7 0 0 2 e v i L o c s a V an Siro Milano S io d ta S o n g iu G 2 2 , 21 27, 28 Giugno Stadio Olimpico Roma 28 Giugno Stadio Friuli Udine # 01 GIUGNO 2007 DISTRIBUZIONE GRATUITA ONSTAGE_150607_DEF.indd 1 Red Hot Chili Peppers www.onstageweb.com 15/06/2007 10.52.49 ONSTAGE_150607_DEF.indd 2 15/06/2007 10.54.02 ONSTAGE_150607_DEF.indd 3 15/06/2007 10.54.34 EDITORIALE 04 a cura di Ezio Guaitamacchi From me to you “Siamo stufi di essere i Beatles, stanchi di suonare per un pubblico che non sente nulla di ciò che facciamo, che fatica persino a vederci. Basta: abbiamo deciso che questa volta, in tournée ci mandiamo il nostro disco…”. Così parlava Paul McCartney, 40 anni fa, alla vigilia della pubblicazione di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, l’album più importante della storia del rock. Ma anche quello più complesso. Addirittura impossibile, asseriva allora George Martin (il produttore dei Fab Four), da riprodurre su un palco. Oggi la situazione si è capovolta. E il rock, complice la crisi del disco, è tornato a essere (come alle sue origini, a metà degli anni 50) una forma di espressione artistica capace di “cogliere l’attimo”, produrre vibrazioni fortissime, emozioni intense, inimitabili. Il palco è la quintessenza dello spirito rock. Pensate a una qualsiasi delle grandi icone di questa musica e la immaginate immediatamente “on stage”: Hendrix che brucia la chitarra a Monterey, Mick & Keith che si fronteggiano, Jimmy Page che alza al cielo la sua Gibson SG a due manici, Pete Townshend che salta, il Boss che crolla stremato, Cobain che si getta tra la folla. Suoni e visioni che oggi si riescono a godere benissimo. Spesso, nei minimi particolari. E se pure la musica non ha più la forza aggregativa e ideologica tipica degli anni 60 e 70, essa rimane pur sempre un momento di formidabile unione di corpi e di anime. Il concerto, per molti di noi, è un momento di festa. Un evento da ricordare. Ecco perché noi di On Stage proviamo a farvi trascorrere momenti lieti, interessanti e riflessivi in attesa del grande show. Sperando altresì di essere conservati tra i ricordi più cari di questa serata. Interamente realizzato da ragazzi diplomati al “Master di Giornalismo e Critica Musicale” (che dirigo da 5 anni presso il CPM di Milano) On Stage è anche una straordinaria opportunità di vivere la musica dall’interno. Senza perdere coinvolgimento, entusiasmo, passione. Buon divertimento, ONSTAGE_150607_DEF.indd 4 15/06/2007 10.54.44 #01 GIUGNO 2007 05 indice 08. ONSTAGE NEWS 10. ONSTAGE INTERVIEW 14. VASCO ROSSI 28. RED HOT CHILI PEPPERS 38. UPDATES 43. WHAT’S NEW MAGAZINE registrazione al Tribunale di Milano N° 362 del 01/06/2007 AREACONCERTI SSrll Via Pietrasanta, 12 - 20141 Milano - tel 02.55231879 Direttore Responsabile Silvestro Rossi Direttore Editoriale Ezio Guaitamacchi Caporedattore Daniele Salomone [email protected] Redazione in collaborazione con Master in Giornalismo e Critica Musicale Centro Professione Musica Via E. Reguzzoni, 15 - 20125 Milano Hanno collaborato a questo numero Samantha Colombo, Cristiana Paolini, Marco Rigamonti, Francesco Rosati, Daniele Salomone, Davide Zucchi Progetto graf ico Inedit Srl [email protected] www.ineditweb.com Stampa Litosud Srl - Via Aldo Moro, 2 - 20060 Pessano con Bornago (Mi) Distribuzione Areaconcerti Srl [email protected] Pubblicità Areaconcerti Srl [email protected] ONSTAGE_150607_DEF.indd 5 15/06/2007 10.54.59 www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 6 15/06/2007 10.55.21 ONSTAGE_150607_DEF.indd 7 15/06/2007 10.55.22 ON STAGE NEWS notizie dal mondo dei concerti 08 Partito il tour mondiale dei Police Con il concerto di Vancouver dello scorso 29 Maggio è cominciato il tour mondiale dei Police, l’evento live più atteso del 2007, che porterà la band a suonare in quattro continenti (America, Europa, Asia, Oceania). Davanti a 20.000 fan entusiasti, il cantante e bassista Sting, il chitarrista Andy Summers e il batterista Stewart Copeland hanno rispolverato successi come “Message in a Bottle”, “Roxanne”, ed “Every Breath you Take” che, a cavallo tra le fine degli anni ‘70 e i primi ’80 avevano fatto dei Police una delle band più importanti del mondo. Live Earth 07/07/07 Si avvicina l’appuntamento con il concerto planetario che, secondo un copione già sperimentato con successo in occasione del “Live 8” di due anni fa, vedrà esibirsi artisti di tutto il mondo sui sette palchi allestiti per l’occasione in altrettante città (Londra, New York, Shangai, Tokio, Sidney, Rio de Janeiro, Johannesbourg). Ventiquattrore di musica per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del surriscaldamento globale e spingere i governi ad agire. “Vogliamo mettere assieme gente da ogni parte del globo per la lotta contro il cambiamento climatico” ha dichiarato il fondatore degli show “Live Earth 07/07/07”, Kevin Wall, sul sito della manifestazione. Il mega-evento è patrocinato da Al Gore, ex vicepresidente democratico americano e acclamato autore del documentario ecologista An Inconvenient Truth (Una scomoda verità) che, quest’anno, ha conquistato un Oscar. Manco a dirlo, i palchi più prestigiosi saranno quello di Wembley, lo storico stadio di Londra, e del Giant Stadium, nel New Jersey, a due passi da New York City. Sul primo saliranno, fra gli altri, artisti del calibro di Madonna, Duran Duran, Red Hot Chili Peppers e Genesis. Negli Stati Uniti si esibiranno Roger Waters, Smashing Pumpkins, Police, Bon Jovi e Alicia Keys. In totale saranno oltre cento gli eco-concerti trasmessi in diretta in (quasi) ogni angolo della terra da televisioni (in Italia Mtv e La7), radio e siti web, per un audience globale di quasi due miliardi di spettatori. Lollapalooza 2007 Il Loollapalooza è una realtà ormai straconsolidata negli Stati Uniti, uno dei più importanti festival del panorama mondiale, al punto da meritare, in passato, definizioni importanti: è stato infatti considerato per tutti gli anni Novanta, con una buona dose di ottimismo, quello che Woodstock ha rappresentato per i Sessanta. Organizzato per la prima volta nel 1991 da Perry Farrell, cantante dei Jane’s Addiction (formazione molto conosciuta negli States), l’edizione 2007, l’undicesima, si terrà a Chicago dal 3 al 5 Agosto, al Grant Park. Durante la tre giorni di concerti, si alterneranno importanti realtà del rock, ma non solo: dai Pearl Jam ai Muse, da Ben Harper ai Duft Punk, da Iggy&The Stooges a Patti Smith. www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 8 15/06/2007 10.55.29 ON STAGE NEWS notizie dal mondo dei concerti 09 L’isola di Wight 37 anni dopo La risposta europea a Woodstock ’69 arrivò l’estate successiva al più importante festival della storia del rock: nel 1970, sull’isola di Wight, a largo di Southampton (costa sud dell’Inghilterra) si radunarono 600.000 persone, ben oltre le più rosee aspettative degli organizzatori, per ammirare Jimi Hendrix, i Doors, gli Who, tanto per citarne alcuni. Una marea umana pacifista ma totalmente sproporzionata rispetto alle possibilità dell’isola, tanto che per più di 30 anni nessuno osò pensare ad una nuova edizione del festival. Tutti tranne un tizio, che di nome fa John Giddings, che nel 1970 era tra il pubblico e nel 2002 ha provato il primo, timido, esperimento di riorganizzare un raduno musicale sull’Isola di Wight. Pian piano il progetto ha preso corpo, fino ad arrivare al successo di quest’anno (8-10 Giugno) in cui è salito sul palco tanto rock (Muse, Kasabian, Snow Patrol, Wolfmother) ma anche altro (Groove Armada, Keane). L’edizione 2007 è stata caratterizzata dalla partecipazione dei Rolling Stones, assenti dal palco di un festival da 30 anni. La performance degli Stones ha chiuso alla grande la manifestazione: del resto, chi meglio di loro avrebbe potuto sigillare un evento che sa di storia del rock? Prince in casa del Grande Fratello Ormai e’ deciso. Prince si esibira’ in un concerto fra le mura domestiche piu’ famose del Regno Unito, quelle del Grande Fratello, anche se ancora non si sa di preciso quando. Ad informare dell’idea del cantante e’ il tabloid “The Sun”, che scrive: ‘Prince e’ un grande fan del Grande Fratello, e’ stato lui stesso a chiedere al suo entourage di allestire un concerto’. C’e’ un unico problema, secondo il giornale: qualcuno dei concorrenti potrebbe non sapere chi sia il musicista. Alcuni concorrenti potrebbero, infatti, essere troppo giovani per conoscerlo. Akon scaraventa fan giu dal palco Dopo aver scandalizzato la Thailandia per aver mimato una scena di sesso con una adolescente, Akon ne ha combinata un’altra delle sue. Durante un esibizione al “K Fest”, l’annuale festival promosso dalla radio newyorkese WSPK, il rapper senegalese ha scaraventato tra la folla un ragazzo (“trasportato” dalla security sul palco su ordine di Akon) reo di avergli tirato una bottiglietta di plastica. Immediate le polemiche, che hanno convinto il gigante delle telecomunicazioni Verizon a ritirare la sponsorizzazione al tour di Gwen Stefani, in cui Akon suona come special guest, suscitando le ire della bella Gwen, pronta alle vie legali per ottenere un risarcimento. www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 9 15/06/2007 10.55.33 ONSTAGE INTERVIEW Roberto De Luca 10 Professione Promoter di Ezio Guaitamacchi Cinquantacinque anni, novarese di nascita ma milanese di adozione, da oltre 6 lustri organizza concerti rock. Oggi Roberto De Luca è a capo di Milano Concerti, la più grossa agenzia italiana del settore. Quando hai cominciato a fare questo lavoro e perché? A metà anni ‘70, lavoravo in una radio libera a Novara. Organizzavamo concerti per sostenere economicamente la radio. Novara non è mai stata, per così dire, una culla della musica; quindi, in realtà... ci sostenevamo ben poco. Abbiamo cominciato con la PFM, Alberto Fortis, Edoardo Bennato, Vasco Rossi. Penso che quello di Vasco, che all’epoca era un esordiente (aveva appena fatto Sanremo) sia stato l’unico concerto della sua vita che è andato male… Quell’esperienza, però, mi ha consentito di entrare nel mondo della musica e di allacciare alcuni rapporti importanti. Ricordi il primo grande evento che hai organizzato? Ho lavorato al concertone di Bob Marley di San Siro del giugno 1980. All’epoca, ero l’assistente di Franco Mamone, uno dei più grandi impresari rock italiani, che avevo conosciuto proprio in occasione degli spettacoli organizzati a Novara. Quando hai creato la tua agenzia? Nel 1984 io e Mamone abbiamo fatto società ma un anno dopo ci siamo divisi. A fine 1985 ho dato vita alla mia prima agenzia, la Bonne Chance. Nonostante amassi molto quel nome, il fatto che significasse “buona fortuna” poteva, per gli scaramantici… Allora ho preferito trasformarlo in Milano Concerti. Il primo show organizzato da solo, con il marchio Bonne Chance, è stato Carmel. Allora, lavoravo anche con Gianna Nannini e Sergio Caputo. Da lì, è iniziata la mia vera carriera di promoter. Quanti concerti in un anno vengono prodotti dal marchio Milano Concerti? Circa un migliaio, per un totale di oltre 3 milioni e mezzo di spettatori paganti. Com’è cambiato il lavoro dai tempi dei tuoi esordi? Ricordo che ai tempi in cui lavoravo con Franco Mamone si organizzavano mediamente dieci, quindici tournée all’anno. Quindi, una mole di lavoro molto, molto inferiore a quella odierna. Non possiamo dimenticare che quelli erano i tempi in cui gli artisti rock in Italia ci venivano mal volentieri. Per diverse ragioni. Primo, non esisteva una struttura professionale che li accogliesse; tutto era alquanto approssimativo. Poi, perché, quelli erano i tempi in cui “la musica non si doveva pagare”. C’erano slogan politici che inneggiavano alla musica gratis. Conseguentemente, artisti e manager non volevano venire nel nostro paese. Oggi sembrerebbe quasi il contrario… Già, per fortuna il nostro paese è diventato un luogo ambito dalle rock star anglo-americane e il livello di organizzazione e affidabilità dei concerti in Italia è ormai elevatissimo. Tanto che molti artisti, U2, Depeche Mode a Peter Gabriel, hanno deciso di girare i loro dvd ufficiali nel corso dei tour italiani. Sono dunque passati i tempi in cui tu e i tuoi “colleghi” eravate ostaggio delle agenzie inglesi… Assolutamente sì. Non solo stavamo sotto scacco ma vivevamo in un clima di costante frustrazione. L’Italia era considerata un paese del Terzo Mondo. La sfida è stata quella di costruire una struttura, delle professionalità e un team di lavoro quasi dal nulla. Per farti un esempio, oggi senza un IT manager, un responsabile della gestione dei computer, non si può fare nulla. Sono stati fatti molti passi in avanti sia per la sicurezza del pubblico che per ciò che riguarda l’accoglienza degli spettatori. È stato un lavoro importante e costoso. Mantenere un livello di sicurezza adeguato e decente costa un sacco di soldi ma soprattutto tanta fatica. Ti basti pensare alle procedure contro la falsificazione dei ticket o al www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 10 15/06/2007 10.55.39 W E I V R E T N I E G A ONST Roberto De Luca fatto di dover transennare i luoghi degli spettacoli sia all’esterno che all’interno. Cosa ti piacerebbe vedere in più e in meglio sulla scena dei live in Italia? Vorrei che ci potessero essere strutture adeguate, fatte apposta per i concerti rock come ci sono in tanti paesi europei o negli Stati Uniti. Ne gioverebbero tutti, noi organizzatori ma soprattutto il pubblico. Ancora oggi, per andare a veder un concerto bisogna fare tanta fatica. Troppa. Per fortuna, da qualche tempo abbiamo un sistema di biglietteria computerizzata che prima non esisteva. Anche se, quando la richiesta è molto elevata, anche questo sistema è ancora da perfezionare. Il mio sogno è vedere strutture in grado di accogliere gli spettatori in modo adeguato (con parcheggi ad hoc) e che possano rendere piacevole il tempo passato in attesa dello spettacolo. Ma, soprattutto, che consentano un soddisfacente tasso di fruibilità audio/ video del concerto. E un sistema di biglietteria che permetta di acquistare i ticket in modo logico. 