Un bellissimo quadro che manifesta questo tema è “L

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-IL DRAMMA DELL’INCOMUNICABILITA’ AL GIORNO D’OGGIL’incomunicabilità si riscontra spesso anche in situazioni odierne purtroppo portando
ad esiti molto tragici.
Si sviluppa soprattutto nel rapporto tra genitori e figli all’interno del nucleo
famigliare.
Negli adolescenti si manifesta la più totale insoddisfazione di sé e degli altri,
soprattutto degli altri, addirittura quelli più vicini, primi i genitori.
Genitori che limitano i figli in un’età in cui c’è smania di libertà, ma in cui non si è
ancora pronti a spiccare il volo.
La famiglia viene vista come istituto protettivo ed invadente che soffoca, o in
maniera opposta, come disinteresse nei confronti della vita dei figli, come
incomunicabilità, come paura di sbagliare.
Entrambi gli atteggiamenti vengono rifiutati dai giovani.
Ma allora cosa vogliono i giovani? Essi tendono alla perfezione a qualcosa che non
esiste, che è irraggiungibile.
E come prevedere gli sbalzi d’umore causati da questi pensieri presenti nella mente
dei giovani?
Come riconoscere l’incostanza e la rabbia che accumulano dentro e che
rischia di scoppiare in un momento, con un gesto inconsulto? Un gesto che sarà
irrimediabile proprio come è accaduto per la giovane Erika.
Erika un adolescente di 16 anni, che viveva in una famiglia apparentemente normale,
senza grandi problemi o almeno non irrisolvibili. Cosi’ sembrava, fino alle 19:00 del
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20 Febbraio 2001, il giorno del massacro, quando sono state trovate due vittime: la
madre Susy e il fratellino di appena 13 anni Gianluca; entrambi straziati dalle
pugnalate. Si pensa ad una brutale rapina, dove l’unica che è riuscita a salvarsi è
Erika.
Ma qualche tempo dopo viene a galla la verità: non è stata affatto una rapina, ma un
violento omicidio dove gli assassini sono due giovani. Uno dei due è proprio la
figlia Erika, l’altro suo complice il suo fidanzatino Mauro.
Erano insieme. E insieme hanno ucciso. Un massacro a due mani, Erika e Mauro,
quelli di un grande amore già cancellato nell'allucinante sera a Novi Ligure.
La ragazza ha ucciso con una freddezza spaventosa due membri della sua famiglia
per ragioni che sono ancora adesso incomprensibili.
Due giovani che porteranno per tutta la vita il fardello di un omicidio che non
potranno mai dimenticare.
Gli investigatori e i giudici cercano ancora oggi di capire il movente e di scoprire
ancora le ragioni di quel terribile gesto.
Sembra proprio che la mente di tutto questo sia Erika.
Tutto ciò sembra folle specialmente per il padre della ragazza Francesco De Nardo;
che ora si ritrova terribilmente solo, privato di un figlio e di una moglie che amava,
dove l’assassino non è un estraneo ma è la figlia da lui generata, che ha vissuto sotto
il suo stesso tetto, da lui amata.
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-RAGIONI FILOSOFICHE DEL TEATRO DELL’ASSURDOQuesto stile del teatro; di cui il tema preponderante è proprio
l’INCOMUNICABILITÀ’, prende “l’esistenzialismo” come vista del mondo.
Il filosofo danese Soren Kierkegaard (1813-1855) fu il primo ad usare il termine
“assurdo” in un contesto moderno.
La sua applicazione del termine è realizzata in quanto egli la considera
incomprensibilità’ e ingiustificabilita’ del Cristianesimo.
Kierkegaard pensava che il Cristianesimo fosse assurdo, irrazionale, in quanto lo
considerava una scelta nel buio che nessuna poteva assicurare essere vera.
L’uomo trova le sue risposte al di fuori di sé, nel rapporto con Dio.
Si trovano quindi stretti collegamenti proprio con l’opera teatrale “Waiting for
Godot”di Samuel Barclay Beckett (1906-1989).
Beckett satireggia la religione, infatti i principali protagonisti, Vladimir e Estragon
sono in attesa, senza scopo, di “Godot”, un possibile simbolo di Dio.
Il loro inseguimento sembra senza speranza, disperato.
L’ ”esistenzialismo” crede fortemente che le persone siano libere di fare le proprie
decisioni anche se sembrano essere contraddittorie; anche Vladimir e Estragon fanno
continuamente delle decisioni ma sono incapaci di estraniarle, di comunicarle alle
altre persone.
In molti dei suoi lavori Beckett crea una serie di “parabole filosofiche” in ogni caso
sempre con consapevolezza.
Generalmente le sue opere usano referenze filosofiche per il comico o per scopi
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derogatori ma soprattutto esse preparano con certezza idee esistenzialiste.
Cio’è un incoraggiamento per coloro che capiscono queste relazioni filosofiche, come
il filosofo esistenzialista Jean Paul Sartre (1905-1980).
Anche quest’ultimo nei suoi lavori propaga l’uso del termine assurdo.
Nella condizione umana per Sartre ,vi è qualcosa di paradossale; infatti il fatto di
essere al mondo, per l’uomo come per tutti gli altri enti, è qualcosa di assurdo, non
ha spiegazioni.
