Morale Speciale – lezione 7 -

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Morale Speciale – lezione 9 – 17 dicembre
OMICIDIO: uccisione della vita di un uomo
In tutte le culture si riscontra il rifuto della uccisione violenta (la sopravvivenza stessa di un popolo ne
sarebbe minacciata, non sarebbe possibile la convivenza sociale).
E’ un dato presente nella legge naturale.
Riflessione morale: l’omicidio è visto negativamente, ma vengono compiute alcune specificazioni che lo
rendono più/meno grave.
1. l’uccisione di un feto è ABORTO (ab-ortus: prima che sorga), ma per un bimbo è INFANTICIDIO.
2. Morale e diritto distinguono tra omicidio DIRETTO (l’azione è posta deliberatamente per ottenere
l’effetto della morte) ed omicidio INDIRETTO (l’uccisione non è il fine dell’azione, ma ne deriva
indirettamente). E’ in gioco anche l’INTENZIONALITA’ dell’atto, ma la distinzione è oggettiva.
> è distinzione importante al fine della valutazione dell’atto.
Il Diritto distingue tra omcidio colposo, doloso, preterintenzionale.
3. La MOTIVAZIONE dell’azione distingue in:
- omicidio di VENDETTA
- omicidio di RABBIA mprovvisa
- omicidio su COMMISSIONE
- etc.
4. Specificazioni che sostituiscono aggravanti in riferimento al rapporto omicida/vittima:
- rapporti di parentela > aggravante: si va contro la virtù della PIETAS dovuta ai parenti: EMPIETA’
oltre che omicidio
- uccisione di un consacrato > aggravante: SACRILEGIO oltre che omicidio
GENOCIDIO: intenzione di annullare (negare l’esistenza) di un intero gruppo umano.
GS 27: condanna netta di ogni violazione della vita.
Ma la valutazione della responsabilità soggettiva tiene conto delle circostanze (attenuanti/aggravanti): così la
responsabilità può essere piena, parziale, assente.
Una forma di omicidio è il SUICIDIO
Fenomeno più diffuso di quanto si creda (i dati non sono sempre attendibili perché molti morti in
conseguenza di un tentato suicidio non sono computati come suicidi)
OMS: i suicidi sono 1ml. l’anno nel mondo (4.500 l’anno in Italia)
Gli indici di suicidio sono più alti nei paesi industrializzati, ma molti altri paesi stanno emergendo in questi
anni: tuttavia i suicidi sono meno nei paesi poveri che nei paesi ricchi.
Sucidio DIRETTO: la morte che la persona si dà con libertà e cognizione di causa.
Storia:
Nella riflessione teologica del cristianesimo non c’è mai dubbio che il suicidio sia immorale.
Neppure il pensiero filosofico laico fino all’800 lo valuta positivamente, eccetto qualche filosofo antico
come gesto di coraggio o di dignità.
> la concorde valutazione negativa rimane fino a metà 800
2a metà dell’800: alcune voci a favore/a difesa del suicidio > il fenomeno si diffonde, oppure è
semplicemente più conosciuto.
Si compiono i primi studi SOCIOLOGICI del fenomeno
E.DURKEIM: 3 TIPI di suicidio:
1. Egoistico: l’indebolimento dei rapporti sociali provoca la scelta del suicidio egoistico (solitudine
dell’individuo)
2. Altruistico: la vita di alcune persone è ritenuta IRRILEVANTE rispetto ad altre (es. in alcune culture
alla morte del marito la donna deve suicidarsi: la sua vita senza quella del marito è priva di
importanza).
3. Anomico: A-NOMOS=senza legge. Quando viene a mancare la funzione regolatrice della società
l’individuo si trova perso.
> Le motivazioni del suicidio sono trovate nel rapporto individuo/SOCIETA’
Sia per raezione alla scuola sociologica sia per lo sviluppo delle Scienze psicologiche, viene elaborata una
spiegazione PSICOLOGICO/PSICHIATRICA del suicidio: le cause scatenanti il suicidio sono interne al
soggetto (situazioni/dinamismi che il soggetto non può controllare: depressione, pazzia, autoaggressività).