11 vero incredibili… Pensa che soltanto il ferro del palco di Vasco Rossi è contenuto in 18 bilici, che significa quasi un chilometro, se li metti tutti in fila. Hai fatto un’analisi molto accurata che dimostra che non ci sono stati grossi aumenti nel prezzo dei biglietti negli ultimi anni… Già, l’ho paragonato all’aumento del costo della vita. Anche qui, senza contare i casi eccezionali, il prezzo dei biglietti dei concerti negli ultimi anni è aumentato tra il 40 e il 60% mentre il costo della vita è aumentato tra il 30 e il 100% solo per quello che riguarda i generi di prima necessità. Ti vedo spesso, ovviamente, sul luogo dei concerti. Riesci sempre ad avere contatti personali con gli artisti? Lavoro con diversi artisti con i quali ho un rapporto molto frequente. Costruisco insieme a loro le produzioni ed ascolto costantemente le loro necessità. Con tutti gli artisti con cui lavoro ho un rapporto molto intenso. E il prezzo dei biglietti? Anche con quelli internazionali? A parte casi eccezionali, non sono d’accordo con coloro che dicono che il costo del biglietto è elevato. Se facciamo paragoni, ad esempio con il calcio, vediamo che i prezzi dei biglietti sono persino inferiori mentre i costi di produzione di un concerto sono assai più elevati rispetto a quelli di una partita. Noi, spesso, entriamo in uno stadio con una “città” che montiamo e smontiamo in pochissimo tempo. A volte, credo che facciamo cose dav- Con loro è più difficile. Con alcuni però il rapporto, anche personale, è molto solido: Depeche Mode, Peter Gabriel, Bon Jovi. Con i Depeche Mode posso dire di essere amico. Dopo decine di migliaia di concerti organizzati, assistere a un concerto ti dà ancora emozione o lo vedi solo con “occhio tecnico”? Ho difficoltà a guardare intensamente un concerto organizzato da me perché ho troppe cose da fare in quel momento. Ma quando vado a vedere l’anteprima di un tour o quando vedo la prima di un concerto (come quello dell’altra sera di Laura Pausini) mi diverto ancora. Qual è il concerto che ti ha più emozionato in vita tua? I Nirvana a Roma nel 1994, poche settimane prima della morte di Kurt Cobain. Qual è il concerto che avresti voluto fare e non sei mai riuscito? I Pink Floyd. www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 11 15/06/2007 10.55.43 ONSTAGE_150607_DEF.indd 12 15/06/2007 10.56.01 ONSTAGE_150607_DEF.indd 13 15/06/2007 10.56.04 All’inizio della carriera aveva quasi paura di salire sul palco. Spesso doveva sfidare le freccette che gli venivano tirate addosso. Ora è il re degli stadi, un autentico “animale da palcoscenico” da 14 cui, se potesse, non scenderebbe mai. testo: Daniele Salomone foto: Chiaroscuro “Il mio concerto più bello è stato Imola nel ’98. Non sapete che energia ti sanno dare 130.000 persone. Una carica paurosa”. Ecco Vasco Rossi come mamma l’ha fatto. Un uomo sincero, vero, che vive di emozioni forti, le più forti possibili. Quelle emozioni che raggiungono il momento di massima intensità nel preciso istante in cui davanti agli occhi del rocker venuto da Zocca appare la marea umana che costantemente affolla i suoi concerti. Il Blasco, l’animale da palcoscenico che da quasi venti anni riempie gli stadi italiani come neanche gli Azzurri riescono a fare, vive in funzione di quei momenti: “Io faccio canzoni perché è una ragione di vita, le scrivo e penso già a quando le suonerò dal vivo”. Un’intera carriera artistica spesa, soprattutto, in funzione del momento di contatto con il pubblico, perché il palco rappresenta “un luogo magico in cui funziona tutto”, “la sublimazione del concetto di messa, in cui tutti sono partecipi della stessa emozione”. La lunga storia dei live di Vasco Rossi comincia alla fine degli anni 70. All’epoca disk jockey di una delle primissime radio libere italiane, Punto Radio (da lui fondata insieme a un paio di amici), Vasco comincia a esibirsi nel bolognese, incitato dall’amico Gaetano Curreri (oggi leader degli Stadio). Quel ragazzo, però, riluttante all’idea di intraprendere la carriera di musicista, non è ancora “il Blasco” e le sue apparizioni sono segnate dalla poca convinzione e dallo scarso successo. “Le prime volte che salivo sul palco mi facevano i cori ‘scemo, scemo..’. Appena attaccavo con un lento cominciavano i cori e mi mandavano a casa. Eh si perché la gente era lì per ballare. Poi, a un concerto, successe che invece di mandarmi via, cominciarono a tirarmi le freccette. Fu una svolta, perché finalmente ero io l’attrazione”. C’è un episodio in particolare, capitato negli anni della gavetta, che solidifica il rapporto di Vasco con il palcoscenico. “Durante un concerto a Vicenza, in piazza, un gruppetto di ragazzi se ne stava seduto a lanciarmi freccette di carta. Io che tiravo fuori tutto il mio orgoglio e la mia vitalità e loro mi lanciavano le freccette. Non so neanche come ho finito il concerto. Ma poi tornando a casa mi è scattato qualcosa nel cervello e mi sono detto: ‘Da adesso in poi, se mentre sono sul palco mi tirano le freccette, scendo e li tione di vita o di morte. prendo a botte. È una questione a sul serio’. E io facevo sul Vediamo chi scherza e chi fa serio”. In quei momenti, in quegli anni, Vasco ha maturato o i concerti e il rapporto la consapevolezza di quanto con il pubblico siano per lui vitali scosse di adrenavarsi a lungo: “Ogni sera, lina delle quali non può privarsi quando vedo la gente sotto il palco, non capisco più niente. Mi butto e divento un animale, non so resisteolta all’Arena di Verona è re, è più forte di me. Una volta e, ma senza dirmelo. Pervenuta a vedermi mia madre, ché non voglio che mi veda così, divento proprio un altro”. Ad ogni concerto, in ogni singolo istante in cui va in scena il suo rock’n’rolll show, Vasco si lascia rapire dalla magia del rapporto to diretto con il pubblico, il suo pubblico. Ma ci ha messo esso del tempo prima di riuscire a gestire l’emozione. e. “Quando bevevo prima di un concerto era solo perché ché avevo una fifa blu di salire sul palco, di presentarmi armi davanti al pubblico. Poi, quando ho capito che la a realtà è molto migliore di come te l’aspetti, ho cambiato mbiato atteggiamento”. Un cambiamento radicale, al punto unto che il Vasco Rossi di oggi si sottopone ad un’accurata urata preparazione preconcerto: “Adesso un’oretta a prima dei concerti sciolgo i muscoli, corro, faccio ginnastica (poca eh!), un po’ nei camerini un po’ nei corridoi, e poi mi concedo una seduta di massaggi. Dopo po però cerco di rilassarmi con la mente, di non pensare re a niente e di comprimermi. Per poi esplodere sul ul palco”. E una volta in scena, con i riflettori puntati ti e il microfono in mano, divertirsi ad atteggiarsi “a rock star, come farebbe un qualsiasi ragazzino davanti allo specchio: ma sono io il primo a non crederci, a comportarmi omportarmi con ironia”. Quella stessa ironia che caratterizza atterizza il personaggio Vasco Rossi e la sua musica fin dagli esordi. In questo continuo confronto to con il palco, è da sempre supportato dagli straordinari raordinari musicisti che K C O R N U E ` SOLO La messa live del reverendo Vasco Ross www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 14 15/06/2007 10.56.08 GRATUITO invia un SMS al 320.2043040 e scrivi come testo 125TUOINDIRIZZOMAIL (es. [email protected]) e riceverai contenuti speciali sul concerto direttamente sulla tua mail ! 21 15 compongono le sue band: dagli storici membri della d Steve MasRogers Band (tra cui Maurizio Solieri e il compianto compia chisimo Riva) fino agli ultimi innesti, come il fenomenale fenom tarrista californiano Stef Burns. “I musicisti del mio gruppo sono tra i migliori al mondo. Questo per me è un u aspetto fondamentale perché voglio che i concerti non suonino sempre uguali. E poi la musica che si sente negli neg spettacoli vera di Vasco Rossi è tutta suonata dal vivo. Noi facciamo facc e propria fatica fisica!! Voglio gente bravissima e affiatata, per questo affianco musicisti cresciuti con me a fenomeni e siamo che ho scelto a Los Angeles. Così usciamo sul palco pa pronti a confrontarci con la folla. Tutti insieme contro il mondo!”. La confidenza con il palco maturata nei primi, diffi d cili anni di esibizioni, ha permesso al rocker di Zocca di imparare a incanalare nella giusta direzione la tempesta di emozioni che si scatena ai suoi concerti, senza per questo quest perdere minimamente spontaneità e trasporto. “Bisogna capire in che direzione vanno le sensazioni del pubblico, non si può al permettergli di distrarsi, mai. Nessuno deve distrarsi, dis Perché concerto ogni singolo spettatore deve partecipare. partecipa il concerto è una celebrazione, un momento di incontro tra persone che cantano e si sfogano”. E come ogni celebrazione che si rispetti, tutti i concerti di Vasco sono caratterizzati da una vera e propria simbologia: le tipiche movenze del Blasco (il corpo sorretto da una ondegmano appoggiata all’asta del microfono, le braccia brac giate lungo i fianchi in modo ripetitivo, quello “strano “ le triangolino” che disegna con le mani sopra la testa…), te bandane dei fan, le migliaia di accendini accesi per le ballate, la chiusura con “Albachiara” cantata tutta d’un fiato. Una messa, in cui sessanta, ottanta, centomila persone nel ascoltano estasiate il predicatore Vasco Rossi, colpite c cuore e nella mente dalla spontaneità del Blasco, Blasc dalla sua e capacità di trasmettere senza filtri lo spirito romantico ro ribelle che lo caratterizza. un E lui, Vasco, come potrebbe smettere di celebrare celebr simile rituale? “Io sarei tentato di stare sempre sul palco. Li tutto funziona, mentre la vita è tutta diversa. diversa Adesso ho proprio voglia di andare a cantare, non vedo l’ora”. l’o W O H S L L O OCK’N R Rossi www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 15 15/06/2007 10.56.44 16 7 0 0 2 E V I L VASCO il Blasco si riprende la scena dopo il Buoni o Cattivi Tour 04/05 Anche questa volta c’è chi protesta per la musica negli stadi. Ma lui va avanti per la sua strada, una strada cominciata ormai vent’anni fa e che lo ha portato a essere “il re del rock italiano”. testo: Davide Zucchi foto: Chiaroscuro “È solo rock’n’roll, ma mi piace”. Con questa semplice frase, probabilmente ispirata da quei Rolling Stones che ha sempre dichiarato di venerare (“It’s only rock’n’roll, but I like it.”, cantavano gli Stones nel ’74), il Blasco presentava quest’inverno il tour 2007, dalle colonne della rivista XL. “Devo ritornare sul palco per riprendere un lungo discorso”, continuava il rocker di Zocca, “voglio far esplodere qualche stadio e sentire battere forte il cuore”. Sono già passati quasi vent’anni dai primi tour oceanici che il nostro ha portato negli stadi di mezza Italia. Vent’anni di concerti sold out ben prima del giorno dell’evento: già nel 1998 i biglietti finivano settimane, se non mesi, prima del concerto! Quest’anno, come del resto è sempre successo nell’epoca di internet, le date del “Vasco Live 2007” sono andate esaurite a poche ore dalla messa in vendita dei biglietti senza bisogno di promozione, con il solo passaparola tra le centinaia di migliaia di fan del Blasco. Sono passati quasi vent’anni, dicevamo, ma è come non sentirli. Non li sente Vasco e non li sentono i fan, che si sono anzi moltiplicati e diversificati a tal punto che, oggi, ad un concerto del rocker ci trovi genitori e figli. Famiglie riunite come nemmeno per la messa domenicale. “Vasco Live 2007” è partito in grande stile il 13 giugno a Latina con la “Data Zero”, un evento-anteprima che Rossi ha voluto regalare agli iscritti del suo fan club. Quattro giorni dopo, a Venezia, celebrando i dieci anni di quell’Heineken Jammin’ Festival che lui stesso ha inaugurato nel ’98, il Blasco ha dato il via ufficiale al tour, che lo porterà negli stadi di Milano, Roma, Torino, Ancona e, per la prima volta in assoluto, Messina e Bari. Mentre vi scriviamo, tutte le date del tour risultano sold out, con l’eccezione di Bari, anche se, c’è da giurarci, i pochissimi biglietti ancora disponibili saranno bruciati in brevissimo tempo. L’attesa che circonda il ritorno sui palcoscenici italiani del Blasco nazionale è comprensibilmente tanta e non potrebbe essere altrimenti per l’unico musicista italiano che, già agli inizi degli anni 90, in termini di pubblico, riusciva a tenere il passo di mostri sacri come Madonna e Rolling Stones. Quest’anno poi, Vasco ha deciso di scardinare l’antica regola secondo la quale prima di un tour ci deve essere per forza un album da promuovere, anche se è recentemente uscito un nuovo EP, Basta poco (subito schizzato in testa alla classifica dei singoli più venduti), in cui il nostro ha inciso anche una cover di “La compagnia”, canzone già portata al successo da Lucio Battisti. “Non ho un disco fuori, ma penso di potermelo permettere… un certo repertorio ce l’ho” ha detto Vasco commentando la scelta di andare in tour prima di pubblicare un nuovo album, che, a quanto pare, uscirà entro la fine dell’anno. Come consuetudine, con l’attesa salgono anche le polemiche. Recentemente, infatti, i microfoni di www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 16 15/06/2007 10.57.44 ESCLUSIVO invia un SMS al 320.2043040 e scrivi come testo 125TUOINDIRIZZOMAIL (es. [email protected]) e riceverai contenuti speciali sul concerto direttamente sulla tua mail ! 