La lince è stata la "regina" dell`università dei parchi

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COMUNICATO n. 1609 del 05/06/2003
La lince è stata la "regina" dell'università dei
parchi
È stata la lince, la vera “regina” della quinta giornata di sessioni dell’Università dei Parchi”, seminario
internazionale di studi naturalistici promosso dall’Assessorato all’ Ambiente della Provincia Autonoma di
Trento, in collaborazione con il Parco Adamello Brenta, l’Associazione Pro Ecomuseo “Dalle Dolomiti al
Garda”, il Comune di San Lorenzo in Banale e l’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente.
Protagonista la lince, si diceva, ma anche Franco Tassi, ex direttore del Parco nazionale degli Abruzzi e
promotore del Gruppo Lince Italia, un’ associazione che si occupa dello studio di questo misterioso felino.
Avvistato da pochi e àmbito da molti, la lince pare abbia fatto il suo ritorno in Italia, dopo decenni di
silenzio. Ma il dubbio ha sempre aleggiato sulla sua presenza, favorito anche da quel particolare sistema di
comportamenti che passa sotto il nome di “cripto-zoologia”. Esistono, infatti, alcune specie di animali – tra
l’altro assai importanti per regolare ed equilibrare il complesso sistema delle biodiversità – che per abitudini
e per autodifesa tendono a “scomparire” nella natura, a evitare a tal punto i contatti con l’uomo da fornire
validi argomenti a supporto delle tesi di coloro che negano addirittura la loro esistenza.
Tra questi “cripto-animali” la lince è maestra e vera esperta ed è stata con consumata abilità di investigatore
che Franco Tassi ha intrattenuto i quaranta corsisti dell’”Università dei parchi” con una relazione alla quale
ha collaborato anche lo studioso trentino Sergio Abram. Franco Tassi ha portato i risultati di un recente
convegno internazionale tenutosi a Napoli, al quale hanno preso parte esperti di tutta Europa, che aveva
proprio il compito di fare il punto sul problema e di rispondere alla domanda: “Ma la lince esiste davvero, in
Italia?”.
Il WWF Italia – ha detto Tassi – è da anni impegnato in una battaglia per la salvezza della lince sul nostro
territorio nazionale, dov’ ;è in pericolo a causa dei bracconieri, delle autostrade, delle ferrovie e per la
mancanza di zone protette. E che la lince sia un anello importante nella “catena” biologica della Terra è
avvalorato dall’ importanza che sempre più viene data alle biodiversità, cioè alla variegata presenza
nell’ambiente di molte specie animali e vegetali, tutte egualmente importanti per l’equilibrio complessivo. E
soprattutto la lince, per motivi biologici, scientifici ma anche culturali, riveste una sua importanza centrale.
Grazie al “Gruppo Lince Italia”, un comitato di studio, di azione e di divulgazione sorto allo scopo di
contribuire alla conoscenza, alla conservazione e alla diffusione della lince nel nostro paese, la presenza della
lince in Italia, non solo nelle Alpi occidentali ed orientali (tra cui il Trentino), ma anche nell'Appennino
centrale, è ormai ampiamente comprovata e non può essere posta seriamente in discussione.
Mentre però alcuni studiosi tendono a considerarla conseguenza delle reintroduzioni operate con successo in
Francia, in Svizzera e nell’ex Jugoslavia – ma ciò non spiegherebbe comunque le presenze appenniniche, – è
assai probabile che in realtà nuclei superstiti molto ridotti di linci, che si caratterizzano per un
comportamento quanto mai schivo (“criptico”, appunto), abbiano potuto conservarsi in alcune zone montane
particolarmente remote e segregate, tanto delle Alpi occidentali e orientali, che dell'Appennino.
Attualmente esistono prove molteplici, sicure e concordanti dell'esistenza della lince ad esempio nel Parco
nazionale degli Abruzzi, dove la sua consistenza viene stimata intorno a 2-3 coppie, mentre indizi
significativi emergono da altre zone dell'Appennino centrale, e in parte meridionale. Anche se non si possono
escludere ipotesi di immissioni o di liberazioni clandestine ad opera di ignoti, la situazione obiettiva fa
propendere nettamente per la spiegazione più ragionevole e suggestiva: vale a dire l'effettiva sopravvivenza
di piccoli nuclei di linci, anche nelle valli del Trentino orientale, ad esempio, oggi ampiamente favoriti dalla
accresciuta salvaguardia ambientale e dalla aumentata disponibilità di prede.