come in tutti gli esami scintigrafici, dopo la somministrazione del radiofarmaco il paziente diventa una fonte di radiazioni. Conclusioni La PET/CT ha quindi un ruolo insostituibile nella gestione del paziente oncologico in quanto è in grado di modificare le decisioni terapeutiche in una significativa percentuale di casi. Studi internazionali sul rapporto costo-beneficio hanno dimostrato che la PET/CT comporta un “risparmio” non solo in termini di risorse economiche ma anche in termini di risorse umane, basti pensare al numero di esami, anche invasivi, che sono evitati grazie alla PET/CT. I brillanti risultati in termini di accuratezza diagnostica spiegano il crescente interesse per questa metodica che si va diffondendo in maniera esponenziale. L’esecuzione appropriata di un esame ad alta tecnologia e di sicuro impatto nella gestione del paziente come la PET/CT necessita, però, di medici specialisti. Eseguire un esame PET/CT è un atto medico che comincia dalla conoscenza della storia del paziente e della sua patologia, prosegue con la scelta del momento più opportuno in cui eseguire l’esame e si conclude con l’analisi dei dati e l’interpretazione dei risultati. * Università degli studi di Bari Dipartimento di Medicina Interna e Medicina Pubblica (Di.M.I.M.P). Sezione di Diagnostica per immagini U.O. di Medicina Nucleare Direttore Prof. Giuseppe Rubini.