21 17 la band Maurizio Solieri, chitarra. Il “bellissimo, abbronzatissimo” amico e chitarrista di Vasco fin dai tempi di Punto Radio (fine anni 70!). Il vero e proprio alter ego strumentale del rocker di Zocca, al cui fianco ha composto molte delle sue canzoni più celebri. Claudio Golinelli, basso. Con Vasco dal 1984, “il gallo” è uno dei suoi amici più fedeli oltre che bassista di Studio Aperto hanno raggiunto Vasco per chiedergli una risposta alle critiche (sui decibel e sul complessivo rumore) che anche quest’anno accompagnano il tour e la data di Milano in particolare. Il nostro, nel rispondere, ha dato prova di maturità e (diciamolo) di molta pazienza; da grande comunicatore quale è, ha ridimensionato le polemiche, sostenendo che questi comitati di quartiere si muovono per criticare solo in occasione dei suoi concerti. “È possibile che chi acquista una casa fuori da uno stadio pensi di essere immerso in un’oasi di silenzio?” ha infine aggiunto il rocker, invocando, con la semplicità che lo contraddistingue, un po’ di buon senso. Rileggete la dichiarazione di Vasco che apre questo articolo. Il rock è per il Blasco un modo di essere, l’unico che conosce, l’unico che sa esprimere, soprattutto durante i concerti. Il tour 2007 ha sicuramente come punto di riferimento il rock, che l’artista di Zocca ha più volte indicato come il “suo” stile, quello da cui ha maggiormente attinto per scrivere alcune delle sue canzoni più belle. “Se fosse per me canterei anche a richiesta” ha commentato il Blasco alla vigilia dei suoi imminenti concerti. Ma “la scaletta deve esserci e deve necessariamente avere l’onda giusta” sostiene il musicista, affiancato nella scelta dei brani per il tour da Guido Elmi, storico produttore e amico di Vasco. Si preannuncia uno spettacolo che sa di rock tanto quanto il suo interprete principale. Rock, dunque, ma non solo, per questo “Vasco Live 2007” che ripercorre la storia di trent’anni di produzione artistica del musicista. La storia del rock, come ogni storia che si rispetti, è scritta da grandi uomini, da grandi rocker. E il Blasco è il più grande che l’Italia abbia mai avuto. straordinaria efficacia. Celebre la gag tra il Blasco e Golinelli durante le esecuzioni di Bollicine, immortalata nell’ultimo Live Anthology 04-05. Matt Laug, batteria. È l’unica new entry del 2007. Americano, originario della Florida, vanta numerose collaborazioni con celebri musicisti, tra cui Alanis Morrisette. Stef Burns, chitarra. Il virtuoso chitarrista californiano fa il suo esordio con Vasco nel 1995, in occasione del concerto-evento “Rock Sotto l’Assedio”. Da allora affianca il rocker italiano anche nelle produzioni in studio. Alberto Rocchetti, tastiere. “Il lupo maremmano ha perso il pelo ma non il vizio” disse una volta Diego, amico d’infanzia di Vasco e presentatore della band. Quel che è certo è che Rocchetti non perde il vizio di rimanere al fianco di Vasco, con cui collabora dal tour di Liberi Liberi, nel 1989. Frank Nemola, tastiere e tromba. “L’uomo che tromba” è parte della Combriccola del Blasco dal concertone di Imola del 1998. Centotrentamila persone non sono male per un esordio… Andrea Innesto, sax e cori. È il 1985 quando “Cucchia” entra nella band di Vasco. Il tour è quello di Cosa Succede In Città, il primo nei palazzetti e nelle arene, al termine del quale il Blasco e la sua band verranno acclamati come rockstar. Clara Moroni, cori. “La più amata, la più desiderata” delle vocalist italiane si è unita alla band di Vasco nel 1996, all’epoca del tour di Nessun pericolo... per te. Da allora, sempre presente, per la gioia del Blasco e di tutti gli uomini della Combriccola. Daniele Salomone www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 17 15/06/2007 10.58.20 18 Quando c’è di mezzo il pubblico, il suo pubblico, Vasco Rossi non bada a spese. Vuole il meglio e fa in modo che niente venga lasciato al caso. Ecco perché, per le nove tappe del VIVunEaRm “Vasco Live 2007”, saranno impiegate quasi 6.000 persone testo: Daniele Salomone foto: Chiaroscuro La volontà di Vasco è sempre stata quella di soddisfare ogni singolo fan presente ai suoi concerti. Partendo dalla musica, certo, ma senza trascurare gli altri elementi che fanno di un concerto uno spettacolo unico e indimenticabile. Il rocker ha più volte sottolineato, quest’anno come in passato, la volontà di far vivere a tutte le persone che assistono ai suoi concerti una sorta di “esperienza perfetta”. E di fronte ad un Blasco così deciso e determinato non ci devono essere ostacoli ad intralciare il percorso. Tutto deve essere curato nel dettaglio: dal palco agli impianti di amplificazione e illuminazione, dalle scenografie di supporto alla predisposizione di mezzi di trasporto e di strutture igieniche, finendo con la sicurezza e l’energia elettrica. La macchina organizzativa è in moto da mesi, per pianificare quello che si annuncia come un tour a dir poco straordinario, non solo da un punto di vista artistico ma anche in termini di uomini e mezzi impiegati. Basti pensare che, in realtà, il palco non è uno solo: ce ne sono due, identici. Ci vogliono, infatti, tre giorni e tre notti per montarne uno, due giorni e due notti per smontarlo. Dunque, un solo palco non sarebbe sufficiente: così, mentre uno dei due sta ospitando Vasco e la sua combriccola, ce n’è uno uguale che viaggia per raggiungere la città sede della successiva tappa del tour. Per trasportare le due strutture vengono utilizzati in totale ben 35 camion, di cui 16 solo per il ferro necessario a montarli e 4 attrezzati come generatori in modo da consentire un consumo di corrente pari a 2500 kwa a concerto, indipendentemente dall’energia elettrica locale. Le persone che viaggiano al seguito del tour sono circa 175 (biglietto di sola andata: nessuno fa ritorno a casa tra una data e l’altra!), di cui 100 utilizzate solo per la costruzione del palco, 35 fra gli addetti alla produzione (che Vasco affida, come consuetudine, a Milano Concerti) e 40 dello staff del Blasco tra componenti della band, registi video e audio, responsabili dell’aggiornamento del sito (vascorossi.net) e del merchandising ufficiale, fanclub (Il Blasco). Ma non è finita: a questa moltitudine di persone vanno aggiunte le altre 600, reclutate in loco, che ad ogni singola data partecipano alla produzione. Facendo un rapido calcolo, per il “Vasco Live 2007” saranno impiegate, in totale, quasi 6.000 persone per oltre 20.000 pasti serviti dal catering (ovviamente al seguito)!! Dati e cifre che fanno impressione, una mega produzione che regge il confronto con i tour dei più importanti artisti internazionali (dagli U2 a Springsteen, tanto per citarne alcuni), la cui organizzazione è però pensata per tour mondiali da cento e passa appuntamenti, mentre il nostro si esibisce “solo” in Italia. Per di più, elemento da non sottovalutare, i biglietti dei concerti di Vasco hanno prezzi contenuti rispetto a gran parte degli show degli artisti internazionali. Il palco è sempre stato il suo habitat naturale, il luogo magico in cui “vivere una favola”. Una sorta di trono su cui, ogni volta, si ripete il rito dell’incoronazione di “Re Blasco”. Per questo, anche quest’anno, ha fatto le cose in grande: potrebbe mai un Re volere un trono non all’altezza della situazione? accomp www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 18 15/06/2007 10.58.41 L’HAI SPEDITO? invia un SMS al 320.2043040 e scrivi come testo 125TUOINDIRIZZOMAIL (es. [email protected]) e riceverai contenuti speciali sul concerto direttamente sulla tua mail ! 19 A L O V A F A N U E R E V mega produzione una compagna il Vasco Live 2007 Intervista a Danilo Zuffi di Davide Zucchi Chiunque sia mai stato a un concerto di Vasco conosce il clima rovente che imperversa durante i live del rocker più famoso d’Italia. In pochi, però, hanno la giusta percezione dell’enorme lavoro che richiede la realizzazione di un evento di tali dimensioni. Per farcene un’idea più precisa, abbiamo fatto quattro chiacchiere con Danilo Zuffi, Direttore della Produzione di Milano Concerti e vero e proprio architetto di molti dei più importanti concerti che si tengono nel nostro Paese. Dottor Zuffi, come si affronta la produzione di un Tour come quello che Vasco Rossi porta quest’anno negli stadi italiani? Come sempre, quando ci si prepara a seguire un evento importante come il tour di Vasco, bisogna muoversi con molto anticipo e con molta cautela. Poi è allo stesso modo necessario conciliare le esigenze di tutti. In primo luogo quelle dell’artista, poi quelle del pubblico e quelle dei tecnici. Quest’anno in particolare, ci sono parecchie novità: prima di tutto il palco, progettato su disposizioni dello stesso Vasco, che avrà dimensioni record: 28 metri. Quali altri elementi sono stati scelti per rendere il concerto un’“esperienza esagerata”? Indubbiamente l’impianto di illuminazione, che sfrutta una tecnologia usata per la prima volta in Italia. Accanto a fari (o più tecnicamente video-led) a bassa definizione, ne verranno utilizzati altri in “high definition”. La sensazione che questo impianto regala è imm quella di essere avvolti dalle immagini proiettate e dai fasci di luce. In aggiunta a tutto questo, saranno saran utilizzati maxischermi per la videoproiezione? videoproiezi Ovviamente. Praticamente tutte le l grandi produzioni ormai propongono maxischermi. maxischermi Questi da un lato permettono al pubblico di gustarsi al meglio le gu parti strumentali e dall’altro consentono agli artisti cons di proiettare immagini, lmati o quant’altro. Voglio immagini fi filmati q aggiungere che Vasco è un artista che tiene molto ai dettagli. Oltre al palco, ha infatti approvato personalmente anche la scelta di marca e modello dei maxischermi, che saranno tutti “Video LightHouse”. Che cosa ci può dire invece sull’impianto di amplificazione? Beh, anche in questo ambito operiamo con particolare attenzione, dal momento che il pubblico dei concerti di Vasco è particolarmente esigente in materia di decibel e beat. La vera sfida, in impianti grandi come gli stadi, è riuscire a differenziare i canali, dando così il giusto spazio a tutti gli elementi della band. Tornando invece al tour di quest’anno, mi risulta difficile quantificare con esattezza la potenza che gli amplificatori esprimeranno. Il numero di watt varia molto a seconda della grandezza degli impianti. Non vorrei sbilanciarmi, ma se devo dare un numero direi che Vasco porta in giro amplificatori per una media di 150 mila watt. Nel caso di tour così grandi e importanti spesso si sente dire che lo show è uguale per tutte le date e che la scaletta non cambia mai. Anche per il Blasco è così? Mentirei se dicessi che il tour non ha dei punti fermi. Cioè dei brani che Vasco suona (quasi) ogni sera. Le variazioni alla scaletta sono però all’ordine del giorno. Insomma, questo di Vasco non è un tour pre-impacchettato. Vasco è un rocker vero e sincero come la sua musica. Di questo i fan non devono dubitare. www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 19 15/06/2007 10.59.02 20 A V E M O N I D O UN AMIC intervista a Red Ronnie Estratta dell’intervista raccolta da Ezio Guaitamacchi presso gli studi televisivi/uffici di Red Ronnie, Centergross, a Bologna, lunedì 28 aprile 2003, ore 11 e 30 del mattino. Quella tra te e Vasco è un’amicizia nata ai tempi delle radio libere. Ti ricordi il primo incontro? Ci siamo conosciuti negli studi di Punto Radio ma conservo un ricordo sbiadito di quell’incontro: quel giorno, infatti, ero arrabbiatissimo per via di alcuni casini. Ricordo meglio il nostro secondo incontro, avvenuto ad Alassio nel 1976. Entrambi dovevamo ritirare dei premi vinti nel primo concorso nazionale di radio libere: lui come responsabile del miglior canale radiofonico (Punto Radio) e io come ideatore e conduttore del più bel programma specializzato (Progressive Music). Avresti mai pensato che Vasco sarebbe emerso e diventato quello che è oggi? Assolutamente no. In tutta sincerità, devo ammettere che non ero neppure un grande frequentatore dei suoi concerti. Per questo ricordo benissimo una delle prime performance dal vivo di Vasco alle quali ho assistito: era il 1982, al Chicago di Barricella. C’erano diversi gruppi bolognesi e poi Vasco Rossi. Quando cominciò il suo concerto, io mi misi ai lati del palco e lui mi osservò con uno sguardo quasi da sfida, come a dire: “Adesso ti faccio vedere di cosa sono capace…”. Aveva ragione: quel giorno ho capito che Vasco era un artista straordinario. Da allora, l’ho sempre seguito e oggi, nei miei archivi, ho tonnellate di filmati di Vasco… Quali di questi filmati conservi con particolare affetto? Vasco sostiene che io sia la sua memoria storica. Non c’è dubbio che possieda un’enormità di materiale su di lui. Tra cui una registrazione di Vasco che canta la canzone che aveva scritto per Mina ma… che non le ha mai fatto avere. Una volta, invece, il cameraman si è dimenticato di accendere la telecamera mentre io stavo documentando un colloquio tra Vasco e Federico Fellini. Gli stava