quando il gruppo e` palestra di vita

QUANDO IL GRUPPO E' PALESTRA DI VITA
La prima cosa che si pensa parlando di GRUPPI DI SERVIZIO è l'utilità pratica
che essi svolgono in questo o quel settore:
-IL GRUPPO DL CANTO è utile all'animazione della Messa;
-IL GRUPPO DELL'ORATORIO è finalizzato ad accogliere e a dar vita a tante
iniziative di gioco e di formazione;
-IL GRUPPO CARITAS serve a dare il primo aiuto a chi ha bisogno e a segnalare
situazioni di disagio alla comunità, per farvi fronte.
Del resto è questo il motivo per cui in parrocchia sono nati i vari gruppi di
servizio: PER SERVIRE QUALCUNO.
Questi gruppi, al di là dei risultati concreti di cui sono portatori, svolgono un
ruolo importantissimo: prima di tutto nei confronti di quanti vi fanno parte, verso gli
“attori” del gruppo. Sì, sono questi i primi beneficiari dell'attività svolta. E vediamo
il perché.
1) Innanzitutto, questi gruppi sono un momento di aggregazione sociale di grande
rilevanza, sulla base di un obiettivo comune, positivo, idealmente motivato. Giovani,
adulti e anziani si trovano assieme, si confrontano, sperimentano una propria
dimensione sociale, sviluppano un senso comunitario che nella società del benessere
fatica a maturare. Per usare un termine abusato si può dire che si fa esperienza di
socializzazione, estremamente importante, specie per i giovani e gli anziani, due
forze soggette per vari motivi a solitudine e isolamento.
Attraverso l'impegno concreto per qualcosa che vale, si apre l'occasione per uscire
dall'anonimato, dalla frustrazione da “fare le solite cose”, dalla sensazione di non
sentirsi utili a nessuno.
Il gruppo in Parrocchia gioca quindi un ruolo significativo di coinvolgimento
delle persone e di educazione all'accettazione di tutti e all'apertura dell'altro.
2) Strettamente legato all'aspetto visto sopra, quasi l'altra faccia della medaglia è la
conoscenza di sé. Ed è proprio attraverso lo stare con gli altri, il mettersi alla prova,
la persona impara a conoscere se tessa, a conoscere i propri limiti, apprezzare i propri
aspetti positivi, acquistare fiducia nelle proprie capacità e possibilità.
Il gruppo è quindi un imprescindibile spazio di sviluppo della personalità
umana, dove l'uomo esplora, verifica la propria vocazione e il cristiano definisce la
propria identità, matura i valori, alimenta le ragioni positive della vita.
Tutto ciò è importante sempre, ma tanto più nelle giovani generazioni.
3) Oltre alla dimensione del gruppo, c'è anche LA DIMENSIONE DEL SERVIZIO.
E' questa che permette all'individuo di scoprire “l'altro”, di cogliere la
responsabilità del dono di sé. Aiuta cioè a capire che per una persona matura non
basta possedere e avere, ma occorre anche darsi, e darsi con GRATUITA'.
L'impegno solidale, quindi, diventa sviluppo di valori, elaborazione di senso. E
questo assume grande importanza in una società dal “pensiero debole” e alla continua
ricerca di punti di riferimento.
-24) I gruppi di servizio, se sviluppati con spirito di apertura e intelligenza,
rappresentano UN LABORATORIO IMPORTANTE di crescita civile per l'intera
società. Rappresentano LO SPAZIO dove la persona opera da protagonista,
soprattutto sul territorio. E questo è un aspetto importante da tener presente. Infatti
l'azione del gruppo aperta ai BISOGNI DEL TERRITORIO permette una conoscenza
più approfondita delle realtà locali, delle necessità, dei problemi di ogni comunità.
Diventa pertanto anche un modo per UNA PRESA DI COSCIENZA “POLITICA”,
che porta al cambiamento, alla ricerca di soluzioni nuove, di risposte diverse.
5) Un ultimo aspetto (non per questo meno importante) è L'ESPERIENZA DI
CHIESA che il gruppo di servizio permette di fare. Dato che il Cristianesimo non è
qualcosa che si apprende intellettualmente ma una realtà da vivere e sperimentare, tali
gruppi diventano occasione privilegiata di comunione, scuola di comunità
cristiana.
Il significato profondo di questi gruppi di servizio non dispensa però dal mettere in
guardia da possibili limiti che tali esperienze portano con sé. Se infatti il gruppo
diventa fine a se stesso, c'è il rischio della chiusura, della referenzialità, con
l'isterilimento dell'esperienza vissuta che non diventa più scuola per l'altro, ma
semplice autogratificazione. Ne consegue insomma che chi partecipa al gruppo si
sente appagato: non per quello che è o che fa, ma per il fatto di appartenere al gruppo.
Un altro rischio, legato strettamente a questo, è quello di esaurire tutta la propria
esperienza (anche ecclesiale) all'interno del gruppo. In tal caso non solo viene perso il
senso pieno dell'ecclesialità, ma addirittura si perde di vista il territorio, il resto della
società.
Infine, c'è il rischio che il senso di appartenenza al gruppo porti ad una solidarietà
di gruppo tale da prendere il sopravvento su una SOLIDARIETA' APERTA a quanti
più hanno bisogno. E' una tentazione che bisogna vincere, altrimenti il gruppo si
“avvita” su se stesso e , di fatto, finisce per morire. E i gruppi di servizio sono
troppo importanti per lasciarli insterilire così.
P. Antonio Di Franco