I NOSTRI PERSONAGGI
a cura di Valeria Casarotti e Teresa Garofalo
Sound Metak: un ponte di note musicali che dal passato ci conduce nel futuro
chi passa il sabaA
to pomeriggio verso le 18.30 per le vie del
rinnovato quartiere
dell’Isola, può capitare di
essere avvolto da suoni e
note che, come la musica del
pifferaio magico di Hamelin,
trascinano i curiosi verso due
vetrine aperte su piazza Segrino.
All’interno 30 - 40 persone sedute
su tappeti, in religioso silenzio, a godere lo spettacolo musicale. Ci troviamo in uno spazio accogliente ed estroso, un tempio della musica che nelle vetrine e alle pareti espone strumenti inusuali e affascinanti. Anche il nome del locale “Sound Metak” è enigmatico ed è lo stesso
proprietario, Xavier Iriondo, a spiegarcene il
significato.
“Sound significa suono e metak in lingua basca, la lingua di
mio padre, covone di paglia ed è per questo che nel negozio
vedete tanti covoni di paglia in miniatura. È una metafora: il
covone che raccoglie il fieno, prima erba fresca, e lo conserva
perché possa poi essere dato nel periodo del freddo agli animali, rappresenta un ponte tra passato e futuro. E questo negozio ha una logica similare, raccoglie elementi musicali del
passato e del presente legati all'artigianato e alle invenzioni
per farli conoscere, diffonderli e costituire un retroterra per i
futuri musicisti. I giovani oggi sanno ben poco di quello che riguarda il passato, in generale della storia e in particolare della musica e dell'arte. In questo spazio, nato due anni fa, tratto
oggetti musicali che partono dall'antichità e arrivano fino ad
oggi perché per me la musica è un arcobaleno, un insieme di
esperienze, di creatività e di emozioni di tutti i tempi che si
devono conoscere. Chi non affronta il passato non può comprendere a fondo il presente”.
Nel suo negozio sono esposti pezzi di valore e molto
antichi, come questo grammofono a cilindro.
Sì, questo è un grammofono a cilindro Edison del 1902. La
musica filodiffusa nasce con questa invenzione di Edison, è la
sua invenzione meno conosciuta ma ha rappresentato una
vera rivoluzione per l'epoca, quando la musica si poteva
ascoltare soltanto nel luogo in cui veniva eseguita. Nel modello del 1902 i cilindri su cui erano incisi i brani avevano la durata di soli due minuti; si metteva su il cilindro, si girava la
manovella e si ascoltava. Tratto oggetti molto particolari come lo zither, che appartiene alla tradizione anglo americana
della fine dell'800 e l'ukelin, strumento a corde del Nord
America degli anni 20-25. Gli strumenti elettrici hanno origine dalle lapsteel, le chitarre hawaiane; in quelle isole, infatti,
già dalla seconda metà dell’800 si suonavano le chitarre, tenute orizzontalmente, con delle barre di metallo per ottenere
effetti melodici di trascinamento o di glissando. Con la chitar-
ra elettrica moderna si arriva alla musica rock e pop, perché
lo strumento collegato all’amplificatore permette di suonare
ad alto volume in modo che batteristi e percussionisti non
siano più costretti ad usare solo le spazzole o ad accarezzare
le batterie, ma riescano a ricavare tutto il suono possibile. In
questo negozio ci sono lapsteel, pezzi unici degli anni 20, 30 e
40. Sono specializzato in questo ramo e i professionisti sanno
di poter trovare qui strumenti che in Italia è difficile procurarsi. Tratto anche chitarre elettriche, in particolare sono unico importatore di un marchio canadese che fa e riproduce
strumenti degli anni 50 e 60, strumenti un poco dimenticati
non tanto blasonati e conosciuti. Un fiore all’occhiello del mio
negozio è l’ampia offerta di pedali elettrici ed elettronici per
chitarra, sono fatti a mano, il top che si trova al mondo. Per
fare un esempio tratto un tipo di pedale realizzato dall’inglese Cornish, colui che ha creato il suono dei Pink Floyd, dei
Queen e di centinaia di altri artisti di altissimo livello. Tratto
anche strumenti acustici percussivi, come le kalimbe originarie del centro e sud Africa, strumenti melodici semplici ma
molto belli che soltanto nella seconda parte del Novecento si
diffondono in Europa e nel mondo grazie ad etnomusicologi.