dicendo che aveva il volto ideale per un suo film. Però quella registrazione è rimasta solo nei miei occhi e nel mio ricordo. Tu e Vasco siete persone diverse. Lui è lo spericolato per definizione, tu, invece, hai uno stile di vita regolare. Come si superano queste diversità di fondo? E perché per tutti rappresentate una «coppia»? Perché siamo amici. E perché abbiamo in comune una cosa: quella di essere onesti e sinceri in tutte le attività della nostra vita. Ci racconti l’aneddoto del microfono al Festival di Sanremo del 1982? Vasco presentava “Vado al massimo”. La canzone si concludeva con un pezzo strumentale e lui mi confessò che non sapeva bene cosa fare proprio sul finale. Ne aveva parlato con il regista suggerendogli di inquadrare solo il microfono mentre lui, nel frattempo, avrebbe lasciato il palco. Ma la sua idea non era piaciuta. Devo dire che Vasco non stava particolarmente simpatico alla produzione del Festival. Soprattutto per via di alcuni suoi atteggiamenti: era sempre in ritardo e spesso non si presentava alle prove. Così io gli suggerii di infilarsi il microfono in tasca e di uscire di scena in quel modo. La prima sera, Vasco non fece quello che gli avevo detto. Io mi ero incavolato anche perché avevo la certezza che sarebbe stato eliminato. Invece passò e allora tornai alla carica. “Stavolta lo devi fare”, gli dissi. A quella edizione del Festival, ero accreditato come fotografo e, quindi, mi trovavo proprio sotto il palco. Ricordo che, durante il pezzo, Vasco mi guardò un paio di volte. Stavo lì, a un metro e mezzo da lui e gli facevo segnali: “Dai, fallo”. Alla fine, Vasco lo fece: si infilò il microfono in tasca e se ne andò…non rendendosi però conto che il microfono aveva il cavo corto. Ad un certo punto, il filo ha fatto resistenza: il microfono così è scivolato fuori dalla tasca e cadendo si è rotto. L’incidente creò notevole scompiglio, perché non ne avevano uno in sostituzione subito. www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 20 15/06/2007 10.59.25 VASCO razioni che mi hanno fatto inorridire. Come quella volta in cui ho letto sul giornale una dichiarazione in cui avrebbe detto che dormiva con una pistola sotto il cuscino. Cosa alla quale io non ho, per altro, mai creduto. Vasco è una persona assolutamente trasparente. Non ci sono lati misteriosi. Lui è quello che percepisci dalle sue canzoni. 21 21 Vasco assomiglia alla sua musica? Sì. Vasco non mette filtri tra sé e la sua immagine pubblica. E in questo io mi sento molto uguale a lui. E, come già dicevo prima, questa sincerità ci accomuna. Dietro di noi non ci sono strategie. Qual è il suo segreto? Vasco descrive emozioni. Se lui canta “...quando eravamo giovani…” anche un ragazzino lo può seguire. Perché lui è capace di raccontare così bene quella sensazione di rimpianto in cui anche un quindicenne si può identificare, magari pensando a se stesso a 8 anni. Quale Vasco ti piace di più? Non riesco a fare differenze. Mi piace tutto Vasco. Certo, ci sono canzoni che mi piacciono di più, ci sono dischi in cui mi ritrovo meno… Io amo il Vasco dolce: il Vasco di “Albachiara”, quello di “Sally”, quello di “Vivere un favola”. Il Vasco di “Una splendida giornata”. Vasco con il suo modo di comunicare per immagini, piace ai ragazzi ma, forse, poco ai giornalisti e ai critici, che spesso non riescono a capirlo. Con te è sempre stato diverso... Vasco Rossi è stato l’artista che ha dato più soddisfazione al Red Ronnie intervistatore. Addirittura, è un problema fare il montaggio delle sue interviste: dice talmente tante cose importanti e significative che non sai mai cosa tagliare! La rockstar Vasco, che riempie gli stadi e che fa brillare gli occhi ai manager, ragiona più con il cuore o con la testa? Vasco ragiona solo con il cuore. Vasco appare come uno che ha sempre vissuto coerentemente, pagando gli errori commessi e fregandosene degli altri. Ricoprendo il ruolo di rockstar, si può essere sempre se stessi o bisogna necessariamente mediare? “Finché eravamo giovani era tutta un’altra cosa…”. Finiti i tempi della vita senza orari e regole, con una donna e dei figli, con svariate attività imprenditoriali che lo vedono coinvolto, secondo te oggi Vasco è felice? (Dopo diversi secondi di pausa). No… Vasco è felice solo in rari momenti. Perché ogni persona responsabile e che, come lui, vive fortemente le proprie emozioni è raramente felice. Vasco non lo sa ancora il perché. Io credo di saperlo un po’ di più. (Un’ora più tardi, mentre stiamo facendo colazione insieme, Red mi mostra un messaggio sms che Vasco gli ha inviato qualche giorno prima per gli auguri pasquali. Dice, testualmente: “Sono felice… come una pasqua. Vasco”). L’intervista integrale è pubblicata come introduzione del libro “VASCO ROSSI - 1978-2003, 25 anni di musica spericolata” di Annalisa Canale (Editori Riuniti) Da amico, avrei preferito che Vasco avesse potuto mediare di più. Purtroppo, in certe occasioni è stato troppo se stesso. Anche quando ha rilasciato dichia- www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 21 15/06/2007 10.59.29 testo: Davide Zucchi foto: Chiaroscuro ALBACHIARA (Non Siamo Mica Gli Americani, 1979) 22 È il pezzo probabilmente più celebre del rocker di Zocca. Alzi la mano chi non ne ha mai cantato, magari con un filo di voce, le strofe. Vasco scrive le parole di questa canzone ispirandosi a una ragazza che osserva ferma ad aspettare la corriera. La vede tutti i giorni dalla finestra di casa sua. Certo, l’immagine ritratta è idealizzata e appartiene solo all’autore. Quando poi, anni dopo, Vasco avrà modo di conoscere la ragazza che lo ha ispirato, si renderà conto che questa è molto diversa da come l’ha descritta. L’incontro sarà nuovamente fonte di ispirazione, stimolando il Vasco di “Una canzone per te”. NON L’HAI MICA CAPITO (Colpa d’Alfredo, 1980) Si impone subito per la sua melodia orecchiabile e per il testo gradevole, nel quale Vasco ripete alla sua ragazza che le vuole bene davvero. La canzone, da semplice e ironica, si fa sempre più pungente e il nostro finisce per chiedere chiarezza nella sua storia d’amore. Non l’hai mica capito diventa in poco tempo il brano trainante di Colpa d’Alfredo, album accompagnato da molte polemiche. Vasco è preso di mira da alcuni critici, che lo accusano di maschilismo e ironizzano sul suo look trasandato. Blasco, però va per la sua strada. Più lo criticano e più i ragazzi lo ascoltano. SIAMO SOLO NOI (Siamo Solo Noi, 1981) Questa canzone è un po’ la bandiera di una generazione di spericolati. Qui Vasco scatta una foto nitida del disagio giovanile, molto diffuso nei primi anni 80. Il messaggio di “Siamo Solo Noi” viene ulteriormente amplificato dall’apparizione di Rossi al popolare programma “Superflash”, condotto da Mike Bongiorno. Per la prima volta la televisione trasmette un testo pesante, cantato da un personaggio inquieto, che, rivolto alla telecamera, alza il dito medio tra una strofa e l’altra in segno di irriverenza e presa in giro. A S E I N O Z N A C LE DEL BLASCO 15 brani per capire Vasco CANZONE (Vado Al Massimo, 1982) VADO AL MASSIMO (Vado Al Massimo, 1982) Con questo brano il Blasco sbarca al Festival di Sanremo ’82, ottenendo l’ultimo posto nella competizione, ma riuscendo, solo con musica e parole, a scuotere la più classica delle istituzioni. La canzone, dopo aver destabilizzato tutto il festival con il suo ritmo reggae e la sua pungente ironia, diventa un vero e proprio tormentone. Vasco è ormai diventato un personaggio. Occhiali scuri, capelli lunghi e giacca di pelle sono il look migliore per far breccia nei gusti dei ragazzi e per scandalizzare i benpensanti. Altro classicone del repertorio di Rossi. Forse qualcuno si meraviglierà di scoprire che questo brano, uno dei più romantici mai scritti da Vasco, non è dedicato a una donna, ma alla figura del padre, morto improvvisamente nel 1979. È stato lo stesso Vasco a rivelarlo, sostenendo tra le altre cose di aver preferito sostituire, a circa metà testo, la figura paterna con quella di una lei, magari più importante delle altre. La scomparsa del padre fu un momento vissuto molto intensamente dal rocker, che decise proprio dopo la tragedia di dedicarsi anima e corpo alla musica. www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 22 15/06/2007 10.59.36 VA BENE,VA BENE COSI’ (Va Bene,Va Bene Così, 19 1984) l È l’unica traccia inedita che Vasco inserisce nel suo pri primo album live. Non è stato ancora chiarito se il tes sia dedicato a qualcuno in particolare. Recentetesto me mente Rossi si è fatto scappare un “Parlo di qualcuno che mi ha richiamato ma… ha trovato occupato”. Qu che è certo è che con questa canzone il nostro si Quel mo mostra sotto una luce diversa. A tratti pessimista, ma sem sempre capace di sottile ironia. Il suo anticonformismo si traduce così in atteggiamenti da rocker malede detto. Intanto i numeri dei suoi concerti live iniziano e a essere da capogiro! 23 C’E CHI DICE NO (C’è Chi Dice No, 1987) C’E’ La title-track dell’album, che decreta il ritorno di Vas dopo un anno sabbatico, si impone subito come Vasco la naturale continuazione di “Siamo Solo Noi”. Un ma manifesto del pensiero di Vasco, il grido ribelle di chi no vuole soccombere ai “dogmi” imposti dal sistema non po politico, dalla logica del profitto, dalla Chiesa. Oltretut sono gli anni in cui Rossi è al centro dei desidetutto d tv, radio e pubblicità, ai quali risponde quasi ri di sem sempre no. Tutti questi elementi fanno di “C’è Chi Dic No” una dimostrazione di coerenza con il passato Dice d maturità artistica, rendendo il brano uno dei più e di im importanti dell’intera discografia di Vasco Rossi. ESAGERATE CO Vasco Rossi VITA SPERICOLATA (Bollicine, 1983) Chi meglio del Blasco stesso può spiegare come è nato questo brano subito schizzato ai vertici delle classifiche italiane? Rossi ricorda: “Mi trovavo in tournée in Sardegna. Era uno di quei pomeriggi piovigginosi, un po’ tristi…non si poteva suonare…e allora davanti a quest’immagine, pensai a che cazzo di vita volessi. Voglio una vita… spericolata… maleducata… e così mi venne molto di getto. In quel momento capii che era la mia canzone”. Piccola curiosità: negli anni 90 la canzone fece da colonna sonora a una pubblicità della Chicco. Era la prova provata che il sogno di una “vita spericolata” poteva essere accattivante anche per un bimbo!! LIB LIBERI…LIBERI (Liberi… Liberi, 1989) L’a L’album, pieno di novità e cambiamenti (a cominciare da fatto che è autoprodotto), viene inciso presso gli dal Ab Abbey Road Studios di Londra, passati alla storia per ess essere stati gli studi dei Beatles. “Liberi…Liberi è la canzone della disillusione” ha più volte ammesso lo can stesso Blasco. Il testo del brano esprime lo smarriste mento dell’autore di fronte al significato di “libertà”: me Vasco Vas si domanda dove sia finita “quella voglia di vivere ver che c’era allora” (in gioventù), giungendo infine a identifi care il sentimento di libertà con quello di i giovinezza. Un brano intimo, inno di un’intera gengio erazione coetanea di Vasco, ma non per questo poco era apprezzato dai più giovani. ap GLI SPARI SOPRA (Gli Spari Sopra, 1993) Ore 4 del mattino del 15 settembre 1991. Vasco sfreccia a bordo di una delle sue Mercedes sull’autostrada Milano-Bologna. L’autoradio sta suonando “Celebrate”, hit degli An Emotional Fish. Blasco è colto da una folgorazione. È costretto ad accostare e sul cruscotto dell’auto scrive “Gli Spari Sopra”, traccia che darà il titolo al nuovo disco. Una canzone dura e provocatoria, sia nelle parole che nella musica. Vasco ne ha per tutti, dai politici, agli ex giovani impegnati nelle lotte degli anni 70. Piovono critiche e consensi, ma lui, Blasco, ha sempre gli stadi dalla sua. Questo gli importa. Più di ogni altra cosa. www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 23 15/06/2007 11.00.05 24 REWIND (Canzoni Per Me, 1998) “Una canzone porca… ma io sono fatto così… capito?” ha avuto modo di dichiarare il nostro riguardo a “Rewind”, canzone trasmessa quasi febbrilmente anche da MTV e che non ci ha messo molto a diventare un tormentone. Qui, Rossi torna ad essere la rock star maledetta, divorato da passioni incontrollabili. Ancora Vasco: “Rewind esalta certe espressioni stupende delle femmine che puoi cogliere soltanto al rallentatore, perché le donne sono splendide soprattutto quando ballano…”. SIAMO SOLI (Stupido Hotel, 2001) SALLY (Nessun Pericolo… Per Te, 1996) Sono state date molte interpretazioni al testo di questa canzone, e Vasco, da parte sua, non ne ha mai chiarito definitivamente il significato intimo. Sally presenta tratti fortemente autobiografici, tracciando un profilo del Bla-sco adulto, come ha avuto modo di dichiarare lo stesso autore: “In realtà Sally sono io oggi, come Jenny (titolo originale della canzone cui Vasco fa riferimento è “Jenny è Pazza”, nda) ero io una ventina di anni fa. La canzone è nata in barca, guardando una donna, una ragazza, forse una segretaria… ma non facciamo i nomi… che girava per la barca e ho scritto una canzone che… è dedicatissima a una persona, almeno all’inizio, poi si generalizza ed è applicabile a tutti, anche ai maschi come me”. IO NO (Canzoni Per Me, 1998) Il Vasco che preferisci. Quello ferito, scombinato, magari incazzato, ma sempre sincero. “Io no” è una canzone che mostra davvero chiaramente quale importanza rivesta la dimensione emotiva nel momento in cui Rossi compone musica. In questo caso, l’emotività appare così marcata