Mittner Il Romanticismo: categoria psicologica e categoria storica Come nel caso di altri termini che designano un movimento culturale, se non un’epoca (Umanesimo, Rinascimento, Illuminismo), anche il termine “Romanticismo” è oggetto di ampie discussioni, soprattutto per quanto riguarda il suo significato, il campo di applicazione (durata ed estensione del fenomeno), il rapporto tra il movimento romantico e la filosofia idealistica (se sia possibile sovrapporli). Un rilevante contributo alla chiarificazione di questi problemi è fornito da Ladislao Mittner, studioso della letteratura tedesca, il quale distingue tra Romanticismo come categoria psicologica, come atteggiamento soggettivo di fronte alla realtà, e come categoria storica, ovvero come criterio per individuare un determinato periodo storico-culturale. Il Romanticismo categoria psicologica. La parola “romantico” deve la sua eccezionalissima, intramontabile fortuna alla sua iridescente polivalenza; essa tenta infatti di definire l’indefinibile, quel “non so che” che incantava già i preromantici, proprio perché era suggestivamente avvolto nel proprio inviolabile mistero. “Non ti posso mandare la mia interpretazione della parola “romantico” scrive Friedrich Schlegel scherzosamente al fratello nel 1798, “essa è lunga 125 fogli”. Si sono raccolte oltre 150 definizioni del Romanticismo; la lista è certamente incompleta e vuole essere continuamente aggiornata, poiché ogni decennio (e quasi ogni nuova scuola d’arte) riscopre o almeno reinterpreta il Romanticismo per conto proprio; varrebbe anche la pena di studiare che cosa significhi oggi “romantico” nel linguaggio quotidiano. Per capire il Romanticismo “in sé”, bisognerebbe che la critica eliminasse, com’è stato più d’una volta seriamente proposto, la parola “romantico”, che per il germanista significa una cosa o un complesso di cose, per il francesista o l’anglista cose o complessi di cose assai diversi. Necessario ci sembra, comunque, distinguere sempre il romanticismo categoria psicologica dal Romanticismo categoria storica. Inteso come fatto psicologico, il romantico non è il sentimento che si afferma al di sopra della ragione o un sentimento di particolare immediatezza, intensità o violenza, e non è neppure il cosiddetto sentimentale, cioè un sentimento malinconico-contemplativo; è piuttosto un fatto di sensibilità, il fatto puro e semplice, appunto, della sensibilità, quando essa si traduca in uno stato di eccessiva o addirittura permanente impressionabilità, irritabilità e reattività. Domina nella sensibilità romantica l’amore dell’irresolutezza e delle ambivalenze, l’inquietudine e l’irrequietezza che si compiacciono di sé e si esauriscono in sé. La più caratteristica parola del Romanticismo tedesco, Sehnsucht, non è lo Heimweh, la nostalgia (“male”, cioè desiderio, “del ritorno” a una felicità già posseduta o almeno nota e determinabile); è invece un desiderio che non può mai raggiungere la propria meta, perché non la conosce e non vuole o non può conoscerla: è il “male” (Sucht) “del desiderio” (Sehnen). Ma Sehnen stesso significa assai spesso un desiderio irrealizzabile perché indefinibile, un desiderare tutto e nulla a un tempo; non per nulla Sucht fu reinterpretato, con una di quelle “false etimologie” che sono invece creazioni di nuove realtà psicologiche e artistiche, come un Suchen, un cercare; e la Sehnsucht è veramente una ricerca del desiderio, un desiderare il desiderare, un desiderio che è sentito come inestinguibile e che proprio per ciò trova in sé il proprio pieno appagamento. [...] “Desideroso di desiderare”, cioè di vivere nella condizione del desiderio puro perché irrealizzabile, l’uomo romantico soffre della sua sensibilità che è troppo acuta e che pure è da lui ulteriormente acuita; è in balia d’impressioni sempre diverse e contrastanti; si abbandona a esse con segreto piacere e spesso, senza saperlo, le crea. È soprattutto l’uomo dei dilemmi