Siamo incuriosite dalla presenza di numerosi vinili a
78 giri, che raramente si trovano nei negozi anche
specializzati.
Ho supporti fonografici di varia natura, si parte dai 78 giri di
antica memoria e, passando per i 45 e 33, si arriva agli attuali Cd. Per quanto riguarda i 78 giri tratto musica jazz e blues
delle origini, quindi degli anni 10, 20 e 30, vecchi tanghi originali argentini di Carlos Gardel e poi musica italiana e francese degli anni 30 e 40, ho quindi un pubblico affezionato di collezionisti. I giovani non sanno cos'è il 78 giri, scoprono con
stupore che una volta non esistevano le compilation e che
una sola canzone occupava un lato del disco, poi bisognava girarlo. Negli anni 50 sono comparsi i 45 giri che hanno avuto
una grandissima diffusione popolare grazie al rock and roll e
alla musica pop. I 33 giri arrivano in seguito, come compilazione di 45 giri. Nel mio negozio propongo il 78 giri per quello
che ha rappresentato nella storia e soprattutto per il suo suono; si ascolta infatti su un grammofono dove il trasduttore
non è la puntina, come nel giradischi a 33 e 45 giri, ma è un
chiodo che, passando sui solchi, attraverso un tubo trasmette
a una testina molto sensibile direttamente il suono, un sistema meccanico semplicissimo, e infatti il grammofono funziona con una manovella e la mancanza di elettricità dà un suono ancestrale, molto lontano nel tempo.
Questa passione per la musica e la sua storia come è
nata?
Avevo 15 anni quando mia madre mi regalò un grammofono.
Iniziai ad ascoltare dischi a 78 giri che erano in casa e mi appassionai tanto che pochi anni dopo volli approfondire quella
che era stata la storia della diffusione della sonorizzazione
nel mondo leggendo testi quasi tutti statunitensi. In Europa
pochi studiano questa materia. In Italia in modo particolare,
nel periodo storico della diffusione della musica per gram-
mofono, dagli anni 20 agli anni 40, il fascismo e l'autarchia
hanno impedito di importare o ascoltare musiche che venivano dall’estero e quindi di sapere ciò che succedeva musicalmente al di fuori del paese. La guerra e i bombardamenti poi
hanno dato il colpo di grazia distruggendo tantissimi dischi e
grammofoni e così abbiamo perso anche il patrimonio e la
memoria storica della musica italiana dell’epoca.
L’interesse e l’amore per questa forma d’arte l’avranno certamente spinta ad affrontare lo studio di uno
strumento.
Da anni suono la chitarra elettrica. Ho imparato da autodidatta consultando manuali, ascoltando dischi ma soprattutto
suonando con altri musicisti. Così ho scoperto il mio modo di
sentire la musica e ho trovato il mio modo per esprimerla.
Oltre alla chitarra elettrica acustica suono strumenti che ho
inventato io, dei cordofoni in vendita nel mio negozio. Negli
anni 90 ho fatto parte di un gruppo pop rock, gli “After hours”
e contemporaneamente avevo altri progetti musicali legati
all’improvvisazione jazz e rock. Poi ho lasciato il gruppo, volevo altre cose per la mia vita, aprire questo spazio e avere il
tempo per suonare e confrontarmi con altri musicisti in Italia
e in Europa. Un ambito in cui mi cimento oggi è quello dell’elaborazione della musica attraverso l'elettronica, utilizzo cioè
il computer per elaborare in tempo reale attraverso un
software sofisticato quello che altri musicisti acustici o elettroacustici suonano insieme a me.
Sound Metak non è solo un negozio di nicchia ma anche uno spazio culturale aperto.
È vero, in questo “contenitore” mi piace offrire la possibilità a
musicisti folk, blues, rock, jazz, musicisti elettronici, rumoristi, artisti di teatro di esibirsi gratuitamente. Sono ventenni
o sessantenni, artisti famosi o del tutto sconosciuti, italiani e
stranieri. Le performance durano 30 o 40 minuti e sono
aperte al pubblico al quale propongo in questa vetrina sul
quartiere, generi musicali e spettacoli che molti non sanno
neanche esistano. Certi generi musicali possono
piacere o non, ma bisogna comunque conoscerli perché la conoscenza è un importante
processo di crescita della persona. La
massificazione oggi porta ad ascoltare
in radio solo un certo tipo di musica
imposta dalle grandi case discografiche che non permettono alla
musica alternativa e agli spiriti
liberi di essere diffusi e conosciuti attraverso i media. La
musica è una delle espressioni più libere che
l’uomo ha e chiuderla
o incanalarla come
è accaduto in questi ultimi anni è
davvero un
peccato.