da riuscire a oscurare il testo, uno dei più intensi che il Blasco abbia mai scritto. Vasco non è più il ragazzaccio che vuol celare la sua timidezza e la sua sensibilità dietro a un look trasandato e inquietante. Si è fatto uomo e Siamo soli lo dimostra chiaramente. Rossi ha ben chiaro il pubblico con cui vuole comunicare. Da un lato ne asseconda i gusti, dall’altro lo “educa”. La canzone, una delle più apprezzate dai fan di non primissimo pelo, muove da un disagio capace di trasformarsi presto in reazione emotiva: la solitudine è per Vasco una condizione dalla quale nessun uomo può prescindere, ma in fondo “tutto può succedere”, perché “siamo qui e siamo vivi”. BUONI O CATTIVI (Buoni o Cattivi, 2004) Vasco, che più precisamente dovremmo chiamare Dottor Rossi, vista la recente laurea honoris causa in comunicazione, con “Buoni o Cattivi” ha dimostrato di avere ancora molto da dire: la title-track, al di là del successo radiofonico e commerciale, è un riflessione profonda sull’ipocrisia che domina i nostri giorni, in cui è facile trovare un “cattivo”, un colpevole, un nemico da accusare. E con altrettanta semplicità i “buoni” vengono glorificati, che poi, molto spesso, così buoni non sono. Ma da che parte sta Vasco? Sta con i deboli, perché il punto non è buoni o cattivi: “prima c’è il giusto o sbagliato da sopportare”. www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 24 15/06/2007 11.00.58 MAD ABOUT VASCO spazio dedicato ai fan 11 25 Il Blasco Seguendo la via Emilia dal centro di Bologna verso il mare, ci si imbatte in un palazzo che a prima vista può sembrare come tanti altri. In realtà, dietro quelle mura, c’è la base creativa ed operativa di Vasco Rossi, il suo quartier generale, ribattezzato “Blasco Town”. Da sette anni, il rocker più famoso d’Italia ha qui trasferito gli studi di registrazione e i suoi uffici; da circa quattro il palazzo è sede anche dell’indaffaratissima redazione della fanzine trimestrale “il Blasco” (sono più di mille le mail quotidianamente ricevute) e del fan club omonimo. La rivista, che sta per festeggiare le sue prime cinquanta uscite (nel momento in cui vi scriviamo siamo alla 47), è stata fondata, ed è diretta, da Vasco stesso e dai suoi più fedeli collaboratori. E’ distribuita in abbonamento ai circa quattromila iscritti al fan club ufficiale e da quasi un anno è sbarcata anche in edicola. Gli argomenti trattati riguardano, naturalmente, la musica e il mondo di Vasco Rossi, ma non solo: fra le pagine de “il Blasco” trovano spazio anche la musica di altri gruppi/artisti, italiani ed internazionali, ed argomenti di varia natura, tra cui cinema e letteratura, sui quali Vasco stesso, spesso, esprime un giudizio. La fanzine vanta poi numerose collaborazioni, con artisti e amici di Vasco (tra cui Biagio Antonacci, Laura Pausini, Roberto Vecchioni e Red Ronnie), ma è il rocker in persona a scrivere molti degli articoli e a fare da supervisore agli altri. Vasco è costantemente presente, anche in periodi estremamente densi di impegni, come gli ultimi mesi, in cui si è diviso tra le registrazioni del nuovo album a Los Angeles e la preparazione del tour estivo. Fra le recenti iniziative de “Il Blasco”, da segnalare uno speciale inedito su Punto Radio, la cui nascita ed evoluzione è raccontata direttamente dai fondatori (Vasco è uno di questi). In allegato, solo agli abbonati, è stato regalato il cd con le registrazioni originali delle trasmissioni della radio, tra cui ovviamente quelle di Vasco…un reperto unico, da veri e propri collezionisti! Insomma, di carne al fuoco ce n’è parecchia: se amare Vasco e la sua musica già non fosse un buon motivo per iscriversi al fan club, “il Blasco” è sicuramente un’ottima “scusa” per farlo! Per qualunque informazione sul magazine e sul fan club: www.vascorossi.net www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 25 15/06/2007 11.01.40 Figura1 Tutorial Segnali audio bilanciati: cosa sono? La bilanciatura di un segnale audio ha come fine principale quello di garantire un’adeguata immunità da disturbi ed interferenze durante il suo trasferimento da una sorgente a una destinazione. E’ quindi l’apparecchiatura che genera il segnale (un microfono, una tastiera ecc.) a dover realizzare la bilanciatura, anche se esistono dispositivi noti come Direct Injection box (dette DI, vedi esempio in figura 1) che consentono tra le altre cose di bilanciare un segnale che in origine non lo è. Allo stesso modo l’ingresso dell’apparecchiatura che riceve un segnale bilanciato deve essere predisposto per decodificare opportunamente l’informazione. Non è quindi solo il cavo, o il connettore, a rendere un segnale bilanciato, esso deve invece essere già generato come tale. La bilanciatura si rende perciò indispensabile per tutti i segnali di ampiezza ridotta (come ad esempio quelli prodotti in uscita da un microfono) poiché l’ampiezza di un’eventuale interferenza potrebbe risultare troppo simile a quella del segnale vero e proprio, diventando così particolarmente udibile nel momento in cui la somma segnale+interferenza viene più volte amplificata per essere portata al sistema di altoparlanti adibito all’ascolto. Per questo motivo l’utilizzo della bilanciatura si ritiene meno necessario quando si trattano segnali con valori di ampiezza mediamente più grandi, come ad esempio quelli di linea (sintetizzatori, tastiere, campionatori...) e pressochè inutile per collegamenti standard di segnali di potenza (per intenderci, quelli generati in uscita da un amplificatore finale e destinati ad uno o più altoparlanti). Quanto maggiore è la distanza da coprire con il collegamento tra sorgente e destinazione, tanto maggiore sarà il rischio-interferenze, di conseguenza la bilanciatura è particolarmente consigliabile per le interconnessioni più lunghe, come ad esempio quelle che solitamente si realizzano in situazioni di musica dal vivo. Il procedimento per bilanciare un segnale consiste di base nel creare in uscita una copia del segnale originale, invertirne la fase e portare separatamente questi due segnali a destinazione. Si suppone che tutte le eventuali interferenze che si potrebbero introdurre lungo questo percorso si sommino in uguale misura ad entrambi i segnali. All’ingresso dell’apparecchiatura ricevente sarà poi necessario invertire nuovamente Figura 2 la fase del segnale-copia prima di sommarlo con l’originale. In questo modo i due segnali risulteranno essere in fase tra loro e la loro somma produrrà un segnale identico ma di ampiezza doppia; a questo punto il contenuto indesiderato sarà invece opposto in fase sui due percorsi e la somma produrrà un quasi totale annullamento del suo valore di ampiezza (figura 2) Solitamente la bilanciatura del segnale è accoppiata ad un altro metodo di “immunizzazione” dai disturbi, noto come schermatura. Esistono perciò linee di segnale schermate ma non bilanciate, oppure sia schermate che bilanciate, oppure ne’ bilanciate ne’ schermate. ONSTAGE_150607_DEF.indd 26 15/06/2007 11.02.02 INTERMITTENZE GENOVA Piazza della Vittoria 26 giugno ore 21 AVION TRAVEL SAMUELE BERSANI STEFANO BOLLANI BARI Piazza Armando Diaz 17 luglio ore 21 AVION TRAVEL QUARTETTO DI LUIS BACALOV SAMUELE BERSANI STEFANO BOLLANI BOOSTA SERGIO CAMMARIERE CLAUDIO COCCOLUTO SIMONE CRISTICCHI TIZIANO FERRO GIUA IRENE GRANDI PERCUSSION VOYAGER DANIELE SILVESTRI BOOSTA CLAUDIO COCCOLUTO PERCUSSION VOYAGER DANIELE SILVESTRI FIRENZE Piazzale Michelangelo 26 luglio ore 21 SERGIO CAMMARIERE SIMONE CRISTICCHI IRENE GRANDI VENEZIA 4 settembre ore 21 QUARTETTO DI LUIS BACALOV GIUA TIZIANO FERRO INGRESSO LIBERO Per informazioni 06 35195260 QUATTRO GRANDI CONCERTI DOVE LA MUSICA SI MESCOLA ALLA MUSICA. Intermittenze è un viaggio ai confini dei generi musicali: dal pop al jazz, dalla canzone d'autore all’elettronica. Una geografia di note che passa da Genova, Bari, Firenze e Venezia. Quattro tra le più belle piazze d’Italia dove l’energia diventa musica. Ingresso libero. Per informazioni chiama il numero 06 35195260. www.enel.it Intermittenze è un’iniziativa Energiaper la musica. ONSTAGE_150607_DEF.indd 27 15/06/2007 11.02.05 28 I D A T S I L G A I IN Z L A C DAI iera live l’incendiaria carr dei Red Hot Chili Peppers testo: Cristiana Paolini foto: Franceso Pradoni I Red Hot Chili Peppers dal vivo significano muscoli, sudore, sesso e fuoco. Dalle esibizioni nei piccoli club ai grandi raduni, ecco come quattro liceali di Los Angeles si sono trasformati in una delle più poderose macchine da concerto degli ultimi vent’anni. Primi anni ’80, Fairfax High School di Los Angeles: inizia qui l’avventura dei Red Hot Chili Peppers, che da studenti liceali smaniosi di emergere dalla massa si trasformeranno, attraverso una carriera ultraventennale costellata da cadute e rinascite miracolose, in un’autentica e potente macchina da concerto, prima ancora che in un successo discografico planetario. La storia dei Red Hot Chili Peppers è infatti inscindibile, oltre che da una sinergia unica di personalità e stili musicali, da un’espressione live che negli anni ha regalato episodi leggendari. E questo grazie a un enorme affiatamento dei membri della band fatto di amicizia, potenza punk-rock, fantasia funk, energia rap, fisicità all’ennesima potenza e visualità eccentrica. Tutto ha avuto inizio accidentalmente da una poesia rap, “Out In L.A.”, che Anthony Kiedis, Michael “Flea” Balzary e gli allora compagni Hillel Slovak e Jack Irons (più tardi batterista nei Pearl Jam) trasformano in una jam una sera al Rhythm Lounge Club di Los Angeles con il poco probabile nome di Tony Flow And The Miraculously Majestic Masters Of Mayhem, iniziando a entusiasmare i sobborghi della metropoli. Ma è da lì a poco, in un altro club losangelino, il Kit Kat, che i Red Hot Chili Peppers metteranno a segno il primo dei numeri che marchieranno a vita il loro curriculum live: per tentare di riconquistare l’attenzione del pubblico distratto da un gruppo di ballerine in abiti succinti (il Kit Kat era uno strip club), i quattro si ripresentano sul palco per il bis con nient’altro addosso che l’ormai mitico calzettone di spugna sul pene. Sarà ben chiara da lì in avanti la grande e gioiosa carica sessuale espressa dall’intero gruppo che, ancora oggi, sul palco ripropone ovunque nel mondo la temperatura estiva losangelina esibendosi a torso nudo o con trovate simili. L’evoluzione della carriera dei Peperoncini li porterà naturalmente all’incisione dell’album omonimo nell’84, di Freaky Styley nell’85, e di The Uplift Mofo Party Plan nell’87, crescendo proporzionalmente in popolarità, vendite e dunque capienza di venue. Se il 1988 è l’anno marchiato dalla tragedia della morte per overdose di Hillel Slovak (oltre che chitarrista soprattutto amico fraterno dei membri) e della successiva crisi e abbandono del batterista Jack Irons, è anche l’occasione dell’incontro di Flea e Kiedis con un fan diciottenne nutrito proprio dall’incredibile e inedita energia live della band: nonostante la giovane età e l’inesperienza, John Frusciante diventerà la funambolica e psichedelica chitarra dei Peppers, portando il gruppo dal discreto successo dell’album Mother’s Milk dell’89 alla fama planetaria di Blood Sugar Sex Magik del ’91, uno degli album più importanti della storia del rock. Le tournée sono sempre lo scenario www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 28 15/06/2007 11.02.24 GRATUITO invia un SMS al 320.2043040 e scrivi come testo 223TUOINDIRIZZOMAIL (es. [email protected]) e riceverai contenuti speciali sul concerto direttamente sulla tua mail ! dei fasti così come delle rovine della formazione: nel ’92, dopo estenuanti esibizioni che la dipendenza dall’eroina non può più tollerare, John Frusciante abbandona il gruppo durante la sezione giapponese del tour per fare ritorno a Los Angeles, lasciando gli altri membri alle prese con vari problemi di natura personale (il frontman Kiedis, ad esempio, anch’egli pericolosamente incline all’eroina). Simbolica è persino la copertina della Bibbia americana del rock, Rolling Stone, che il 25 giugno 1992 celebra la band californiana nella classica mise con il calzino ma senza John Frusciante, eliminato dalla foto. Il ’92 è però anche l’anno della seconda edizione del Lollapalooza, uno dei più importanti festival itineranti americani, che, oltre a rivelarsi un’ottima operazione commerciale, nasce con l’intento di rappresentare per i giovani degli anni ’90, ciò che Woodstock era stato per i loro genitori. Ripresisi dall’abbandono di Frusciante (durante l’intera carriera sono sette i chitarristi che si sono avvicendati nella band, e cinque i batteristi), anche i Red Hot Chili Peppers partecipano alle date del Lollapalooza presentando ufficialmente il nuovo chitarrista Arik Marshall ed esibendosi nel bis, ovviamente sempre a torso nudo, con un elmetto protettivo in testa che spara una fiamma di un metro di altezza, con Kiedis ad agitare la lunga chioma liscia. Ma anche Marshall ha breve durata nella formazione, ribadendo la difficoltà di individuare il giusto chitarrista in grado di fondersi con la graniticità dell’ormai assodato batterista Chad Smith, la natura egocentrica da superstar di Kiedis e quella spirituale e freakettona del talentuoso e clownesco bassista Flea, nato nel jazz e cresciuto nel punk. È nel 1994 che i Red Hot Chili Peppers annunciano l’ingresso dell’ennesimo nuovo chitarrista, Dave Navarro (ex membro dei Jane’s Addiction) e contemporaneamente partecipano a uno degli eventi