Specie protette dalla Direttiva Uccelli MORETTA CODONA Moretta codona, di Luigi Sebastiani Specie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli NOME SCIENTIFICO: Clangula hyemalis Moretta codona, di Luigi Sebastiani Ordine: Anseriformes Famiglia: Anatidae La Moretta codona è un’anatra marina dal becco corto e dalla corporatura massiccia. Il piumaggio nuziale del maschio è caratterizzato da groppone e ventre bianchi, petto nero, e da una lunga e affusolata coda, particolarità che vale il nome all’intera specie. Le corte ali scure e appuntite sono una caratteristica evidente tanto nei maschi quanto nelle femmine. Anche il capo è scuro, con una macchia bianca che spicca intorno agli occhi rossi; il becco marrone presenta una chiazza rosa tenue. La specie è distribuita nella regione dell’Artide circumpolare, e cioè nelle terre più estreme di Russia, Alaska, Canada settentrionale, Groenlandia, Islanda e penisola scandinava. I freddi oceani del nord e i vasti laghi nella regione settentrionale dell’oceano Atlantico costituiscono il suo habitat tipico di nidificazione. Frequenta prevalentemente le acque al largo dei bacini acquatici: come tutte le anatre tuffatrici, si immerge regolarmente fino a 50-60 metri di profondità, quando è alla ricerca di cibo. In acque marine caccia prevalentemente molluschi e crostacei; una volta terminata l’estate, tuttavia, può orientarsi verso saline, zone d’acqua dolce o salmastra, ricche di insetti, piccoli invertebrati acquatici e piccole porzioni di piante acquatiche. Semi e frutti sono il cibo prediletto nelle formazioni della tundra. Non è particolarmente abile in volo, che è caratterizzato da rigidi e frequenti battiti di ali, spesso con inclinazioni dall’uno o dall’altro lato. Le coppie si formano in inverno, oppure durante la stagione migratoria. Il nido è collocato all’asciutto sul terreno, ben nascosto nel sottobosco oppure tra le rocce, comunque nelle vicinanze di un corso d’acqua. È costituito da una piccola zona concava ed è contornato di materiale vegetale e grandi quantità di piume e lanugine che la femmina vi aggiunge dopo avere deposto circa 5 o 6 uova. Trascorso poco tempo dalla schiusa, che avviene dopo un mese, i pulcini lasciano il nido, in quanto già capaci di nuotare e immergersi, nonostante la madre provveda ancora per diverso tempo al loro nutrimento. Il primo involo avviene a circa una settimana dalla schiusa. Al di fuori della stagione riproduttiva, gli individui sono gregari e ricercano la compagnia dei propri simili, con i quali sorvolano le acque costiere marine e, talvolta, il mare aperto. In inverno, è possibile osservarne a centinaia, raggruppati in grandi stormi, appollaiati vicino alle coste oppure al largo. In Italia, dove la specie è migratrice e svernante regolare, la Moretta codona frequenta acque marine di media profondità (10-35 metri), estuari e zone circostanti di acqua dolce o salmastra, a volte grandi laghi interni tra cui i laghi prealpini, nei quali gli individui svernano in piccoli numeri. Durante i transiti passeggeri, la presenza è consistente nell’Alto Adriatico e sugli stessi laghi prealpini, leggermente più scarsa e irregolare in Toscana e in Emilia-Romagna. La più importante area di svernamento a livello continentale è il mar Baltico. Prospettive In Italia la Moretta codona non è esposta alla persecuzione diretta, in quanto protetta dalla legislazione venatoria. Ciò costituisce una buona premessa per la sua conservazione, che risulta strategica, anche nel nostro Paese, in quanto la Clangula Hyemalis è l’unico membro non estinto del genere Clangula . 1/3 Per questo, nonostante l’attuale stato di conservazione risulti favorevole – e le responsabilità dell’Italia per la sopravvivenza della specie su scala globale non siano particolarmente rilevanti sul piano statistico – il monitoraggio invernale nel nostro Paese di questa specie merita attenzione. Inoltre, la popolazione italiana si mostra fluttuante dal punto di vista numerico, ed esposta a numerosi fattori di rischio legati principalmente a una corretta gestione e tutela delle zone umide. Anche il contingente svernante, pur non essendo significativo a livello europeo, deve essere adeguatamente tutelato. Appare perciò fondamentale mantenere in buono stato di conservazione le aree umide che ospitano la specie, in modo