TUMORE AL SENO: APPROCCI TERAPEUTICI
Ricerca e clinica stanno mettendo a punto protocolli terapeutici il più possibile
“ritagliati” sulle caratteristiche del singolo paziente, con terapie personalizzate che
ottimizzino i risultati e riducano il più possibile gli effetti collaterali.
Fino agli anni Sessanta l’unica cura disponibile era la mastectomia radicale,
un’operazione che comprendeva l’asportazione della mammella ammalata, dei muscoli
del piccolo e grande pettorale e dei linfonodi. Le tecniche chirurgiche si sono
notevolmente evolute, così come i trattamenti di chemioterapia, radioterapia e
ormonoterapie che concorrono a migliorare i risultati di sopravvivenza.
Oggi nel decidere l’approccio terapeutico migliore i medici stabiliscono prima di tutto le
caratteristiche della neoplasia e del paziente in cura. Una volta identificato il quadro
clinico, verranno scelti trattamento locali (chirurgia e radioterapia) e sistemici
(chemioterapia, ormonoterapia, terapie biologiche)
La chirurgia
La chirurgia si avvale di due tipi di intervento: demolitivo e conservativo. La chirurgia
demolitiva consiste nell’asportazione totale della mammella, necessaria quando il
tumore è particolarmente esteso o aggressivo. Quando la formazione maligna è invece
di piccole dimensioni si utilizzano interventi conservativi: la quadrantectomia o la
tumorectomia. Nel primo caso si asporta il quadrante di tessuto mammario in cui ha
sede il tumore, nel secondo si preleva solamente il tumore e i tessuti che lo circondano.
Molto è stato fatto anche sul fronte del ripristino dell’aspetto del seno operato,
questione delicata e molto sentita dalle donne che si sentono lese in un simbolo di
femminilità importante. Grazie alla chirurgia è possibile ricostruire il seno rimosso,
restituendo le dimensioni e la forma originali. L’intervento ricostruttivo può essere
eseguito contestualmente all’intervento oncologico, evitando alla paziente un’ulteriore
seduta e permettendo risultati estetici migliori.
La radioterapia
Consiste nell’uso di radiazioni ad alta energia per distruggere le cellule tumorali.
Normalmente viene effettuata dopo interventi chirurgici conservativi per evitare
recidive locali: esiste infatti il pericolo che nel tessuto mammario non asportato siano
rimaste cellule tumorali non visibili. Viene praticata a sedute quotidiane di pochi
minuti.
La chemioterapia
Consiste nella somministrazione per bocca o via endovenosa, di sostanze capaci di
distruggere le cellule tumorali. Per massimizzare i risultati e ridurre gli effetti collaterali
la chemioterapia viene somministrata a cicli che si ripetono da tre a sei volte o più.
Si parla di chemioterapia ‘adiuvante’ quando di somministrano farmaci in seguito
all’intervento chirurgico. Il suo obiettivo è il controllo dei possibili effetti a distanza del
tumore. Nonostante l’operazione e la radioterapia, infatti, cellule tumorali residue, già
entrate nel circolo sanguigno o linfatico, possono raggiungere altri organi generando
metastasi. Nelle donne operate, la chemioterapia riduce questo rischio del 30%.
I risultati compensano dunque largamente i disagi che la chemioterapia provoca alla
persona: disturbi gastrointestinali, nausea e vomito, in parte controllabili grazie ai
farmaci anti-emetici oggi a disposizione.
Per chemioterapia neoadiuvante si intende la somministrazione di farmaci prima
dell’intervento chirurgico. L’obiettivo è far regredire il tumore e rendere possibile la
chirurgia conservativa.
La terapia ormonale
Comporta l’assunzione di farmaci che agiscono direttamente sugli ormoni sessuali
(estrogeni) bloccandone l’azione pro tumore: la maggioranza dei tumori al seno infatti è
‘alimentata’ dagli ormoni sessuali. Viene somministrata generalmente per 5 anni e deve
iniziare il prima possibile. Gli ultimi dati sull’uso di questi farmaci hanno evidenziato
come la terapia ormonale di elezione, il tamoxifene, perda la sua capacità protettiva
dopo i primi cinque anni e come l’inibitore dell’aromatasi, il letrozolo, sia in grado
invece di ridurre la possibilità di ricomparsa del tumore del 40%.
Per la sua azione selettiva, oggi enfatizzata dall’avvento di molecole sempre più
efficaci, mirate e dagli scarsi effetti indesiderati, si distingue dalla chemioterapia, la cui
azione diffusa ostacola la proliferazione delle cellule cancerose ma anche di quelle sane.
Le terapie biologiche
Negli ultimi anni sono stati studiati farmaci più specifici che riescono a colpire solo le
cellule tumorali, mimando l’azione del sistema immunitario. Ultimamente sono stati
sviluppati i cosiddetti anticorpi monoclonali capaci di colpire e distruggere le cellule
tumorali senza arrecare danni a quelle sane. Nonostante l’entusiasmo con cui molti
specialisti hanno accolto le cosiddette terapie mirate dell’ingegneria genetica, la genesi
del cancro è così complessa che anche se si riesce a bloccare uno dei fattori che ne
determinano la formazione, ne rimangono attivi mille altri. Che la terapia biologica
debba ancora crescere lo dimostra il fatto che a parte il Glivec, tutti gli altri farmaci
della categoria funzionano solo in associazione alle terapie tradizionali.
TERAPIE PER LE VARIE FASI DI MALATTIA
Il tumore al seno in fase iniziale
Quando il tumore al seno in fase iniziale viene diagnosticato e trattato, le speranze di
sopravvivenza sono maggiori.
Il tumore al seno in fase iniziale viene generalmente trattato con interventi chirurgici. Al
fine di distruggere le eventuali rimanenti cellule tumorali e di eliminare qualsiasi tipo di
micrometastasi, alla chirurgia fanno seguito radioterapia e terapie sistemiche quali
chemioterapia e/o ormonoterapia (terapia cosiddetta “adiuvante”). A volte, prima
dell’intervento chirurgico, si effettua una terapia per qualche mese al fine di ridurre le
dimensioni del tumore e rendere possibile una chirurgia più conservativa (terapia
cosiddetta “neoadiuvante”).
Il genere di intervento chirurgico richiesto può variare dalla semplice asportazione del
nodulo neoplastico, alla terapia conservativa del seno ed alla mastectomia, nella quale la
mammella viene asportata parzialmente o totalmente. La decisione della quantità di
porzione tissutale da asportare è in relazione alla dimensione del cancro e all’estensione
della massa tumorale nei linfonodi.
Il tumore al seno in fase avanzata
Anche quando il cancro progredisce o viene diagnosticato in fase già avanzata
(metastatica), le pazienti possono vivere per anni seguendo attentamente le terapie
indicate dai medici. L’obiettivo della terapia in questa fase è quello di tenere controllata
la malattia evitando un’ ulteriore progressione anche in altre sedi e migliorando quindi
la qualità di vita delle pazienti. La strategia terapeutica viene modulata sulla base
dell’andamento della malattia e comprende diversi schemi di chemioterapia e
ormonoterapia. In associazione a questi approcci oggi la ricerca ha l’obiettivo di mettere
a punto nuove terapie mirate specifiche per le diverse alterazioni biologiche che
caratterizzano il tumore.