live del decennio: la celebrazione dei 25 anni del mito di Woodstock, insieme alle star del momento. L’esibizione dei Peppers è rimasta nella storia della band: i quattro suonano indossando tute argentate sovrastate da un’enorme lampadina (accesa). Al termine di “Give It Away” i 21 29 musicisti sfilano l’ingombrante costume e si lasciano andare a liberatori urli di gioia, ritornando poi per il bis vestiti con parrucche e abiti ispirati alla storica esibizione di Jimi Hendrix durante la Woodstock originale. Ancora Woodstock, questa volta nel ’99 per il 30° anniversario, rivede il gruppo sul palco sulla scia dell’enorme successo di Californication, ovvero la definitiva rinascita dopo una seconda metà degli anni ’90 passata sottotono, che riporta John Frusciante miracolosamente ristabilito e di nuovo creativo. Flea suona il set completamente nudo e coperto solo dal basso, mentre più tardi, per evitare noie legali derivanti da denunce per atti osceni, preferirà spesso e volentieri le sole mutande. La stessa esibizione sarà accompagnata (proprio durante l’esecuzione della cover di “Fire” di Hendrix) da roghi e incidenti creati da alcuni spettatori esasperati dai costi proibitivi di cibo e bevande (in una giornata terribilmente afosa) e da altri madornali errori organizzativi. Lo stesso anno la band suonerà nella Piazza Rossa di Mosca, per l’inaugurazione di MTV Russia, davanti a due eserciti: quello dei 300 mila fan accorsi e quello della polizia che praticamente circonda i musicisti. L’escalation successiva dei tour mondiali è incessante, anche nel nostro paese, fino a culminare nell’apice dei concerti londinesi di Hyde Park nel 2004, registrando un incasso di circa 17 milioni di dollari, stabilendo il record storico per una singola venue e scardinando così la precedente egemonia dei Beatles. Il tutto è stato immortalato nel primo disco live ufficiale della band, Live In Hyde Park. www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 29 15/06/2007 11.03.33 30 THE ITALIAN JOB Le avventure italiane di Kiedis e compagni testo: Cristiana Paolini foto: Franceso Pradoni Nel nostro paese vennero per la prima volta nel 1992, sull’onda del successo di Blood Sugar Sex Magik. Tornano il 28 giugno, a distanza di quindici anni e di svariati dischi d’oro. Nel mezzo, una dozzina di esibizioni indimenticabili, tra grandi successi, cover bizzarre, jam session... e un furto nei camerini. Nel nostro paese i Red Hot Chili Peppers hanno suonato per la prima volta al Palatrussardi di Milano il 1° marzo 1992, sull’onda naturalmente del grande successo dell’album Blood Sugar Sex Magik (pubblicato l’anno precedente) che ne aveva finalmente decretato la notorietà internazionale. Da allora sono fortunatamente state diverse le apparizioni live nostrane, con più variazioni di una matrice comunque ormai comune: excursus sull’album in promozione al momento, riproposta dei pezzi più noti degli album precedenti e uno spazio sempre dedicato a cover degli artisti ispiratori dei Peperoncini (alcune contenute in album come Blood Sugar Sex Magik e Mother’s Milk), con frequenti jam session semi-improvvisate. La data del ’92 vedeva ancora in formazione un John Frusciante ormai agli sgoccioli della sua prima esperienza coi Peppers, che lascerà infatti durante le date giapponesi nel maggio dello stesso anno, sprofondando nel dramma della tossicodipendenza. La tracklist di quel concerto si apriva con quella “Out In L.A.” da cui tutto aveva avuto inizio. È quindi il tenebroso Dave Navarro ad accompagnare il gruppo nella data milanese dell’autunno del 1995, in seguito all’uscita dell’album One Hot Minute. Nonostante la bravura, nei quattro anni successivi Navarro avrà diversi problemi di integrazione, e il ritorno di John Frusciante nel ’98, disintossicato e ristabilito, innesca la composizione di Californication, uno straordinario successo che determinerà la seconda rinascita dei muscolosi www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 30 15/06/2007 11.04.38 e tatuati californiani dopo il relativo flop dell’album precedente (anche la prima rinascita era stata merito del chitarrista: il suo arrivo nell’88 dopo la morte di Hillel Slovak aveva portato alla composizione di Blood Sugar Sex Magik). Le calate in Italia per quel tour nel ’99 sono un live per MTV, una breve comparsa all’Arena di Verona al Festivalbar e la data milanese in autunno, che vede un momentaneo scambio di strumenti: Flea alla batteria, Frusciante al basso e Chad Smith alla chitarra. Durante lo stesso concerto Flea intona la stralunata Pea, contenuta sull’album One Hot Minute, sua composizione che lo vede anche voce solista e brano non frequentemente proposto dal vivo. Sempre il bassista è quella sera vittima di un bizzarro incidente: dai camerini della band, due ragazze riescono a sottrarre un paio di pantaloni vintage di sua proprietà. Il musicista arriva a riportare la cosa in un suo post sul sito ufficiale della formazione (le ormai classiche Fleamail, messaggi attraverso i quali il bassista tiene aggiornati i fan sulle attività del gruppo), chiedendo la restituzione del capo di abbigliamento a lui caro. Le ragazze rispondono all’appello restituendo il bottino. L’epoca di By The Way vede la formazione al Festivalbar, questa volta a Napoli, nel 2002 (con Flea con i capelli azzurro cielo, forse nemmeno il più bizzarro fra i colori di capigliatura da lui adottati), con successiva puntata come headliner all’Heineken Jammin’ Festival di Imola, infuocato da una temperatura tropicale. Al momento di salire sul palco, in onore dei campionati del mondo di calcio che si stanno giocando, Anthony Kiedis urla “Del Piero!” tra la sorpresa generale, mentre Flea, certo non nuovo a strane mise, si presenta con una maschera nera piumata che accompagnerà l’esecuzione dei primi pezzi e finirà per “camminare” sul palco sulle mani. L’inizio del 2003 ospita i californiani per quattro date: due al Filaforum di Milano, una al Palaeur di Roma e una al Palamalaguti di Bologna, replicando anche a giugno del 2004 per una sola data allo stadio San Siro di Milano. La pubblicazione del doppio album Stadium Arcadium lo scorso ESCLUSIVO invia un SMS al 320.2043040 e scrivi come testo 223TUOINDIRIZZOMAIL (es. [email protected]) e riceverai contenuti speciali sul concerto direttamente sulla tua mail ! 31 anno e l’assalto ai pochi biglietti per la serata promozionale all’Alcatraz di Milano, portano a replicare il sold out per la data prevista il 29 novembre successivo al Datchforum, costringendo ad aggiungere una seconda serata anch’essa esaurita. Nell’estate del 2006, precisamente al Teatro Tendastrisce di Roma, si è presentato il batte-rista Chad Smith accompagnando in tour Glenn Hughes, ex militante di due illustri gruppi come Deep Purple e Black Sabbath, a supporto dell’album solista Music For The Divine al quale hanno collaborato anche John Frusciante e l’ex Pepper Dave Navarro. Lo stesso Fru-sciante aveva fatto tappa nel 2001 in Italia durante la promozione del suo terzo album solista To Record Only Water For Ten Days. A grande richiesta, la formazio-ne californiana torna dunque questa estate per la sola data allo stadio Friuli di Udine il 28 giugno, anticipati come supporter dal combo rapcore dei Wu Tang Clan. Agli organizzatori italiani è stato richiesto di fornire un impianto (realizzato da un’azienda nostrana) in grado di produrre una resa acustica notevolmente maggiore rispetto alla media degli stadi italiani, aggiungendo megaschermi Panasonic ad alta definizione. Dal punto di vista musicale, oltre a proporre i nuovi pezzi come Dani California, Charlie e Hump De Bump, è lecito aspettarsi una o più cover che negli anni sono state una costante per il gruppo californiano, tributo ai propri artisti seminali: “Fire” di Jimi Hendrix, “Higher Ground” di Stevie Wonder, “They’re Red Hot” di Robert Johnson, ma vengono spesso riproposte anche l’intro di “London Calling” e “Guns Of Brixton” dei Clash, “Havana Affair” dei Ramones, “Red Hot Mama” dei Funkadelic. E’ facile immaginare che John Frusciante si ritagli il consueto spazio in cui intonare un brano dalla sua ormai nutrita produzione solista o cover pescate da una certa produzione ’60 -‘70 come “I Feel Love” di Donna Summer. L’alchimia cementata da anni di amicizia e concerti in ogni parte del globo si rivela in jam session d’obbligo durante ogni concerto soprattutto fra Frusciante e Flea, il quale va sempre più riproponendo il suo background jazz attraverso esibizioni in solo alla tromba. Ma è indubbiamente in certi brani dal ritmo incendiario che l’energia di questi (quasi tutti) ultra-quarantenni continua a rinnovarsi: “Give It Away”, “Me And My Friends”, “Suck My Kiss”, “Sir Psycho Sexy”, “Blood Sugar Sex Magik” e l’immancabile ballata “Under The Bridge”. www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 31 15/06/2007 11.05.23 32 IL NOSTRO CIRCO ROCK testo: Samantha Colombo foto: Franceso Pradoni Silenzio, parlano i Red Hot Chili Anthony, John, Flea e Chad raccontano i Peppers Peppers. I quattro musicisti (e l’ex Dave Navarro) spiegano com’è nata la loro inconfondibile “magia”, unione di funk e rock, di carne e spirito, antidoto ai veleni di un mondo senz’anima. “Abbiamo iniziato a suonare perché in giro non c’era nessuna scena musicale che ci piacesse. L’unica cosa che ci rimaneva da fare era crearne una nostra. E questo ci ha resi liberi da qualsiasi etichetta”. Nasce così, e non potrebbe essere altrimenti, la band che più di ogni altra si fa baluardo di una musica viscerale e diretta, intrisa dei più diversi generi musicali, profondamente vincolata al senso di unità proprio di una band. I Red Hot Chili Peppers evocano, attraverso le note, il sole della California e le onde spumeggianti dell’oceano, una fisicità che nasce nell’estasi del sesso e si disegna nelle linee dei tatuaggi, ma anche negli eccessi delle droghe e di concerti vissuti all’ultimo respiro. Dopo gli idoli e le musiche artefatte degli anni ’80 la gente, ha detto Anthony Kiedis, “era stufa del rock mainstream. Per la prima volta dopo tanti anni c’era la voglia di musicisti che vivessero per la musica, che si svegliassero la mattina con un insopprimibile desiderio di suonare”. Queste parole arrivano direttamente dai primi anni ‘90, quando la band di Los Angeles travalica i confini e rompe la barriera del suono grazie a Blood Sugar Sex Magik, ma affondano le radici ancora prima dell’omonimo esordio datato 1984, come nelle migliori favole sporche del rock, tra i banchi di una high school. “Quando vidi Flea per la prima volta, capii subito che era un freak, un diverso, proprio come me. Fu naturale ritrovarsi insieme a girovagare per le strade di Los Aangeles”, ricorda il frontman. Naturale come mettere in piedi lo show di Tony Flow And The Miraculously Majestic Masters Of Mayhem, che mescolava in un calderone bollente la lezione dei rapper newyorchesi e le pulsazioni viscerali del basso, in un connubio che sarebbe diventato matrice del sound firmato RHCP. “Le cose che mi ispiravano di più in quei tempi erano Woody Allen, il sesso, il surf, ma soprattutto sperimentare la vita a livello fisico”, continua Kiedis. D’altro canto, come ama ricordare Flea, “il suono dei Peppers è l’ideale estensione dei nostri corpi”. La band riesce a infondere nella propria musica la grinta del rock, la ritmica del rap e gli accenti del funk per dare vita ad un reale crossover: proprio mentre la miscela tra i vari generi va progressivamente adottando i dettami dei campionamenti elettronici, i Peppers adottano uno stile genuino. “Questo mondo governato da computer e media sempre più sofisticati ci allontana troppo da ciò che riguarda lo spirito, per farci avvicinare agli aspetti meno legati al nostro essere. Per questo abbiamo tirato in ballo il sangue, il sesso, la magia: quasi in contraddizione con il modo di vivere odierno”, spiega Kiedis. “Noi veniamo da interminabili jam session, giornate passate a suonare milioni di ore di musica che nessuno mai sentirà” continua Flea “e lo facciamo per raggiungere uno stato di armonia con il mondo e con gli altri, lontani anni luce dal resto della scena discografica”. www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 32 15/06/2007 11.06.00 Da qui un altro elemento imprescindibile dei Red Hot, ovvero il profondo senso di unione: “Il nostro sound è impostato in modo tale da ottenere un’unione. Ed è proprio questo per noi il senso del rock’n’roll, il rock’n’roll puro, suonato da una gang, che dia l’idea di comunità”, ricorda Anthony. Unità che a un certo punto della storia made in California, vacilla profondamente. “Tutto è iniziato quando siamo arrivati in Europa”, ricorda John Frusciante, tornando con la memoria a quindici anni fa. “Ero già stanco di stare in giro, in tour, ma lì fui molto vicino a prendere a pugni i giornalisti, una massa di giornalisti europei che continuavano a dirmi che ero una rockstar, non più una nullità. Poi, in un momento di lucidità, guardai diritto negli occhi il bassista e capii. Saltai dentro alla prima piscina che trovai e iniziai a nuotare. E dopo nuotai all’infinito fino a che non arrivai a Los Angeles, qui stetti steso sul divano di casa mia per circa un mese, senza far nulla. La stanza era nel più completo silenzio, non ascoltai nemmeno un disco. Poi iniziai a suonare ed incisi Niandra Lades”. Così viene tratteggiata dal diretto interessato una delle fondamentali sterzate nel percorso della band, ovvero l’uscita di scena (fino al ritorno con Californication) del loro chitarrista. “John Frusciante è stato uno dei chitarristi più intensi e ricchi d’animo che abbiamo mai avuto”, sosteneva Kiedis all’epoca. “Avevamo raggiunto qualcosa di speciale con lui. Ora dovremo cercarlo da qualche altra parte”. Dove? “Ai Red Hot ho portato me stesso”, sostiene Dave Navarro, giunto alle sei corde in One Hot Minute, dopo un paio di rimpiazzi andati a vuoto. “Ho portato esperienze e ogni aspetto che mi appartiene. Il fatto di avere un background musicale diverso dagli altri penso non sia stato un ostacolo, anzi. Penso abbia dato vita a una combinazione musicale del tutto nuova”. Una combinazione rivelatasi effimera per il chitarrista. Anche senza di lui, il gruppo ha continuato a trasudare sessualità da ogni accordo. “Quando faccio sesso”, spiega Anthony, “il corpo, la mente e lo spirito sono un’unica cosa, un elemento nuovo che, nel trasporto erotico, raggiunge uno stato di trascendenza per cui ogni cazzata che ti affligge diventa secondaria. Il sesso è uno degli elementi più importanti della nostra musica perché è una delle emozioni che viviamo con più intensità”. L’HAI SPEDITO? invia un SMS al 320.2043040 e scrivi come testo 223TUOINDIRIZZOMAIL (es. [email protected]) e riceverai contenuti speciali sul concerto direttamente sulla tua mail ! 