SCUOLIN ONA
a cura di Antonella Loconsolo
Va tutto bene nella refezione?
ui sotto pubblichiamo la lettera di una
Q
mamma che collabora con la Commissione refezione di una scuola elementare della zona. Le lamentele sul servizio offerto da Milano
Ristorazione, infatti, sono molto frequenti. Ci
sono scuole dove cambia spesso la società che
fornisce il servizio di scodellamento, cooperative dai nomi improbabili che dovrebbero vigilare sulla pulizia delle stoviglie, dei locali e dei
tavoli e spesso assumono personale inesperto.
Scuole dove è stato sospesa la sperimentazione del consumo di frutta a merenda, salvo poi
pubblicare stupendi libretti che invitano i
bambini a mangiare più vegetali (la Milano
Ristorazione è specialista in queste cose!).
Molti lamentano che le porzioni sono diventate quasi “invisibili”, che il minestrone è orrendo, che l’arrivo del pasto ritarda sempre più
spesso. Ma per il Comune va tutto bene, le lamentele sono considerate strumentali: in
realtà non c’è alcun problema.
E voi, bambini, cosa ne pensate della refezione?
Mandate una mail ([email protected]) o una letterina alla redazione (via della Pila n. 61). Il
giornale pubblicherà le più significative.
Sono la mamma di un bambino che frequenta la
scuola materna di Via Cesari. La scorsa settimana ho
ricevuto, come tutte le mamme dei bambini delle
scuole milanesi, l’invito a partecipare alla merenda
che la Milano Ristorazione offre presso la Fiera del
Bimbo. Io mi chiedo e vi chiedo: i (nostri) soldi spesi
per la sponsorizzazione di questo evento, non possono
essere utilizzati per migliorare il servizio offerto ai nostri figli? Perché una Società di proprietà del Comune
deve farsi pubblicità e a chi è rivolta, visto che il servizio è destinato alle scuole del Comune stesso? Quale
immagine pensa di dare la Milano Ristorazione ai
suoi utenti (paganti)?
Abbiamo tutti sotto gli occhi le numerose carenze del
servizio: le quantità scarse e la qualità discutibile delle porzioni di cibo (spesso precotto e/o confezionato,
anche in caso di vegetali, alla faccia delle raccomandazioni sull’importanza di consumare verdura fresca
di stagione), il personale addetto alla distribuzione,
presente sempre in numero inferiore a quello previsto, appartenente a cooperative in appalto, la cui professionalità e idoneità igienico/sanitaria non è controllata direttamente dalla Società, la carenza di dotazioni idonee al servizio.
Faccio un esempio fresco fresco: nella scuola elementare della stessa Via Cesari, lo scorso anno, siccome l’appalto con la ditta che lavava le stoviglie
era cessato, dopo numerose richieste abbiamo ottenuto dalla MiRist la fornitura di posate di metallo
sanificate e confezionate singolarmente. Quest’anno, immagino per ragioni economiche, è stata installata una lavapiatti che però non funziona; perché? Manca il detersivo!!!
Conclusione: le posate vengono nuovamente sciacquate a mano nei lavelli dalle stesse scodellatrici
(già in difetto numerico) che devono anche apparecchiare, servire i pasti, sparecchiare, ri-servire i
pasti e ri-sparecchiare (per il secondo turno di
mensa), pulire il refettorio e le termiche…il tutto
nelle tre ore per cui vengono pagate perché non
percepiscono straordinari. Si deduce facilmente
che o sono tutte delle wonder-women, o qualcosa
non verrà fatta come si deve.
Insomma, non è offrendoci una merenda - peraltro pagata con i nostri soldi - né con opuscoletti
colorati, adesivi, piramidi del gusto etc., che la
Milano Ristorazione può dare di sé l’immagine di
un’azienda seria realmente interessata al benessere dei nostri figli.
