Diocesi di Forlì -Bertinoro

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Diocesi di Forlì -Bertinoro
PROGETTO PASTORALE
anno paolino 2008-2009
Prima Lettera ai Corinzi
SCHEDA 3
“Guai a me
se non evangelizzo”
Per l’Animatore del Gruppo
IL VOSTRO CORPO È TEMPIO DELLO SPIRITO SANTO
La visione della sessualità alla luce di Cristo
1 Cor 6,12-20
Preparazione del luogo. Può aiutare un’icona con un cero acceso.
Accoglienza, seguita da un momento di silenzio perché ci incontriamo “per ascoltare
la voce di Dio” (Sal 95,7).
1° Momento: PREGARE
La persona è relazione con il Signore e la comunanza con il Signore ci rende un solo
spirito con lui.
Ricevi, Signore, quel poco che abbiamo, il dono cioè del nostro corpo che vuole pregare.
Vieni in noi con il tuo spirito di preghiera e donaci il tuo spirito di adorazione.
Rendi pieni di pace i nostri cuori, i nostri sentimenti, la nostra vita perché possiamo
pregare con te e come te. Amen.
2° Momento: OSSERVARE
a) Contesto:
L’inculturazione del Vangelo nel mondo di Corinto deve affrontare molti problemi
legati al modo di vivere del tempo. Per i Greci la persona umana era essenzialmente
spirito; il corpo era come il “carcere” nel quale era stata imprigionata l’anima, per
cui l’uso della sessualità era lasciato alla libera decisione di ciascuno. Anche a Corinto
tra i neo-convertiti si era diffusa una tendenza libertaria, secondo la quale il cristiano, liberato per sempre dal peccato ed in possesso dello Spirito, poteva fare quello
che voleva, soprattutto nella sfera sessuale, poiché tutto ormai rimaneva qualcosa di
esterno a lui che non turbava più il proprio essere eletto e salvato.
È la proclamazione della libertà sfrenata che proviene da un’esaltazione spirituale e da
un senso di onnipotenza. Colui che possiede lo Spirito si sente al di sopra di ogni norma
morale, egli può prendere parte a tutto. Perciò anche l’immoralità, che egli pratica
con il proprio corpo, non tocca il suo essere nuovo, spirituale. Da questo comprendiamo che nella comunità di Corinto veniva sostenuta l’opinione, tipicamente greca, che
l’uso irregolare dei bisogni sessuali non fosse per nulla immorale e cattivo, ma semplicemente naturale. Paolo interviene per rettificare e correggere questa opinione.
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b) Lettura brano: 1 Cor 6,12-20.
c) Silenzio: leggiamo il brano personalmente, in silenzio, più volte, per comprenderlo
nella sua interezza.
d) Interpretazione
Paolo non nega che l’essere cristiani doni libertà, non rifiuta lo slogan libertario di
questi Corinti, ma lo restringe fortemente entro i limiti di quello che è buono ed utile
e che non fa correre il rischio di diventare schiavi delle proprie passioni (v. 12).
Egli distingue nettamene la libertà di Cristo dall’essere succubi a beni e a cupidigie
terrene che portano ad una tale servitù: così non è libertà, ma schiavitù unirsi alla
prostituta e dare il corpo all’immoralità e alla scostumatezza.
I libertinisti di Corinto cercavano di avvalorare le loro opinioni sostenendo che l’uso
della sessualità era una cosa relativa al corpo come il mangiare e il bere e che quindi
non entravano in una valorizzazione morale. Paolo invece mette in risalto che c’è
differenza tra le due cose; mentre infatti il mangiare si riferisce alla sfera materiale
che verrà distrutta con la risurrezione, l’uso della sessualità invece interessa tutta
intera la personalità dell’uomo, destinato alla salvezza. Il rapporto sessuale, a
differenza del mangiare, è un atto di tutta la persona e quindi non partecipa della
caducità delle membra materiali, ma della continuità della vita nella risurrezione.
Perciò il mangiare e l’avere rapporti sessuali con una prostituta non sono sulla stesso
piano. Il corpo legato al Signore e destinato alla risurrezione non può essere dato alla
prostituta: “Il corpo non è per la fornicazione, ma per il Signore!” (v. 19).
L’apostolo cerca di convincere i Corinti che, in quanto battezzati, non possono
assolutamente continuare a frequentare le prostitute e a coltivare altri disordini
sessuali; e lo fa con foga, con motivi ben chiari.
Ciascun battezzato infatti è membro di Cristo (v. 15a) e forma con lui un solo spirito
(v. 17); se un cristiano si unisce ad una prostituta, profana immediatamente la sua
unione con Cristo, in quanto tenta di rendere le membra di Cristo membra di una
prostituta (vv. 15b-16); infatti per Paolo il rapporto con una prostituta non significa
semplicemente l’unione di due corpi, ma il darsi della persona ad un’altra, in
questo caso di minor valore, impura. Ora questa unione con la prostituta si oppone
drasticamente all’unione che il cristiano ha con Gesù Cristo, verso il quale deve
appartenere totalmente, poiché egli non appartiene più a se stesso in quanto Cristo
lo ha comprato a caro prezzo (v. 20a).