33 17 Le emozioni le dà anche la metropoli musa del gruppo: Los Angeles. “Lo so che L.A. è sporca, inquinata, pericolosa, ma so anche che queste strade, questi luoghi, mi parlano, li sento addosso come una persona”, dichiara Anthony. La città è anche fucina di arte, prima fra tutti quella visiva: “Ho recitato in diversi film, ma mi piacerebbe lavorare con Woody Allen, Martin Scorsese, i miei registi preferiti insieme a Buñuel e Kurosawa. Mi piace anche leggere: James Baldwin, John Fante. Tutta l’arte mi interessa. Vorrei riuscire a essere una persona creativa per il resto della mia vita”, dice Flea. E i Red Hot il cinema non lo disdegnano affatto: pellicole come Point Break o Belli e dannati sono solo un paio di esempi in cui i fotogrammi nascondono loro apparizioni. Ma la musica, si sa, è ben altro, è quell’energia che scorre sotto pelle e serpeggia in giro per il mondo: “Oggi, quando siamo in tour, siamo come una specie di circo vagante. Sia che suoniamo canzoni tristi o felici, le interpretiamo sempre il più teatralmente possibile. La gente vuole gli eccessi e sul palco noi facciamo proprio questo. Eccedere”, racconta Chad. Questa è l’essenza, che domina dai demo degli esordi a Stadium Arcadium, facendo tremare le casse di festival in giro per il mondo: ci sono carne ed eccitazione, la vertigine e il calore californiani, lo spirito di una band che ha saputo stare a galla, reinventarsi e, non ultimo, ripulirsi. Perché anche le leggende del rock possono essere vive, vegete e straordinariamente vitali. www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 33 15/06/2007 11.06.39 34 testo: Cristiana Paolini foto: Franceso Pradoni ! D U O L D N A LIVE Me And My Friends (The Uplift Mofo Party Plan, 1987) È forse fra i pochissimi brani ancora proposti a portare la firma dei quattro componenti originali della band: Kiedis e Flea più il primo chitarrista Hillel Slovak e il batterista Jack Irons. Nonostante i successi maggiori della band siano stati composti in seguito, il brano è spesso eseguito in concerto perché denso di quello spirito funk che ha contraddistinto in pieno il primo periodo dei californiani ed è dunque una fotografia della fase embrionale della band. Si canta di amicizia e spirito goliardico, uno dei temi spesso e volentieri proposti nei testi dei Red Hot Chili Peppers. Kiedis la dedica in particolare a Slovak. Fire (Mother’s Milk, 1989) Non è ovviamente un pezzo dei Peppers, ma una cover di Jimi Hendrix, inclusa nell’album Mother’s Milk dei californiani. Nonostante sia un brano arcinoto (originariamente pubblicato nel 1967 nell’album Are You Experienced? del leggendario chitarrista meticcio) e riproposto da moltissimi artisti, i Peppers sono riusciti a trasformarlo in una celebrazione del loro ritmo tiratissimo e della goliardia sul palco, oltre che in un’allusione sessuale. La particolarità della versione in studio della band è che si tratta dell’unico brano in cui suonano tutti e quattro i componenti originali dei Peppers (quindi Kiedis e Flea insieme a Hillel Slovak e Jack Irons) all’interno di un album, appunto Mother’s Milk, che, invece, vedeva già in formazione Chad Smith e John Frusciante. 8 brani per capire i Red Hot Chili Peppers Give It Away (Blood Sugar Sex Magik, 1991) Non sarebbe un concerto dei RHCP senza questo brano. Dall’album considerato fra i più importanti della storia del rock, questo pezzo è a sua volta ritenuto fra le 500 canzoni più rappresentative. È un perfetto esempio di crossover tra funk-rock e liriche rap, in cui si distingue uno dei più celebri riff di basso concepiti da Flea. Le interpretazioni del testo hanno condotto a più versioni: riferimenti all’assunzione di stupefacenti (ancora incombenti all’epoca nel gruppo), allusioni sessuali e alla donazione del sangue come gesto di amore viscerale. Il testo contiene una serie di omaggi: all’attore River Phoenix, morto nel ’94, grande amico di Kiedis e Flea, e a Bob Marley, “poeta e profeta”. Celebre il video, forse uno dei più famosi della storia, diretto da Stéphane Sednaoui, che riprende i quattro nel deserto, con il corpo coperto di vernice argentata. Under The Bridge (Blood Sugar Sex Magik, 1991) Il singolo di maggior successo del gruppo. Rischiò inizialmente di non essere inciso: data la natura intima e introspettiva del testo (riferito alla solitudine provata da Kiedis durante il periodo della tossicodipendenza), il cantante era riluttante all’idea proporlo al produttore Rick Rubin durante le session di Blood www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 34 15/06/2007 11.07.41 incarna la veste maggiormente melodica dei Peppers del nuovo millennio, rispetto al funk-rock degli esordi e la psichedelia heavy di One Hot Minute. Il video è stato girato da Stéphane Sednaoui, lo stesso regista di “Give It Away”, e ne rappresenta il seguito ideale: se in quest’ultimo la band veniva ritratta come quattro giovani che celebravano la vita e il sesso danzando nel deserto, ora gli stessi quattro attraversano nuovamente il deserto più maturi e, soprattutto, percossi dalla vita, alle cui difficoltà non si arrendono. “Scar Tissue” è anche il titolo, di nuovo emblematico, dell’autobiografia di Anthony Kiedis pubblicata nel 2005. 35 Californication (Californication, 1999) Sugar Sex Magik. È una ballata intensa e sincera, lontana dal ritmo sincopato tipico dei losangelini eppure con loro completamente identificabile. Il titolo fa riferimento a un ponte di L.A. dove Anthony si recava per assumere eroina, ma tutta la canzone contiene diversi rimandi alla Città degli Angeli. È caratterizzata dal famoso riff di chitarra di Frusciante, probabilmente ispirato da “Little Wing” di Hendrix. Il coro finale vedeva la partecipazione anche della madre di Frusciante, Gail, anch’essa cantante, mentre durante i live questa parte vocale viene interpretata dal chitarrista. Il video, diretto dal famoso regista Gus Van Sant, vinse un MTV Video Music Award. Soul To Squeeze (dalla colonna sonora del film Coneheads, 1993) Dopo Under The Bridge, Soul To Squeeze è forse la ballata più rappresentativa dei Red Hot Chili Peppers, con una storia piuttosto particolare: composta durante le session di Blood Sugar Sex Magik, fu eliminata dalla track list finale e pubblicata soltanto come b-side di alcuni singoli. Venne poi inclusa nella colona sonora del film Coneheads del 1993. Bistrattato inizialmente, è un brano molto apprezzato dai fan più fedeli della band californiana. John Frusciante suona la chitarra, ma il video relativo, a causa del suo abbandono nel 1992, vede la partecipazione soltanto di Kiedis, Flea e Smith, che impersonano dei teatranti di un circo felliniano. Girato in bianco e nero, il clip sottolinea l’atmosfera piuttosto malinconica del pezzo. Altro pezzo immancabile durante i concerti dei Peppers. Californication, è al tempo stesso un riferimento affettuoso alla California, patria acquisita di tutti i Red Hot Chili Peppers (nessuno dei quattro vi è nato), ma anche una critica a una terra di contraddizioni dotata di un lato oscuro, esattamente come la celebrità di Hollywood: la pornografia, la chirurgia estetica esasperata, il dramma degli immigrati, la fama ad ogni costo, il decadimento della civiltà occidentale. Il video, girato dalla coppia Jonathan Dayton e Valerie Faris, rappresenta i membri della band all’interno di un videogame (con parecchi riferimenti a giochi celebri come Tomb Raider e Resident Evil) ed è ricco di simbolismi legati alla band. Spesso Kiedis, anche nella sua autobiografia, ha fatto riferimento al parallelismo fra la tossicodipendenza e le trappole di un videogame. By The Way (By The Way, 2002) Primo singolo tratto dall’omonimo cd che ha decretato il definitivo status di rockstar planetarie di Kiedis e compagni. Un’intro melodica e rilassata esplode in un pezzo energetico con versi rappati, tipico highlight da concerto per scatenare l’audience. Nel testo compare il personaggio di una ragazza di nome Dani (“Dani the girl”, recita uno dei versi) che curiosamente era apparso già in Californication (“Teenage bride with a baby inside”) e darà poi il titolo al singolo successivo “Dani California” (dall’ultimo album Stadium Arcadium): si tratta in effetti di un personaggio che attraversa sette anni di storia dei Peppers, e che Kiedis spiega come una sorta di proiezione delle sue relazioni sentimentali. Divertente il video, della coppia Dayton-Faris, in cui Kiedis viene rapito da un taxista pazzoide (l’attore Doug Wilson), tra gimcane stradali e salvataggio in extremis. Scar Tissue (Californication, 1999) È il primo singolo tratto da Californication, ovvero la rinascita “spirituale” e commerciale dei Red Hot Chili Peppers dopo il ritorno di Frusciante. Tutt’oggi uno dei pezzi più di successo della band, vince un Grammy Award come Best Rock Song nel 2000 e www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 35 15/06/2007 11.08.25 S R E P P E P T U O B A MAD spazio dedicato ai fan 36 Venicequeen.it Venicequeen.it è un portale interamente dedicato ai Red Hot Chili Peppers, nato nel luglio 2004 con l’obiettivo di rappresentare un punto di riferimento e di contatto per i numerosi fan italiani del quartetto californiano. In questi tre anni di attività lo staff ha organizzato tre raduni, il primo dei quali si è tenuto al Totem Village di Velletri (Roma). In quell’occasione i partecipanti hanno avuto l’occasione di conoscersi e di condividere una passione fortissima, quella per i Peppers, assistendo a videoproiezioni ed esibizioni di cover band provenienti da diverse regioni della penisola. Il portale e il forum hanno acquisito nel tempo sempre maggiore visibilità: si contano oggi più di 1.000 iscritti, dovuti anche alla nascita, nel gennaio del 2006, della nuova community, realizzata in collaborazione con il web site johnfrusciante.it. Sempre nel 2006, MTV Italia ha contattato lo staff di venicequeen.it per offrire agli iscritti l’invito gratuito per il promo-show che i Red Hot Chili Peppers hanno tenuto all’Alcatraz di Milano il 29 Aprile. Una settimana dopo, per celebrare e festeggiare l’uscita di “Stadium Arcadium”, ultima fatica dei Peppers, è stato organizzato il secondo raduno nazionale, tenutosi anche questa volta a Velletri. Qualche mese dopo, precisamente il 9 settembre, al Keller Platz di Prato, si è tenuto il terzo e (per ora) ultimo evento con l’obiettivo di preparare un’importante iniziativa in occasione dei successivi concerti di novembre, a Milano, di Anthony & soci. E’ stato chiesto alla band di eseguire il brano “Sir Psycho Sexy” (richiesta accolta!!) e l’intera “avventura” è stata documentata attraverso una video-parodia del singolo “Snow (Hey Oh)”. Per il secondo semestre di quest’anno sono previste due importanti iniziative. Innanzitutto il quarto raduno nazionale, previsto per l’8 settembre al Keller Platz di Prato, in cui verranno proposte videoproiezioni ed esibizioni di cover band. Nel corso della serata sarà inoltre presentato il merchandising ufficiale e verranno distribuiti gadget in omaggio. In secondo luogo, lo staff di venicequeen.it sta lavorando alla traduzione integrale del diario-biografia “Behind The Sun” di James Slovak, dedicata al defunto fratello Hillel: l’operazione è autorizzata grazie al consenso dell’autore stesso e la traduzione sarà resa disponibile solo per gli iscritti alla community. Per maggiori informazioni vi invitiamo a visitare il portale, ad iscrivervi alla community e a contattare gli amministratori: [email protected] [email protected] In occasione del concerto di Udine dei Red Hot Chili Peppers, lo staff di venicequeen.it ha intenzione di realizzare un video (sarà poi disponibile sul portale) che documenti le emozioni dei fan, dalla lunga attesa iniziale fino ai commenti post-concerto. www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 36 15/06/2007 11.09.31 www.MoltiMedia.it H2O music, LA MUSICA IN UNA NUOVA FORMA COR VELENO THE STYLES TRIKOBALTO KARNEA NON VOGLIO CHE CLARA ARTEMOLTOBUFFA LA MUSICA DI H2O music È DISPONIBILE SU: www.sonybmg.it www.iTunes.it www.deejay.it/store www.rossoalice.it www.messaggeriedigitali.it www.musicshop.mediaset.it/index.php www.tiscali.it