La realtà è che non ci viene offerta alcuna alternativa, neanche quella di dotare i nostri bimbi della “schiscetta” di antica memoria (opzione chissà perché consentita in caso di agitazione del personale della cooperativa, pur di non erogare il previsto pasto d’emergenza). Mai come in questo caso vale il detto “o mangi
questa minestra o salti dalla finestra”…
Michela Fragomeni
Abbiamo smarrito, e ce ne scusiamo moltissimo, il testo della poesia del bambino secondo classificato al
“Red Dalida”. È possibile averne un’altra copia per la pubblicazione?
Scuolabus: alla Cesari non si arrendono
e famiglie della scuola elementare di
L
Niguarda non si arrendono al progressivo scippo del servizio scuola bus. Per il momento hanno sospeso i “mini cortei” del lunedì mattina, ma solo perché la consigliera
comunale Patrizia Quartieri ha ottenuto per
loro un’audizione in Commissione Educazione. Avranno in questo modo l’opportunità di
spiegare che il servizio bus non è un privile-
gio concesso alla scuola di Niguarda, ma una
necessità creata dalle condizioni di viabilità
particolarmente difficili del quartiere.
Seguiremo gli sviluppi della vicenda, auspicando che i risparmi selvaggi del Comune
sulla scuola non vadano a peggiorare un problema, quello del traffico, che qui da noi sta
assumendo, grazie alla politica dissennata
dell’Amministrazione, contorni drammatici.
Intitolata a Bruno Munari la Materna Suzzani 240
M
artedì 6 novembre alla Materna Suzzani
240 si è tenuta la Festa per l’Intitolazione
della Scuola al Bruno Munari che ha dedicato
anni alla ricerca creativa con i bambini e di cui
ricorre il centenario della nascita. Le insegnanti
hanno deciso di intitolare la scuola a Munari
perché adottano il suo metodo, volto a sviluppare il “pensiero progettuale creativo” e lavorano
con Michela Dezzani, socio fondatore dell’Associazione Bruno Munari.
Fuori dai cancelli, fuori dai gangheri
ontinua la vicenda ai limiti dell'assurdo che
C
vede contrapposti numerosi insegnanti e molte
famiglie al Dirigente scolastico dell'Istituto V.
Locchi. Il Preside questa volta ha preso di mira i
Comitati genitori, negando l'utilizzo dei locali della
scuola per la consueta riunione dell'Associazione
genitori Cesari e del Comitato genitori Cassinis.
Tutte e due gli incontri si sono svolti ugualmente,
al freddo, con lo slogan “Fuori dai cancelli, fuori
dai gangheri”, sotto gli occhi incuriositi di ben sei
uomini della polizia. Infatti qualcuno aveva pensato bene di scomodare la Digos!
Le riunioni dei genitori in Cesari e in Cassinis si
svolgono da tempo immemore: mamme e papà discutono di temi sovversivi del tipo “Che serviamo
con l’aperitivo alla festa di Natale?”, “Chi prepara i
biscotti?”, ma anche di veri e propri pericoli per la
scuola come “Cosa acquistiamo con i soldini raccolti friggendo patatine e grigliando salsicce?”.
Queste due scuole hanno infatti una caratteristica
in comune: un manipolo di genitori pazzi e scatenati, disposti a puzzare per due giorni di olio fritto
e salamella pur di racimolare un po' di soldi da
spendere nella scuola e per la scuola. Nel loro arsenale non figurano molotov, ma griglie e pentoloni. Bardati di grembiuli e bandane, davanti alla
friggitrice, non hanno molto in Comune con i
black block.
Cosa ci avrà trovato quindi il prof. Cecchi di così
pericoloso da indurlo a negare l’accesso alla scuola? I papà e le mamme sono “persone estranee alla
scuola”? Non era così con la dott.ssa Somaré, che
dirigeva l'istituto prima di lui, e che aveva sempre
considerato i genitori una risorsa, e non un fastidio. E non era così nemmeno con la direttrice
Sinisi che, per quanto severa, considerava una fortuna che le famiglie avessero a cuore la scuola dei
propri figli.
Ho a cuore anch'io le due scuole, dove i miei figli
sono cresciuti. Mi dispiacerebbe veramente tanto
vedere il lavoro e l'impegno di tanti bravi insegnanti vanificato da una gestione che pare incomprensibile ai più in misura crescente ogni giorno
che passa.
COOP LOMBARDIA - COOP LOMBARDIA - COOP LOMBARDIA
ONA NOVE 21