particolare la laguna friulana di Grado e Marano e la baia di Ponzano, che rappresentano i principali siti di svernamento per la specie. A causa della scarsità di dati, non è comunque possibile indicare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV). Giocano un ruolo importante per il futuro della specie anche le aree di svernamento del Regno Unito. Sebbene tanto il contingente svernante quanto il contingente nidificante, nel corso del decennio 1990-2000, siano a livello continentale stabili, la specie è protetta dall’Agreement on the Conservation on Africa-Eurasian Migratory Waterbird (AEWA), trattato internazionale che si pone l’obiettivo di tutelare gli uccelli acquatici migratori. Minacce Da un punto di vista strettamente ambientale, la specie è sottoposta a più minacce. Una di queste è costituita dalle operazioni di bonifica e drenaggio nelle zone umide, che costituiscono l’ambiente idoneo dove la specie vive e nidifica. In passato, la Moretta codona ha sofferto inoltre a causa di colera aviare, una malattia che può manifestarsi in tutte le specie di uccelli, sia in individui in cattività, che selvatici, oltre a essere potenzialmente pericolosa anche per l’essere umano. Un pericolo al quale la Moretta codona resta tuttora esposta. Nella zona estrema dell’Artico, dove è una tra le specie di anatre più diffuse, la Moretta codona è particolarmente esposta alle fuoriuscite accidentali di petrolio e ad altre contaminazioni provenienti dai mari del Nord. Una volta in acqua, inoltre, può cadere vittima di attività antropiche: oltre a essere preda dei cacciatori nelle regioni artiche, può essere accidentalmente catturata all’interno delle reti dei pescatori, che ne causano l’annegamento. L’inquinamento da idrocarburi – causato principalmente dallo scarico in mare di acque utilizzate per lavare serbatoi di petroliere e dal petrolio fuoriuscito in seguito al danneggiamento e al naufragio di petroliere – è purtroppo frequente anche nelle aree marine di svernamento del Regno Unito. Questo tipo di inquinamento è particolarmente grave, in quanto insiste sull’intero ecosistema. Stato di salute La Moretta codona è attualmente classificata come specie sicura nei territori dell’Unione europea, e mostra uno stato di salute favorevole anche a livello continentale. Nel corso del ventennio 1970-1990 si è registrata stabilità della popolazione nidificante e un moderato incremento della popolazione svernante nei territori dell’Unione europea. Entrambi i contingenti hanno dimostrato stabilità anche nel corso del decennio successivo. I territori dell’Unione europea contano una popolazione nidificante di circa 2.500-4.000 coppie e una popolazione svernante di circa 2.000.000 di individui. In Italia sverna un numero esiguo di individui, non più di 50, secondo le stime più recenti. Solo una piccola porzione della popolazione globale nidifica nei territori dell’Unione europea, che tuttavia ospita un importante contingente svernante, al cui interno è inclusa quasi completamente la popolazione stabile del continente. In sostanziale buona salute, la specie non è stata oggetto, fino ad oggi, di un Piano d’Azione Nazionale o Internazionale. Inserita nell’Allegato II/2 della Direttiva Uccelli, la Moretta codona risulta inoltre protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (157/92). Nel nostro Paese, la specie è tuttavia presente in modo altalenante nel corso degli anni; durante alcuni inverni, è stata addirittura registrata una – apparente – assenza totale. Come per la Moretta grigia, anche per la Moretta codona le principali località di svernamento in cui si concentrano gli 2/3 individui sono, in territorio italiano, le lagune di Grado e Marano e la baia di Panzano (Friuli-Venezia Giulia), dove la quantità massima registrata è di 8 individui tra il 1998 e il 2003, e i laghi di Garda e di Mezzola-Pozzo di Riva, dove nello stesso quinquennio ne sono stati individuati 4 esemplari. Di importanza minore sono il litorale di Forte dei Marmi-Viareggio (Toscana) e il primo tratto di bacino del fiume Brenta, che ospitavano, nel corso dello stesso periodo, 3 individui. Canto La specie, oltre a distinguersi per l’aspetto elegante, emette un canto divertente e “musicale”. I maschi sono molto rumorosi ed eseguono un richiamo sonoro composto di brevi e profondi gorgheggi. 3/3