I.RINGEL: elabora la teoria della sindrome pre-suicida: i traumi subiti nella prima infanzia portano la
persone, in talune situazioni, a suicidarsi (es. famiglie spezzate).
>>Le due tesi hanno elementi di verità, ma se assolutizzate tolgono ogni responsabilità al suicida.
La posizione della Chiesa/Morale Cattolica
S.Tommaso, S.Th.: il suicidio è del tutto illecito per 3 motivi:
1. va contro la carità verso se stessi, contro la legge naturale dell’autoconservazione
2. va contro la carità verso gli altri, perché significa sottrarsi al dovere di responsabilità verso la società
3. va contro la carità verso Dio, perché è solo Dio il Signore della vita.
Disposizioni giuridiche: divieto di funerale e sepoltura in terra consacrata in ragione del peccato
oggettivamente grave e del presunto non pentimento estremo.
L’attuale Codice non contempla più questi divieti.
Valutazione etica del suicidio:
 evitare il giudizio: solo Dio conosce le intenzioni e lo stato personale
 tenere conto di tutta l’impostazione di vita della persona
 valutare le responsabilità sociali
Questioni a margine:
1. SANTE SUICIDE (che preferirono uccidersi prima di cadere nelle mani dei carnefici/violentatori).
S.Agostino: il loro gesto è frutto di una particolare ispirazione da parte di Dio
2. Suicidi per VALORI SUPERIORI: es. Ian Palach che si diede fuoco per protesta contro l’invazione
sovietica della Cecoslovacchia > Paolo VI: non si può approvare questa forma di tragica protesta, ma
si può custodirne il valore (il sacrificio di sé nella testimonianza)
Chiamati ad essere AL SERVIZIO della VITA/SALUTE.
La capacità di prendersi cura dell’altro nella normale dinamica relazionale della persona (come anche nelle
professioni specifiche) può essere evangelicamente connotata dal Samaritano: passaggio dal POSSEDERE
(sono padrone di me stesso) > al PROTEGGERE (farsi prossimo per recuperare alla vita/salute l’altro).
E’ una questione personale od anche sociale/politica?
 Fino al 700 è un tema difficile da inquadrare e risolvere perché non c’era consapevolezza del dovere
dello stato nei confronti del malato. La cura, più che cura della salute, era cura della malattia o
assistenza per ben morire, nella consapevolezza che altro non si poteva fare.
Due concetti:
1. VIS MEDICATRIX NATURAE (la forza medicatrice della natura)
E’ il concetto prevalente nell’antichità
Se la natura (magari aiutata da erbe e ritrovati naturali) non riesce a porre rimedio alla disfunzioni
dell’organismo è la morte.
2. EU-TANASIA: Se non ci sono soluzioni, la medicina può aiutare a morire bene.
Questo aspetto inizialmente positivo, passa poi ad indicare un intervento atto a procurare la morte.
 Nell’800/post-Rivoluzione francese: si riconosce il bene anche sociale, non solo individuale, della
salute.
Lo stato interviene nell’assistenza al malato che fino ad allora non ritenea di dover occupare.
L’assistenza al malato fino all’800 era di tipo religioso > OSPITALE: luogo di accoglienza del
pellegrino e di cura delle malattie dovute al pellegrinaggio.
Il malato era assistito e curato in casa, eccetto in casi gravi di epidemia (in cui veniva isolato nel
Lazzaretto)

S.Giuseppe, patrono della buona morte: i Vangeli non parlano più di lui, ma la tradizione popolare
dice che muore in casa assistito da Maria e Gesù.
Nel 900/post-II Guerra Mondiale: viene istituita l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si
sviluppa una riflessione ed una pratica della cura della salute.
Definizione di SALUTE dell’OMS: stato di completo benessere (fisico, psichico e sociale), non soltanto
l’assenza di malattia o di infermità.
>tale definizione si apre alla prospettiva positiva della promozione/difesa della salute;
>insinua anche un DIRITTO alla salute: tuttavia manca la chiarificazione del DOVERE corrispettivo (chi e
come deve garantire il diritto alla salute? E poi come può grarantire un diritto “completo”?).