Paolo porta poi altri motivi per giustificare la sua pressante esortazione a fuggire
l’immoralità sessuale: “Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo;
ma chi si dà all’impudicizia, pecca contro il proprio corpo” (v. 18). La fornicazione
è un peccato non solo contro l’altra persona coinvolta, ma contro il corpo stesso del
peccatore, corpo che è destinato ad appartenere al Signore; e gli si fa torto se lo si
dedica a qualche altro fine. Molti peccati danneggiano anche gli altri, mentre chi
pecca di impurità danneggia in primo luogo la sua stessa personalità e commette un
peccato che va contro il proprio corpo, inteso non come un organo indifferente e
puramente materiale, ma come il santuario dello Spirito Santo.
Mentre nella filosofia greca e nel giudaismo ellenistico si parla dell’anima come casa
di Dio, Paolo esalta tutto l’uomo, anche nella sua corporeità, come tempio di Dio e
perciò porta un nuovo motivo che deve spingere i Corinti a fuggire l’impurità, a lodare
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Dio anche col proprio corpo e ad offrire a Cristo quel pezzo di mondo comprato da lui,
che siamo noi stessi con tutte le nostre possibilità, relazioni ed incontri. Il cristiano è
stato riscattato da Cristo e reso libero per il servizio a Dio (v. 20b), nelle circostanze
concrete in cui agisce, con il suo corpo e le sue membra: vi è libertà cristiana solo in
unione con Cristo, solo nell’accettare la signoria di Cristo; la libertà cristiana non è
una libertà per il peccato; perciò il cristiano che vuole vivere sul serio la sua libertà
cercherà di evitare il rapporto sessuale con le prostitute e qualsiasi uso sbagliato
della sessualità.
Domande per il confronto in gruppo:
• Come Paolo spiega alla comunità qual è il modo cristiano con cui vivere la propria
corporeità? Quale significato ha il suo confrontare il bisogno naturale del corpo di
nutrirsi di cibo con il suo bisogno di nutrirsi di relazioni intime?
• “Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà
all’impudicizia, pecca contro il proprio corpo” (v. 18). Quale messaggio Paolo
vuole trasmettere con questa affermazione?
• Cristo per mezzo della croce ci ha resi liberi: quale significato dà Paolo a questa
libertà di Figli di Dio? Come invita a viverla?
3° Momento: ATTUALIZZARE
1) È mentalità comune anche nel nostro tempo relativizzare le questioni etiche come
non inerenti alle “cose essenziali” della fede e della vita ecclesiale. La Chiesa spesso
viene giudicata perché, secondo molti, si occupa di questioni che non dovrebbero
riguardarla, questioni che riguardano solo la sfera personale e privata delle persone,
le quali dovrebbero decidere singolarmente (o come coppia) che cosa sia lecito,
giusto e morale. In particolare sulle questioni che riguardano il comportamento sessuale molti pensano che la Chiesa sia rimasta troppo indietro rispetto alla mentalità
moderna e a questo proposito si assiste a una diversità di vedute anche all’interno
della stessa comunità cristiana.
• Come ci poniamo di fronte alle posizioni della Chiesa riguardo le questioni etiche
ed in particolare riguardo la sessualità?
• Siamo davvero informati su quello che propone la Chiesa a riguardo dei temi della
morale e della vita dell’uomo o ci accontentiamo di ascoltare quello che altri (TV,
giornali, pettegolezzi…) attribuiscono al pensiero della Chiesa?
2) Il metodo utilizzato da Paolo sembra essere quello corretto per affrontare un tema
così delicato e concreto come quello della sessualità. Il Battesimo ha generato nel
cristiano una unione intima ed indissolubile con Cristo tale che questa, condiziona
ogni sua azione ed ogni suo pensiero. Il cristiano non può fare a meno di considerare
ogni realtà della sua vita a partire proprio da questa unione che lo stimola continuamente a corrispondere in se stesso alla vocazione di santità che il battesimo implica. Per questo la Chiesa non si può accontentare di richiamare il cristiano a vivere
ad un livello che sia inferiore a quello della santità, proprio perché è per questa
possibilità che Cristo è morto in croce. La proposta di aderire a questo cammino di
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santità è sempre condizionata dalla libertà delle persone a vivere con impegno il
proprio essere cristiani.
• Siamo consapevoli che ogni aspetto della nostra vita è strettamente legato alla
nostra appartenenza a Cristo?
• Siamo convinti che non esistono “zone franche”, questioni su cui possiamo dire:
qui la fede, Cristo, non c’entra niente?
• Ci spaventa pensare che Dio chiede a ciascuno di noi di diventare santi? Quale idea
abbiamo della santità?
4° Momento: PREGARE
Preghiamo insieme:
Ringraziamo con gioia il Padre
che ci ha messi in grado di partecipare
alla sorte dei santi nella luce.
È lui infatti che ci ha liberati
dal potere delle tenebre
e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto,
per opera del quale abbiamo la redenzione,
la remissione dei peccati.
Egli è immagine del Dio invisibile,
generato prima di ogni creatura;
poiché per mezzo di lui
sono state create tutte le cose,
quelle nei cieli e quelle sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni, Principati e Potestà.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui.
Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa;
il principio, il primogenito di coloro
che risuscitano dai morti,
per ottenere il primato su tutte le cose.
Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza
e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose,
rappacificando con il sangue della sua croce,
cioè per mezzo di lui,
le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli.
(Col 1,12-20)
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