che non cerca mai di risolvere i propri dilemmi o, risolti che li abbia, crea dilemmi nuovi, perché il dilemma irresolubile è la forma stessa della sua esistenza. Il problema per lui non è essere o non essere, ma essere quello che si è e non essere 1 quello che si è, essere di casa dappertutto e non essere di casa in nessun luogo, evadere e non evadere da sé. In burrascose età di sconvolgimenti e di transizione sono sempre numerose tali anime irrequiete che vivono la loro posizione di transitorietà permanente con intensità tanto passionale da non poter appartenere né al passato, né all’avvenire. Il Romanticismo inteso psicologicamente è una categoria eterna dello spirito […] 1 Autore di poesie raffinate ma prive di ispirazione; il termine deriva dal modello di poesia affermatosi in età ellenistica nei circoli culturali di Alessandria d’Egitto. Il Romanticismo categoria storica. Non distinguendo rigorosamente l’aspetto psicologico del Romanticismo da quello storico e da quello teorico, si creano contraddizioni irresolubili. Così si è detto, ad esempio, che Leopardi, classicista in teoria, e quindi nella sua posizione storica, è “in realtà” un romantico per il suo modo di sentire, mentre Manzoni, romantico in teoria, è un classico per il suo lucido equilibrio intellettuale e morale. Senonché anche il Romanticismo categoria storica sfugge da ogni parte alla nostra indagine, proprio come ci sfugge il romanticismo categoria psicologica. Se infatti difficile è dire che cosa sia il romantico “in sé”, non meno difficile è dire quali poeti fossero “veramente” romantici e quindi quali siano i limiti dell’“età romantica” o anche soltanto di singole “scuole” romantiche. Da quale angolo visuale dobbiamo infatti considerare il Romanticismo? Da quello dei romantici o da quello dei loro avversari, dei classicisti? Dall’angolo visuale dell’età romantica o da quello dell’età nostra, che è in complesso antiromantica (o è romantica in un senso completamente diverso)? La cosa più ovvia sarebbe considerare romantici i poeti che si proclamarono tali; ma più di uno di essi, secondo il giudizio quasi unanime dei posteri, fu romantico soltanto in quanto teorico del Romanticismo, non in quanto poeta. Il caso limite è costituito a tal riguardo proprio da August Wilhelm Schlegel, antesignano e capo della scuola romantica, il quale in poesia fu un alessandrino1, un pedantissimo e quindi antiromantico sperimentatore di forme metriche. Altri poeti furono considerati romantici dalla loro età, ma non conobbero affatto i romantici che si proclamavano tali, e probabilmente non avrebbero accettato la qualifica di romantici; tipico il caso di Hölderlin, che voleva essere un classico e di cui oggi si cerca di fare, per altra via, un classico. Vi sono infine poeti che oggi da molti sono considerati romantici, ma che non si consideravano romantici, né tali furono considerati dalla loro età. L’unico metodo applicabile con una certa coerenza è delimitare un periodo della letteratura che approssimativamente possa essere detto “il” periodo romantico e studiarne le costanti nel loro articolarsi in gruppi più o meno omogenei e anche nel loro vario intrecciarsi e fondersi. Diremo allora non grosso, ma grossissimo modo che il Romanticismo fiorisce in Germania fra il 1795 circa e il 1815 circa e domina poi la letteratura europea fino al 1850 circa. [L. Mittner, Storia della letteratura tedesca. Dal pietismo al romanticismo (1700-1820), vol. II, Einaudi, Torino 1964, pp. 698-702] Competenze Individuare e comprendere 1 Qual è, secondo Mittner, la parola “più caratteristica” del Romanticismo? E quale il suo significato? (max 3 righe). 2 Nel Romanticismo come categoria storica Mittner fa rientrare anche il Romanticismo nei suoi aspetti teorici: per quale ragione? (max 3 righe) Riflettere e valutare 3 Illustra in cosa consistono le due categorie (psicologica e storico-teorica) che Mittner applica al Romanticismo (max 5 tighe). 2