Teatro Stabile d’Abruzzo
in coproduzione con Indie Occidentali
VANESSA GRAVINA
EDOARDO SIRAVO
in
LA BISBETICA
DOMATA
di William Shakespeare
adattamento e regia ARMANDO PUGLIESE
scene e costumi Andrea Taddei
musiche Goran Bregovic
e con Carlo Di Maio, Vito Facciolla,
Daniele Gonciaruk, Elisabetta Alma,
Emanuela Trovato, Marco Trebian, Marco
Zingaro, Maurizio Tomaciello, Valentina
D'Andrea
e la partecipazione di Giulio Farnese
La bisbetica domata (The Taming of the Shrew) è una festa di trame incrociate,
scambi d'identità, manipolazioni linguistiche. In una Padova reinventata
dall'autore, viene descritta la vigorosa conquista dell'irrequieta Caterina da parte
del caparbio Petruccio , avventuriero veronese, che sposa e soggioga
l'intrattabile Caterina di Padova, attirato soprattutto dalla sua dote.
Non tutti sanno però che il testo shakespeariano è contenuto in una cornice che
rende i due protagonisti personaggi di una rappresentazione teatrale cui altri
personaggi assistono in scena. Una commedia nella commedia, quindi.
Precede il dramma un prologo in cui un calderaio, Cristoforo Sly, è raccolto
ubriaco da un signore reduce da una partita di caccia, davanti ad un osteria in
aperta campagna: Sly è portato al castello, e gli fanno la beffa di trattarlo al suo
risveglio come se fosse un gentiluomo che dopo lungo tempo ha ripreso l'uso della
ragione, e lo fanno assistere alla commedia de "la bisbetica domata".
Shakespeare, in questa commedia, dimostra la sua personale sensibilità critica nei
confronti del ruolo della donna del suo tempo ed analizza con grande abilità la
psicologia femminile.
Egli si oppone alle fredde regole sociali dei matrimoni combinati per interesse o
prestigio delle famiglie e, nella figura di Caterina, ci mostra con ironia i conflitti
interiori di una moglie domata dal matrimonio. Caterina mostra, al contempo, la
sottile intelligenza femminile, il coraggio e l'ostinazione che la sorreggono nel
rapporto difficile con Petruccio.
Shakespeare non ha una considerazione molto positiva della natura femminile:
egli sottolinea soprattutto la civetteria e la superficialità della donna, attratta dal
lusso e dall'apparenza esteriore. Per esempio, egli dice he il solo fatto che la
donna ami truccarsi è un segno delle sue false intenzioni nei confronti dell'uomo.
Il contrasto tra Caterina, donna diretta, ma sincera, e Bianca, fanciulla educata,
ma prepotente alla fine, mette in guardia il pubblico sulle false apparenze ed
insegna che non sempre la sposa che si piega remissiva ai doveri è capace di
amare veramente.
Bisogna però ricordare che il padre mercante Battista è pronto a disporre delle
figlie come merce, dandole al migliore offerente; si può quindi pensare che, in
questo caso, Shakespeare si ponga dalla parte delle fanciulle che tentano di
opporsi.
Non c'è dubbio che il punto di vista presentato nella commedia è quello maschile
e storicamente elisabettiano, che gode dell'oppressione cui è sottoposta la
bisbetica.
Spesso Petruccio deride Caterina per conquistarla, usando anche dei termini un
po' scurrili. Egli in realtà è un uomo di origini nobili, il quale però si finge un po'
maleducato ed impertinente. Lo stesso Lucenzio, travestito da Cambio (il tutore),
dando lezioni di letteratura a Bianca, maltratta e deride il suonatore di violoncello,
il quale, incaricato di istruire la ragazza alla musica, era desideroso di entrare nella
stanza (dove vi erano Tranio e Bianca). I travestimenti e lo scambio dei ruoli danno
vita a situazioni ironiche e a malintesi che divertono il pubblico e rompono la
drammaticità di alcune scene. La stessa Caterina appare comica quando sputa
sentenze e si infuria come un serpente velenoso, mentre, in casa di Petruccio, essa
risveglia la nostra compassione. Come in tutto il teatro elisabettiano, le commedie
di Shakespeare, volte al divertimento del pubblico, non mancano di offrire
momenti di profonda riflessione e spunti educativi.
Le commedie di Shakespeare sono caratterizzate da un lieto fine e da
un'atmosfera gioiosa, piuttosto razionale e solo apparentemente ottimistica. I
problemi e le discordanze della storia si risolvono sempre in un lieto fine dove però
non mancano i toni malinconici ed un senso pessimistico sulla natura precaria
della felicità umana.
Shakespeare non ama giocare con gli equivoci, i travestimenti e le sorprese e ci
mostra un'umanità affaccendata, che ha poco della riservatezza inglese, la
borghesia elisabettiana che esprime l'avidità e la volontà di potere, o una nobiltà
fastosa, capricciosa. L'amore è abilmente dipinto nelle commedie, a volte preso
in giro, perché sinonimo di superficialità ed ipocrisia. Il grande drammaturgo non
mostra le cose come egli crede che siano, ma mostra uomini ciascuno dei quali
vede le cose a suo modo.
L'introduzione crea un passaggio dalla realtà al sogno, per poi introdurci
nell'azione comico-farsesca della storia. L'azione dura cinque giorni e si basa su
scene di contrasto e contrapposizione di personaggi. È proprio da queste
opposizioni, di carattere, di tono o di situazione, che nasce l'originalità e la vivacità
di questa commedia, benché fra le più semplici e lineari di Shakespeare.
Se il tono ironico domina la commedia, non dobbiamo dimenticare che è proprio
il momento finale che riporta la concentrazione e fa da contrappunto patetico:
frustrata prima, quando era bisbetica, e dopo, quand'è domata, Caterina paga il
prezzo di un'educazione e di una rigidità sociale ingiuste.