Per Sartre un dato strutturale della condizione umana è il rapporto con gli altri, che è
spesso un rapporto di conflitto e d’incomunicabilità perché ci si sente sempre di
troppo rispetto agli altri:
“Eravamo un mucchio di esistenti impacciati ,
imbarazzati da noi stessi, non avevamo
la minima ragione d’essere li, né gli uni
né gli altri, ciascun esistente, confuso,
vagamente inquieto, si sentiva di troppo
rispetto agli altri”
(“LA NAUSEA” pp.173)
Bibliografia: Matthews, J. H. Theatre in Dada and Surrealism. (presso Universita’ di Siracusa)
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-L’INCOMUNICABILITA’ ARTISTICAIn arte la maggior applicazione di questo tema è riscontrata in un artista belga;
PAUL DELVAUX.
Egli nacque a Entheit, nella provincia di Liegi, il 23 settembre del 1897.
Mori’ nel 1994.
Compi’ i suoi studi di architettura e pittura prima a Saint-Gilles poi presso
l’Accademia delle Belle Arti.
Intorno al 1934,1936, quindi in età’ abbastanza matura, il pittore s’avvicino’ al
movimento surrealista, affascinato dalla pittura di De Chirico, Magritte e Dali’.
Le costanti dei suoi dipinti sono l’atmosfera misteriosa, la sospensione, i vasti spazi
silenziosi popolati da personaggi enigmatici, ma soprattutto da figure femminili,
spesso nude collocate in luoghi arcani e irraggiungibili.
Egli proprio attraverso queste figure esprime il DRAMMA
DELL’INCOMUNICABILITA’.
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Un bellissimo quadro che manifesta questo tema è “L’AURORA” (1937).
È una composizione prospettica dove la scena si svolge all’aperto.
L’immagine prospettica è rinforzata e allo stesso tempo resa meno rigida e severa
dalle pietre con le ombre lunghe disposte sul terreno a suggerire la concretezza delle
distanze.
In primo piano quattro formose figure femminili hanno la parte inferiore del corpo
costituita da un tronco d’albero rugoso radicato nel terreno. I loro gesti sono quasi
teatrali , i loro sguardi attoniti e fissi.
Il dipinto rievoca una sensazione di eterna attesa da parte delle donne ed anche
l’angosciosa certezza dell’impossibilità’ di una qualunque fuga in cui essi sono
personaggi recitanti ma nel contempo elementi di un’immobile scenografia.
Viene inoltre rivelata una quinta presenza dallo specchio, ed ciò’ determina stupore
ed una situazione d’ambiguità perché insinua nella nostra mente che quella quinta
presenza potremmo essere addirittura noi, gli osservatori che, alla stregua dei muti
personaggi del dipinto, subito un mitico processo d’ibridazione e divenuti tutti di
sesso femminile e nudi siamo allo stesso tempo riguardanti e osservati.
Le cinque figure costituiscono l’elemento essenziale del dipinto, esse stanno
immobili senza parlare, non esprimono nessuna loro emozione, continuando a vivere
in mondo d’incomunicabilità’.
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Tate Gallery Londra
163 x 190 cm
Olio su tela
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Altro quadro significativo e non meno affascinante è “ L’ACROPOLE” (1966).
In questo dipinto egli cerca di usare una tecnica estremamente rigorosa con linee
razionali ed armoniose.
Delvaux essendo affascinato dalla poetica di Omero e dalla tradizione del mondo
antico allestisce le sue scenografie con portici, colonne, templi, frontoni che
ricordano le rovine dell’antica Roma o della Grecia.
Le donne, ancora una volta, sono elemento chiave di questo spazio ermetico ed
inquadrate nelle architetture popolano questi paesaggi.
Esse sono nude o drappeggiate, secondo la moda antica, vestite con abiti di seta ed
ornate di piume e gioielli, sembrano quasi quelle dee, ninfe, evocate in tristi elegie.
Queste figure femminili vagano continuamente senza meta, senza guardarsi o
rapportarsi l’una con l’altra, per un mondo fatto d’incomunicabilità, di silenzi totali,
dove la parola sembra proprio non esistere.
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Galleria Bateau-Lavoir Parigi
150 x 230 cm
Olio su tela
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In questo quadro intitolato “IL RISVEGLIO DELLA FORESTA” (1939)
c’è una numerosa presenza di figure femminili completamente nude,
che sembrano trovarsi in perfetta armonia con la natura.
Si nota un notevole contrasto con i due personaggi maschili, che sono invece vestiti.
Gli uomini in questo dipinto rivestono un ruolo secondario, sono semplici passanti in
un mondo fatto d’incomunicabilità, dove ognuno sembra vivere da solo senza
accorgersi della presenza altrui .
I soggetti di quest’opera possono rievocare quelli del famoso quadro “ COLAZIONE
SULL’ERBA” dell’artista impressionista Eduard Manet.
Infatti anche nell’opera di Manet i due uomini erano vestiti secondo la moda del
tempo ed invece le due donne, che rivestivano un ruolo più importante,
erano nude, inoltre era anche significativo l’accordo dei personaggi col paesaggio che
era ritenuto un elemento di novità per quell’epoca.
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The Art Institute of Chicago
170.2 x 225.4 cm
Olio su canovaggio