>C’è, però, un diritto alle prestazioni sanitarie + un dovere dello Stato di TUTELARE e
SALVAGUARDARE la salute (che non significa grantire il completo benessere)
I due termini non si
identificano, anche se
sono tra loro collegati
SANITA’: politica, legislazione, programmazione e strutture atte a garantire la
salute
SALUTE: prevenzione, diagnosi, terapia e riabilitazione. Atti rivolti alla
persona anche se in prospettiva sociale (es. atti volti a prevenire/curare malattie
sociali, rischi connessi a condizioni/modalità di vita).
La DIAGNOSI: la condizione di ogni cura è l’esatta e previa individuazione della patologia, nei sui
sintomi e nelle sue cause.
Diagnosi corretta: nel momento i cui sorgono dei sintomi c’è la responsabilità della persona di valutare se
sono indice di una specifica malattia.
Ci sono due insidie:
1. abbandono: il paziente è costretto a vagare da un incompetente all’altro senza poter giungere ad una
diagnosi corretta.
2. accanimento: quando ci si ostina a trovare ad ogni costo una malattia > sindrome di ULISSE: si
comincia giovani ed in discreta salute e si invecchia e ci si ammala facendo il giro dei medici.
>per evitare l’accanimento ci vuole equilibrio, prudenza, competenza, ascolto attento del paziente:
ma spesso il medico ascolta solo se stesso ed i risultati della diagnostica (che vanno sempre letti nel
quadro complessivo della persona, non a se stanti).
La risposta diagnostica non è sempre possibile, mentre la diagnositca preventiva (es. indagini
genetiche; anomalie e predisposizioni alle malattie) è utile ma pone seri problemi psicologici e di
discriminazione.
La TERAPIA e la RIABILITAZIONE
Due valutazioni:
1. atto medico
2. atto complessivo, non solo medico
>è una conquista moderna: non basta garantire la terapia/cura della malattia, ma bisogna garantire
anche il reinserimento nella società (tutela impensabile in altri tempi > la stuttura previdenziale ha
grande importanza anche dal punto di vista morale).
>>La Salute e la Sanità sono uno dei nodi cruciali della cultura contemporanea e costituiscono una
discriminante anche politica: nel concetto di Salute, infatti, è implicata la persona come valore e la struttura
politica/economica della società
es. In sede di politica economica: conciliare la qualità del servizio con l’efficacia e l’economicità. Sono
implicate anche l’impostazione culturale e ideologico
Denominazione delle strutture sanitarie (indicativa del concetto di salute che sottostà alla struttura)
MUTUA > assistenza per i più poveri
SAUB/USL Unità sanitaria di base > Non viene ipotizzata una struttura generale, ma riferita al territorio con
una sinergia tra le varie forze che sul territorio specifico sono presenti.
ASL Azienda sanitaria locale > l’Azienda a fine anno deve essere in parità di bilancio (la preoccupazione si
sposta dalla qualità del servizio offerto, dalla attenzione alla persona, al denaro che questo servizio costa).
Il malato non può essere considerato solo uno che riceve: la dipendenza da chi gli offre le cure lo espone a
molti arbitri, non gli permette di affrontare da protagonista la sua condizione di malato.
Ma la salute non è solo un diritto da rivendicare, è un dovere che richiede l’impegno della persona nel
difendere la salute.
DISTINGUO: un concetto di salute coerente con l’Antropologia Teologica deve tenere presente l’unità della
persona. Ci sono persone “sane” anche in presenza di malattie e viceversa: la malattia non deve essere ridotta
alla sola dimensione fisica o psicofisica > riguarda il senso della vita della persona, la sua integralità, la sua
positività.
Malattia in senso clinico è la compromissione dell’integrità/efficienza psicofisica, ma nel senso della persona
intera è l’incapacità ad utilizzare le energie personali, una grave limitazione della persona, anche se essa può
integrarla nel suo vissuto/scelte di vita e viverla positivamente.
La malattia clinica può esserci senza resposabilità personale, la malattia della persona invece è un male
morale è frutto della sua maturità insufficiente.
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