www.msn.it www.unitedmusicstore.it www.mediaworld.it www.mtv.it www.imusic.it www.music.rai.it e sui portali WAP di: TIM 3 VODAFONE LA PRIMA ETICHETTA ITALIANA DI MUSICA DISTRIBUITA ESCLUSIVAMENTE IN DIGITALE www.h2omusic.it H2O MUSIC è un’etichetta di Sony Bmg Music Entertainment Italy ONSTAGE_150607_DEF.indd 37 15/06/2007 11.09.36 UPDATE il calendario ti r e c n o c i im s s o r p i e d 38 VASCO ROSSI Stadio Delle Alpi, Torino 03/07/07 Stadio San Filippo, Messina 07/07/07 Stadio San Nicola, Bari 10/07/07 Stadio Del Conero, Ancona 14/07/07 RED HOT CHILI PEPPERS Stadio Friuli, Udine 28/07/07 PLACEBO Romarock Festival 02/07/07 Nel mese di Luglio, Vasco Rossi è ancora il protagonista dei concerti estivi italiani. Altre quattro date per accontentare le centinaia di migliaia di fan sparsi per la penisola, da nord a sud. Sold out da tempo i concerti di Torino e Ancona, si registra il tutto esaurito anche per l’esordio assoluto del Blasco al San Filippo di Messina. Ma chi fosse ancora sprovvisto di biglietto, non disperi: sono ancora disponibi tagliandi per Bari, in vendita sul circuito Ticket One (www.ticketone.it). Per maggiori informazioni: Milano Concerti Tel. 02.53006501 – e-mail: [email protected] web: www.milanoconcerti.net Il concerto dei Peppers del 28 di Giugno allo Stadio Friuli di Udine è inserito nel Calendario di Udinestate 2007. Sono ancora disponibili dei biglietti ai seguenti prezzi: Tribuna Numerata Nord e Sud: 46 euro + prevendita Gradinata Libera: 37 euro + prevendita Curva: 35 euro + prevendita Prato: 35 euro + prevendita I biglietti sono in vendita tramite il circuito Ticket One (www.ticketone.it) ed in tutte le prevendite autorizzate. Per maggiori informazioni: Milano Concerti Tel. 02.53006501 – e-mail: [email protected] web: www.milanoconcerti.net Tra le star che affollano il ricco cartellone del Romarock Festival, i Placebo arrivano in Italia per promuovere il loro ultimo lavoro discografico, Meds, pubblicato nel marzo 2006. Negli ultimi dieci anni la band si è affermata come una delle migliori formazioni rock del pianeta: nel 2000 vendevano un milione di copie del loro terzo album Black Market Music, scalando fino in vetta le classifiche di tutta Europa. Nel 2003, le vendite del quarto album dei Placebo, Sleeping With Ghosts, raggiungeva quota 1,5 milioni, proiettando la band nella Top Ten di venti paesi diversi. Da allora i Placebo si sono trasformati in un fenomeno globale, registrando ovunque il tutto esaurito. www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 38 15/06/2007 11.09.58 UPDATE il calendario dei prossimi concerti PETER GABRIEL Romarock Festival O3/07/07 Play Arezzo Art Festival 05/07/07 THE ROLLING STONES Stadio Olimpico, Roma 06/07/07 STEVE VAI Idroscalo, Milano 13/07/07 Lignano Sabbiadoro Festival 14/07/07 Pistoia Blues 15/07/07 Romarock Festival 16/07/07 39 Due le occasione per vedere dal vivo un’artista che non ha bisogno di presentazioni, uno dei musicisti più prolifici e creativi del panorama internazionale: la prima all’Ippodromo Capannelle di Roma, il 3 luglio, nel contesto dell’ormai approdato Romarock Festival, che quest’anno vede la partecipazione di numerosi big della musica mondiale. La seconda ad Arezzo, all’interno del Play Arezzo Art Festival, esordio di quella che promette di diventare una delle più interessanti rassegne di musica, teatro, letteratura e new media dell’estate italiana. Come annunciato da tempo, la più grande rock’n’roll band del mondo tornerà negli stadi d’Europa quest’estate con un nuovo capitolo del trionfale ‘A Bigger Bang Tour’ il cui esordio risale ormai a quasi due anni fa. I Rolling Stones suoneranno in diversi paesi europei, compresa l’Italia, per un’unica imperdibile data, il 6 luglio allo Stadio Olimpico di Roma: il concerto è destinato ad eguagliare, se non superare, i record della scorsa estate a Milano, quando gli Stones si esibirono in un San Siro esaurito in ogni ordine di posto, suonando brani tratti dall’ultimo trionfale disco, A Bigger Bang, e le più celebri hit della loro incredibile carriera. Da oltre un ventennio nell’olimpo dei chitarristi più famosi ed innovativi della scena musicale mondiale, Steve Vai sale alla ribalta mondiale quando, diciannovenne, inizia a collaborare con Frank Zappa, genio del rock. Dal 1979 al 1984 partecipa a molti album di Zappa, per poi dedicarsi ad altri progetti ed infine all’attività solistica. Ricordiamo le sua collaborazioni con David Lee Roth, gli Whitesnake, Joe Satriani. Nel corso della sua carriera ha realizzato numerose colonne sonore e lui stesso è apparso sul grande schermo nel film Crossroads di Walter Hill, con protagonista Ralph Macchio, basato sul mito di Robert Johnson, in cui Vai fa la parte di Jack Butler, il chitarrista del diavolo. www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 39 15/06/2007 11.10.11 UPDATE il calendario dei prossimi concerti 40 AVRILE LAVIGNE Romarock Festival 18/07/07 ROBERT PLANT Romarock Festival 20/07/07 Lignano Sabbiadoro Festival 21/07/07 BJORK Villa Manin, Codroipo (Udine) 21/07/07 Sono successe molte cose nella vita di Avril Lavigne, unica artista donna di Romarock Festival 2007, da quando nel 2002, appena diciassettenne, pubblica il disco di debutto Let Go: l’album, vende oltre 16 milioni di copie nel mondo. Con Under My Skin, otto volte platino, la ragazza di Ontario consacra il proprio status di superstar conquistando il n. 1 nelle classifiche di Stati Uniti, Canada e U.K, incantando il mondo con i suoi singoli di successo. E’ appena uscito The Best Damn Thing, il terzo album dell’esplosiva punk-pop star canadese, ricco di riff frenetici, cori orecchiabili e suggestivi, il tutto magicamente trasfigurato da una ribellione di stampo indiscutibilmente rock. Conosciuto in tutto il mondo come cantante dei Led Zeppelin, Robert Plant è una delle ultime vere icone del rock. Le sue qualità vocali, ed il grande carisma sul palco, furono notati dal musicista e produttore Jimmy Page, che reclutò Plant per far parte dei New Yardbirds, continuazione del leggendario gruppo in cui militò anche Eric Clapton. Ben presto Page decise di ribattezzare l’ensemble Led Zeppelin. Guidati dal mitico manager Peter Grant, i Led Zeppelin produssero dischi che sono pietre miliari della musica rock. Dal 1982 Plant ha intrapreso la carriera solista con la pubblicazione di Pictures At Eleven, album che incontra subito i favori del pubblico. Seguono altri album di successo, tra il tradizionale e lo sperimentale. La splendida Villa Manin sarà la cornice dell’unica data italiana dell’artista più eclettica della scena internazionale. Il concerto di Udine fa parte del tour 2007, che partirà dal Coachella Festival (California) per poi fare spostarsi nei più importanti festival estivi europei ed americani. Bjork farà tappa nel nostro paese pochi mesi dopo la pubblicazione del nuovo attesissimo album, “Volta”, uscito il 4 maggio. Già anticipato dal singolo “Earth Intruders”, il nuovo disco, sesto in studio dell’artista islandese, è prodotto dalla stessa Bjork con l’aiuto del produttore del momento, Timbaland, e vanta numerose collaborazioni tra cui quella di Anthony Hegarty (Anthony And The Johnsons). www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 40 15/06/2007 11.10.16 ONSTAGE_150607_DEF.indd 41 15/06/2007 11.10.20 ONSTAGE_150607_DEF.indd 42 15/06/2007 11.10.25 WHAT'S NEW le proposte discografiche di ONSTAGE BRUCE SPRINGSTEEN With The Session Band Live In Dublin COLUMBIA 43 Il quinto album dal vivo di Bruce Sprengsteen è il sigillo finale ad un progetto artistico fortemente voluto e sentito dal musicista americano: il personale omaggio alle tradizioni musicali a cui sente di appartenere e a cui deve gran parte dell’ispirazione artistica. Live In Dublin conclude ciò che The Seeger Session aveva cominciato: ad eccezione di qualche brano della produzione originale di Springsteen, le 23 tracce contenute nel (doppio) disco sono, infatti, un viaggio in quella musica popolare americana che affonda le radici addirittura nell’Ottocento e che tanto ha influenzato generazioni di musicisti folk statunitensi, da Woody Guthrie a Bob Dylan, per finire proprio al Boss, non a caso oggi considerato l’ultimo baluardo a difesa di tali tradizioni. La scelta di Dublino, fra le tante città toccate dal tour, è un omaggio nell’omaggio: l’Irlanda (di cui Springsteen è originario) è la terra madre delle tradizioni musicali da cui discende il folk americano, i cui suoni, strumenti e balli furono “importati”, qualche secolo fa, insieme alle braccia delle comunità irlandesi emigranti. Grazie al supporto dei 17 elementi della Session Band (tra cui, come sempre, la moglie Patti), Live In Dublin ripropone in perfetto stile musiche e sonorità un’America che sembra ormai appartenere alla memoria e all’immaginario collettivo, ma che mai come oggi ha, invece, bisogno di essere ricordata. Daniele Salomone PET SHOP BOYS Cubism (Dvd) WARNER MUSIC VISION Si contano sulle dita di una mano le band che dopo avere visto la luce negli scomodi anni 80 sono riuscite a superare indenni il decennio successivo fino ad arrivare ai giorni nostri. Una di queste è formata da Chris Lowe e Neil Tennant, meglio noti come i Pet Shop Boys, uno dei pochi gruppi di spiccato stampo Eighties che è riuscito a trovare il giusto equilibrio fra un necessario ammodernamento del suono (e dell’immagine) e una vitale coerenza compositiva. A 22 anni dal loro esordio discografico, uno spettacolo del calibro di questo concerto, registrato live il 14 novembre scorso all’Auditorio Nacional di Mexico City, non può che lasciare piacevolmente sorpresi: la semplicità con la quale il duo alterna i pezzi dell’ultimo Fundamental agli immortali cavalli di battaglia che hanno scolpito il loro nome nella storia del pop è spiazzante. A differenza dell’ultimo tour (era il 2002) i Pet Shop Boys optano per una configurazione più teatrale e meno rock: a casa chitarristi e percussionisti, largo a ballerini fosforescenti, qualche corista e un cubo (ideato dall’artista Es Devlin, contattata direttamente dai Boys). I 10 minuti di extra sono tutt’altro che fondamentali, ma il live merita sia per l’indovinata scaletta che per la performance fresca e convincente. Marco Rigamonti www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 43 15/06/2007 11.10.30 WHAT'S NEW le proposte discografiche di ONSTAGE 44 JEFFERSON AIRPLANE Sweeping Up The Spotlight Live At Fillmore East 1969 RCA / LEGACY Registrato il 28 e 29 novembre 1969 al Fillmore East, tempio della scena rock di New York, questo live ritrae gli Airplane nella formazione originale prima che le loro strade si dividano, ma non prima di aver scritto una delle pagine più suggestive del rock americano degli anni 60. Gli elementi che hanno fatto la fortuna della band sono tutti in splendida evidenza in questo live (che, escluse due tracce, contiene registrazioni finora inedite): su tutti l’interazione vocale tra Marty Balin e Grace Slick, e la chitarra acida e visionaria di Jorma Kaukonen che si lancia in lunghe digressioni psichedeliche con il resto del gruppo pronto a seguirlo. Che la controcultura di quegli anni si alimentasse della linfa vitale dei concerti, veri e propri happening con tanto di light show strabilianti, è testimoniato ad esempio dalle versioni dilatate e trasognanti di pezzi come “The Ballad Of You & Me & Pooneil”, che supera i 10 minuti di durata, per non parlare del classico onirico per eccellenza “White Rabbit”. Il versante politico della band è invece ben rappresentato dall’inno rivoluzionario “Volunteers”. Peccato solo per l’assenza di quella “Somebody To Love” che 40 anni fa aveva fatto palpitare i cuori di molti; ugualmente questa registrazione è una fedele testimonianza, impreziosita dall’ottima qualità sonora, di una band in grande stato di forma e, soprattutto, dello spirito di una generazione. Francesco Rosati DEEP PURPLE Live At Montreaux 2006 EDEL Associare le parole “Deep Purple” e “Montreux”, non può essere un’operazione neutra o casuale. A Montreux, lussuosa località della Svizzera francese, infatti, la storia che già si perde nella leggenda, vuole che i nostri abbiano scritto “Smoke On The Water”, guardando il locale dove aveva suonato l’amico Frank Zappa andare a fuoco. Quando, l’anno scorso, gli organizzatori del celebre festival svizzero hanno invitato i Deep Purple come star della rassegna, sapevano bene che la situazione creata sarebbe stata esplosiva (come già avevano potuto constatare nell’edizione del ’96). La registrazione del concerto-evento viene ora pubblicata in versione cd e dvd, per la gioia dei fan. Se nel dvd il set tenuto dai DP appare integralmente, (eccetto “Perfect Strangers”) nel cd, purtroppo, sono stati fatti dei tagli vistosi. Anche nel cd, comunque la track list contiene alcune delle canzoni più celebri della storica hard rock band britannica, da “Strange Kind Of Woman” a “Space Truckin’”, da “Highway Star” all’immancabile “Smoke On The Water”. Assolutamente da segnalare i passaggi di “Hammond d’annata” di Don Airey in Keyboard Solo (ovvero come Mozart possa diventare rock e viceversa) e nell’intro di “Smoke On The Water”. Un disco da quattro stelline, insomma, non c’è altro da dire. Davide Zucchi www.onstageweb.com ONSTAGE_150607_DEF.indd 44 15/06/2007 11.10.35 ONSTAGE_150607_DEF.indd 45 15/06/2007 11.10.38 ONSTAGE_150607_DEF.indd 46 15/06/2007 11.10.42 ONSTAGE_150607_DEF.indd 47 15/06/2007 11.10.48 ONSTAGE_150607_DEF.indd 48 15/06/2007 11.11.22